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Ávila non ci piglia Pirgulu

06.05.2017 11:58

Il colombiano vince la tappa regina del Tour d'Azerbaidjan, Alex Turrin sul podio. Kirill Pozdnyakov resta leader


Dal nostro inviato


Per la quarta volta negli ultimi cinque anni il Tour d'Azerbaidjan ha posto uno dei traguardi a Pirgulu. Dal punto di vista altimetrico, questa salita di circa 20 km si può dividere in due scaloni; il primo, fino ai 1135 metri slm di Melhem, con una pendenza importante. Dopo un paio di km di falsopiano si risale in maniera meno ardua fino ai meno 2 km, dove è posto il gpm. Da lì saliscendi fino al traguardo, posto di fronte al centro di preparazione sportiva del comitato olimpico azero.

Dal punto di vista sportivo, i vincitori, tutti corridori di un certo rango, si sono imposti in maniera assai diversa. Nel 2013 un giovane Jan Hirt rifilò oltre 4' al più vicino degli avversari. Nel 2014 due corridori fecero la differenza e arrivarono con 2' sui rivali; vinse Linus Gerdmann, accompagnato da un Ilnur Zakarin che ipotecò la generale. Nel 2016 Luca Wackermann ebbe la meglio su Nikita Stalnov e Rinaldo Nocentini, con tredici atleti giunti nello spazio di 25".

Giornata più fredda delle precedenti
Il via da Gabala, dove 114 degli arrivati di ieri si sono presentati al foglio firma (unico assente Dominik Hrinkow), viene dato alle 9.30 sotto un cielo plumbeo. Non eccessivo il pubblico alla partenza, rispetto alla folla ammirata ieri nella medesima località; in compenso, ad ogni stradina incontrata nel successivo tratto di aperta campagna, i residenti dei piccoli insediamenti sono tutti a bordostrada, molti dei quali con bandiera azera in mano.

Nel corso della giornata i corridori troveranno diversi rovesci che, accompagnati da una temperatura poco gradevole, hanno portato ad uno sbalzo termico non indifferente rispetto alle giornate precedenti. Fortunatamente per gli atleti, nella salita finale un pallido sole ha fatto capolino nella riserva naturale creata nel 1968 e in cui abita, fra le altre specie, l'orso bruno.

Si muovono anche Santaromita e De Marchi, intervistato alla partenza
Non appena il presidente di giuria dà il via alla tappa iniziano gli scatti. Il primo a guadagnare qualche metro è Nurbolat Kulimbetov (Astana City), ma il kazako viene ripreso attorno al km 5. Successivamente un gruppo di otto unità, di cui fa parte Ivan Santaromita (Nippo-Vini Fantini), riesce ad evadere; dureranno fin poco dopo il traguardo volante di Vendam (km 10.8), vinto da Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy) su Andreas Walzel (Hrinkow Advarics) e Santaromita.

Successivamente si sviluppo un'altra azione di quattro unità, che però non va a buon fine. Presenti Jonas Härtig (Team Sauerland), Peeter Pruus (Rietumu Banka Riga), Ryu Suzuki (Bridgestone Anchor) e Mattia De Marchi (Hrinkow Advarics). Proprio il friulano, alla prima stagione nella compagine austriaca, ci ha rivelato all'inizio della tappa le impressioni sulla nuova esperienza, e non solo.



Finalmente nasce la fuga, c'è Pellaud
Neppure al traguardo volante di Ismayilli (km 38.5), vinto da Vitaliy Buts (Kolss BDC Team) su Pruus e Ivan Balykin (Torku SekerSpor), si è formata l'azione di giornata. Dopo ulteriori e ripetuti tentativi, la fuga è nata poco prima del km 70; iniziatore lo svizzero Simon Pellaud (Team Illuminate), ieri caduto nel finale. All'ex IAM Cycling si sono aggiunti il giapponese Manabu Ishibashi (Bridgestone Anchor) e, come ieri, lo slovacco Jan Andrej Cully (Dukla Banská Bystrica).

