Professionisti

La classe operaia Vine paradiso (e pure Remco!)

25.08.2022 20:22

Vittoria in solitaria di Jay sul primo arrivo in quota della Vuelta a España 2022, Evenepoel (secondo) distrugge il gruppo con una spettacolare progressione. Distacchi veri, solo Enric Mas resiste al belga che ora è la nuova maglia rossa


Da oggi il ciclismo ha un topos in più: l'attacco di Remco Evenepoel in una tappa di montagna di un grande giro. Cosa che il balbettante 21enne esordiente al Giro 2021 non aveva potuto esibire, ma che da qualche parte si sperava potesse esistere, presente fin qui praticamente solo negli auspici degli appassionati dato che di effettive prove su strada non ce n'erano così tante. C'è da dire che chi ha avuto fiducia (o fede, a seconda di come la guardiamo) in Remco ha avuto ragione, e oggi, di fronte all'esibizione del ragazzo sul primo arrivo in quota della Vuelta a España, non possiamo che prendere atto della nascita di un nuovo soggetto da GT. Un soggetto tutto a sé, del quale ancora dobbiamo esplorare i limiti (che recupero avrà nella terza settimana?), ma che oggi ci sembra pronto a entrare nel club dei vincitori di grandi giri.

Oggi Evenepoel ha disintegrato il gruppo dei big dopo aver fatto lavorare la squadra (c'era quindi un piano), ha corso con autorevolezza quasi sfrontata, ha tirato da solo senza ricevere un cambio da un Enric Mas che - almeno a parole, dopo la tappa - baciava terra per essere riuscito a restare agganciato al belga. Una progressione inarrestabile di nove-chilometri-nove, senza un attimo di respiro, una scena che sospettiamo sarà possibile vedere spesso da qui in avanti. Alle spalle di Remco, uno sparpaglìo (il classico "ne ha messi uno per cantone") con Primoz Roglic a brillare per non-brillantezza, poi si sono raggruppati un po' tutti ma il dazio che hanno pagato è stato salato, prossimo al minuto e mezzo. Oltre a Mas, meglio di tutti tra i rivali di classifica ha fatto Juan Ayuso, autore di una bella scalata finale che gli ha permesso di staccare tutti gli altri a partire da quello che avrebbe dovuto essere il suo capitano, João Almeida (seguiranno scenette gustosissime in casa UAE Emirates, vedrete).

Meglio di tutti quelli che abbiamo citato ce n'è stato però un altro ancora: Jay Vine. La tappa l'ha vinta lui, l'australiano proveniente dal ciclismo virtuale, dai rulli di Zwift attraverso l'omonima "Academy" a conquistarsi un contratto da professionista due anni fa. In pratica un self-made-man, uno che viene dal basso (sì, lo ammettiamo, stiamo forzando un po' il concetto per intonarlo al titolo dell'articolo che ci piaceva troppo)... La stoffa comunque c'era e in queste due stagioni lo si era intuito a più riprese, ora alle soglie dei 27 anni Jay ha raggiunto la maturità giusta per scegliere come prima vittoria da pro' una tappa difficile (resa più dura dal maltempo), gestendo un finale complicatissimo in cui è stato capace di respingere un assalto del massimo grado da parte di un uomo di classifica. Vine è stato semplicemente perfetto nel suo contrattacco partito al momento giusto, nel tempismo dell'allungo sui contrattaccanti stessi e del ricongiungimento con il provvisorio battistrada (Mark Padun), nella precisione chirurgica con cui si è disfatto del collega a poco più di sei chilometri dalla fine, preparandosi a una difesa in cui s'è illustrato con tutte le sue qualità, seppur in un contesto in cui non era facile vederlo, data la nebbia che avvolgeva il Pico Jano.

Quanto all'Italia, esce mestamente di scena dai discorsi di classifica (ammesso ne facesse parte), resta la bandiera Pozzovivo a sventolare ma in posizioni di ampio rincalzo. Magari il lucano crescerà (rispetto agli avversari) con il passare dei giorni, il miglior Domenico non ci pare tanto distante dai componenti del gruppo dei big visto all'opera oggi.

E passiamo alla cronaca. Prime vere salite della Vuelta a España 2022 nella sesta tappa, da Bilbao al Pico Jano (a San Miguel de Aguayo) di 181.2 km. La fuga di questa piovosa giornata tra i Paesi Baschi e la Cantabria, nutrita più o meno come ieri, è partita al km 12 con 10 uomini: Rubén Fernandez (Cofidis), Mark Padun (EF Education-EasyPost), Jan Bakelants (Intermarché-Wanty), Nelson Oliveira (Movistar), Fausto Masnada (Quick-Step Alpha Vinyl), Kaden Groves (BikeExchange-Jayco), Marco Brenner (DSM), Dario Cataldo (Trek-Segafredo), Xandro Meurisse (Alpecin-Deceuninck) e Xabier Mikel Azparren (Euskaltel-Euskadi). Il gruppo tirato dalla Groupama-FDJ del leader Rudy Molard ha inseguito senza dannarsi l'anima e il margine per i primi è arrivato fino a 5'55" al km 71 (a 110 dalla fine), sulle rampe del Puerto de Alisas, Gpm di seconda categoria vinto poi da Fernández su Cataldo e Azparren.

