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Caruso, una vittoria in tutto e per tutto... Etnica!

15.04.2022 21:22

Damiano conquista il traguardo sul vulcano e chiude dominando il Giro di Sicilia. Louis Meintjes e Jefferson Cepeda alle spalle del ragusano, Vincenzo Nibali combatte fino a 1300 metri dal traguardo, poi scivola giù dal podio


Vincere davanti alla famiglia, ai figli, non è per tutti gli sportivi. Per chi pratica discipline di squadra è sicuramente più facile, vita e lavoro sono logisticamente coincidenti nella gran parte dei casi; per un ciclista può già essere più difficile, specie se risiede in zone fuori dai grandi crocevia delle gare. Damiano Caruso risiede appunto in un'area periferica del ciclismo, anche se negli ultimi anni sempre più presente, tra le tappe del Giro d'Italia e - felice novità di questo ultimissimo scorcio temporale - quelle del rinato Giro di Sicilia. Oggi il ragusano ha colto un'occasione che non poteva fallire, perché se l'altro giorno a Caltanissetta magari non era così aspettato, oggi sull'Etna c'erano proprio tutti quelli del suo clan, ad attenderne una prestazione da ricordare.

E l'hanno ottenuta. Perché Damiano ha conquistato la doppia vittoria che i suoi sognavano, per di più in maglia azzurra, fatto che per qualcuno di loro avrà avuto un significato aggiuntivo, battendo tra gli altri l'idolo incontrastato della regione (e non solo, ovviamente), ovvero Vincenzo Nibali, e conquistandosi il diritto di esultare coi suoi bimbi, che non solo hanno visto il loro papà gareggiare da vicino, ma l'hanno visto anche trionfare, tra l'altro su una salita che sta caratterizzando sempre di più questi ultimi anni di ciclismo, con la sua presenza costante e mai banale.

Se Caruso è tutto una gioia, proiettato coerentemente sul Tour de France come da programmi col team Bahrain-Victorious (ha ancora confermato che non farà il Giro dove lo scorso anno colse un inatteso secondo posto), Nibali ha offerto oggi una prestazione in chiaro-scuro, bene fino a un chilometro e mezzo dalla vetta, poi staccato dall'amico e corregionale, poi pure da Jefferson Cepeda e Louis Meintjes, e in pratica disarcionato proprio sul più bello, col gioco di secondi (pochissimi) che l'ha relegato a un minuscolo passettino da un podio che senz'altro si sarebbe goduto ampiamente pure lui. Come interpretare questa quattro giorni vincenziana in terra sicula? Esattamente nel modo in cui abbiamo interpretato le prestazioni 2021 dello Squalo dello Stretto: un corridore che gli anni migliori ce li ha alle spalle, che può lottare per qualche bella soddisfazione spot, a patto di trovare le giuste condizioni.

Al Giro di Sicilia non è nemmeno andato lontano dal ritorno al successo, secondo a Caltanissetta, sesto a Piazza Armerina, quarto sull'Etna. Sì, il parterre di avversari non era del livello di un grande giro, a parte qualche eccezione, quindi viene pure difficile fare una tara al tutto, ma Vincenzo, che tutto sommato ha corso poco in questo 2022 (16 giorni, e non gareggerà molto di più nell'immediato futuro, atteso alle sole Freccia e Liegi prima del Giro) potrebbe - anzi dovrebbe - crescere di colpi nel momento in cui trovasse una continuità. La cercherà alla corsa rosa, proverà a trarre frutti dal Tour de France, ma rispondere oggi alla domanda che tutti ci e si pongono ("Che Nibali vedremo al Giro d'Italia?") equivale a puntare su uno dei 37 numeri della roulette: come dire, non ci proviamo nemmeno.

Oggi la Ragalna-Etna di 140 km era la degna e attesa conclusione del Giro di Sicilia 2022. Frazione breve, inizio già incespicoso dal punto di vista altimetrico, logico quindi che la battaglia per la fuga sia stata abbastanza accesa, alla fine batti e ribatti son partiti in 7, al km 60, poi diventati 9 al 75: Filippo Fiorelli (Bardiani-CSF), Michael Belleri (Biesse-Carrera), David Martin (Eolo-Kometa), Pier-André Coté (Human Powered Health), Stefano Gandin (Corratec), Nicola Venchiarutti (Work Service Vitalcare Vega) e Matteo Zurlo (Zalf Euromobil Fior), quindi gli altri due accodatisi più avanti, ovvero Rafael Pineda e German Gómez, entrambi della Colombia Tierra de Atletas.

Fiorelli era fuori perché puntava forte al traguardo volante di Mascali, situato al km 102 nel punto più basso s.l.m. di oggi, e in effetti ha vinto lo sprint: sperava gli bastasse per salvare la sua maglia a punti, il seguito prova che aveva torto. Non era certo facile per il palermitano, perché doveva sperare che Caruso finisse non più su del sesto posto all'arrivo, praticamente impossibile viste le forze in campo; da parte sua la consapevolezza di aver fatto il massimo, e un Giro di Sicilia che si chiude però col rimpianto di non essere riuscito a lasciare un segno (era quella di ieri la tappa per lui, nel caso).

