La vittoria di Georg Steinhauser al Passo Brocon © Giro d'Italia
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Nel ciclismo a 432 hertz by INEOS Tadej attacca lo stesso ma vince la fuga

A Passo Brocon s'impone Georg Steinhauser, nipote di Jan Ullrich. Il padrone del Giro d'Italia Tadej Pogacar dà un'altra ripassata ai rivali di classifica nel finale

22.05.2024 19:19

Se una normale accordatura musicale si basa sulla frequenza dei 440 hertz (sui quali viene fissato il la), quella sui 432 hertz (impercettibilmente ma sostanzialmente più bassa) è l'accordatura della pace interiore. Utilizzata da molti musicisti in passato, in particolare se ne è attribuito l'uso ai Pink Floyd, della cui musica tutto si può dire meno che non induca spesso serenità nell'ascolto. (Provate a smentirlo!).

Guardando il ciclismo supersonico di questi anni (laddove si sfondano ampiamente i 440 hertz, diciamolo pure!), ritrovare talvolta la INEOS Grenadiers al comando del gruppo è davvero un tuffo nei 432 hertz, proprio come dall'urlo primordiale si piomba nel diabolico miminore-lamaggiore di Breathe, breathe in the air, in apertura di The Dark Side of the Moon. Tutto diventa di colpo più ovattato, più tenue, più liquido, meno spigoli, meno asprezze, più regolarità, più bassovoltaggio, meno colpi di testa, meno voglia di fare e più desiderio di contemplare, contemplare contemplando la fuga che intanto va all'arrivo.

È il ciclismo a 432 hertz by INEOS, un marchio di fabbrica che era già una rottura immane quando a fine trenino-piallatore c'era il Froome che partiva e faceva le sue brave imprese; ma se al ritmo ozioso e onirico del team di Dave Brailsford segue il sopore del nulla di fatto, ecco che l'arcadia fin qui evocata potrebbe assumere nei più impazienti suiveur un triplice cambio di vocale, non dico come non dico dove.

Ma noi siamo fatti per star calmi e goderci quel che viene da una corsa in cui Tadej Pogacar rischia di vincere anche quando non vorrebbe, ieri l'ha fatto al Monte Pana, oggi ci è andato vicino al Passo Brocon, praticamente d'inerzia, senza forzare più di tanto. Quelli che sono direttamente rivali di classifica dello sloveno vengono bastonati ogni giorno da quel De Sade che non è altro; gli altri, ovvero quelli che tentano la via della fuga, sanno benissimo che gli interstizi lasciati in questo Giro d'Italia dal Dittator Cordiale venuto da Komenda sono molto rari e molto stretti. Per infilarcisi ci vuole bravura, tantissima, e pure molteplici forme di fortuna.

Georg Steinhauser, la vittoria del figlio e nipote d'arte

Quella fortuna che Georg Steinhauser si è costruito con tenacia e fiducia, provandoci seriamente già domenica a Livigno (ma la storia lì s'è conclusa con un terzo posto), e poi con ammirevole caparbietà oggi, entrando nella prima vera fuga del giorno, quella che sfiorì appena dopo metà tappa, e poi non mollando un metro una volta ripreso, e decidendo ancor di ripartire una seconda volta, con altri che non hanno poi avuto la sua forza per resistere fino al traguardo di una per lui indimenticabile meravigliosa giornata di pioggia, conclusa dal primo successo da professionista, a 22 anni, con una carriera che oggi entra in una nuova dimensione.

Lui, scalatore lungagnone, è figlio d'arte, suo padre è quel Tobias attivo tra metà anni ‘90 e metà anni ’00; di conseguenza suo zio (acquisito) è Jan Ullrich, che di Steinhauser senior sposò la sorella Sarah in prime nozze. Di cotanto congiunto Georg eguaglia oggi quantomeno lo score al Giro (Jan vinse la crono di Pontedera nel 2006, alla sua seconda e ultima partecipazione alla corsa rosa). Quanto al corridore che diventerà, avremo tempo e modo di scoprirlo.