Il gruppo, che ha perso per ritiro prima il finlandese Antti Sizko (CCB Velotooler) e poi il francese Quentin Valognes (Team Novo Nordisk). I tre battistrada hanno guadagnato fino a 4'45", poco prima dello sprint di Agsu, vinto da Cully su Ishibashi e Pellaud. L'elvetico ha ovviamente fatto la voce grossa nell'inedita ascesa di Shamakhy (km 117.4), con Cully subito staccato e Ishibashi bravo a non perdere terreno e a scollinare in testa.

In quattro all'attacco, c'è Turrin
In gruppo non si è rimasti tranquilli: prima un tentativo del canadese Benjamin Perry (Israel Cycling Academy), che non riesce a guadagnare. Quindi un attacco decisamente più incisivo di quattro unità. Protagonisti il russo Ildar Arslanov (Gazprom-RusVelo), i colombiani Edwin Ávila (Team Illuminate) e Jhon Anderson Rodríguez (Delko Marseille Provence KTM) e il bellunese Alex Turrin (Wilier Triestina-Selle Italia), ieri buon quinto.

I quattro scollinano con un po' di margine sul gruppo; nella discesa tale margine si amplia e sia Ishibashi che Pellaud vengono ripresi e staccati. Ai meno 30 km il vantaggio ha già raggiunto quota 1'35", diventati ben 2'50" ai meno 20 km, quando inizia la salita finale. I quattro continuano a pedalare in armonia e, conseguentemente, il gap del gruppo si mantiene pressoché stabile anche ai meno 10 km.

Nel gruppo si muove Pozdnyakov; davanti alleanza colombiana
La dominante Kolss BDC Team ha provato a ribaltare la classifica lanciando in avanscoperta Andriy Vasylyuk (Kolss BDC Team), ma l'ucraino è stato prontamente riassorbito. Ben altra consistenza e fortuna ha il drappello che si lancia successivamente: vanno via il francese Rémi Di Gregorio (Delko Marseille Provence KTM), l'austriaco Hermann Pernsteiner (Amplatz-BMC), il kazako Vadim Pronsky (Astana City) e, soprattutto, il capoclassifica azero Kirill Pozdnyakov (Synergy Baku).

Ma per andare a prendere i battistrada è troppo tardi, dato che ai meno 3 km conservano ancora una novantina di secondi. Il primo a provare a partire è Rodríguez, interessantissimo scalatore in orbita Quick Step Floors. Su di lui riesce a rientrare prima Turrin e poi gli altri due. Successivamente è la volta dell'altro colombiano, Ávila; e il veneto non ha le forze per andare a riagganciarlo.

Vince Ávila, sul podio Turrin
È così il ventisettenne sudamericano, già campione mondiale su pista, si prende la terza affermazione stagionale dopo le due conquistate al Tour de Taiwan. Secondo posto a 2" per Ildar Arslanov, che nel finale ha superato un coraggioso Alex Turrin, terzo a 5". Il neoprofessionista, dopo l'arrivo, ci spiega con dovizia di particolari come è andata la frazione odierna.



Nei 10 anche Santaromita, domani ultima tappa
Quarto Jhon Anderson Rodríguez a 9", quindi Pronskiy, Di Grégorio, Pozdnyakov e Pernsteiner a 1'18". Chiudono la top 10 Artem Ovechkin a 1'40" e Ivan Santaromita a 1'46". Altri due italiani ai margini della top 10 come Pier Paolo De Negri dodicesimo e Luca Chirico tredicesimo e Matteo Draperi quindicesimo a 1'51".

In classifica generale Kirill Pozdnyakov resta davanti a tutti con 46" di vantaggio su Hermann Pernsteiner, 1'12" su Oleksandr Polivoda, 1'16" su Mykhaylo Kononenko e 1'28" su Eduard Vorganov e Andriy Vasylyuk: un vantaggio che sembra rassicurante per il capitano della Synergy Baku quando manca solo più una tappa al termine del Tour d'Azerbaidjan. Domani la frazione conclusiva si snoderà nella capitale azera: attenzione comunque al finale con cinque passaggi nella città vecchia nel circuito che caratterizzò i Giochi Europei del 2015.

Questo il breve video dell'arrivo, con la gioia di Ávila

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