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La volata di Battistella e Wright è Herrada

26.08.2022 18:13

La fuga beffa il gruppo nella settima tappa della Vuelta e Jesús trionfa battendo nello sprint ristretto il trevigiano e il britannico, entrambi imperfetti nel finale. Evenepoel difende senza problemi il primato


Ancora una volta c'è chi è riuscito dalla fuga a fregare il gruppo in una tappa per velocisti. In quest'occasione però non eravamo nella terza settimana e le squadre degli sprinter non avevano tentennato (se non per un breve momento) per poca fiducia nei propri mezzi o per mancanza di forze, ma, anzi, Trek e BikeExchange sin dal via avevano dichiarato di voler controllare gli attaccanti a tutti i costi. E allora com'è stato possibile un epilogo simile? Grazie alle grandi gambe di quelli davanti e ad un profilo di tappa che sfavoriva gli inseguimenti a causa del finale in leggera discesa, dov'era difficile far valere la superiorità numerica. Arrivati in fondo solo uno su cinque è riuscito a completare l'opera grazie ad uno sprint gestito magistralmente e non sorprende che a farlo sia stato il più furbo ed esperto della combriccola, vale a dire Herrada. Agli altri, soprattutto Wright e Battistella, rimane il rimpianto di non essersi saputi far valere nella volata decisiva.

Dopo il terremoto causato dall'azione di Remco Evenepoel sul Pico Jano che ha già delineato la classifica, la Vuelta prosegue con una frazione decisamente meno complicata, la Camargo - Cistierna. 190 i chilometri della settima tappa, caratterizzata da un inizio ondulato e da un finale in leggera discesa, inframezzati dall'unico GPM di giornata, il Puerto de San Glorio, un prima categoria lungo oltre 22 km con una pendenza media del 5.5%. Spauracchio per i velocisti ed opportunità per corridori come Ethan Hayter (Ineos Grenadiers), Kaden Groves (BikeExchange-Jayco) e Mads Pedersen (Trek-Segafredo) di staccare gli sprinter puri e riempire la casella delle vittorie. Fuga, plotoncino ristretto e gruppo compatto sono tutte opzioni da non escludere prima del via, l'interpretazione dei corridori e soprattutto le decisioni di alcuni team saranno decisive nel delineare il copione che seguirà la frazione. Assenti causa Covid Jaakko Hänninen ed un potenziale protagonista di giornata, il veneto Andrea Vendrame (entrambi in forze alla AG2R Citroën Team).

I primi chilometri, come sempre accade in queste occasioni, sono tra i più delicati. È importante non farsi scappare il drappello buono se si ha intenzione di unirsi alla fuga di giornata, altrimenti bisogna scegliere con cura quali atleti far andar via e quali invece è meglio riprendere subito per non doverli rincorrere in un secondo momento. Al chilometro zero ci prova Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) seguito da Julius van den Berg (EF Education-EasyPost), ma i due non hanno spazio e il loro tentativo ha vita breve. La fuga del giorno si forma presto, dopo appena otto chilometri, ed è composta da Fred Wright (Bahrain-Victorious), Harrison Sweeny (Lotto Soudal), Samuele Battistella (Astana), Omer Goldstein (Israel-Premier Tech), Jimmy Janssens (Alpecin-Deceuninck) ed Jesús Herrada (Cofidis). I sei nel tratto precedente il Puerto de San Glorio guadagnano oltre 4'15" su un gruppo trainato da BikeExchange e Trek.

Alle pendici del GPM il gap tra G1 e G2 è di 3'30" e considerando il finale in costante discesa, seppur leggera, è una differenza sufficiente perché i fuggitivi possano coltivare la speranza di resistere a due squadre ancora nel pieno delle proprie forze. A ben 15 km dalla vetta perde contatto sotto il forcing della Trek Tim Merlier (Alpecin), una vittima scontata di questa salita. Non trascorre molto tempo prima che anche Pascal Ackermann (UAE Team Emirates) e Chris Froome (Israel) alzino bandiera bianca: il passo di Kenny Elissonde e Juan Pedro López (Trek) è troppo elevato per loro, ma non sufficiente a guadagnare in modo cospicuo sui battistrada, rimasti in cinque dopo le difficoltà di Goldstein. La Trek decide quindi di mandare in testa Antonio Tiberi ad accelerare ulteriormente il passo. Soffrono in questa fase, molto vicino al termine dell'ascesa, anche Daniel McLay (Arkéa-Samsic), Groves e Sam Bennett (Bora-Hansgrohe), ma il quintetto di testa continua a mantenere un buon vantaggio, attorno ai 2'40" allo scollinamento.

