Professionisti

Le situazioni amare non tangono Démare

04.07.2017 21:40

Tour de France, a Vittel il francese fa sua la volata. Cavendish cade, Sagan viene cacciato. Thomas ancora in giallo (e ancora a terra)


Eravamo pronti a parlare di una tappa d'annata, da Tour de France di fine anni '90. Enormi piattoni senza sussulti fino allo sprint finale, con i treni dei velocisti a lasciare nella posizione migliore i rispettivi capitani, impegnati poi a far valere la loro ragioni. Tutto così anche oggi, fatta eccezione per l'assenza dei convogli per gli sprinter, decisamente poco organizzati nelle due volate disputate. Ma con l'aggiunta di un caotico ultimo km, che ha alzato un polverone di polemiche che, siamo sicuri, non si diraderà a breve.

Fuga sin da subito, c'è il solo Van Keirsbulck
Tappa termale dalla lussemburghese Mondorf les Bains, paese natale della famiglia Schleck, alla francese Vittel, con 207.5 km. Il via alle 12.20 vede partire immediatamente la fuga di giornata, con tanti saluti al pathos promesso dalla diretta integrale che, secondo gli organizzatori, avrebbe mostrato l'interessantissima fase della formazione delle fughe. Nelle tre frazioni in linea, in due occasioni l'azione è nata già al primo km, mentre ieri si è "trepidato" fino al km 7.

Rispetto alle due giornate precedenti, e rispetto alla quasi totalità delle gare, ad andar via è un solo elemento. Protagonista del tentativo è Guillaume Van Keirsbulck, ventiseienne corridore di talento ma non supportato, almeno in passato, da altrettanta dedizione al mestiere. Passato professionista ventenne nel 2011 con la Quick Step, è rimasto nello squadrone fino alla scorsa stagione; alterna buone prestazioni, soprattutto nel 2014 (come la vittoria alla Driedaagse De Panne Koksijde), a momenti di appannamento.

E così, nello scorso autunno, la firma con la Wanty-Groupe Gobert; un passaggio tra le Professional, certo, ma quella possibilità di giocarsi le proprie occasioni sull'amato pavé che gli era preclusa data la presenza in squadra di corridori più blasonati. Arriva anche il ritorno alla vittoria, in una giornata piovosa a Le Samyn, ad inizio marzo, e la prima partecipazione in carriera alla Grande Boucle.

Figlio e (soprattutto nipote d'arte), con una tragedia nel passato
Nella vita di 007_GVK, questo il suo nome su Twitter, anche un momento tragico. È l'ultimo lunedì di giugno del 2011, giorno successivo al campionato belga in linea. A Egem sta viaggiando in auto, seguito alle sue spalle dalla vettura guidata dalla fidanzata Emilia; ad un incrocio la ventenne è stata travolta frontalmente da una moto di grossa cilindrata. L'impatto è stato spaventoso, e la Mini Cooper della ragazza viene catapultata in un vicino terreno agricolo. La sfortunata muore sul colpo, così come il pilota della moto (mentre la moglie di quest'ultimo spira in ambulanza).

In famiglia il buon Guillaume non è l'unico pedalatore. Papà Kurt è stato professionista dal 1988 al 1991, ma il risultato più prestigioso lo aveva colto tra gli juniores, vincendo nel 1984 la Ronde van Vlaanderen. Decisamente più famoso il nonno, Benoni Beheyt: giovane prodigio del ciclismo fiammingo, visse nel 1963 la sua annata d'oro. A soli ventitré anni si impose alla Gand-Wevelgem e, soprattutto, al Mondiale in linea.

Ma quella affermazione fu, paradossalmente, la sua fine. Era la rassegna iridata di casa di Ronse, e il leader unico era il due volte campione Rik Van Looy. Beheyt era il pesce pilota designato di Rik II; solo che, vai tu a capire il perché, invece di spostarsi per lasciar strada libera all'Imperatore di Herentals, ha continuato la sua volata tra lo sconcerto generale. Vincendola, come detto. Van Looy si vendicò facendo sentire il suo peso politico in gara (facendolo marcare dai gregari) e fuori (rifiutandosi di gareggiare nelle kermesse in caso di contemporanea presenza del nemico). Nel 1964 Beheyt disputò un'altra annata di livello, terminando secondo alla Ronde e alla Roubaix e vincendo il Giro del Belgio. Ma nel 1966, a soli 26 anni, arrivò il ritiro.