Mentre la tappa aveva uno svolgimento piuttosto regolare, sono state le cadute a segnare la corsa nella sua fase centrale: prima ai -90 Jesús Herrada (Cofidis), Lluís Mas (Movistar) e Ander Okamika (Burgos-BH), e qui il gruppo si è spezzato ed è rimasto frazionato per un po'. Poi, situazione ben più grave e decisiva, ai -45 sono andati giù nello stesso tratto di discesa Cataldo tra i battistrada (e s'è perso così la fuga) e diversi corridori in gruppo: Carl Fredrik Hagen (Israel-Premier Tech), il più malmesso dopo la botta, e con lui Gregor Mühlberger (Movistar) e Rémi Rochas (Cofidis) tra gli altri.

Tale capitombolo ha prodotto un nuovo frazionamento in gruppo, in un momento in cui la INEOS Grenadiers aveva aumentato l'andatura (e ovviamente non ha poi tolto il piede dall'acceleratore), sicché nel gruppetto son rimasti non più di 15 corridori, dopodiché anche la Quick-Step, presente in forze e con un Remco Evenepoel dai propositi battaglieri (in precedenza ai -70 aveva pure superato brillantemente un problema meccanico), ha tenuto il ritmo alto anche sulla successiva Collada de Brenes, salita di prima categoria imboccata ai -42 (con circa 2' tra i fuggitivi e il primo gruppo). Molard, tra gli staccati in occasione della caduta, è rientrato a inizio salita, salvo poi staccarsi nuovamente più su, a 2 km dal Gpm.

Intanto tra i battistrada Padun se ne andava via dopo un chilometro di scalata, e alle sue spalle si poneva dopo poco un solitario Masnada; ai -38 e a 3 dalla vetta Fernández ha raggiunto e superato l'italiano, e in vetta ai -35 l'ucraino è transitato con un minuto su Fernández, poco di più su Masnada (destinato a rientrare rapidamente sullo spagnolo in discesa) e 1'50" sul gruppo dei migliori.

La discesa, pericolosa tantopiù sul bagnato, ha visto un Padun pedalare sulle uova, spaventatissimo a ogni curva, tanto che a fine picchiata (ai -27) la coppia Fausto&Rubén gli si è riportata a 25", col gruppo a 1'20". La tendenza non era comunque favorevole agli ultimi intercalati (tutti gli altri fuggitivi erano stati recuperati via via lungo la salita), ma nemmeno troppo al solitario Padun, che continuava a perdere terreno rispetto ai big tirati a tutta da uno scatenato Julian Alaphilippe.

Ai -16 sono stati raggiunti Masnada e Fernández, poi ai -15 Molard, scortato da Quentin Pacher e Thibaut Pinot, è rientrato un'ultima volta sul gruppo buono, quindi ai -12.5 è stata approcciata la salita finale, con Padun che aveva ancora 55" da difendere (e tutta la volontà di non mollare un metro) e Ben O'Connor (AG2R Citroën) costretto a inseguire dopo una foratura poco prima dell'abbrivio del Pico Jano.

Alaphilippe si è sfilato dopo mezzo chilometro di salita, passando il testimone a Masnada, ma se il ritmo di Fausto poco prima non bastava a riavvicinare il battistrada, come avrebbe potuto farlo ora? E infatti Padun si è riportato a +1'10" a 10.5 km dalla vetta, tanto che dal plotone son partiti in contropiede Davide Villella (Cofidis), Élie Gesbert (Arkéa) e Jay Vine (Alpecin), e poco dopo pure Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious). Tra di essi, Vine avrebbe dimostrato di avere la miglior gamba, staccando gli altri e involandosi solo all'inseguimento di Padun.

Non solo: a 10 dalla cima è scattato come lanciato da una fionda Simon Yates (BikeExchange), e sulle sue tracce si sono messi Tao Geoghegan Hart (INEOS) e O'Connor, ma nel giro di mezzo chilometro sul britannico son rientrati in tanti, ma per esempio non Mikel Landa (Bahrain). Ai -9 è partito Evenepoel, e qui Primoz Roglic (Jumbo-Visma) ha subito risposto, e si sono accodati quasi tutti i migliori, ma il fatto è che Remco non ha smesso. Non ha più smesso di mulinare e alle sue spalle si è creato uno sparpaglio sempre più impressionante. Ai -8.5, quando s'è staccato Yates, quasi tutti gli altri (a partire dagli UAE Emirates Joo Almeida e Juan Ayuso) si erano già dispersi, poi ai -8 son saltati Pavel Sivakov (INEOS) e - clamoroso - Roglic. Con Evenepoel restava solo Enric Mas (Movistar).

