L'arrivo vincente di Jonas Vingegaard sul Tourmalet © Jumbo-Visma
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Rumble in the Jumbo! E li misero tutti al tappeto

Clamorosa tripletta all'arrivo che diventa tripletta in classifica: sul Tourmalet vince Jonas Vingegaard su Sepp Kuss e Primoz Roglic, la Vuelta a España è affare interno alla squadra olandese. Per Remco Evenepoel un devastante naufragio

08.09.2023 20:20

Che botta” non rende certamente l'idea. "Che batosta" è più vicino ma siamo ancora lontani. “Che tranvata” è certo più pittoresco ma continuiamo a gravitare intorno al concetto senza centrarlo del tutto. “Che patatrac” fa troppo tv anni '80… “Che devastazione” suona come già sentito ma ci siamo quasi… “Che guerra punica”… beh, questa forse ci può stare: che guerra punica!

Al grido di delenda carthago le giallonere centurie spazzano via gli avversari e spargono il sale per non far ricrescere più manco l'erba, con sommo dispiacere degli amanti del reggae. Il Giro l'hanno vinto con Primoz Roglic; il Tour l'hanno portato a casa con Jonas Vingegaard; ora in questo fantasmagorico gioco delle tre carte stanno provando il colpaccio del secolo, la Vuelta con Sepp Kuss. Ma non sono contenti: vogliono fare primo-secondo-terzo, gli uomini ce li hanno, le possibilità pure, e dopo il leggerissimo azzeramento della salivazione provocato oggi nei rivali, ci stanno credendo a tutta forza. La Jumbo-Visma vismagnetizza gli hard disk e cancella tutte le memorie per fare spazio a qualcosa che mai s'era visto prima, una squadra che vince i tre GT di una stagione, con tre uomini diversi, aggiungendo alla fine una corsa tris che nemmeno Soldatino-King-D'Artagnan

Ecco, il caso vuole che la corrispondenza Soldatino-Kuss sia perfetta, Sepp è davvero un soldatino (perdonateci l'uso giocoso di termini bellici); Vingegaard è indubbiamente un re (quindi finirà secondo?); D'Artagnan si attaglia ottimamente a un Roglic che a volte ha esibito un pizzetto da moschettiere, e che coi suoi colpi di fioretto nei finali di tappa… va bene, ci siamo capiti, usciamo dalla metafora.

Per entrare in una veloce analisi di quello che abbiamo visto oggi, una corsa scoppiata prima del previsto e non necessariamente per merito della mostruosa Jumbo, più che altro sono stati alcuni dei protagonisti attesi a mancare clamorosamente all'appuntamento, dando vita prestissimo a un depauperamento dello scenario che sarebbe poi culminato con la desertificazione operata dal team olandese sulle rampe del Tourmalet.

Per Remco una disfatta su tutta la linea

Narra la leggenda che un tifoso toscano presente sul percorso abbia urlato a Remco “Aubìsquero, guarda che mancano ancora 90 chilometri alla fine!” nel momento in cui Evenepoel chiudeva per ferie sulla seconda salita di giornata (ma la prima vera), l'Aubisque appunto. E dato che ora state pensando a quali bassezze possa un uomo scendere solo per fare un bieco gioco di parole in un articolo sul ciclismo, allargate un po' il campo e immaginate a cosa si sarebbe disposti quando la posta in gioco è molto più alta. Come una Vuelta? Di più: come una reputazione. Perché quando ti stacchi a 90 km dalla fine sui Pirenei sai che il tempo lo si raccoglierà a mezz'ore, e che ciò potrebbe comportare revisioni profonde (al ribasso) di giudizi e convinzioni. Ma qualunque cosa fosse disposto a fare Remco, attaccarsi a un'ammiraglia o farsi passare la bomba da Fantozzi, a nulla sarebbe servito, nel giorno della deriva più disastrosa.

