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Neanche la Gabala ferma Mugerli

05.05.2017 13:25

Tour d'Azerbaidjan, come nel 2016 la terza tappa va all'esperto sloveno. De Negri e Turrin ai piedi del podio, domani salita chiave


Dal nostro inviato


Non sfidare la Cabala, si suol dire. Tale detto trae origine dalla tradizione ebraica che nulla ha a che fare con la quasi omonima cittadina azera, sede di partenza e arrivo della terza frazione del Tour d'Azerbaidjan. Una località famosa per essere situata a metà della Via della Seta e per essere stata una delle più ostiche avversarie dell'Impero romano.

Una delle particolarità di Gabala riguarda la cancellazione di tutta l'eredità della dominazione sovietica. Dopo l'indipendenza del paese nel 1991, Gabala ha sostituito il grigiore URSS letteralmente abbattendo la quasi totalità delle strutture dell'epoca; al loro posto una maggiore attenzione alla natura, riducendo così il divario con la concomitante campagna. Città anche sportiva, questa. E curiosamente oggi animata da due eventi: prima la tappa ciclistica quindi, a Baku e in serata, l'attesissima finale della coppa nazionale di calcio fra la formazione locale e il Karabagh

Ritirati tutti gli iraniani. Le parole di Umberto Poli, dalla Sanremo con furore
Sotto un cielo poco incoraggiante sono 115 gli atleti scattati alle 10.30 locali. Due i non partenti, ossia gli iraniani Hamid Pourhashemi e Saeid Safarzadeh; con la loro defezione la Tabriz Shahrdari conclude mestamente l'esperienza in una delle poche prove a cui prende parte nel calendario europeo.

Tra chi c'è ancora nella manifestazione caucasica vi è Umberto Poli. Il neoprofessionista del Team Novo Nordisk ha conosciuto la notorietà grazie alla lunga fuga di cui si è reso protagonista alla Milano-Sanremo. Il ventenne di Bovolone si allena con gli altri veronesi della zona, come i fratelli Viviani, Minali e Scartezzini; costoro hanno creato un simpatica pagina Instagram, BalbusMonkey, dove mostrare le loro avventure. Nell'intervista effettuata prima del via ci ha parlato anche dei prossimi appuntamenti e dei sogni come ciclista.



Cinque in fuga, il gruppo se la prende comoda
Dopo l'inizio ufficiale della tappa si sono susseguiti gli scatti. L'azione che caratterizza la giornata nasce poco prima del km 20 e vede quattro partecipanti: presenti lo slovacco Jan Andrej Cully (Dukla Banská Bystrica), l'argentino Daniel Díaz (Delko Marseille Provence KTM), il lettone Eriks Toms Gavars (Rietumu-Banka Riga) e il tedesco Christoph Schweizer (Team Sauerland NRW). A loro si aggiunge, dopo un breve inseguimento, il giapponese Ryota Nishizono (Bridgestone-Anchor).

Stanchi dalle fatiche di ieri, i componenti del gruppo decidono di lasciare andar via la fuga, il cui gap tocca l'apice attorno al km 80 con 5'05". Nel mentre, al primo traguardo volante di Oghuz (km 47.4), Schweizer si prende i punti in palio, avendo la meglio su Cully e Díaz, quest'ultimo già in avanscoperta nella frazione inaugurale.

Bel motore per Pelikán che contrattacca
Il plotone inizia a ricucire una volta oltrepassata la barriera di metà corsa, dando comunque la necessaria tranquillità all'incedere. L'unico gpm di giornata, posto al km 86.7, vede primeggiare il giovane Cully su Schweizer e Gavars, non recando alcun problema a Vitaly Buts nella speciale graduatoria. L'ex Synergy Schweizer si ripete invece nel secondo sprint intermedio, posto a Oghuz (km 127.8) in un punto pressoché identico a quello affrontato nel giro di andata verso Sheki.

