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L'ennesimo sequel di un film visto e rivisto

13.01.2018 18:47

Nessuna novità nel percorso della Vuelta a España 2018 rispetto alle ultime edizioni. Penultima (mini)tappa da grandi emozioni, il resto delude


Tappe brevi, poche occasioni per i velocisti puri, ben nove arrivi in salita e pendenze da capogiro: il percorso della Vuelta a España seguirà anche nel 2018 il ben collaudato schema che ha dato successo alla corsa spagnola negli ultimi anni. Questo modello riesce a riscuotere i favori di buona parte del pubblico perché i grandi favoriti per la vittoria saranno chiamati spesso in azione con la possibilità di vedere continui piccoli cambiamenti in classifica generale: la corsa offrirà senza dubbio emozioni, ma di spettacolo puro potrebbe essercene poco perché solo una frazione, delle nove con ascesa finale, si presta a convinti attacchi da lontano senza dover aspettare le pendenze degli ultimi chilometri.

La grande attesa sarà tutta per la penultima tappa ad Andorra con un percorso di appena 105.8 chilometri ma con sei gran premi della montagna che potranno far esplodere la corsa fin dalle prime battute: il giorno successivo ci sarà la passerella di Madrid quindi i corridori potranno dare fondo a tutte le loro energie e le sorprese potranno essere dietro l'angolo. Paradossalmente, però, dal punto di vista tecnico sembrano mediamente più interessanti le tappe intermedie che raramente presentano percorsi banali o dall'esito scontato. E poi non dimentichiamoci dei 40.7 chilometri contro il tempo, divisi in due prove individuali da 8 e 32.7 chilometri rispettivamente che avranno un peso nell'economia della corsa. Ma andiamo a vedere nel dettaglio il tracciato della 73esima edizione della Vuelta a España.

Due arrivi in salita nei primi quattro giorni
Dopo otto edizioni consecutive in cui la massima gara a tappe spagnole era stata aperta da una cronometro a squadre, quest'anno si cambia: la frazione d'apertura nel cuore di Málaga sarà sempre una prova contro il tempo, ma stavolta sarà individuale sulla distanza di otto chilometri. Le prime differenze in classifica tra i favoriti potranno essere subito essere riscritte il giorno successivo perché in programma ci sarà già il primo arrivo in salita: la seconda tappa terminerà infatti a Caminito del Rey, ascesa breve ed esplosiva che nel 2015 vide trionfare Esteban Chaves davanti a Tom Dumoulin con Fabio Aru che perse 37". La terza tappa sarà ancora nella provincia di Málaga: ad Alhaurín de la Torre sarà volata per coloro che riusciranno a superare bene il Puerto del Madroño, salita di prima categoria lunga circa 20 chilometri ma posta nella prima parte del percorso.

Al quarto giorno si cambia di provincia, ma si resta in Andalusia e torna protagonista la montagna: la salita del Puerto de la Cabra è interessante ma troppo lontana, tutto si giocherà sulle rampe di Alfacar, dure all'inizio (picco del 20%) e più agevoli nel finale ma si tratta comunque di una salita di circa 13 chilometri, ben diversa da quella di Caminito del Rey. Dopo una tappa dura, eccone una più agevole: a Roquetas de Mar si prevede uno sprint, ma non di gruppo compatto perché l'Alto El Marchal, salita di seconda categoria a 26 km dall'arrivo, farà fuori diversi velocisti.

Spazio un po' per tutti risalendo verso nord
Un tris di tappe sulla carta abbastanza facili porterà il gruppo al gran finale della prima settimana fissato per domenica 2 settembre: a San Javier sarà volata se il vento non vorrà diventare un protagonista lungo la costa, Pozo Alcón ha gli ultimi 15 chilometri molto interessanti e che potrebbero prestarsi a più soluzioni mentre l'arrivo di Almadén, tutto in leggera ascesa, si presta comunque ad una soluzione allo sprint; le occasioni per i velocisti non mancano in questa prima settimana ma non per corridori alla Kittel. La prima parte di Vuelta si conclude con il terzo arrivo in quota: si va a casa di Roberto Heras, quattro volte vincitore della Vuelta, con una frazione che si concluderà ai 1960 metri de La Covatilla che è stata sede di tappa nel 2002, 2004, 2006 e 2011; qui inizieranno a delinearsi i rapporti di forza tra i vari corridori.

Il primo dei due giorni di riposo servirà a ricaricare le batterie, sebbene le tre tappe che seguono non saranno decisive per la vittoria finale. Nonostante un gran premio della montagna di terza categoria, l'arrivo di Fermoselle sarà roba per velocisti che non potranno farsi sfuggire quest'occasione. La risalita verso nord farà tappa a Luintra: l'undicesima tappa sarà una riproposizione del finale della sesta frazione della Vuelta 2016 in cui potemmo assistere ad un bello spettacolo di attacchi e contrattacchi che portarono Simon Yates a vincere per distacco; anche quest'anno ci sarà da divertirsi sebbene sia improbabile che a darsi battaglia siano coloro che puntano al successo finale. Con la dodicesima tappa, invece, si chiuderà - a Mañón - la parte più facile di questa Vuelta: negli ultimi 20 chilometri non c'è pianura, ma tanti piccoli strappetti che renderanno l'esito molto incerto.