Tappa tranquilla, il ricongiungimento ai meno 17 km
Perché questo lungo excursus extra agonistico? Semplice, perché la cronaca della tappa, di fatto, è inesistente. Nessuno lo segue, il gruppo fa una lunga passeggiata di salute, e il margine massimo di 13'20" viene raggiunto in prossimità del km 60. Da qui in poi, stancamente, le formazioni dei velocisti mettono ciascuna un uomo in testa al gruppo per controllare la situazione, facendo progressivamente abbassare il ritardo.

L'unico momento in cui ci si risveglia dal torpore è il passaggio allo sprint intermedio di Goviller (km 157.5); 2'15" dopo GVK transita il plotone, con lo sprint vinto da Démare su Sagan, Greipel, Kittel e Matthews. Il campione di Francia arriva così con il fiato sul collo del biondissimo tedesco, che indossa la maglia verde. Il fuggitivo riesce anche conquistare l'unico gpm di giornata, il Col des Trois Fontaines (km 170.5), continuando, esausto per altri 20 km. Il ricongiungimento avviene ai meno 17 km, quando viene raggiunta la soglia dei 190 d'avventura. Secondo numero rosso in tre giorni per la Wanty-Groupe Gobert e bella pubblicità per gli sponsor.

Niente volata per Colbrelli, la Dimension Data conduce le operazioni
Inizia così la classica lotta per tenere davanti uomini di classifica e velocisti, con mezzo gruppo che lotta per tale scopo. Tutto tranquillo, a parte un irato Andriy Grivko (Astana Pro Team) scontento dalla mossa di un rivale e un'uscita di strada, ai meno 3 km, di Sonny Colbrelli; il bresciano del Bahrain Merida è costretto, per evitare un contatto, a spostarsi sul prato a bordostrada, perdendo irrimediabilmente posizioni e dovendo dire addio alle velleità di volata. Che, a conti fatti, quasi quasi non è stato un brutto affare.

Consueto sparpaglio dei treni nel finale, con una tirata d'orecchi soprattutto per la Quick Step Floors, che lascia totalmente solo Marcel Kittel. La formazione più compatta pare il Team Dimension Data, con due uomini (Eisel e Renshaw) che imboccano in testa l'ultima curva ai meno 1300 metri; dietro di loro c'è Cavendish, che opta per creare un buco, con Degenkolb che prova a chiuderlo. I due corridori della compagine sudafricana non si avvedono della situazione, e non vanno in caccia di una possibile fagianata.

Greipel entra in contatto con Guarnieri, il quale si ripete con Sagan. È capitombolo, con tanti azzurri e Thomas
Ai 1200 metri dal traguardo, però, accade il primo misfatto del giorno. In undicesima piazza Jacopo Guernieri incoccia con la ruota posteriore di André Greipel, quest'ultimo mossosi verso di lui. L'ex Liquigas e Katusha sbanda ed entra in contatto con chi, alla sua destra, sta cercando di passare fra lui e il compagno di squadra Davide Cimolai; ossia Peter Sagan, che riesce a restare in piedi. Non così il piacentino che, nella caduta, tocca la bici di capitan Démare, il quale è capace, con un pregevole controllo, di non finire al suolo

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Chi è dietro di loro si trova nell'impossibilità di scavalcare Guarnieri e/o la sua bici, terminando così a gambe all'aria. È il caso di Dylan Groenewegen e Paul Martens del Team Lotto NL-Jumbo, di Guillaume Martin, Andrea Pasqualon e Dion Smith della Wanty-Groupe Gobert, di Fabio Sabatini e Matteo Trentin della Quick Step Floors, di Maciej Bodnar della Bora Hansgrohe e di altri quattro-cinque atleti, fra cui la maglia gialla Geraint Thomas. Fortunatamente tutti si sono rialzati, concludendo la giornata con niente più che sbucciature e botte; alcuni di loro dormiranno con fatica, ma quantomeno non c'è nulla di rotto.

