Tao Geoghegan Hart e Geraint Thomas al Giro d'Italia 2023 © INEOS Grenadiers
Lo Stendino di Gambino

A me questo Giro non è piaciuto!

Il ritiro di Remco Evenepoel ha svuotato la corsa rosa di contenuti; e quello di Tao Geoghegan Hart ha consegnato la vittoria a Primoz Roglic, anche più della decisiva crono del Monte Lussari

31.05.2023 06:48

Sono rimasto molto deluso dal Giro d'Italia che si è appena concluso. Una versione ciclistica di Aspettando Godot che, per necessità più che per scelta, ha trovato soluzione solo all'ultimo appuntamento possibile: la cronoscalata del Monte Lussari di sabato scorso.

Torniamo indietro a inizio maggio quando, confidando in una splendida primavera, sulla Costa dei Trabocchi prendeva forma la gara con la start list più prestigiosa degli ultimi 15 anni. L'inizio non poteva essere migliore: una prestazione superlativa di Remco Evenepoel che, nella prova contro il tempo inaugurale,  letteralmente prendeva a schiaffi i suoi avversari. La corsa rosa partiva sotto il sole nel segno del Remcocentrismo: tutti contro il golden boy fiammingo. Per nove giorni, perlopiù piovosi, si è vissuti esclusivamente di questo. In mezzo si è anche assistito all'avvilente spettacolo di Campo Imperatore, degna risposta dei corridori all'appello lanciato un paio di giorni prima da Alessandro Fabretti nel corso del Processo alla Tappa. Alla richiesta dell'anchorman Rai di rendere emozionanti le tappe noiose, il plotone ha replicato rendendo soporifera una tappa che avrebbe dovuto essere scoppiettante.

Poi, nell'arco di 24 ore, tutto è evaporato nel nulla. Evenepoel, forse perché già malato, si è staccato sulla salita dei Capuccini prima di Fossombrone, vincendo il giorno dopo in modo simbolico la crono di Cesena. Al giorno di riposo, il millennial sarebbe arrivato con solo 44” di vantaggio su Geraint Thomas e 46” su Primoz Roglic: non era certo questo il suo obiettivo, che prevedeva margini almeno doppi nei confronti dei rivali. Non c'è stato neanche il tempo per riflettere su tutto ciò: il COVID costringeva Remco era al ritiro. Avevamo assistito a nove giorni che, in realtà, non erano mai esistiti.

La gara ripartita martedì 16 maggio da Scandiano aveva poco a che fare con quella che si era interrotta due giorni prima in Romagna. Per i seguenti 11 giorni, si è pedalato alternando in sottofondo Tutto il resto è noia di Franco Califano con È la pioggia che va dei Rokes. Sotto l'acqua battente,  nella Camaiore-Tortona ha avuto luogo l'episodio che ha deciso il destino della corsa. Nel breve transito in terra ligure, a 67 chilometri dal traguardo, sono finiti a terra tutti i migliori. Tra costoro, ha avuto la peggio Tao Geoghegan Hart, costretto al ritiro.

È stato questo, ancor più che sul Lussari, il momento in cui Roglic ha vinto il Giro. Senza colpo ferire, il campione di Trbovlje si è liberato dal giogo della INEOS che con l'accoppiata Geraint-Tao lo teneva stretto a tenaglia in una morsa da cui, personalmente, ritengo non si sarebbe mai liberato. L'abortita tappa del Gran San Bernardo, 48 ore dopo, ci ha ricordato un evento non dissimile avvenuto nel Giro 1954, sempre in territorio svizzero: il famoso sciopero del Bernina. Sarebbe cambiato, in realtà, ben poco se la 13esima tappa si fosse svolta integralmente, come ulteriormente dimostrato la domenica successiva dal duro, ma inconcludente, piccolo Giro di Lombardia con arrivo a Bergamo.  

Nella vana attesa che succedesse qualcosa, siamo giunti alla settimana finale con i suoi tre temuti arrivi in salita. Il risultato complessivo partorito da questi traguardi in quota ha visto Thomas guadagnare 24” su Roglic e 41” su João Almeida, la cui crescita qualitativa merita, comunque, d'essere sottolineata. Ammesso che avesse altre energie in corpo, il gallese si starà domandando ora se, soprattutto sul Bondone nell'unico momento d'appannamento dello sloveno, una tattica più aggressiva non sarebbe stata più opportuna. Pareggiando, poi, i conti con la storia, Primoz ha inflitto sul Lussari a Thomas analoga beffa a quella da lui subita 32 mesi fa dal giovane connazionale Tadej Pogacar sulla Planche des Belles Filles. Per fortuna che a decidere il Giro non è stato un incidente meccanico. Ci è mancato poco, però.

Aveva proprio ragione Karl Marx quando sosteneva che la storia si ripete due volte, in modo contrapposto!

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