Domenico Pozzovivo all'ultimo Giro d'Italia © Giro d'Italia - LaPresse
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"Fisico e motivazioni ci sono, attendo una chiamata"

Domenico Pozzovivo, che solo lo scorso maggio chiudeva ottavo al Giro, si è raccontato tra ricordi, rimpianti e quella voglia matta di alzarsi ancora sui pedali: "Mi sto allenando come se la mia stagione iniziasse la prossima settimana"

03.02.2023 19:33

C'è una bella fetta dell'Italia del ciclismo, ma non solo, che è in trepidante attesa per conoscere il futuro di Domenico Pozzovivo, uno dei migliori scalatori che il Belpaese abbia offerto al panorama internazionale nel nuovo millennio. Lo abbiamo visto vincere, lottare, cadere e rialzarsi, ed a 40 anni compiuti appena due mesi fa la voglia di alzarsi sui pedali è quella di sempre, in attesa di un team che gli possa offrire l'attesa possibilità. Ne abbiamo parlato con l'ex Intermarché-Circus-Wanty, in una conversazione che ha toccato anche temi caldi e importanti per tutti gli appassionati di bici.

Sei ancora senza squadra ma lavori sodo per farti trovare pronto. Come sta proseguendo l'inverno di Domenico Pozzovivo?
“Mi sto allenando come se la mia stagione iniziasse la prossima settimana. Mi sono dato da subito una data simbolo di inizio della stagione, altrimenti programmare il lavoro sarebbe stato complicato. Ho fatto una prima parte di ritiro sul Teide a dicembre, mentre ora sono appena rientrato da una seconda parte di preparazione sull'Etna”.

Hai dimostrato di poter dire la tua a livelli importanti eppure, al momento, sei alla ricerca di un nuovo team. Pensi che riuscirai presto a raggiungere l'obiettivo di una nuova stagione da professionista?
“La logica direbbe di sì, poi sarà il mercato a parlare. Le ultime stagioni sono sempre state tribolate per me sotto il profilo della condizione contrattuale, visto che o ho trovato squadre che chiudevano a dicembre o ai primi di febbraio ero ancora senza un accordo. Potrebbero esserci possibilità con realtà World Tour ma non escludo di correre per un team Professional che faccia il Giro d'Italia. Non sono chiuso a nessuna ipotesi, insomma, ho solo la voglia di correre un calendario importante che veda appunto nel Giro il suo punto cardine”.

Al termine della Corsa Rosa 2022 e dell'ottimo risultato raggiunto ti saresti aspettato di dover arrivare nuovamente ai primi di febbraio senza un contratto per la stagione 2023?
“Onestamente no. Dopo l'ottavo posto dello scorso Giro avevo ottenuto ulteriori conferme al Giro di Svizzera, dunque mi sentivo e mi sento molto bene. Prima della Corsa Rosa 2022 ero indeciso se avrei continuato o meno perché, dopo l'incidente del 2019, mi ero posto come obiettivo di tornare ad alti livelli per chiudere dopo aver disputato un bel Giro. Quando però raggiungi un traguardo nel genere ed hai ancora fame, capisci che vale la pena continuare. Quindi una concomitanza di fattori mi hanno portato a cercare, già l'anno scorso, di trovare un accordo per quest'anno, magari entro l'estate. Non è andata così, ora attendiamo nuovi sviluppi".

Tornando ancora più indietro, la tua carriera è stata costellata ad oggi da altri grandi risultati come vittorie e piazzamenti di prestigio, ma anche di delusioni e momenti tragici. Quali, nei vari campi, metteresti in primo piano?
“Ovviamente la vittoria di tappa al Giro d'Italia è stato il punto più alto e bello della mia carriera. Come rimpianto non posso che indicare il fatto di non essere mai riuscito a salire sul podio del Giro. Ci sono andato vicinissimo nel 2018, quando una giornata non positiva e la concomitante rincorsa epica di Froome mi hanno precluso il traguardo. Peccato, quell'anno sentivo davvero di meritarmelo. Il momento più brutto è l'immagine di quell'auto che, nell'agosto 2019, mi ha investito. Sono stati momenti difficili in cui ho in primis temuto per la mia vita, e poi pensavo che quella sarebbe stata la fine della mia carriera. Le prime valutazioni dei medici erano tutte negative, non credevo che sarei riuscito a tornare a determinati livelli”.

Quello che hai vissuto si collega ad un tema, quello della sicurezza sulle strade, che è caldo mai come prima. Cosa pensi si possa fare per migliorare una situazione così preoccupante?
“Più di duecento ciclisti all'anno non possono raccontare quello che è capitato anche a me. Il bilancio è brutto, e quel che è ancora più brutto è che sta andando peggiorando. Innanzitutto bisognerebbe suscitare l'interesse di chi governa, al fine di porre basi legislative importanti a tutela di chi sulla strada è la parte debole, ovvero ciclisti e pedoni. E poi investire nell'educazione civica e culturale, che sono gli unici aspetti a poter rendere sensibili sull'argomento i cittadini, nuove generazioni in primis”.

Tornando alle corse, di “nuovi Pozzovivo” in termini di caratteristiche se ne vedono sempre meno nel panorama italiano. Come mai?
“Si tratta di un buco generazionale che può capitare anche alle realtà più evolute. Penso alla Francia qualche anno fa, ora è successo a noi. Che il movimento italiano non sia solido sotto questo punto di vista e che il momento che stiamo vivendo non sia semplice è evidente, fatico a pensare a scalatori italiani che si facciano valere nelle corse a tappe nei prossimi due o tre anni. C'è bisogno di ricostruire un po', ma a cronometro sta accadendo il contrario, segno che sono anche dei cicli e che non bisogna mai essere catastrofisti”.

Dalla situazione del ciclismo italiano a quella del tuo meridione, che non sembra riuscire a colmare il gap in un'Italia delle biciclette, e non solo, sempre più divisa in due. Cosa pensi a riguardo?
“Penso che personalmente non vedo nessun miglioramento al sud, sotto questo punto di vista, negli ultimi vent'anni. Non ci si può aspettare che la situazione diventi più equa se non si inizia a lavorare sodo per far crescere il ciclismo anche al sud. Certo che in un periodo di ristrettezze economiche come quello attuale mi viene difficile immaginare una crescita che non è ancora avvenuta”.

Anche per quanto detto sopra è evidente di come ci sia bisogno di uno come Domenico Pozzovivo. Sperando che tu possa trovare quanto prima una nuova squadra, sarebbe questa la tua ultima stagione da ciclista professionista?
“Se riuscissi a correre quest'anno non metterei nessuna data di scadenza. La mia carriera potrebbe non finire nel 2023 perché la motivazione è quella giusta ed il fisico c'è. In ogni caso è una riflessione che farei a tempo debito in base a come andrebbe l'annata di corse”.

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