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Vuelta a España 2023 - Analisi del percorso

9 arrivi in salita, una cronometro a squadre ed una individuale; questo è il menu per la Vuelta 2023, che propone tappe più interessanti del solito, ma chilometraggi sin troppo risicati

24.08.2023 09:00

Il tracciato della Vuelta a España non è quasi mai pienamente promuovibile, un po' per la conformazione della rete stradale spagnola sfavorevole alla costruzione di veri tapponi, un po' per l'ossessione degli arrivi in salita e delle rampe da garage che non abbandona gli organizzatori. È logicamente giusto che la Vuelta confermi quella che ormai è un'identità consolidata nell'ultimo quarto di secolo, ma questo spesso scade in percorsi veramente scadenti, come quello dell'anno scorso. Quello della prossima edizione è invece un percorso un po' più intrigante, con alcune tappe ben pensate che potrebbero favorire attacchi da lontano e soluzioni innovative: fra tutte fa notizia la prima apparizione del Port de Larrau alla Vuelta e in generale la presenza di due tappe pirenaiche consecutive. Tuttavia permangono difetti tipici di quest'epoca: troppi pochi km, sia nelle tappe da salita che a cronometro, che costringono la corsa ad un eccessivo bilanciamento e all'appiattimento delle tattiche possibili. Se per il Tour ci ha salvato il duello tra Pogacar e Vingegaard, qui potrebbe salvarci un altro di questi, con il danese a sfidare Remco Evenepoel: tuttavia con tutta questa salita e così poca crono sembra tutto sbilanciato a favore del vincitore degli ultimi due Tour de France. Buon per noi se il belga si deve inventare qualche numero per ribaltare la situazione.

Per un'analisi concettuale del percorso vi rimandiamo a questo editoriale realizzato dopo la presentazione dell'edizione 2023 (Sarà per un'altra Vuelta), mentre qua sotto trovate la tradizionale analisi tappa per tappa.

 

Sabato 26 agosto - 1a tappa: Barcelona - Barcelona (Cronometro a squadre - 14.8 km)

La Vuelta prende il via con una cronometro a squadre nel centro di Barcellona, con tanto di transito ai piedi della Sagrada Familia. Il percorso è fondamentalmente pianeggiante e si corre sui viali cittadini. Non mancano però molteplici curve, quasi tutte ad angolo retto che complicano l'organizzazione dei cambi e rendono più difficile mantenere compattezza nel treno. Una giornata dove gli uomini di classifica dovranno fare affidamento sui compagni per predisporsi nella migliore posizione possibile prima delle montagne, che arriveranno molto presto.

 

Domenica 27 agosto - 2a tappa: Mataró - Barcelona (181.8 km)

Al secondo giorno già è momento delle prime scintille, con una tappa nel complesso non durissima, ma dal finale molto intenso. La tappa parte subito in salita con il Coll de Sant Bartomeu (6.6 km al 4.5%); poi si percorrono 30 km pianeggianti prima della lunga ascesa al Coll d'Estenalles: una decina di km di sensibile falsopiano (3%), inizia formalmente la salita di 12.1 km al 3.9%. Sono ascese pedalabili, utili quasi esclusivamente ad assegnare i primi punti per la classifica dei GPM, che comunque vanno ad alzare il dislivello complessivo. Dopo la lunga discesa si superano altre due salitelle abbastanza semplici, poi si arriva nel centro di Barcellona con una quarantina di km pianeggianti. Una prima fase tortuosa e ondulata porta ai piedi della salita al Castell de Montjuic (ufficialmente 900 metri al 9.4%; gli ultimi 500 sono al 13%). Dallo scollinamento mancano soltanto 3.6 km, divisa tra discesa e salita, infatti ai 1300 metri dal traguardo la strada torna all'insù (media 4%) per raggiungere lo stadio olimpico. Un finale intrigante dove non ci saranno grandi scossoni, ma in cui i big potranno subito distanziarsi di alcuni secondi e mettere alla prova la loro brillantezza, peraltro con la rampa del Montjuic che offre anche abbuoni per la classifica generale.

