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Un uomo solo al comando: il suo nome è... Quick-Step

23.03.2018 17:25

Niki Terpstra sancisce la superiorità del team belga e vince la E3 Harelbeke in solitaria. Podio per Gilbert e Van Avermaet, Moscon e Trentin lottano bene


Il nord nel ciclismo è sinonimo di spettacolo, di qualità, di protagonisti potenti, di epica ed etica, e a volte anche di fortuna, tipo quando una caduta spezza in due il gruppo, e qualche favorito si ritrova dietro, e deve spendere le migliori energie per inseguire, e poi sul più bello non ne ha più per fare la differenza. Quante volte abbiamo visto un simile copione?

E quante volte abbiamo visto una squadra fare la voce del padrone, imporre la propria legge, risultare quasi fastidiosa nel suo essere presente in ogni santo gruppetto sparpagliato tra le varie avanguardie della corsa? Quella squadra, a queste latitudini, il più delle volte è la Quick-Step. "Queste latitudini" sono ad esempio quelle di Harelbeke, città perno dello storico E3 Prijs, gara di crescente prestigio, quest'anno vera grande apertura della serie di colossi fiamminghi che verranno (Gand-Dwars-Ronde-Scheldeprijs-Roubaix).

La Quick-Step oggi ha fatto più o meno quel che ha voluto, ha avuto la bravura e la possibilità di approfittare di un evento favorevole (l'accennata caduta), e certo quella bravura e quella possibilità non le avrebbe avute se non avesse fatto sin da subito corsa di testa, com'è abituata a fare nelle Fiandre. Poi ha mandato in avanscoperta due delle sue mezzepunte a molti chilometri dalla fine, e badate che le mezzepunte Quick-Step sarebbero capitani interi nelle altre squadre, qui si parla di Yves Lampaert e Niki Terpstra; e ha lasciato un paio di calibri da 90 come Philippe Gilbert e Zdenek Stybar a coprire le spalle ai due attaccanti, a fungere da stopper sui rivali, a far saltare i nervi, con la propria pervicacia distruttiva, ai Van Avermaet e ai Benoot di turno.

Poi tra i due al comando uno si è sacrificato per l'altro, Lampaert per Terpstra, e quest'ultimo si è potuto gloriare dell'ambito successo. Che per il team di Lefévère è il sesto di fila nelle corse belghe: dopo il dittico d'apertura (Het Nieuwsblad-Kuurne), andato a rimpinguare altrui palmarès, da Le Samyn in avanti è stato un monocolore Quick-Step Floors. Niki Terpstra a Le Samyn, e una; Rémi Cavagna alla Dwars door West-Vlanderen, e due; Fabio Jakobsen alla Nokere Koerse, e tre; Álvaro Hodeg alla Handzame Classic, e quattro; Elia Viviani alla Driedaagse Brugge-De Panne, e cinque; Niki Terpstra oggi alla E3 Harelbeke, a chiudere il cerchio di 6 affermazioni in appena 25 giorni, con 5 corridori diversi tra cui un terzetto di giovanissimi molto promettenti. Chi spezzerà il governissimo Quick-Step nelle terre di Fiandra?

A giudicare da quanto visto oggi, forse non Peter Sagan, non subito perlomeno; poi magari domenica ci smentisce, ma lo slovacco non ha destato una grande impressione oggi, e la sua corsa col freno a mano tirato ha ricordato la recente Milano-Sanremo. Non è che la condizione del Campione del Mondo è davvero deficitaria? Lo scopriremo presto.

Non avremo invece bisogno di scoprire che l'Italia un suo ruoletto nella commedia se lo ritaglierà, oggi Gianni Moscon e Matteo Trentin sono stati molto positivi, non così invece Sonny Colbrelli, Sacha Modolo e Daniel Oss, i quali a vario titolo e per motivi diversi si sono tirati fuori dalla contesa a un certo punto; fatto che non esclude che possano comunque rientrarci più avanti, nelle prossime corse.