A 6.5 dalla fine Vine ha raggiunto e superato Padun, ma Evenepoel-Mas erano a meno di 20"; più indietro Ayuso si riportava su Roglic, Sivakov e Yates, e poi scattava in contropiede, seguito da Sivakov (che però è rimbalzato), mentre a Roglic la luce risultava decisamente sullo spento andante. Ai -6 Remco ed Enric hanno raggiunto Padun, e in tutto ciò - va detto - nemmeno un cambio dato da Mas allo scatenato belga. E avrebbe invece avuto l'interesse a collaborare, perché tanto per cominciare Vine non lo si prendeva, aggrappato com'era ai suoi 25" di margine e bravissimo nel difenderli.

In compenso da dietro si riavvicinava Ayuso (che ai -4 è piombato su Padun) e non si affondava il colpo su Roglic e gli altri, che intanto si riappallavano a oltre un minuto. Alla lunga l'azione del giovane spagnolo della UAE è un po' appassita, mentre Remco ha ricominciato a martellare in maniera impressionante, aumentando ulteriormente il vantaggio sugli inseguitori. A maggior ragione risulta rimarchevole la tenuta di Vine, che ha resistito gestendosi ottimamente nei chilometri finali e chiudendo a braccia alzate (forse!) nella nebbia. Diciamo "forse" perché in cima non si vedeva alcunché.

I distacchi, invece, quelli si sono visti eccome: Remco in allungo su Mas ha chiuso a 15" da Vine, 16" il ritardo cronometrato al capitano Movistar. Ayuso è arrivato a 55", quindi a 1'37" un gruppetto con Roglic, Sivakov, Geoghegan Hart, Jai Hindley (Bora-Hansgrohe), Carlos Rodríguez (INEOS), Yates, Almeida, Gino Mäder (Bahrain), Wilco Kelderman (Bora), Thymen Arensman (DSM) e O'Connor; Miguel Ángel López (Astana Qazaqstan) è transitato a 1'50", Sergio Higuita (Bora) a 1'57", Hugh Carthy (EF) a 2'13", Sepp Kuss (Jumbo) a 2'32", Padun a 2'39", Rigoberto Urán (EF) a 2'42", Alejandro Valverde (Movistar) e il suo compaesano Luis León Sánchez (Bahrain) a 2'43", Domenico Pozzovivo (Intermarché) a 2'50", Richard Carapaz (INEOS) a 2'59", David De La Cruz (Astana) a 3'15", Louis Meintjes (Intermarché) a 3'17"; la maglia rossa Molard è arrivata a 5'06", Landa a 6'07", Vincenzo Nibali (Astana) si è classificato 60esimo a 14'58", Juan Pedro López (Trek) ancora più indietro, a 19'53".

La classifica cambia completamente volto e ora in rosso c'è direttamente Remco Evenepoel, che ha 21" su Molard, 28" su Mas, 1'01" su Roglic, 1'12" su Ayuso, 1'27" su Sivakov e Geoghegan Hart, 1'34" su Rodríguez, 1'52" su Yates, 1'54" su Almeida, 1'552 su Hindley e Kelderman, 2'03" su Mäder, 2'09" su Kuss e O'Connor, 2'14" su Arensman, 2'20" su López, 2'22" su Higuita, 2'56" su Carapaz, 3'09" su Sánchez, 3'10" su Valverde, 3'16" su Carthy, 3'45" su De La Cruz e Urán, 3'52" su Padun, 3'59" su Pozzovivo, 4'19" su Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), 4'26" su Meintjes, 5'15" su Buitrago, 5'35" su Wout Poels (Bahrain), 6'26" su Gesbert, 6'33" su Landa. Dice: ma perché mettete tanti nomi? Per il semplice motivo che siamo appena alla prima tappa di montagna, per cui tutto può succedere ancora e anche chi oggi ha pagato dazio magari avrà giornate buone per rientrare più avanti.

Quella di domani è tutta da interpretare: la settima tappa, Camargo-Cistierna di 190 km, ha un percorso sostanzialmente pianeggiante, interrotto bruscamente poco dopo la metà da una salita di prima categoria, il Puerto de San Glorio, 22 km di scalata seguiti da una breve discesa e da 60 km in altopiano, leggermente digradanti. Facilissimo che vada via una fuga, in classifica si potrà muovere qualcosa in caso di crisi improvvise da parte di qualche big sui 22 km di scalata (comunque non durissimi), viceversa sarà una giornata di transizione. Da vivere comunque sempre con cento occhi aperti.
Romain Grégoire va al riposo con un 1 in schedina
La volata di Battistella e Wright è Herrada
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!