In tema di giovani, un pensiero per Giulio Pellizzari, che dopo la grande emozione di farsi battere da Tadej ieri (con tutto ciò che ne è conseguito e su cui non occorre che ci dilunghiamo), oggi si è rimesso il coraggio in spalla ed è andato in fuga, a transitare per primo sulla Cima Coppi del Giro, altra piccola grande soddisfazione di queste tre settimane che il ventenne marchigiano non dimenticherà mai: quelle della prima corsa rosa, dell'amicizia nata sulla strada con Pogacar, della Cima Coppi, della maglia azzurra che indosserà (in vece dello stesso Tadej, titolare dell'uffizio), di tanti piccoli momenti che resteranno scolpiti nella sua anima.

Giro d'Italia 2024, la cronaca della diciassettesima tappa

Antonio Tiberi vince lo sprint per il terzo posto al Passo Brocon © Bahrain-Victorious - SprintCycling
Antonio Tiberi vince lo sprint per il terzo posto al Passo Brocon © Bahrain-Victorious - SprintCycling

Questa è la storia della diciassettesima tappa del Giro d'Italia 2024, la Selva di Val Gardena-Passo Brocon di 159 km, ed è la storia di una frazione in cui la fuga trovò gioia, evadendo per un giorno dalla morsa pogacariana sulla corsa rosa. La partenza subito in salita col Passo Sella, diventato strada facendo Cima Coppi dopo la cancellazione dello Stelvio prima e del fratellino Umbrail poi, ha favorito un'andatura subito alta, con molti corridori che hanno tentato l'evasione da un plotone che come prima cosa ha perso tutti i velocisti, immediatamente rifugiati nel gruppetto.

Per vedere prendere un minimo di largo a uno degli attacchi "del mattino" si è dovuto attendere il Gpm del km 9, vinto da Giulio Pellizzari (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè) su Nairo Quintana (Movistar), Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step) e Amanuel Ghebreigzabhier (Lidl-Trek): sullo slancio dello sprint l'eritreo ha allungato in discesa ed è stato raggiunto dagli altri tre, prima il francese, poi i due scalatori; finita la discesa, sul falsopiano digradante verso Predazzo sono rientrati altri uomini, ovvero Georg Steinhauser (EF Education-EasyPost) e Marco Frigo (Free Palestine), quindi anche Damiano Caruso (Bahrain-Victorious) e Davide Ballerini (Astana Qazaqstan), che ha fatto in tempo a vincere il traguardo volante di Predazzo appunto; infine - era appena cominciato il Passo Rolle e mancavano 110 km alla fine, anche Nicola Conci (Alpecin-Deceuninck) e Attila Valter (Visma-Lease a Bike).

A questo punto i dieci al comando avevano 1'45" di vantaggio sul gruppo maglia rosa, l'azione rappresentava quasi la metà delle squadre presenti in corsa, ma niente: non a tutti andava a genio. Prima la Tudor, poi la DSM-Firmenich PostNL, che ambivano a lanciare in fuga rispettivamente Michael Storer e Romain Bardet (entrambi attivi sin dal Sella), hanno lavorato per ricucire.

E ci sono riuscite: dopo che Pellizzari ha conquistato anche il Rolle, il gruppo maglia rosa - spezzettandosi alquanto sulla lunga discesa - ha rimesso nel mirino i battistrada, raggiunti ai -61.5, quando si era da poco approcciato il Passo della Gobbera, terza salita Gpm di giornata. In contropiede sono immediatamente partiti Kevin Vermaerke col suo capitano Bardet; Tadej Pogacar (UAE Emirates) è stato il primo a chiudere, poi sono rientrati altri 15-20 uomini ed eravamo punto e a capo.