Non è la prima per il 23enne di Aalst: al Giro 2021 visse qualcosa di simile, ma tutti noi qui presenti sappiamo benissimo che l'Evenepoel di due anni e mezzo fa era un altro; quello attualmente in gara è parente del vincitore della Vuelta 2022, certo oggi pareva veramente il cugino medioman di quello che dodici mesi fa diede prova di poter vincere un GT. Ma per quanto possiamo rinviare all'infinito i bilanci che non ci piace fare, a un certo punto certe cose ce le dovremo dire: Evenepoel è fortissimo, ma se lo metti al cospetto della Jumbo-Visma in un grande giro sembra solo un Pogacar meno fricchettone. Rivale in teoria, per modo di dire, ma in realtà respinto con perdite. Grosse perdite.

Già l'anno scorso, per dirla tutta, Remco perse qua e là qualche colpetto, seppur in un contesto molto più sereno per lui; poi badò direttamente Roglic, autoeliminandosi, a chiudere la questione prima che capissimo compiutamente. Stavolta la JV è scesa in terra di Spagna in forze, anzi più in forze di quanto essa stessa probabilmente pensasse; perché al vincitore del Giro e a quello del Tour, il management olandese ha affiancato pure il vincitore della Vuelta (col piccolo dettaglio che quest'ultima terzina del sonetto deve ancora compiersi, ma chi dubita ormai dell'epilogo?). Una squadra mostruosa l'abbiamo già detto?

Facile uscirne con le ossa rotte, insomma. Ma c'è rotto e rotto, insegnano le nonne. L'irreparabile è un'altra cosa, e oggi Evenepoel ce ne ha fornito ampio materiale didascalico. Che significa questo otto settembre per la carriera del fuoriclasse fiammingo, cosa rappresenterà questo drammatico armistizio per le ambizioni future (il presente - dopo oggi - è già passato per lui) del ragazzo? Come potrà pensare di puntare sui grandi giri se in essi ha uno storico che comprende due clamorosi passaggi a vuoto (e mezzo) su tre partecipazioni (e mezza)?

Cioè, ovvio che può puntarci ancora e lo farà, del resto il suo percorso di crescita ha tutte le possibilità di proseguire. Ma sbattere contro certi muri non fa bene al fisico e all'anima. I contraccolpi della rotta odierna li potremo valutare solo nel 2024. Sì, al termine di questa stagione che, nonostante un'altra Liegi e un'altra San Sebastián messe in saccoccia e un Mondiale a crono conquistato per la prima volta, gli lascerà addosso (a lui, a lui, che c'entriamo noi?) uno sgradevole senso di incompiutezza. Mitigabile col Lombardia? Ma lo farà, alla fine, il Lombardia?

Vuelta a España 2023, la descrizione della tredicesima tappa

La Vuelta a España 2023 è arrivata infine sui Pirenei, per la tredicesima tappa, Formigal-Tourmalet di 134.7 km attraverso Portalet, Aubisque, Spandelles e appunto Tourmalet. Il primo attacco ha portato il nome di Élie Gesbert (Arkéa Samsic), partito subito sulla salita del Col du Portalet ma raggiunto prima del Gpm dei -130, su cui è transitato per primo Romain Bardet (DSM-Firmenich); il francese è rimasto per un po' solo al comando ma lungo la discesa è stato raggiunto. Cose da annotare prima dell'Aubisque: un guaio meccanico per Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), un allungo di Eduardo Sepúlveda (Lotto Dstny) poi raggiunto da Jonathan Castroviejo (INEOS Grenadiers) ed Edward Theuns (Lidl-Trek).

Sulla salita poi si sono portati sul terzetto altri tre uomini: Edward Planckaert (Alpecin-Deceuninck), Stefan Bissegger (EF Education-EasyPost) e Imanol Erviti (Movistar); ma tutti sono stati raggiunti ai -101, dopo appena un chilometro di Col d'Aubisque. Lungo la scalata i tentativi si sono succeduti, ancora Sepúlveda, Geraint Thomas (INEOS), Rémy Rochas (Cofidis), Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), Welay Hagos Berhe (Jayco AlUla), ma nessuno di questi ha avuto spazio.

Buchmann ha tentato un nuovo affondo, stavolta con Max Poole (DSM) e Pelayo Sánchez (Burgos-BH), quindi s'è mosso anche Cian Uijtdebroeks (Bora), ma la svolta della giornata era dietro l'angolo: anticipato da una prima defaillance di João Almeida (UAE Emirates), Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step) ha perso contatto dal già selezionato gruppetto dei migliori a 90 km dal traguardo e 4 dalla vetta. La presenza di Almeida al suo fianco non serviva certo a rendere più allegro il momento del belga, affiancato da diversi compagni.

