Pista

Che mondiale Wild per L'Olanda!

04.03.2018 19:45

Altri 2 ori per i padroni di casa ad Apeldoorn, Kirsten Wild è l'immagine simbolo. Ultimo giorno senza medaglie per gli azzurri


Il Mondiale di Apeldoorn termina con la conferma di quanto avevamo annunciato alla vigilia: i padroni di casa volevano fare sfoggio dei loro gioielli, puntando al primo posto nel medagliere, e ci sono riusciti. Merito della stella Kirsten Wild, che dopo aver dominato scratch e omnium, completa il trionfo dell'Endurance dominando in maniera imbarazzante anche la Corsa a Punti: a 36 anni l'olandese raggiunge un risultato memorabile, che la proietta verso Tokyo 2020 a caccia dell'unico risultato che ancora le manca, una medaglia olimpica. Merito anche di Jeffrey Hoogland, e di tutto il team della velocità, non una novità assoluta visto che la scuola olandese è ormai da parecchi anni ai vertici, anche con l'eterno Theo Bos, ancora una volta a medaglia nel Chilometro da Fermo, e del valore aggiunto degli altri stradisti oltre a Kirsten Wild, come Annemiek Van Vleuten scopertasi inseguitrice a 36 anni, e Jan-Willem Van Schip, argento dell'omnium e atleta del quale, in un modo o nell'altro, sentiremo ancora parlare.

Corsa a Punti femminile: la Paternoster cede nel finale
Come dicevamo, la superiorità di Kirsten Wild nella corsa a punti è stata imbarazzante: il risultato non è mai stato messo in discussione, con l'olandese in grado di vincere 5 dei 10 sprint previsti. Apertissima era invece la lotta alle altre medaglie, con Jennifer Valente e Letizia Paternoster che sgomitavano per accaparrarsi più punti possibili, trovandosi avvantaggiate sulle altre. Se la Valente riusciva a proseguire con questa condotta di gara aggressiva, il gioiellino della nazionale azzurra pagava invece le fatiche dei giorni precedenti, trovandosi appaiata alla canadese Jasmin Duhering a 2 sprint dalla fine, ma soprattutto perdendo il treno delle migliori, con ben 9 atlete che andavano a guadagnare il giro. La Wild ha chiuso così vincente a 49 punti, la Valente seconda a 43 e la Duhering terza a 30, salvandosi in corner dal rientro di Guinaz Badykova, ferma a 29. Undicesimo posto finale, con 10 punti, per Letizia.

Chilometro da Fermo uomini: Hoogland sul tetto del mondo
Erano essenzialmente due i favoriti per la sfida del chilometro da fermo: da una parte l'australiano Matthew Glaetzer, finora stella della velocità (dove ha vinto l'oro nei giorni scorsi) e del Kierin, che solo quest'anno ha cominciato a cimentarsi seriamente in questa specialità, riuscendo per primo a staccare a Manchester un tempo sotto il minuto sul livello del mare. Dall'altra Jeffrey Hoogland, uomo di punta della nazionale olandese, cresciuto in maniera costante negli ultimi anni e già vincitore di alcuni titoli europei, ma mai di un mondiale. Alla fine ha vinto l'olandese, autore di una partenza velocissima e capace di resistere alla progressione di Glaetzer: Hoogland ha staccato il tempo di 59"459, contro i 59"745 di Glaetzer. Terzo posto per l'intramontabile Theo Bos, anch'egli capace di staccare un tempo sotto il minuto (59"955), che aveva fatto tremare i due sfidanti con un tempo ancor più basso in qualifica. Sconfitti nettamente i francesi, di solito dominatori nella disciplina: Quentin Lafargue è quarto, ma relativamente lontano, ad 1'00"407.

Keirin donne: abdica Vogel, Degrendele porta l'oro al Belgio
Il risultato più sorprendente di giornata arriva dal Keirin femminile, dove in finale giungeva da favoritissima Kristina Vogel, forte dei due ori acquisiti nella team sprint e nella velocità, contro due olandesi (Laurine Van Riessen e Shanne Braspennincx), le esperte Lee Wai Sze e Simona Krupeckaite, ed infine l'emergente belga Nicky Degrendele, bronzo l'anno scorso. Contrariamente alle aspettative, la Vogel ha sbagliato la volata lasciando spazio alla giovane Degrendele, che affianca Jolien D'Hoore come rappresentante di spicco di un movimento, quello belga, fiorente in ogni settore che però sula pista ha sicuramente vissuto periodi migliori. Argento per l'alteta di Hong Kong, la quale riscatta la sconfitta al mondiale di casa della passata stagione; bronzo e applausi per l'eterna Krupeckaite, la quale non vinceva una medaglia mondiale da 6 anni, e col risultato odierno giunge a 13.