 

Lunedì 28 agosto - 3a tappa: Súria - Arinsal.Andorra (158.5 km)

È già tempo di alta montagna, con la tappa andorrana, logicamente in versione più blanda visto che siamo soltanto al terzo giorno, ma comunque esigente e rilevante per la classifica generale: negli ultimi 40 km si salgono due GPM di 1a categoria, entrambi con altitudine poco inferiore ai 2000 metri. La corsa parte già abbastanza complicata con le salite non segnalate verso el Pi de Sant Just (circa 7.5 km al 4%, ma irregolare, con brevi toccate in doppia cifra) e la Collada de Clarà (circa 3 km al 5.5%). Poi il percorso si corre in fondovalle tra pianura o lieve falsopiano per oltre 70 km, fino ad arrivare ad Andorra la Vella, dove è posto il traguardo volante. Qui iniziano le prime rampe del Coll d'Ordino, molto sottostimato dai dati ufficiali (8.9 km al 5.1%) che di fatto escludono anche una delle rampe più dure e sono falsati anche dal risciacquo che si supera in vetta: in tutto dalla città al GPM sono circa 20 km al 5% di media ed è fatta grosso modo di tratti al 7/8% separati da brevi segmenti in falsopiano; il tratto più ripido (oltre 1 km al 9%) si incontra subito prima dell'inizio formale della salita; da qui al primo scollinamento (il Collet de Montaup) si sale con più regolarità e meno respiro per circa 8 km al 6.7%. A questo punto la strada scende per oltre 1 km e poi sale per altri 1000 metri al 6% fino al GPM. La successiva discesa è veloce e con carreggiata ampia, ma non va sottovalutata, anche perché la strada inizia quasi subito a risalire verso la stazione sciistica di Arinsal. Dopo circa 1 km al 3/4% inizia formalmente l'ascesa conclusiva misurata in 8.3 km al 7.7% con punte fino al 13%. Non è lunghissima ma piuttosto arcigna, soprattutto con un tratto di 2.5 km al 10% che termina in vista della flamme rouge.

 

Martedì 29 agosto - 4a tappa: Andorra la Vella - Tarragona (184.6 km)

Ci si allontana dalle montagne per una tappa tipicamente da Vuelta, di quelle teoricamente per velocisti ma che finiscono per premiare anche i corridori di classifica. Ovviamente non si intende con questo grande spettacolo, ma il fatto che un po' per alcune salite non banalissime poste nella seconda parte di corsa, un po' perché il traguardo è esso stesso in pendenza, il Roglic di turno spesso graffia e va a segno. Si superano l'Alto de Belltall (9.3 km al 3.7%) a 54 km dal traguardo e il Coll de Lilla (5.2 km al 4.9%) quando ne mancano solo 30. Con una discesa non banale si giunge a Valls, per poi andare a Tarragona con circa 20 km di fondovalle a favore. Il finale è complicato da un primo zampellotto (700 metri al 4%) a 3.5 km dall'arrivo e dal finale in lieve ascesa nel centro storico della città: 1500 metri al 3%, spezzati da un tratto in lieve discesa, con un tratto abbastanza ripido dai -500 ai -300 metri.

 

Mercoledì 30 agosto - 5a tappa: Morella - Burriana (186.2 km)

Altra frazione da volata che nasconde ancora insidie. Il percorso è molto raramente pianeggiante, con salite fin dai primi km. È previsto un unico GPM, non durissimo, a 53.7 km dal traguardo, il Collado de la Ibola, di fatto diviso tra l'ascesa irregolare al Coll d'Artana (oltre 10 km al 3.5%) e l'ultima parte verso la vetta (4.2 km al 6%). Se la salita non è di per sé tremenda, ad essere assai complicata è invece la discesa, stretta e tecnica quantomeno per i primi 7 km. Un punto importante in cui prestare attenzione, anche perché il successivo tratto sarà tutto abbastanza complicato. Si torna su strada ampia solo quando la strada inizia a salire vero il Port del Marianet, valico non segnalato, che si raggiunge in circa 3 km al 3.5%. Segue un'altra discesa, molto meno complicata della precedente ma comunque insidiosa, con cui si arriva a la Vall d'Uixó. I 20 km che restano sono gli unici realmente semplici sul piano sia altimetrico che planimetrico; la strada è completamente pianeggiante negli ultimi 12 km; l'ultima curva è posta a 700 metri dal traguardo. Il finale è dunque perfetto per una volata, ma bisogna vedere da un lato quante unità sono rimaste in gruppo e dall'altro se davanti ci sono ancora fuggitivi da riprendere, visto che il tracciato tende a favorire gli attaccanti nei km precedenti.