A questo punto la Jumbo-Visma non s'è fatta pregare e ha accelerato in testa al gruppetto; poco prima del fattaccio era partito Andreas Kron (Lotto), su cui successivamente sono rientrati Kenny Elissonde (Lidl) e Cristián Rodríguez (Arkéa), e infine pure Michael Storer (Groupama-FDJ), che in vista del Gpm ha piantato tutti ed è transitato solo: categoria especial, 15 punti, il leader della pois (Jesús Herrada della Cofidis) ne aveva solo 22, ed ecco che all'australiano è venuta all'improvviso un'idea. Intanto gli altri tre lo hanno subito raggiunto in discesa, il gruppo maglia rossa è passato a mezzo minuto, Remco a 1'50", staccato ingloriosamente pure dallo stesso Almeida nell'ultima parte di Aubisque (1'10" il distacco del portoghese al Gpm).

Chi sperava che Evenepoel potesse recuperare sulla discesa verso Las Ganques si è dovuto scontrare con quel fastidioso mostro mitologico rispondente al nome di “Amara Realtà”: anche nel momento in cui la Jumbo ha temporaneamente tolto il piede dall'acceleratore, sono andati a tirare in testa al gruppo (circa 35 unità) i Bahrain-Victorious, su una contropendenza che risaliva un po', sicché Remco non si è riavvicinato di niente. Ai -74 sono stati ripresi i quattro battistrada e il distacco di Evenepoel era praticamente uguale a quello patito poco prima al Gpm.

La Bahrain, se era lì, aveva i suoi motivi: promuovere attacchi in discesa. Ad allungare sono stati infatti Mikel Landa e Damiano Caruso, e subito è piombata loro addosso la coppia Jumbo Sepp Kuss-Jonas Vingegaard: Primoz Roglic, fin qui, al coperto. Il quartetto ha preso mezzo minuto nella seconda parte di picchiata, poi quando si è approdati sullo Spandelles la UAE Emirates ha capito che non era propriamente un'idea geniale lasciare margine a certi avversari, sicché, con potenti trenate di Finn Fisher-Black, è andata a chiudere ai -61 (8 dalla vetta).

Le pendenze del Col de Spandelles davano ampie possibilità di attacco, e in effetti Landa ci ha subito riprovato, marcato da Vingegaard, Marc Soler (UAE), Kuss, Roglic, Enric Mas (Movistar); il primo gruppetto ha chiuso ai -60.5, e allora è ripartito Vingegaard, seguito da Landa; di nuovo Soler, Kuss, Mas e Roglic si sono rifatti sotto, e poi anche il resto del drappello buono, formato ai -59 da una quindicina di unità. Il ritmo imposto a questo punto da Wilco Kelderman (Jumbo) non era il massimo della vita, e infatti da dietro i rientri si sono moltiplicati, compreso quello di Robert Gesink, altro Jumbo pronto a gregariare. Uhm, un trenino Jumbo a 40 km dal Tourmalet, sai che botta di benzodiazepina su una corsa che fino a poco prima prometteva la luna in termini di spettacolo!

La magistrale manovra di conquista della Jumbo-Visma

Ma chi c'era in questo drappellone? I cinque Jumbo li abbiamo citati, Soler con Juan Ayuso per la UAE, Mas con Einer Rubio per la Movistar, Landa con Santiago Buitrago per la Bahrain, Lenny Martinez con Storer per la Groupama, Uijtdebroeks con Buchmann e Aleksandr Vlasov per la Bora, poi i cani sciolti Rodríguez, Poole, Juan Pedro López (Lidl), Hugh Carthy (EF), Steff Cras (Intermarché-Circus-Wanty) e David De la Cruz (Astana Qazaqstan). Avvicinata la cima dello Spandelles, Michael Storer si è ricordato dell'idea che aveva avuto prima ed è scattato a un chilometro e mezzo dallo scollinamento, andando a prendersi i 10 punti in palio (1a categoria) e strappando così virtualmente i pois dalla maglia di Herrada (25-22 per l'oceanico).