Madison uomini: Kluge e Reinhardt sorprendono Spagna e Australia
Il programma era concluso da una Madison uomini con gli australiani Cameron Mayer e Callum Scotson come evidenti favoriti, poi la gara in sè si è rivelata molto aperta e combattuta, con molte formazioni in grado di lottare fino in fondo per le medaglie. Non l'Italia tra queste: il duo Simone Consonni e Liam Bertazzo ha esaurito le energie abbastanza presto, e dopo aver vinto il terzo sprint è finito un po' ai margini della gara.  Parecchi tandem riuscivano a guadagnare il giro dopo il primo quarto di gara abbottonato: i primi, abbastanza a sorpresa, sono stati gli affiatati austriaci Andreas Graf e Andreas Müller. Seguiva poi a metà gara l'atteso attacco di Scotson e Mayer, i quali completavano la caccia con due sprint vinti appaiandosi a 30 punti con gli austriaci. Ma sull'onda lunga dell'attacco australiano, anche i tedeschi Roger Kluge e Theo Reinhardt ed i sempre temibilissimi spagnoli Albert Torres e Sebastián Mora riuscivano a guadagnarsi il giro, entrando nella lotta per il podio.

Come spesso succede in questa prova, nell'ultima fase di gara i team favoriti hanno fatto corsa a sé: Kluge e Reinhardt risultavano più freschi soprattutto di Meyer e Scotson e battagliavano con la coppia britannica Oliver Wood e Mark Stewart negli ultimi sprint, i quali a suon di volate rientravano nella lotta per il podio mentre i tedeschi archiviavano il successo finale con 53 punti. All'ultimo sprint la Spagna "salva" l'Australia, mettendo alle spalle i britannici e chiudendo a 45, contro i 37 degli australiani e i 36 dei britannici. Consonni e Bertazzo chiudono decimi a 10 punti.

Bilancio finale: sorridono Olanda, Germania e Italia, mondiale da dimenticare per Francia e Russia
Al di là dei risultati dell'ultima giornata, questo mondiale restituisce all'Italia un posto in primo piano nel panorama mondiale della pista. Non possiamo ancora essere considerati una superpotenza al pari di Germania, Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna, ma certamente il sesto posto finale nel medagliere è un risultato che fa onore alla giovane nazionale azzurra diretta da Marco Villa e Dino Savoldi. Dell'esemplare Olanda, che difficilmente ripeterà in futuro un exploit così deflagrante, ne abbiamo parlato abbondantemente, risulta lusinghiero anche il secondo posto nel medagliere per la Germania, pigliatutto nella velocità femminile.

Meritano un approfondimento le due nazioni storicamente forti nella pista che sono uscite male da questa edizione dei Mondiali, ossia Francia e Russia. Un risultato clamoroso, se consideriamo che i Mondiali di Hong Kong le avevano restituite come rispettivamente seconda e terza forza mondiale: la Francia sta subendo il ricambio generazionale della velocità, dove Lafargue non è riuscito a salire ai vertici mondiali (mentre una sorpresa positiva è Sébastien Vigier, dietro entrambi i bronzi ottenuti); ma a far più male sono le controprestazioni nell'Endurance. Nell'inseguimento si è passati dai testa a testa con l'Italia a un 12esimo posto di squadra (orfana di Corentin Ermenault, operato quest'inverno al processo xifoideo e ancora in fase di recupero), mentre un Benjamin Thomas non in grande condizione ha pesato anche nella Madison: un giro a vuoto che ci può stare, ma che può costar caro anche in ottica di qualificazioni a Tokyo. I russi, invece, non vincono neanche un oro per la prima volta in 6 anni: anche qui è la velocità il grande assente, con Voynova e Shmeleva battute dalle rivali olandesi e tedesche e gli uomini  in finale solo nella Team Sprint.
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