Nella breve discesa rientrano in gruppo Bennett e Groves e la Trek trova finalmente un alleato nel campione australiano Lucas Plapp . Il giovane della Ineos si impegna insieme al team statunitense nell'inseguimento della fuga per portare allo sprint il capitano di giornata Hayter. La collaborazione tra le due compagini tuttavia si interrompe presto e gli attaccanti traggono ovviamente giovamento dall'indecisione del plotone, riprendendosi una ventina di secondi e tornando ad avere 2'30". A 40 km dall'arrivo Arkéa e BikeExchange spezzano l'impasse e riprendono la rincorsa ai cinque battistrada, schierando in testa i migliori passisti a disposizione. Il braccio di ferro che ne consegue è molto equilibrato, i fuggitivi perdono ma il loro vantaggio non diminuisce in maniera verticale, almeno fino a quando anche Trek e Bora decidono di unirsi all'inseguimento: questa è la mossa che rimette tutto in discussione. Ai -10 55" dividono testa della corsa e plotone, il risultato è più incerto che mai. Cinque chilometri più tardi però la fuga ha ancora quasi cinquanta secondi da gestire: se non si perdono in stupidi giochi tattici la vittoria è affare di quelli davanti.

Herrada inizia a collaborare con meno generosità all'interno degli ultimi tremila metri e anche Battistella ai -1.5 non rientra nella fila per dare il cambio a Wright, il quale si assume la maggior parte della responsabilità nelle ultime centinaia di metri. Lo stesso britannico respinge senza difficoltà un mezzo attacco avanzato da Janssens ai -700 e poi sceglie di lanciare una volata di testa. Probabilmente un po' troppo confidente nelle proprie possibilità parte lunghissimo e viene sorpassato da Herrada e Battistella, dovendosi accontentare del terzo posto, il secondo in questo grande giro dopo quello raccolto appena due giorni fa a Bilbao. Il portacolori della Cofidis centra il secondo successo in carriera alla Vuelta, mentre Samuele può rimuginare sulla gestione del finale perché partendo anche solo mezzo secondo prima e seguendo Herrada intorno ai 200 metri la vittoria sarebbe stata sua. In quarta piazza troviamo Janssens, Sweeny chiude il drappello di fuggitivi in quinta posizione. Il plotone, a 29", è facilmente regolato da Bennett, che guadagna qualche altro punto su Pedersen nella loro sfida per la maglia verde. L'irlandese precede Jake Stewart (Groupama-FDJ), Groves, lo stesso Pedersen e McLay. La classifica non subisce alcun cambiamento: Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) rimane saldo in maglia rossa con 21" su Rudy Molard (Groupama), 28" su Enric Mas (Movistar), 1'01" nei confronti di Primoz Roglic (Jumbo Visma) e 1'12" su Juan Ayuso (UAE). Segue la coppia Ineos Pavel Sivakov-Tao Geoghegan Hart a 1'27" e Carlos Rodríguez, sempre della corazzata britannica, a 1'34". Nono a 1'52" Simon Yates (BikeExchange) e decimo a 1'54" João Almeida (UAE).

Si torna a salire più intensamente domani con l'arrivo a Colláu Fancuaya, una salita di dieci chilometri all'8.5% che porterà con buone probabilità ad altri cambiamenti in classifica. A precedere quest'ultima ascesa altri cinque GPM che contribuiranno sicuramente a indurire le gambe dei corridori. Sarà per tutti un interessantissimo test per capire chi è migliorato rispetto a ieri, chi è peggiorato o se invece i valori sono rimasti più o meno uguali, con il solito Evenepoel in primissima fila.

 

 
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