 

Giovedì 31 agosto - 6a tappa: La Vall d'Uixó > Pico del Buitre. Observatorio Astrofísico de Javalambre (183.1 km)

Dopo due giornate più transitorie ma comunque da non sottovalutare, è il momento di un'altra tappa di montagna, che vede gli occhi puntati sull'ascesa finale, pur non essendo un unipuerto nel senso più proprio del termine: il dislivello complessivo ammonta ad oltre 3500 metri. Si parte in salita, percorrendo in senso inverso rispetto alla tappa precedente il Port del Marianet (circa 4.5 km al 5%). La corsa procede tra fondovalle ed ondulazioni fino ai piedi del Puerto de Arenillas: le prime rampe sensibili sono a 11 km dalla vetta, ma il tratto più impegnativo è quello segnalato formalmente (5.8 km al 4.7%). Dopo la discesa si sale per circa 4 km al 3.5% fino alla Diga di Arenoso; dopo aver costeggiato il lago si arriva ai piedi del secondo GPM, l'Alto Fuente de Rubielos (6.1 km al 6.2%, con pendenze importanti soprattutto nei primi 2 km all'8.5%). Da qui il percorso è un po' più blando, che alterna lungi falsopiani a brevi salite, accumulando comunque ulteriore dislivello. Si arriva, ad esempio, al traguardo volante di Torrijas con un tratto di circa 13 km al 2.7%, alternando strappi (ultimo km al 6/7%) a tratti quasi pianeggianti. Anche planimetricamente il tracciato è spesso tortuoso. Tuttavia tutto dovrebbe decidersi sulla dura ascesa finale verso i quasi 2000 metri del Pico del Buitre; inserita per la prima volta nel 2019, è una delle scoperte più interessanti degli ultimi anni, essendo un'ascesa dura, ma senza pendenze da ribaltamento, dall'andamento abbastanza costante. Formalmente sono 10.9 km all'8%, ma eccetto un breve strappo i primi km sono pedalabili; la strada impenna negli ultimi 8.2 km (9% di media) prima in modo più irregolare (max 16%), poi più costante (ultimi 5.4 km al 10%). Il tipo di salita abbinato al resto del percorso potrebbero favorire i primi distacchi veramente importanti in classifica generale. È anche un'occasione importante per gli scalatori più puri di avvantaggiarsi sui corridori più esplosivi che saranno favoriti dalle tappe che seguiranno.

 

Venerdì 1 settembre - 7a tappa: Utel - Oliva (200.8 km)

La settima tappa è la prima veramente per velocisti. Nei primi 100 km alcune ondulazioni servono ad abbandonare le montagne; poi, raggiunto il mare a Valencia, il percorso è un biliardo fin sul traguardo. Occhio però al vento, che potrebbe essere un elemento di disturbo importante. Anche planimetricamente il finale è abbastanza semplice, con poche complicazioni attraversando il centro di Oliva ad 1 km dal traguardo; tuttavia l'ultima curva ad angolo retto è a soli 300 metri dal traguardo e rappresenta un punto di passaggio fondamentale per chi vuole vincere la tappa.

 

Sabato 2 settembre - 8a tappa: Dénia - Xorret de Catí (165.0 km)

Frazione solo ufficialmente di montagna che ha come protagonista una delle più storiche rampe da ribaltamento della Vuelta: Xorret de Catí. Prima ci sono altri 4 GPM posti su alcune delle salite più impegnative che popolano il tracciato accumulando circa 3500 metri di dislivello complessivo. Dopo 20 km inizia la prima salita, l'Alto de Vall d'Ebo (7.9 km al 5.7%). A seguire si risale la valle con pendenze a volta cattive (4 km al 5% con punte fino al 15%, seguiti da altri brevi strappi), arrivando ai piedi della salita al Puerto de Tollos (4.2 km al 5.6%, molto irregolari con un paio di passate al 15%), immediatamente seguita da quella non classificata all'Alto de Fageca (2 km al 3.1%). La strada procede molto mossa, senza discese vere e proprie fino ai piedi del Puerto de Benifallim (ignorando i dati ufficiali, 9 km al 5.2% con un tratto in doppia cifra prima di Benifallim, seguito quasi subito da 2.5 km al 7%). Lunga discesa e poi si risale subito verso il Puerto de la Carrasqueta, con un paio di strappi che precedono l'inizio formale dell'ascesa (10.9 km al 4.6%, molto regolare). Fin qui non è stato un percorso banale, ma difficilmente ci saranno già stati movimenti e poco dovrebbe cambiare la presenza dei secondi di abbuoni in cima alla Carrasqueta. Pur senza GPM non mancano ulteriori salite prima di quella finale: Puerto de Ibi (5.5 km al 3.7%, media falsata da un tratto in discesa), Alto de Banyeres (1.5 km al 5%) e Puerto de Onil (4.5 km al 2.8%). Al termine della discesa restano soltanto un paio di km pianeggianti e altri 6 ondulati per arrivare ai piedi della rampa cruciale: lo Xorret de Catí è misurato in 3.9 km all'11.4% con punte fino al 22%. Un'impennata tremenda dove è lecito attendersi distacchi (risicati). Dalla vetta mancano 3.3 km, 2 abbondanti di discesa e l'ultimo in lieve ascesa (3%). 