 

Consonni in fuga, e una caduta indirizza la corsa
Sono stati 8 gli uomini che, dopo una serie di batti e ribatti in partenza, sono riusciti ad avvantaggiarsi sul gruppo per costruire la fuga del giorno alla E3 Harelbeke 2018: e con Truls Korsaeth (Astana), Nelson Oliveira (Movistar), Lukas Spengler (WB Aqua Protect Veranclassic), Damien Gaudin (Direct Énergie), Pim Ligthart (Roompot-Nederlandse Loterij), Jérémy Lecroq (Vital Concept) e Kevin Van Melsen (Wanty-Groupe Gobert), c'era pure Simone Consonni (UAE Emirates). Il drappello ha toccato un vantaggio massimo di 7' in occasione di una fermata del gruppo (che già era in rimonta, guidato dalla Lotto Soudal) a un passaggio a livello chiuso, dopo circa 60 km di gara.

Consonni ha sperimentato pure una caduta, ma senza soverchie conseguenze; ben più importanti, di conseguenze, ne ha avute un ruzzolone generale al centro del gruppo, a 108 km dalla fine (e 98 dall'inizio). Tra i tantissimi coinvolti, alcuni dei favoriti, a partire da Sep Vanmarcke (EF Education First-Drapac), che ovviamente non perde occasione per mettersi nei guai; proseguendo con Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), Tiesj Benoot (Lotto), mezza Groupama-FDJ (con Arnaud Démare in testa), Gianni Moscon (Sky), Alexander Kristoff (UAE), Matteo Trentin (Mitchelton-Scott), Alexey Lutsenko e Michael Valgren (Astana), Bryan Coquard (Vital Concept) e tutta una serie di altri pedalatori, tra cui pure gente che non ti aspetteresti di trovare a queste latitudini (chi ha detto "Mikel Landa"?).

La Quick-Step Floors, in ossequio alle più basilari norme del non-bon-ton della "corsa è corsa", ha legittimamente preso con veemenza le redini del gioco, mettendo a tirare il suo treno, con Tim Declercq (che da qui in poi potremo ribattezzare DecLurch, visto che fisicamente ricorda molto l'imponente maggiordomo della Famiglia Addams...) e Iljo Keisse a spendersi parecchio. Troppo ghiotta la possibilità di lasciar dietro un Vanmarcke e un Naesen, mentre altri big erano riusciti a rientrare abbastanza in fretta (Benoot su tutti).

Il quarto dei 15 muri di giornata, il Knokteberg (-88), ha visto il gruppetto dei fuggitivi frantumarsi sotto i colpi di Gaudin e Ligthart, rimasti soli al comando, mentre anche la Lotto (con Jasper De Buyst) ora dava una mano alla Quick-Step a tenere a distanza gli inseguitori (i quali, grazie a un gran lavoro Astana, erano già riusciti a limare da un minuto e mezzo a un minuto il loro ritardo).

 

Sul Taaienberg c'è già l'attacco decisivo
Come tutti sanno, nelle corse fiamminghe non è mai troppo presto per lanciare un attacco decisivo. È così successo che sul Taaienberg (muro numero 7) il gran lavoro della Quick-Step ha prodotto un'azione a due orchestrata da Yves Lampaert, il quale s'è letteralmente trascinato con sé Niki Terpstra. Mancavano 74 km alla fine, e i due ci hanno messo un attimo ad annullare i 30" di distacco che li separavano da Gaudin e Ligthart, andando a raggiungere i battistrada ai -70.

Il gruppo non sonnecchiava, e tra l'altro si era pure ben frazionato sul Taaienberg. Benoot è uscito in caccia con Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) e con l'inevitabile tassa di un altro Quick-Step al mozzo: nei panni dello stopper, l'ottimo Philippe Gilbert. Ma il terzetto è stato presto raggiunto da Daniel Oss (Bora), Zdenek Stybar (Quick-Step) e un fin qui brillante - ma sarebbe scoppiato poco dopo - Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida). In un secondo momento è rientrato anche Greg Van Avermaet (BMC) con altri colleghi, ma un battito di ciglia e si era già sul Boigneberg, ottavo muro: e lì in cima Sagan ha tentato la sortita, tampinato ancora da Gilbert. Le distanze a questo punto erano ancora piuttosto ridotte rispetto al quartetto al comando, anche se Lampaert si stava più che spremendo per far decollare l'azione.

