Remco Evenepoel vince ad Arinsal (Andorra) © Vuelta a España-SprintCycling
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Remco spara la prima cartuccia: la sfida è ufficialmente aperta

Evenepoel conquista la terza tappa con arrivo in salita ad Andorra e si prende la roja. Ma Jonas Vingegaard, Juan Ayuso e gli altri big della startlist non stanno (e non staranno) a guardare

28.08.2023 19:00

Non era certamente la tappa in cui avremmo avuto le indicazioni decisive per la Vuelta 2023, del resto era appena la terza; ma una frazione buona per fare il punto sulle forze in campo, sì. E in effetti ci siamo fatti un'idea, passibile certo di modifiche nei prossimi giorni. Ma più che sugli uomini (che dobbiamo dire? Che Remco Evenepoel venderà cara la pelle, che Jonas Vingegaard è più che mai sul pezzo, che Primoz Roglic non sarà quello del Giro ma poco ci manca, che Geraint Thomas è invece lontanuccio dal se stesso di maggio, che Juan Ayuso ci farà divertire, che Enric Mas sarà il solito osso duro?), il pensierino di stasera va dedicato a una situazione in cui a quanto pare ci dovremo divertire abbastanza.

E sì, perché i contendenti non sono pochi, e oltre a ciò non sono nemmeno così arrendevoli. Ognuno ambisce legittimamente a fare cose, e ora ci prova uno, ora ci pensa l'altro, poi si muove quell'altro ancora, ma occhio al ritorno di quello lì… insomma una Vuelta piena di protagonisti tra i quali sarà lecito attendersi ottime battaglie, seppur di gittata ridotta rispetto agli altri GT. Ma questa è la cifra della corsa spagnola, se da tempo l'abbiamo definitiva punk un motivo ci sarà: strofe basilari, ritornelli banali, ma quanta energia in quelle poche note! Quanto potenziale casino se il concerto va avanti senza intoppi tecnici!

Oggi ad Andorra ha vinto Remco Evenepoel, pronto a ricordare a tutti che dovranno passare sul suo cadavere sportivo se vorranno spodestarlo dal trono della Vuelta. L'anno scorso non ci riuscì Primoz Roglic, respinto con perdite (di sangue, anche); quest'anno gli Jumbo-Visma sono tornati in forze, e in più mettiamoci la crescita di altri giovanotti (chi ha detto Juan Ayuso?) e un contesto di svacco di fine stagione, quest'anno più che mai visto che dopo non ci sarà nemmeno il Mondiale, ed ecco che la storia è pronta per essere narrata, con tutto il pepe che vogliamo metterci. Anzi, che vorranno metterci loro, senza pensare a un domani che di fatto non c'è.

Vuelta a España 2023, la cronaca della terza tappa

La terza tappa della Vuelta a España 2023, la Súria-Arinsal di 158.5 km, era la prima di montagna della corsa. Di già, di botto, alla terza giornata. Il sole - dopo due giorni di pioggia - si è ricordato di essere lo scenario tipo della Spagna, e si è ripresentato, ben accolto dal gruppo che però ancora non considerava che Andorra non è Spagna, e che quindi il finale si prestava a perturbazioni (poi per fortuna mancate, benché a lungo minacciate).

Alla fuga si davano sulla carta ottime chance di riuscita, per cui in tanti ci hanno provato e solo dopo 30 km abbondanti la tigna di Eduardo Sepúlveda (Lotto Dstny), all'ennesimo tentativo, ha generato l'azione buona. I primi ad accodarsi sono stati Amanuel Ghebreigzabhier (Lidl-Trek) e Pierre Latour (TotalEnergies), poi sono arrivati anche Damiano Caruso e Jasha Sütterlin (Bahrain-Victorious), Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe), Andrea Vendrame (AG2R Citroën), Rune Herregodts (Intermarché-Circus-Wanty) e Jon Barrenetxea (Caja Rural-Seguros RGA), e per ultimi Mathis Le Berre (Arkéa Samsic) e José Manuel Díaz (Burgos-BH), a completare il drappello di 11 che ha avuto un vantaggio massimo di 5' ai -110 prima che il lavoro della EF Education-EasyPost del leader Andrea Piccolo cominciasse a limare il gap.

Un lavoro, quello dei rosa di Jonathan Vaughters, utile anche per tutte le squadre dei favoriti, perché poi finirà che Piccolo la Vuelta non la vincerà, ma lasciare 5' a un Caruso (23" di ritardo dalla roja) o a un Kämna (41") non sarebbe stato sano per nessuno dei Remchi e dei Primiz. Ad ogni buon conto, da un certo momento in avanti anche i team dei big (Soudal-Quick Step, Jumbo-Visma, INEOS Grenadiers) hanno messo un omino a far legna insieme agli EF davanti al gruppo. Di lì a poco i compagni di squadra di Piccolo si sono potuti elegantemente tirare fuori dall'impaccio, tanto pensavano a tutto quegli altri, in particolare quelli colorati di giallonero.

Il Coll d'Ordino, ai -38, è stato approcciato dagli 11 battistrada con 2'50" di vantaggio, poco dopo che Vendrame aveva vinto il traguardo volante di Andorra la Vella, quindi in salita la fuga ha perso pezzi, poi Díaz ha dato una botta ai -32 (a 11 dalla vetta), imitato da Caruso, e davanti son rimasti in cinque: coi due pungitori anche Kämna, Barrenetxea e immancabilmente Sepúlveda; quindi son rientrati anche Ghebreigzabhier e Le Berre.