 

Domenica 3 settembre - 9a tappa: Cartagena - Collado de la Cruz de Caravaca (182.4 km)

La prima settimana si chiude con un altro arrivo in salita, una rampa con pendenze cattive, ma estremamente irregolare e un po' diversa rispetto agli standard della Vuelta, forse più favorevole a creare distacchi. Tutto si deciderà comunque negli ultimissimi km, anche se la tappa non manca di difficoltà anche precedentemente; infatti dopo quasi 50 km fondamentalmente pianeggiante si sale parte del Collado Bermejo, raggiungendo il GPM di Puerto Casas de la Marina la Perdiz: in tutto sono 12.1 km al 5%, ma di fatto lo zoccolo duro della salita finisce prima, al Collado Ballesteros, dopo 8.3 km al 6.2%. Segue una fase mossa da salite semplici non classificate, come il Collado de Espuña (2.3 km al 3.5%), El Niño (1.5 km al 5%; parte di un lungo tratto all'insù di 8 km che inizia a Mula), l'Alto de la Sierra del Oro (3 km al 2.5%) e l'Alto del Quipar (5 km al 5%). Seguono 40 km quasi tutti di falsopiano a salire per arrivare a Caravaca de la Cruz, dove inizia anche formalmente l'ascesa finale dell'Aberquilla, poco più in basso del Collado de la Cruz: sono 8 km con una pendenza media 5.6%, ma su questa salita la pendenza media conta poco essendo un continuo susseguirsi di rampe ripide e brevi discese. Nei primi 4 km si superano 4 strappi di circa 500 metri l'uno già con pendenze cattive (17.5% secondo gli organnizatori); a seguire si affronta il tratto più duro di circa 1500 metri all'11% (max 20%), che termina a 2 km dal traguardo; dopo alcuni metri di falsopiano e circa mezzo km di ripida discesa, inizia l'ultimo segmento di 1300 metri al 9%, con ancora rampe fino al 16%. Più che una salita è una sequenza di strappi e per questo potrebbe risultare un finale spettacolare fatto di scatti e contropiedi in successione, anche perché il giorno seguente è previsto riposo e non ci dovrebbe essere paura di muoversi e al contempo la tappa successiva sarà la cronometro individuale.

 

Lunedì 4 settembre - Riposo

 

Martedì 5 settembre - 10a tappa: Valladolid - Valladolid (Cronometro individuale - 25.8 km)

Come da tradizione per la Vuelta, dopo il giorno di riposo è il momento della cronometro, quest'anno più breve del solito e non troppo favorevole agli specialisti. I primi 10 km sono decisamente complessi, con una quindicina di curve e la salita al quartiere di Parquesol (alcuni km di falsopiano seguiti da uno strappo di 500 metri al 7%). Al termine della discesa inizia un'altra cronometro, quasi tutta tracciata su un unico viale da percorrere andata e ritorno e per di più completamente pianeggiante. Uniche difficoltà saranno in questa fase le rotonde, comunque non pochissime, che spezzeranno ulteriormente lo sforzo, sempre a sfavore dei cronoman più puri.

 

Mercoledì 6 settembre - 11a tappa: Lerma - La Laguna Negra.Vinuesa (163.2 km)

Questa è esattamente la tappa da Vuelta che spereremmo di non vedere e invece va seguita nella scarsa probabilità che ci siano sorprese tra gli uomini di classifica: oltre 150 km di altopiano iberico prima di una salita finale nemmeno durissima (media del 6.8%) di 6.5 km dove potrebbe anche non succedere niente, se non una volata per pizzicarsi un po'. Dopo Vinuesa la strada è già in falsopiano per 11 km (media 1.7%) poi si svolta a sinistra ed inizia la salita vera e propria. Per 3.5 km la salita è abbastanza costante ed alterna tratti al 7/8% ad altri più pedalabili al 4/5%; poi la strada impenna leggermente per superare una serie di tornanti in circa 700 metri al 10% (max 13%). A questo punto mancano soltanto poco più di 2 km e la strada spiana, scendendo anche leggermente, rendendo lo strappo precedente un punto ideale per provare un attacco. La strada torna a salire negli ultimi 1700 metri (media 8.5%) con un paio di passaggi in doppia cifra.