In cima c'erano anche gli abbuoni (6-4-2"), e alle spalle di Storer si sono bonificati Vingegaard e Ayuso; Almeida è passato a 2' dai migliori; Evenepoel a oltre 7', travolto da un insolito destino, lui che da campione uscente si aspettava da se stesso ben altri orizzonti. Nel non lunghissimo fondovalle pre-Tourmalet non è successo più niente, il trenino giallonero ha proseguito in salita con Gesink e poi di nuovo Kelderman. Il ritmo di Wilco ne ha fatti saltare diversi (su tutti Martinez), ed erano rimasti in 11 quando, a 8 km dalla vetta, Jonas Vingegaard è partito.

Immediata è stata la risposta di Ayuso, poi si sono accodati Kuss e Mas, poi Roglic, Landa e Uijtdebroeks, ma Jonas è ripartito ai 7.7, e stavolta ha fatto la differenza: malgrado ci abbia provato, Mas non è riuscito a prendere la ruota del danese, restando per il momento con Kuss, Roglic, Ayuso e Uijtdebroeks (e a tratti anche Mikelastico Landa). Soler, secondo della generale, era più indietro con Cras e Vlasov, senza la minima chance di poter rientrare.

Ai 5.5 Mas ha riprovato una cosa, ma ha trovato di nuovo la marcatura agevole di Kuss, che nel giro di un chilometro e mezzo l'ha convinto a mollare: infatti ai -4 Enric si è rialzato, Sepp ha proseguito da solo per altri 500 metri, poi s'è fermato pure lui. Semaforo verde più che mai per il nordico venuto dallo spazio. Tanto Kuss la sua sparata finale se l'era riservata, e l'ha esplosa ai 1200 metri, dopo un paio di timide azioni/reazioni di Ayuso e poi Uijtdebroeks.

A quel punto, se dobbiamo dare credito ai Gps, Vingo aveva un minuto, al traguardo glien'è rimasto mezzo e questo ci dice quanto possa lo statunitense, sul proprio terreno. Ma la giornata di gloria non era completa con primo&secondo, ci voleva proprio lo schiaffazzo finale a tutti gli altri, e a quello ci ha pensato Roglic, con uno scattino dei suoi, buono per staccare gli altri e assicurarsi il terzo posto di tappa: prove generali di classifiche generali.

Roglic ha chiuso a 33" da Vingegaard, a 38" sono arrivati i più giovani della compagnia (Ayuso e Uijtdebroeks), a 40" Mas; Landa è transitato a 1'15" da Jonas, Vlasov a 2'12", Cras a 2'32", Soler a 3'08"; Almeida a 6'47"; Martinez a 8'25"; Simone Petilli (Intermarché), primo degli italiani, 28esimo a 22'14"; Bardet a 24'23"; Thomas a 26'15"; Remco Evenepoel: 27'05".

Il grande dissesto del Tourmalet ci rende la classifica che sull'ammiraglia Jumbo-Visma da sempre sognavano: tutti loro i primi tre posti, 1'37" per Kuss su Roglic, 1'44" su Vingegaard (che, fregandosene dei propositi di Storer, ha raccolto pure sufficienti punti Gpm per prendere la maglia a pois: 36-25 per lui, e contiamo pure Kuss ora secondo a 27). Il primo del resto del mondo, Ayuso, è quarto a 2'37"; Mas paga 3'06", Soler 3'10", Landa (risalito in settima posizione) 4'12". Uijtdebroeks entra nei 10, nono a 5'30"; Remco rotola al 19esimo posto a 27'50". E possono partire i titoli di coda.

Domani si bissa coi Pirenei, la quattordicesima tappa della Vuelta a España 2023 porterà il gruppo da Sauveterre-de-Béarn a Larra-Belagua, 156.2 km comprendenti le dure pendenze di Hourcère, Larrau e Portillo de Lazar prima della salita che porterà al traguardo, difficile soprattutto nella prima parte dei suoi 9 chilometri abbondante. Di terreno per continuare a farsi male ce ne sarà ancora tanto, vedremo se sarà ancora tanta anche la voglia di battagliare o se lo strapotere Jumbo-Visma farà passare la fantasia a tutti.

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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!