Intanto il bravo Yves ha fatto decollare Ligthart e poi anche Gaudin, staccatisi sull'Eikenberg ai -60; su questo muro si è consumato l'ennesimo ricongiungimento, con Benoot che ha riportato Van Avermaet e Stybar su Sagan e Gilbert; poco dopo son rientrati pure Oss, Florian Sénéchal (un altro Quick-Step, ma quanti erano?) e Luke Durbridge (Mitchelton). Ma di fatto la coppia al comando guadagnava, superando i 40" di vantaggio, mentre il gruppo Vanmarcke continuava a rimontare: segno che, nonostante i vari scatti, non è che il ritmo del drappello Sagan fosse chissacché.

Tra lo Stationberg, muro numero 10 ai -57, e il tratto in pavé subito successivo, abbiamo assistito a un paio di colpi di mano di Van Avermaet, ma ancora Benoot e Gilbert hanno lavorato bene e ai -52 si sono riportati sul capitano BMC; gli altri componenti del gruppetto, abbastanza sfilacciati, sarebbero invece stati raggiunti dal gruppo Vanmarcke ai -45, dopo il Kapelberg. Faceva specie una certa abulìa notata nei movimenti di Sagan, ma di lì a poco avremmo visto che l'iridato proprio non era in giornata.

 

Tra Paterberg e Oude-Kwaremont salta Sagan
A 42 km da Harelbeke, il Paterberg, muro numero 12: Lampaert ha cominciato a mostrare la corda, si è staccato dal compagno, ma dopo aver scollinato è riuscito a riportarsi su Terspstra; Vanmarcke invece, che non aspettava altro che un muro abbastanza duro per ridurre le distanze da chi lo precedeva, ha messo il turbo (con Jurgen Roelandts a ruota) riavvicinando il terzetto Van Avermaet-Benoot-Gilbert.

Sul successivo Oude-Kwaremont (ai -38) tale terzetto ha forse capito di non averne a sufficienza per recuperare sui due Quick-Step al comando, i quali - malgrado i patimenti di Lampaert - veleggiavano ormai a 50" di vantaggio. Sicché il gruppo dello scatenato Vanmarcke ha ulteriormente ridotto le distanze, e con Sep c'erano Naesen (anche lui molto generoso), Roelandts e Stefan Küng (BMC), Stybar, Moscon, Trentin e Jasper Stuyven (Trek-Segafredo). Avete letto bene: Sagan no, non c'era, si era staccato proprio in quei frangenti.

La lotta, sugli ampi stradoni post-OK, si è fatta serrata. Gilbert ai -31 ha piazzato un contrattacco e ha staccato Benoot e Van Avermaet, i quali sono stati raggiunti dal gruppo Vanmarcke ai -26; ma lo stesso Pippo di Vallonia non è che avesse fatto una grande differenza, e infatti si è rialzato e si è fatto riprendere pure lui. A questo punto avevamo un drappello di 11 uomini all'inseguimento di due lepri (40" da recuperare). Ci correggiamo: una sola lepre, perché sul pavé di Varent, ai -24, Lampaert ha alzato definitiva bandiera bianca.

 

Terpstra si invola tutto solo
Problema: come riprendere 40" a una discreta locomotiva come Terpstra, avendo tra l'altro tra le scatole i suoi tirapiedi di giornata (Gilbert e Stybar), pronti nel caso a partire in contropiede? Si sarebbe dovuto trovare un accordo di ferro, dietro, tra le squadre avversarie della Quick-Step, ma ciò è stato difficile e più che a una necessaria doppia fila si è assistito a una doppia partita: da un lato inseguire l'uomo solo al comando, dall'altro distanziare i rivali più rognosi nel gruppetto.