 

Giovedì 7 settembre - 12a tappa: Ólvega - Zaragoza (150.6 km)

Nuova occasione per i velocisti, la seconda veramente semplice da gestire. La prima parte del tracciato è quasi tutta a scendere e i quasi 3 km al 4% dell'Alto de San Esteban (nemmeno classificato come GPM) che si supera a circa 40 km dal traguardo non dovrebbero preoccupare quasi nessuno. Anche sotto l'aspetto planimetrico il gruppo incontrerà pochi ostacoli: un'ampia curva a sinistra a circa 7 km dal traguardo, uno svincolo (rampa a destra in discesa) seguito da una secca curva a sinistra a 3.5 km dall'arrivo e un'ampia rotonda da percorrere a sinistra subito prima dell'ultimo km; da qui la strada è di fatto rettilinea, ma tutta leggermente curvata verso sinistra, con il traguardo che si dovrebbe scorgere solo quando mancano 350 metri.

 

Venerdì 8 settembre - 13a tappa: Formigal. Huesca la Magia - Col du Tourmalet (134.7 km)

Si apre un weekend pirenaico piuttosto avvincente per gli standard della Vuelta in termini sia di qualità delle salite, sia di collocazione delle stesse; certo, col grande difetto di corrersi quasi interamente in territorio francese e di arrivare forse troppo presto per stimolare attacchi da lontano. Si tratta però senza ombra di dubbio delle due tappe migliori per provare a muoversi e ribaltare la classifica da parte degli scalatori. Questa tappa ha due grandi difetti: la lunghezza risicatissima (non un difetto in sé, ma lo diventa se la caratteristica è reiterata in tutte le tappe di montagna) e i 18 km di fondovalle che separano lo Spandelles dal Tourmalet, che rischia di catalizzare l'attenzione e sconsigliare attacchi a lunga gittata, nonostante i secondi di abbuono posti sulla salita precedente. Il km0 è posto al bivio per Aramon Formigal, quando mancano 4.4 km al 5.4% per arrivare in cima al Puerto de Portalet. La partenza in salita è senz'altro la caratteristica più intrigante, anche perché è difficile credere che in soli 4 km di salita si sganci già la fuga giusta e la lunga discesa che segue porta direttamente ai piede del duro ed affascinante Col d'Aubisque, dove la corsa potrebbe esplodere (volendolo): sono 16.5 km al 7.1% di media, con pendenze cattive soprattutto negli ultimi 10.5 km (media dell'8.3%, max 13%). A complicare le cose ci pensa anche la successiva discesa, una delle più tecniche dei Pirenei, spezzata dalla risalita al Col du Soulor (circa 2 km al 5%). Al termine della discesa svolta secca a destra e inizia subito il Col de Spandelles (10.3 km all'8.3%) con la strada che non molla quasi mai l'8/9% e tocca talvolta punte anche più cattive, soprattutto nella parte iniziale (max 15%). Segue un'altra discesa molto insidiosa di 16 km e 18 km di fondovalle a salire fino a Luz-Saint-Sauveur, dove inizia l'ascesa finale al Col du Tourmalet: sono 18.9 km al 7.4% di media; si pedale quasi sempre tra il 7 e il 9%, eccetto alcuni tratti un po' più semplici; la musica cambia dopo il penultimo tornante, quando mancano poco meno di 2 km al traguardo, con la pendenza che si alza in doppia cifra e ci rimane costantemente (media 10%, max 13%). Questo è anche l'unico passaggio sopra i 2000 metri di tutta la Vuelta. Al traguardo si saranno accumulati in questa tappa 4000 metri di dislivello.

 

Sabato 9 settembre - 14a tappa: Sauveterre-de-Béarn - Larra-Belagua (156.2 km)

Seconda tappa di montagna consecutiva, forse quella più di tutte pensata per stravolgere la classifica, anche questa col difetto e di essere molto contenuta. Ad ogni modo in poco più di 100 km si sommano circa 3500 metri di dislivello e, soprattutto, l'ultima salita non sarà la più dura e la penultima sarà una delle più dure di tutta la Vuelta. La rumba inizia infatti dopo una cinquantina di km di fondovalle, ai piedi del Col de la Houcère, 11.1 km all'8.8% con la pendenza che parte subito tosta (dopo il primo km inizia un tratto di 3 km al 10.5%, max 14%) per poi essere leggermente più agevole (8% circa) nella seconda parte. L'ennesima discesa tecnica di questi due giorni (nonché talvolta molto ripida) conduce ad un tratto di fondovalle, prima a favore (7 km al -2.2%) e poi a salire (5.5 km all'1.8%) che precede la salita chiave del giorno, il Port de Larrau, salita molto dura ed affascinante, troppo ignorata dal ciclismo e sicuramente dalla Vuelta, che di qui non era mai transitata: ufficialmente 14.9 km all'8% (anche se la salita inizia davvero qualche metro più avanti) con i primi 10 km durissimi (9.7% di media, max 16%) che portano al Col de Erroymendi; qui la strada è appena ondulata, quasi pianeggiante (media 1%; il profilo ufficiale è molto più deformato del dovuto) per quasi 3 km, prima degli ultimi 1700 metri ancora molto ripidi (media 10.3%, max 14%). Da qui mancano 47.2 km, tanti, ma nemmeno troppi, teoricamente la distanza giusta per le imprese. La successiva discesa non è meno insidiosa della precedente ed immediatamente seguita dal Puerto de Laza (3.4 km al 6.3%). Il tratta che segue la discesa è l'unico sfavorevole per un attaccante, una ventina di km di fondovalle, prima a scendere poi a salire, che comunque non sono tantissimi. Poi inizia la salita finale verso gli impianti di Larra-Belagua, non durissima, adatta ad essere collocata in questo modo: sono ufficialmente 9.5 km al 6.3%, ma di fatto la salita finisce dopo i primi 8 km (media 7.2%, max 10%), al Portillo de Eraize. La pendenza poi è sempre più lieve, con l'ultimo km che è quasi pianeggiante (1%).