Tra i fuggitivi c'era pure un altro "maglista", ma in questo caso la storia è stata a lieto fine: Stefano Gandin vestiva la maglia verde pistacchio di migliore scalatore, lui che sin dal primo Gpm della corsa, martedì, aveva preso il comando della relativa classifica; con pertinacia il 26enne veneto è poi andato in fuga pure mercoledì, allungando nella graduatoria, quindi ieri ha mandato il suo compagno Veljko Stojnic a toglier punti agli eventuali avversari, e oggi ha voluto concludere l'opera da sé: c'erano due transiti dal Gpm di Contrada Giuliana (da due versanti diversi) prima della proibitiva ascesa all'Etna, e Gandin è riuscito a passare una volta secondo e l'altra terzo, e in tal caso si è salvato dall'inevitabile ritorno di Caruso e degli altri big. 34 punti Gpm per lui, 25 per Damiano, insomma affermazione con margine, un piccolo ma a suo modo rilevante successo per la Corratec.

Per il ciclismo Continental italiano sono stati giorni importanti, basti pensare all'impresa di Fran Miholjevic ieri; oggi il giovane portacolori del CT Friuli era destinato a saltare, si è arreso a 14 km dalla fine, pagando 7'46" al vincitore e rotolando giù fino al 22esimo posto della generale. Ciò non sposta di una virgola l'indimenticabilità dei ricordi che si porterà a casa dalla Sicilia.

Ma torniamo un passo indietro: all'inizio della seconda scalata di Contrada Giuliana, i colombiani presendi nel primo gruppo hanno forzato a modo loro, dopo il Gpm posto ai -22.5 Gómez e Cepeda, rimasti soli, avevano un minuto circa sul gruppo che intanto andava a riprendere tutti gli altri. Il vantaggio massimo della fuga era stato rilevato in occasione del primo Gpm (3'36"), l'azione è comunque andata a sfumare ai -10, quando Gómez, l'ultimo superstite, è stato ripreso.

A menare il ritmo erano gli azzurri di Daniele Bennati, orientati a lanciare Damiano Caruso verso la miglior finalizzazione di tutte le fatiche di questi giorni. Sull'Etna il ritmo della selezione italiana si è fatto via via più pressante, per dire già quando si è staccato Miholjevic non c'erano più di 20 uomini nel drappello principale, rimasti in dieci mentre trenava Cristian Scaroni, poi in sette dopo il turno di Giovanni Carboni. A questo punto, ai -9, davanti avevamo Nicola Conci ultimo uomo di Caruso, Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), Diego Rosa (Eolo), Jefferson Alexander Cepeda (Drone Hopper-Androni Giocattoli), Louis Meintjes (Intermarché-Wanty). Di quest'ultima compagine non c'era più Domenico Pozzovivo, ma non c'era da tempo, perché si era ritirato molto prima a causa di problemi fisici.

Conci ha fatto la sua parte per un chilometrino, quindi ai -8 Caruso è partito, Nibali l'ha seguito, Cepeda pure ma con più difficoltà, quindi è rientrato anche Meintjes e, da lì in poi a far l'elastico, Elissonde. Fuori causa gli altri. Ai 7.5 è stato Vincenzo a scattare, tampinato da Damiano, e il tira&molla è andato avanti fino ai -4, coi due siciliani a duellare fieramente e gli altri a fare di necessità virtù per provare a riavvicinarsi ogni volta che i due boss rallentavano un attimo. Elissonde è rientrato un'ultima volta ai -4, sul tratto di contropendenza che spezzava in due la scalata, ma non appena la strada è tornata a inerpicarsi, nei 3 km, Caruso ha dato un'altra bottarella, trovando Nibali ancora reattivo, un po' meno Cepeda e Meintjes, per niente Elissonde (stavolta saltato definitivamente).

Anche Cepeda ha tentato una sortita ai 1800 metri (distanziando di nuovo Meintjes), ma l'ecuadoriano nulla ha potuto quando ai 1400 non ha trovato più argomenti per fronteggiare l'ennesima progressione di Caruso. Il fatto è che a questo punto pure Nibali ha mollato, esattamente ai 1300. Cepeda ha poi superato lo Squalo, ma entrambi sono stati sorpassati da un Meintjes che si è inventato un mezzo chilometro finale incontenibile.

Caruso no, lui ormai era irraggiungibile e così è andato a vincere tappa e corsa e a tuffarsi nell'abbraccio dei suoi cari, prima di stappare spumante in quantità sul palco delle premiazioni. Meintjes è arrivato a 5", Cepeda a 10", Nibali a 17", quindi abbiamo trovato Rosa a 50", Elissonde (finale in apnea) a 57", poi un vuoto e ancora Conci a 2'06", Vincenzo Albanese (Eolo) a 2'18", Antonio Nibali (Astana) a 2'20" e Luca Rastelli (Bardiani) a 2'22" a chiudere la top ten arrivando insieme ad Andrey Zeits (Astana) ed Edgar Pinzon (Colombia).

La generale va in archivio con la vittoria di Damiano Caruso che rifila 29" a Cepeda e Meintjes, 31" a Nibali, 1'17" a Elissonde, 2'29" a Conci, 2'41" ad Albanese, 2'45" a Pinzon, 2'52" a Zeits e 2'57" a Nibali II. Il ciclismo in Italia torna la prossima settimana col Tour of the Alps, le prime tre tappe (delle cinque totali) fra Trentino e Alto Adige, prima dell'ormai classico sconfinamento in Austria; sarà una gara di categoria superiore rispetto a quella chiusasi oggi, per cui le Continental italiane dovranno cercare impegni altrove.
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A tutta birra! E sai cosa Bevin...
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!