A questo simpatico gioco al massacro hanno partecipato allegramente anche i due italiani, e Trentin è stato proprio il primo a rompere gli equilibri ai -24 (sempre sul pavé di Varent). Da qui in poi si perde il conto degli attacchi nel gruppetto. Ai -23 si è mosso Küng, con lui c'era Stybar e dopo qualche metro si è accodato pure Moscon. Questo terzetto ha raggiunto Lampaert, ma ai -20 GVA e gli altri si son rifatti sotto.

L'ultimo muro di giornata, il Tiegemberg, è stato affrontato (a 19 km dal traguardo) da Terpstra con 40" ancora da gestire. Certo, in cima l'olandese ha patito, e una contestuale fiammata di Stuyven dietro ha fatto sì che il distacco degli inseguitori scendesse a poco più di 30". Solo in questo frangente, tra la fine del Tiegemberg e i -6, c'è stata finalmente una certa efficace collaborazione nel drappello, e i risultati si sono visti: in poco più di 10 km il gap da Terpstra (che certo cominciava a soffrire un bel po') è stato dimezzato fino a 20". Presupposto per la chiusura su Niki nel finale? Non proprio.

 

Quant'è difficile trovare un accordo nel finale!
A poco meno di 6 km dalla conclusione, visto che nei duemila metri precedenti non si era più riusciti a recuperare nulla a Terpstra, fisso a 20" di vantaggio, Van Avermaet ha tentato la carta disperata, partendo al contrattacco. Puntuale come la colite dopo un'indigestione, Gilbert è andato a coprirlo, poi è arrivato Trentin che ha pure azzardato un contro-contropiede, ma di nuovo riecco gli altri.

Ci ha allora provato Stuyven ai -5, ma senza fortuna; di nuovo GVA ai -4.4, e di nuovo quel tartassasogni di Gilbert è andato a chiudere, stavolta trascinando con sé entrambi gli italiani, Moscon e Trentin. Quando Stuyven ha annullato anche quest'azione, si è toccato il limite minimo da Terpstra: 11". Mancavano 3.8 km alla fine. La beffa per Niki era dietro l'angolo, ma come spesso succede, dopo l'annullamento di uno scatto si tende a rallentare, a guardarsi, a studiarsi ancora, ed ecco che l'olandese ha potuto ri-respirare, riprendersi quei 3-4 secondini che in questi casi sono oro puro.

Dopo trecento metri di traccheggio, è ripartito Benoot, ma ormai tutti - noi e loro - sapevamo che Terpstra non l'avrebbero più ripreso. Tiesj non ha fatto la differenza, ci ha provato Roelandts un chilometro dopo ma l'esisto è stato lo stesso, Jurgen si è mosso ancora ai 1300 metri, ma non è andato da nessuna parte: non rimaneva, agli inseguitori, che accontentarsi della volata per il secondo posto.

 

Terpstra per la vittoria, Gilbert e Van Avermaet per il podio
Niki Terpstra ha vinto a braccia ampiamente alzate, ha portato a casa una classichetta che ancora gli mancava e ha - come riportato in apertura - bissato il successo di quasi un mese fa a Le Samyn; per lui che viene da un 2017 senza vittorie, sicuramente un inizio d'anno da ricordare.

A 20" da lui è arrivato il famoso drappello. Gilbert ha avuto buon gioco nel vincere la volatina, esultando per l'ottimo risultato di squadra, e precedendo nell'ordine Van Avermaet, Naesen, Benoot, Stuyven e Vanmarcke: in pratica un olandese ha messo in fila sei belgi.

Gianni Moscon ha chiuso all'ottavo posto, davanti a Stybar, Küng e Matteo Trentin, 11esimo; 12esimo a 27" Roelandts, sfilatosi nel finale. Appena 26esimo, a 3'23", l'irriconoscibile Sagan di giornata; rotolato a oltre 8' Colbrelli; a proposito, Landa l'ha portato a termine, 86esimo a 14'05". Di sicuro in tanti tornano a casa (o in albergo, per meglio dire), con parecchie domande sul proprio conto; dovranno essere veloci a darsi le risposte, visto che dopodomani c'è un altro snodo importantissimo chiamato Gand-Wevelgem.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!