 

Domenica 10 settembre - 15a tappa: Pamplona - Lekunberri (158.3 km)

Il weekend si chiude con una tappa a ridosso dei Pirenei, ma allergica alle montagne, scelta quantomeno discutibile. Ne esce una frazione mossa, senza le pendenze e le occasioni giuste per smuovere le cose. Probabilmente sarà una tappa destinata alle fughe, con un plausibile no-contest tra gli uomini di classifica, anche se non si può escludere che gli abbuoni posti sull'ultimo GPM stuzzichino la fantasia di qualcuno. La tappa parte subito ondulata, con una serie di salitelle senza GPM: Ciriza (1 km al 6%), Ermita de Artazu (2.2 km al 4.5%), Mañeru (2.5 km al 6%) e Lorca (2.5 km al 4%). Dopo Estella inizia la lunga salita al Puerto de Lizarraga, spezzata in 3 tronconi (il dato ufficiale di 19.3 km al 2.6%, include gli ultimi due): quello verso Muru (3.7 km al 5%), quello verso Lezaun (6.5 km al 4.4%) e gli ultimi 4 km verso il colle (media del 4.6%, ultimi 2 km al 6.2%). Segue una discesa veloce di 10 km e una ventina di km, poi uno zampellotto precede il primo passaggio sul Puerto de Zuarrarrate: sono 7.3 km al 4.8%; la media è leggermente falsata da un breve tratto a favore e il tratto centrale di 5 km ha una media del 5.7%. La discesa - pedalabile, ma su strada stretta e tortuosa - porta direttamente a Lekunberri, dove, senza transitare dal traguardo, inizia il giro finale di 29.7 km. Si affronta subito un'altra salitella (1.3 km al 5%), quindi la relativa discesa; poi un fondovalle a favore di 9 km porta a Irutzun, dove inizia quasi immediatamente per la seconda volta la salita del Zuarrarrate. Dalla vetta mancheranno soltanto 8.5 km: 7 sono di discesa, il resto è praticamente pianura; l'ultima curva, con cui si esce dal circuito, è posta a 600 metri dal traguardo; il lungo rettilineo finale è in leggerissima salita (1%).

 

Lunedì 11 settembre - Riposo

 

Martedì 12 settembre - 16a tappa: Liencres Playa - Bejes (120.1 km)

Dopo il secondo giorno di riposo arriva un'altra tappa tipicamente da Vuelta, tutta sul mare, con impennata finale da ribaltamento, che di fatto è la tappa di apertura del trittico asturiano. Un unipuerto in piena regola, anche se c'è da dire che i primi 90 km sulla costa sono piuttosto mossi e raramente pianeggianti. L'arrivo è posto in cima alla rampa di Bejes, dopo 4.8 km all'8.8% di media: questo dato nasconde un tratto centrale di 1200 metri al 3%, che separa una prima rampa di 1700 metri al 10.4% (max 14%), dalla seconda di 1600 metri all'11.3%, max 15%; rimagono poi 300 metri un po' più semplici (8/9%) per arrivare al traguardo.