Ai meno 35 km il margine è sceso a 1'30"; in questa fase, dal gruppo, evade un corridore. Si tratta di János Pelikán (Amplatz-BMC), campione ungherese in linea e a cronometro. Il ventiduenne, dopo un inseguimento di circa 5 k, riesce a riacciuffare i cinque battistrada. Questa composizione del drappello di testa dura però poco: colpa o merito dello stesso Pelikán, che scatta in contropiede. Dopo qualche pedalata rispondono all'allungo Díaz, Nishizono e Schweizer; non altrettanto riescono a fare Cully e Gavars, che si rialzano venendo ripresi dal gruppo.

Fuga ripresa, nel gruppo cadute in serie
La vivacità del magiaro si ripete attorno ai meno 16 km; l'ex Utensilnord prova ancora ad attaccare, non riuscendo a creare gap fra sé e i tre colleghi. I quali non sono per nulla felici dell'atteggiamento del passistone mitteleuropeo e decidono quindi di non collaborare più con lui. Il risultato è pressoché immediato: ai meno 8 km il plotone è ritornato ad essere compatto, con le squadre a lavorare per portare i rispettivi uomini veloci nella migliore posizione per lo sprint.

Solo che, all'incirca a meno 7 km dalla conclusione, nel gruppo si registra una brutta caduta, che coinvolge diversi atleti e spezza il gruppo in più tronconi. Tra i coinvolti lo svizzero Simon Pellaud (Team Illuminate), che pagherà al traguardo quasi 9' e lamenterà diverse ammaccature. Tale andamento prosegue nei km successivi, con due scivolate che coinvolgono ciascuna tre-quattro corridori e un'altra, verso i meno 3.5 km, dove vanno giù in diversi.

Nel rettilineo all'insù c'è ancora Mugerli
È così un gruppo di superstiti quello che va a lottare per l'affermazione di giornata, in un rettilineo finale di 1800 metri ma con pendenze negli ultimi metri che vanno dal 4% fino al 7%. Non uno sprint, dunque, per velocisti puri; e, leggendo l'ordine di arrivo, appare evidente quanto è avvenuto.

A vincere, per il secondo anno di fila, una vecchia conoscenza del ciclismo italiano. Si è imposto infatti Matej Mugerli, sloveno classe '81; se dodici mesi fa il ragazzo di Nova Gorica vestiva la maglia della casalinga Synergy Baku, ora l'ex Liquigas vi è riuscito militando per l'austriaca Amplatz-BMC. Per lui si tratta della quarta affermazione stagionale dopo il Trofeo Porec e tappa e maglia all'Istrian Spring Trophy.

Sul podio Räim e Buts, in top 5 De Negri e Turrin
In seconda piazza, comunque non troppo vicino al vincitore, chiude Mihkel Räim; l'estone dell'Israel Cycling Academy torna leader della classifica a punti e regala al proprio team, diretto da un altro ex Liquigas come Kjell Carlström, il terzo podio in altrettante tappe. Sul gradino più basso del podio sale l'ucraino ex Lampre Vitaliy Buts (Kolss-BDC Team).

Ai margini dei primi tre due italiani come lo spezzino Pier Paolo De Negri (Nippo-Vini Fantini) e il bellunese Alex Turrin (Wilier Triestina-Selle Italia). Completano la top 10 il colombiano Edwin Ávila (Team Illuminate), il tedesco Christian Mager (Team Sauerland NRW p/b Henley & Partners), il kazako Matvey Nikitin (Astana City), il bielorusso Stanislau Bazhkou (Minsk Cycling Club) e il danese Asbjørn Kragh Andersen (Delko Marseille Provence KTM).

Nessuna variazione in classifica, con il russo-azero Kirill Pozdnyakov (Synergy Baku) che guida con 39" sull'ucraino Oleksandr Polivoda (Kolss-BDC Team). Domani la frazione chiave dell'appuntamento sul Mar Caspio. 164.2 km fra Gabala e Pirgulu, con l'arrivo nell'omonimo parco nazionale. Si arriverà a quota 1408 metri slm dopo 20 km di salita sino al traguardo, con le maggiori difficoltà nella parte iniziale.
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