Il gruppo sgambettava allegro e la DSM-Firmenich ha deciso a un certo punto di rilevare i Jumbo, palesando quindi una certa fiducia nelle gambe di Romain Bardet. Quanto a gambe, quelle di Caruso mulinavano bene assai, e a una setacciata del ragusano a 7 dal Gpm son rimasti con lui solo Sepúlveda e Kämna.

A 23 dal traguardo, e uno e mezzo dallo scollinamento, proprio Bardet si è mosso, un attacco a sorpresa che ha trovato la pronta risposta di uno dei giannizzeri JV, Wilco Kelderman nell'occasione. A inseguire, la Soudal di Remco, che ha chiuso in tempi relativamente rapidi. Il problema di questi cambi di ritmo è che Andrea Piccolo - che già lungo la scalata non aveva palesato un relax livello Jacuzzi - si è staccato, preparandosi a salutare la maglia rossa tanto cercata e gradita ieri a Barcellona.

Al Gpm dei -21 Sepúlveda ha anticipato Caruso, il plotone (erano rimasti in 50) è passato a un minuto; poi in discesa l'argentino ha perso contatto da Damiano e Lennard; quest'ultimo ha azzardato un forcing ai -7.5, quando la salita conclusiva era cominciata da un chilometro scarso. Il siciliano ha reagito bene. Poi quando un chilometro dopo il corridore della Bora ha rifatto il giochetto, Caruso ha reagito un po' meno bene. Si è staccato, ha concesso cinque metri ma non ha smesso di misurare se stesso, trovando che qualcosa ancora c'era. E allora ai 5.5 è rientrato sul tedesco.

Ai -4, sul tratto duro della salita di Arinsal, Juan Ayuso (UAE Emirates) ha deciso di prendere in mano le sorti della contesa, mettendo Jay Vine a fare un ritmo sempre più sostenuto. Ai -3 Kämna ha dato un'altra botta che Caruso stavolta ha patito in solido. Ma tanto da dietro arrivava veloce il trenino dei più forti. Non una selezione esasperata, intendiamoci, erano pur sempre in venti o poco meno. Serviva l'iniziativa dei capitani in prima persona per creare una reale dissipazione.

E allora Ayuso è stato conseguente, e quando ai 2 km è stato raggiunto Caruso è partito in contropiede, trovando però la chiusura di Jonas Vingegaard (Jumbo) col compagno Sepp Kuss a ruota; quindi si sono accodati anche Primoz Roglic (Jumbo) ed Evenepoel. A questo punto è scattato secco Kuss, e su di lui è andato in chiusura un pimpante Marc Soler (UAE), prima che Enric Mas (Movistar) riportasse tutti sotto. 

Ai 1200 metri è stato ripreso Kämna, quindi Soler è ripartito secco, ma senza andare da nessuna parte: nel gruppetto, formato ora da 10 uomini o giù di lì, c'erano assenti illustri, da Bardet (avrebbe pagato 31") a Geraint Thomas (INEOS), che invece sarebbe arrivato - col compagno Egan Bernal - a 47" dal primo; i presenti si studiavano preparandosi alla volata che avrebbe assegnato la vittoria e magari anche la maglia rossa. Kuss ha tirato fino ai 200 metri, quindi è partito Remco e nonostante Vingegaard abbia provato a tenerlo non c'è stato niente da fare: forse solo un Pogacar, fosse stato presente, avrebbe potuto tenere quella botta e rispondere a tono. Ma Tadej non c'è, e quindi di che parliamo?

Parliamo della terza vittoria di tappa di Evenepoel alla Vuelta, con 1" di margine sul drappello di 10 aperto da Vingegaard, Ayuso, Roglic, Soler, Mas e via dicendo (per l'ex leader Andrea Piccolo un ritardo di 12'27"). E parliamo pure della caduta del campione nazionale belga, e sì, non era mica finita la storia: subito dopo aver tagliato il traguardo con esultanza piuttosto sborona, il nostro eroe è arrivato in velocità su un gruppo di giornalisti che era lì ammassato poco dopo la linea d'arrivo, in uno spazio evidentemente troppo ridotto per quella calca, e ne ha centrata una in pieno, buttandola in terra e finendoci pure lui, di sopracciglio destro.

Spaccatura, sangue, conseguenti bestemmie in fiammingo e un altro elemento da aggiungere ai “non va” di questo avvio di Vuelta. Tutto sommato un incidente evitabile ma anche più scenografico che dannoso. Remco si sarà un po' consolato con la reconquista de la Roja, detenuta al momento con 5" su Mas, 11" su Lenny Martinez (Groupama-FDJ), 31" su Vingegaard, 33" sui Bora Aleksandr Vlasov e Cian Uijtdebroeks. Roglic è a 37", Ayuso a 38", João Almeida (UAE) a 42", Thomas e Bernal a 1'11", il tramontante Mikel Landa (Bahrain-Victorious) a 1'43".

Oggi si è salito, domani si scende: la quarta tappa della Vuelta a España 2023 porterà il gruppo da Andorra la Vella a Tarragona (184.6 km), in un digradare interrotto nell'ultimo quarto di tappa da un paio di salitelle che non fanno granché paura ma che magari respingeranno qualche velocista; la volata (per sprinter resistenti) sembra in ogni caso inevitabile.

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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!