 

Mercoledì 13 settembre - 17a tappa: Ribadesella / Ribeseya > Altu de L'Angliru (124.4 km)

Arriva il gigante della Vuelta, l'Angliru, giustamente messo in una tappa breve che concentra l'attenzione sulla salita finale, ma comunque preceduta da tre ascese molto ripide che possono reggere il confronto e lasciare una minima percentuale di possibilità che qualcuno voglia attaccare prima. Il percorso è pressoché pianeggiante per quasi 50 km, poi dopo Nava si incontrano le prime ondulazioni. Poco dopo inizia la prima salita, l'Alto de la Colladiella: formalmente sono 7.8 km al 7.1%, ma per 1 km la pendenza è ancora impercettibile; dopo un primo strappo (max 11%) e un altro tratto in falsopiano, inizia il tratto finale di circa 5 km all'8.8% (max 14%). Segue una discesa tecnica di oltre 6 km, quindi una decina di km di falsopiano a scendere fino al traguardo volante di Figaredo e altri 6.5 km di pianura per arrivare ai piedi del tradizionale preambolo all'Angliru, l'Alto del Cordal: sono 5.4 km al 9.2%, formati da tre rampe in doppia cifra (max 14%) separate da tratti più semplici. Un'altra discesa molto insidiosa, spesso fondamentale per l'approccio della salita finale, porta direttamente ai piedi dell'Angliru: la salita misura formalmente 12.4 km, ma di fatto inizia un po' prima; la pendenza media del 9.8% è peraltro falsata dal tratto in discesa che porta al traguardo (circa 500 metri al -4%). La salita inizia con un tratto di circa 5 km al 7.5% che apre le danze e a cui si arriva già inchiodati dalle salite precedenti; dopodiché alcune centinaia di metri quasi pianeggianti portano ai piedi dell'ultima impennata di circa 6.5 km al 13% e punte fino al 24%; il tratto più duro (1 km al 18%) termina a 2 km dal traguardo, poi la strada si ristabilizza su pendenze leggermente più umane (media 13%) per un km abbondante, fino a spianare poco dopo la flamme rouge.

 

Giovedì 14 settembre - 18a tappa: Pola de Allande - La Cruz de Linares (178.9 km)

Nella terza giornata asturiana arriva una tappa che fa le veci del tappone da terza settimana. Certo questo non può essere un tappone, ma è quantomeno una tappa dove ci si può inventare qualcosa. In quasi 180 km si sommano 4000 metri di dislivello. La prima piccola difficoltà si incontra quasi subito per raggiungere El Puelo (quasi 3 km al 4.3%), poi dopo una breve discesa si percorrono 20 km pianeggianti prima di tornare a salire. Le asperità verso Merillés (3 km al 5.5%, max 9%) e dopo Combarcio (1.5 km al 6.5%, max 8%) precedono la salita vera e propria all'Alto de las Estacas (5.1 km al 7.5%, max 10%). Dopo una discesa tecnica di 8 km, si percorre un nuovo tratto di fondovalle di 22 km porta ai piedi del Puerto de San Lorenzo, storica ed impegnativa salita che fungerà da spartiacque: sono 9.9 km all'8.6% di media spezzati in tre tronconi da decisi tratti di respiro; nell'ordine si superano impennate di 2.8 km all'11.3% (max 16%), di 2.7 km all'11.7% (max 15%) e di 1.5 km al 9.7% (max 13%). Dalla vetta mancano ancora 90 km, ma la tappa da qui in poi offre meno respiro e se bisogna inventarsi qualcosa, il San Lorenzo non è un'opzione da escludere. Anche nella successiva discesa si può fare la differenza e i successivi 18 km di fondovalle sono tutti a favore e molto veloci, quindi meno temibili di quanto si pensi. Al termine di questi arriva un'altra impennata breve ma intensissima, l'Alto de Tenebredo: sono 3.4 km al 9.5% spezzati da una breve discesa in un primo strappo di 1 km all'11.7% (max 14%) e un secondo di 1800 metri all'11.6% che include una rampa tremenda di 400 metri in cui si sfiora il 20% di pendenza massima. Segue un'altra discesa per niente banale di 6 km, quindi un'altra salitella di circa 3 km al 4.5% verso località La Corrapiedra. Una discesa veloce e soltanto 6 km di fondovalle sono sufficienti ad arrivare ai piedi della Cruz de Linares per la prima volta. La salita misura 8.3 km ed ha una pendenza media dell'8.6%; sono durissimi i primi 5 km (media 10%, max 16%), poi si fa più irregolare: 500 metri al 3% concedono respiro prima di un'altra rampa di 1200 metri al 9% (max 11%), poi si incontra addirittura una breve discesa prima degli ultimi 1500 metri in salita; la pendenza torna stabilmente cattiva nell'ultimo km (8.5%). La discesa è molto tecnica e termina appena 9 km prima di imboccare nuovamente la salita; ne consegue che già il primo passaggio sarà un'ottima occasione per attaccare, sempre che non si sia tentato un colpo a sorpresa già nelle salite precedenti.