Annullata la prima fuga, parte la seconda: quella buona

E allora è riscattato Ghebreigzabhier, preso di nuovo da Steinhauser; dopo il Gpm dei -59 (vinto dall'africano), l'azione a due si è conquistata un minimo di margine, nell'ordine di alcune decine di secondi. Erano 50" quando, sul Passo Brocon (primo passaggio, versante dell'albergo omonimo), anche Marco Frigo è ripartito ai -43. Il gruppo non ha reagito e in un attimo Amanuel-Georg hanno potuto vantare due interi minuti su di esso, con l'italiano inframezzato a metà strada.

Finché la DSM non ha ricominciato a spingere; ai -40 è stato ripreso Frigo, i primi erano a meno di un minuto, ma qui la propulsione del team olandese si è ingolfata, a tirare s'è messa la INEOS Grenadiers e la corsa - come quasi sempre quando guidano i brits - si è narcotizzata un'altra volta. A 2.5 km dalla vetta del Brocon (-34 dall'arrivo) Steinhauser ha staccato Ghebreigzabhier; e al Gpm dei -32 l'ha preceduto di quasi mezzo minuto, mentre il gruppo maglia rosa (di nuovo a due minuti) veniva anticipato di qualche secondo da Christian Scaroni (Astana) e ancora Frigo.

Quest'ultimo ha voluto recitare per un altro po' la parte dell'intercalato, resistendo in quella posizione fino a metà della scalata finale al Brocon (dall'altro versante). Mentre il gruppetto maglia rosa riprendeva il 24enne bassanese, Steinhauser era volato a 3' di vantaggio, praticamente una polizza assicurativa sulla vittoria.

Nonostante tutto, un po' di lotta si è accesa lo stesso tra i big. Il ritmo di Thymen Arensman (INEOS), seppur regolare, ha fatto male a Ben O'Connor (Decathlon AG2R La Mondiale), che ai 3 km ha perso contatto; giacché la situazione si era un tantino scaldata, Tadej ha ben pensato di fare un'altra grigliatina e se n'è andato ai 2500 metri: troppo tardi per riprendere il prode Georg, ma sempre in tempo per distanziare un altro po' tutti gli avversari.

La classifica cambia poco ma si allunga inesorabilmente

Così è stato: Steinhauser ha vinto - con tanto di tifo del come al solito piacente Urbano Cairo, che faceva capolino dalla cupola della macchina del direttore di gara, alle spalle del corridore - e Pogacar è arrivato secondo, a 1'24" di distanza. A 1'42" il gruppetto con Antonio Tiberi (Bahrain-Victorious), Geraint Thomas (INEOS), Dani Martínez (BORA-Hansgrohe), Einer Rubio (Movistar) e Romain Bardet. Distacchi non enormi anche per chi ha pagato di più, come Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan), 11esimo a 2'22", O'Connor (2'23" da Steinhauser, 59" da Pogi) o Filippo Zana (Jayco AlUla), che ha chiuso a 2'27" ed è l'unico della top ten ad aver perso una posizione in classifica, a beneficio di Rubio.

La generale vede dilatarsi ogni giorno il margine tra la maglia rosa e gli altri: oggi ammonta a 7'42" il gravame per Martínez secondo, 8'04" quello di Thomas, 9'47" quello di O'Connor, 10'29" quello di Tiberi, sempre quinto. Zana paga 13'52" ed è nono; continua l'affollamento italiano nei 20: se Domenico Pozzovivo (VF Group) ha perso sei posizioni, scivolando fino alla ventesima, e Giovanni Aleotti (BORA) è caduto in 25esima, si segnala l'ingresso di Damiano Caruso al 19esimo posto; più avanti abbiamo sempre Fortunato 11esimo, Davide Piganzoli (Polti Kometa) 13esimo e Luca Covili (VF Group), salito in 15esima posizione; poco fuori dai 20 incalza pure Nicola Conci, 21esimo.

Domani l'unico momento di stacco dalla serie di tappe di montagna di questa terza settimana di Giro d'Italia 2024: la diciottesima tappa sarà la Fiera di Primiero-Padova, 178 km quasi tutti pianeggianti. Il problema non sarà certo l'altimetria: al limite, la pioggia.

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!