Camperona, Praeres, Covadonga: tris ad altissime pendenze
Le fasi decisive della Vuelta a España 2018 si svolgeranno tutte nel nord della Spagna. La seconda settimana di corsa si concluderà con un trittico di arrivi in salita che farà malissimo alle gambe dei corridori: si inizia con il brutale traguardo de La Camperona caratterizzato da pendenze che arrivano anche al 25% e dove in passato hanno vinto Ryder Hesjedal (2014) e Sergey Lagutin (2016), entrambe le volte grazie a fughe da lontano. Meno estremo ma comunque durissimo sarà anche l'inedito traguardo dove si concluderà la quattordicesima tappa, tutta un su e giù per le salite asturiane: l'Alto Les Praeres de Nava parte facile, poi negli ultimi quattro chilometri si impenna al 13% di pendenza media ed una massima del 20%.

Il weekend si concluderà con un traguardo che nel corso degli anni è diventato uno dei più caratteristici della Vuelta, quello dei Lagos de Covadonga: la salita asturiana è stata affrontata per la prima volta nel 1983 e quello di quest'anno sarà il ventunesimo arrivo di tappa. Stiamo parlando di una salita molto diversa dalle due precedenti, più umana ma che non ha mai fatto mancare attacchi e selezione: rispetto al passato la linea d'arrivo verrà posta qualche centinaio di metri più avanti aggiungendo un breve tratto di discesa, ma in sostanza cambierà poco o nulla nell'economia della tappa.

Una cronometro apre l'ultima settimana
Come già accaduto nel 2017, l'ultima settimana di corsa inizierà con una cronometro individuale subito dopo il secondo ed ultimo giorno di riposo: da Santillana del Mare a Torrelavega sono circa 33 chilometri, un chilometraggio non elevatissimo ma sicuramente sufficiente per creare dei distacchi molto interessanti. L'anno scorso dopo la cronometro il direttore della Vuelta aveva proposto l'arrivo in salita inedito di Los Machucos, quest'anno il modello da seguire è lo stesso visto che la la diciassettesima tappa si concluderà in cima a Monte Oiz, salita basca sconosciuta ai più: le pendenze sono abbastanza irregolari ma il dislivello è di 730 metri in 8400 metri di ascesa, quindi stiamo parlando comunque di un arrivo molto impegnativo; e per di più sarà preceduto da una bella sequenza di salitelle di quelle tipiche dei Paesi Baschi, brevi ma abbastanza ripide. A Monte Oiz non si faranno calcoli anche perché il giorno dopo c'è in programma una tappa di trasferimento verso Lleida, 180 chilometri senza neanche un gran premio della montagna.

Si arriva quindi alle due tappe decisive nel Principato di Andorra. La diciannovesima lascia un po' l'amaro in bocca perché una tappa tutta piatta e con l'arrivo in salita in fondo non sembra l'idea per dare spettacolo a questo punto della corsa, per di più il Coll de la Rabassa è un'ascesa lunga sì 17 chilometri ma con pendenze abbastanza regolari attorno al 6%: nel 2008 vinse Alessandro Ballan in fuga, ma alle sue spalle arrivano 18 corridori racchiusi in un minuto; a fine Vuelta si spera che i distacchi siano più ampi.

Ad Andorra l'unico vero tappone decisivo
La ventesima e penultima tappa è invece la vera frazione regina di questa edizione con un percorso che potrebbe dare la possibilità di realizzare un clamoroso ribaltone in extremis: il chilometraggio è di soli 105.7 chilometri, un fattore discutibile per molti sebbene negli ultimi anni abbiamo notato che spesso e volentieri queste mini-tappe siano altamente divertenti e poi la sequenza Coll de la Comella, Coll de Beixalis, Coll de Ordino, Coll de Beixalis e di nuovo Coll de la Comella prima dell'arrivo in salita sul Coll de la Gallina sembra davvero un invito ad accendere la miccia da lontano. È questo l'unico vero tappone della Vuelta, l'unico giorno in cui si può provare ad inventare qualcosa di importante con l'aiuto dei compagni di squadra senza aspettare lo scontro uno contro uno sull'ultima salita: in una corsa di tre settimane è troppo poco, ma il risultato potrebbe essere epico.

La conclusione sarà ancora una volta con il circuito-passerella per le vie del centro di Madrid che incoronerà il vincitore finale e che darà ai pochi velocisti in gara una possibilità di giocarsi un altro successo di tappa. Complessivamente non si può dare un giudizio del tutto negativo sul tracciato perché non mancano frazioni dal disegno stuzzicante, ma ben otto tappe con arrivo in salita e senza neanche la possibilità teorica di fare qualcosa da lontano sono un'esagerazione che rischia di trasformare la corsa in una serie di volate in salita in attesa della lunga cronometro e dell'unico tappone di montagna degno di questo nome.
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