 

Venerdì 15 settembre - 19a tappa: La Bañeza - Íscar (177.1 km)

Per riprendere fiato arriva un bel biliardo dove i velocisti ancora in corsa potranno agevolmente giocarsi un altro - a dir la verità non sarebbero tantissimi - successo di tappa. La tappa è quasi completamente priva di ostacoli, anche planimetricamente: l'ultima curva a destra è a oltre 2 km dal traguardo e porta direttamente su un lunghissimo rettilineo di arrivo quasi perfettamente pianeggiante.

 

Sabato 16 settembre - 20a tappa: Manzanares El Real - Guadarrama (207.8 km)

Siamo alla vigilia della passerella, ma la classifica generale è ancora tutta da scrivere. Per chiudere questa Vuelta non si è scelto un tradizionale tracciato di montagna sulla Sierra de Guadarrama, bensì una tappa che sfrutti la zona più a sud, ai piedi del Monte Abantos. L'idea è buona, sia per variare il canovaccio, sia in sé per costruire una frazione più incerta dove ci si possa muovere da lontano senza salite troppo temibili a narcotizzare la corsa; è ottimo anche il fatto che proprio qui si sia scelto almeno per una volta di abbattere il muro dei 200 km, fatto che - sommato alla fatica delle 19 tappe precedenti - potrebbe mettere in crisi più di uno nel finale di tappa. Tuttavia per tutto il giorno mancano pendenze importanti e per di più l'unico strappo un po' più arcigno è proprio l'ultimo. L'idea di una classica come chiusura della corsa è da riproporre, ma forse bisognerebbe ostacoli più consoni, dove stare a ruota non sia sempre palesemente la scelta vantaggiosa. In avvio si sale subito il Collado del Portzago, in tutto 10.8 km al 3.4%, ma divisa da una breve discesa in due tratti distinti di salita (5/6%); con una quindicina di km si arriva a El Escorial, dove inizia la salita al Puerto de La Cruz Verde (7 km al 5%, max 8%). Qui si entra nel circuito centrale di 53.4 km, da ripetere per due volte, con una serie di asperità che non lasciano respiro: la salitella verso Valdemaqueda (1.5 km al 5%) e lo strappo di Las Chorreras (1 km al 5.5%) anticipano la vera sequenza di salite composta da La Escondida (9 km al 4.1%), La Paradilla (senza GPM, circa 2.5 km al 5.5%), Alto de Santa María de la Alameda (5 km al 5.6%), Alto de Robledondo (ignorando i dati ufficiali errati, 4 km al 6.1%). Completati i due giri e ripercorsa la discesa della Cruz Verde, si esce dal circuito con lo strappo di Cerro del Robledillo (circa 2,5 km al 7%), da cui si scende con 8 km di strada ondulata. La strada torna immediatamente a salire per tornare al Puerto de la Cruz Verde (formalmente 7.2 km al 3.9%, ma in tutto dal fondovalle sono 11.5 km al 3.3%): un tratto di 1.5 km al 4.2% è seguito da quasi 5 km di falsopiano (2% di media); poi inizia un primo strappo di circa 1500 metri al 5.5% con una breve toccata in doppia cifra, seguito da altri 1500 metri quasi pianeggianti; poi si entra nel tratto più duro di quasi 2 km al 6.5% di media; da qui mancano 1300 metri nuovamente in falsopiano (2.5% di media) fino al GPM. Si scende a El Escorial, per poi imboccare la salita finale: un primo tratto di circa 1500 metri al 4% consente di superare anche l'inizio formale dell'Alto San Lorenzo de El Escorial (ufficialmente 4.6 km al 6.6%) e arrivare sotto il primo tratto impegnativo (1 km all'8%, max 10%) che porta al traguardo volante posto nei pressi del celebre monastero; poi si entra nel centro storico della località con 500 metri quasi pianeggianti, prima di inerpicarsi sugli ultimi 2.3 km all'8% di media (primi 600 metri al 14%). In vetta mancano soltanto 12.2 km e vengono distribuiti anche secondi di abbuono. A circa 7.5 km dall'arrivo termina la discesa e inizia un tratto di strada quasi del tutto rettilineo, in cui si alternano falsopiani in salita e in discesa (gli ultimi 700 metri sono in lieve ascesa, al 2.5%); l'ultima curva ad angolo retto a sinistra si trova a 350 metri dal traguardo.

 

Domenica 17 settembre - 21a tappa: Hipódromo de la Zarzuela - Madrid. Paisaje de la Luz (101.1 km)

Questa edizione della Vuelta si chiude con il tradizionale circuito di Madrid, lungo 5.8 km e ripetuto interamente per 9 volte. Il finale madrileno viene solitamente adibito ad una passerella non dissimile da quella parigina e l'arrivo in volata dovrebbe essere quasi scontato.

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Francesco Dani
Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.