La caduta parte 2: Cavendish vs Sagan, il britannico va giù rovinosamente
Il gruppo così si spezza, con una quindicina di corridori che entrano nell'ultimo km; fra di loro non c'è il verdissimo Kittel, che prova a rientrare prima di desistere. Eisel si sposta ai meno 750 metri, imitato poco dopo da Renshaw, non appena costui si accorge di non avere il capitano alle spalle. È quindi Jurgen Roelandts che si incarica di lanciare lo sprint, compito che esegue fino ai meno 270 metri, quando parte Alexander Kristoff.

Il norvegese, a cui piace impostare la volata da lontano, prende il centro della carreggiata; dietro di lui Bouhanni si tocca con Greipel, il quale ha uno scarto improvviso perdendo una mezza pedalata. Sul lato destro dello scandinavo si lancia Arnaud Démare, che si trova a ruota Mark Cavendish e Peter Sagan. A questo punto avviene il fattaccio: Cavendish entra in contatto con le transenne e cade, rovinosamente, a terra. Mentre cercava di passare fra il ciglio della strada e il campione del mondo, il quale stringe l'avversario alzando il gomito; dopo molti replay pare, e sottolineiamo, pare, che l'incoccio fra i due avvenga poco dopo la perdita dell'equilibrio del mannese.

Coinvolti anche Degenkolb e Swift, mentre Démare vince (dopo un inciampo su Bouhanni)
Il quale, suo malgrado, tira giù gli incolpevoli John Degenkolb (Trek-Segafredo), il cui bollettino parla di un problema al tendine della spalla ma che punta a partire domani, e Ben Swift (UAE Team Emirates), autore di un salto mortale fortunatamente senza danni. Proprio mentre avveniva il patatrac Cavendish-Sagan, Démare deviava dalla sua traiettoria verso il centro, ingombrando lo spazio occupato da Nacer Bouhanni; gesto non proprio pulitissimo. Il boxeur riesce, con un mezzo miracolo, a rimanere in piedi, dovendo però dire addio ai sogni di volata.

Che si disputa dunque a quattro: Kristoff, Démare, Sagan e Greipel, nell'ordine in cui entrano negli ultimi 130 metri. La progressione di Démare è però la migliore, in un rettilineo che tende all'insù. Il tricolore vince così finalmente per la prima volta nella corsa di casa, interrompendo due serie negative mica da ridere. Era dal 2006, con il mitico Jimmy "fantasmino" Casper che i padroni di casa non trionfavano in uno sprint al Tour. Mentre bisogna tornare al 2003 per assistere all'ultimo successo allo sprint della FDJ, per opera dell'australiano Baden Cooke.



Sagan prima secondo, poi declassato, quindi espulso. Domani tocca ai Vosgi
Taglia per secondo il traguardo Peter Sagan; ma la giuria decide di declassarlo in coda al gruppo di cui faceva parte, penalizzandolo di 30" e togliendoli 50 punti dalla classifica a punti. Alle 19 la nuova rettifica, e la decisione che ha scatenato un putiferio: il campione del mondo deve fare le valigie a seguito della condotta ritenuta pericolosa. La decisione non è appellabile, per cui da domani lo slovacco avrà impegni diversi che dal gareggiare. Termina così il sogno di conquistare la sesta maglia verde di fila, traguardo ampiamente alla portata del vincitore di Longwy.

Secondo posto dunque per Alexander Kristoff (Team Katusha-Alpecin) e terzo per André Greipel (Lotto Soudal). A seguire Nacer Bouhanni (Cofidis, Solutions Crédits), Adrien Petit (Direct Énergie), Jurgen Roelandts (Lotto Soudal), Michael Matthews (Team Sunweb), Manuele Mori (UAE Team Emirates) nono e Tiesj Benoot (Lotto Soudal).

Invariata la classifica generale, con Geraint Thomas che guida con 12" su Froome e Matthews. Domani gli strascichi delle opposte fazioni lasceranno spazio alla prima tappa di montagna, la Vittel-La Planche des Belles Filles. Nell'arrivo consueto degli ultimi anni, raggiunto di fatto senza precedenti asperità di rilievo, Froome proverà ad aumentare il margine che già possiede su un traguardo decisamente adatto a lui. Per una volta facciamo i tifosi: ci auguriamo che non metta in croce la concorrenza perché, di vedere un Tour già indirizzato dopo soli cinque giorni e senza la vivacità del jolly Sagan, non ne abbiamo proprio voglia.
Notizia di esempio
Clamoroso: Peter Sagan espulso dal Tour de France!