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Definestrato, storia di un amore intenso e crudele

25.05.2018 19:16

Simon Yates crolla alla penultima occasione, il sogno rosa si spezza sul più bello


Un giorno un ragazzo inglese approdò in Italia, con l’entusiasmo di chi vuol godersi una di quelle vacanze indimenticabili assieme agli amici di sempre. Mentre si godeva le meraviglie del Belpaese, con l’esuberanza che solo i 20 anni sanno dare, la voglia di spaccare il mondo che fa credere invincibili, incontrò in riva ad una spiaggia una ragazza stupenda, dalla tipica bellezza mediterranea, una di quelle che sanno farti perdere la testa. Fu il classico colpo di fulmine, prontamente ricambiato da quella giovane anch’essa nel pieno degli anni e della vita. Furono giorni incredibili, fatti di passione travolgente nel calore di un’estate destinata a restare indimenticabili.

Sembravano fatti l’uno per l’altra, ormai indivisibili, quando la brezza marina ne sfiorava i colpi e i baci parevano suggellare con inopinata dolcezza quell’amore a prima vista. Arrivò però il giorno della partenza e alla sollecitazione del ragazzo, lei improvvisamente si tirò indietro. Disse che forse avevano corso troppo, che la passione e l’incoscienza del momento avevano preso il sopravvento su tutto. Non poteva seguirlo, forse si era cinicamente già promessa a qualcun altro, fatto sta che su quell’aereo non salì, chiedendo quel perdono che si fa fatica ad accettare. Una storia d’amore fugace, di quelle che nascono senza un perché e muoiono senza un perché, dove alla fine di tutto resta solo il conforto dei migliori amici, quelli si sempre al fianco nei momenti peggiori.

Se vi starete domandando se siete approdati o meno su un sito di ciclismo, il dubbio è presto fugato: la vicenda del ragazzo inglese nel fiore degli anni e della passione può dare un’idea del Giro d’Italia fin qui vissuto da Simon Yates. Una corsa entusiasmante, intrisa di quella ventata d’aria nuova e vigoria giovanile che ha finito per conquistare il pubblico per il modo in cui è stata portata avanti, non lesinando neppure una stilla di sudore e d’energia. Una storia dalle tinte rosa sempre più forti, fino al Colle delle Finestre, la Cima Coppi che evoca imprese eroiche, leggende d’altri tempi. Effettivamente un qualcosa del genere si è verificato ed il prezzo più salato ha finito per pagarlo proprio il giovanotto di Bury, staccato irrimediabilmente dopo i primi segni di cedimento di ieri e sprofondato incredibilmente ad oltre mezzora di ritardo da un Chris Froome mai visto (38’51” il suo ritardo). Proprio per questo però non si possono non spendere quest’oggi ulteriori parole d’elogio e gratitudine verso chi ha contribuito a rendere decisamente divertente questa edizione ed ora, spossato da un’estenuante battaglia, si prende il giusto onore delle armi.

Simon Yates: 18 giorni esaltanti
Schieratosi al via senza troppi proclami, tanto più in una Mitchelton-Scott che schierava al via un Esteban Chaves con tanta voglia di riscatto e con già un secondo posto in classifica finale alle spalle, il 25enne di Bury (ne compirà 26 il prossimo 7 agosto), si è fatto notare già con un settimo posto nella cronometro inaugurale di Gerusalemme. Esaurita la parentesi israeliana, i primi ostici arrivi per scattisti a Caltagirone e Santa Ninfa ce lo hanno proposto abbastanza brillante (4° e 5° rispettivamente) e cominciavano a porre interrogativi su quale fosse realmente il vero ruolo del britannico a questo Giro: valida spalla per Chaves o vero leader sotto traccia? Risposte che autorevolmente sono state poi immediatamente fornite dal primo arrivo in quota sull’Etna: con Chaves in fuga da lontano, lo scatto bruciante di Simon (che poi ha giustamente concesso che ad alzare le braccia al cielo fosse il compagno) negli ultimi due chilometri, gli ha consentito di vestirsi di rosa per la prima volta in carriera.

A chi ancora sosteneva che si trattasse di un bluff, dopo il sostanziale no contest di Montevergine, è arrivata la prima bella affermazione a Campo Imperatore a suggellare una maglia rosa che pian piano assumeva contorni più nitidi. Dopo il secondo giorno di riposo ecco il primo colpo di scena: Chaves sta male e naufraga salendo verso Rigopiano e poi, ancor di più, sulla lunga strada verso Gualdo Tadino. Per Simon è la definitiva investitura al ruolo di leader, che lo porta addirittura ad incrementare il proprio vantaggio, sprintando ad un traguardo volante davanti a Pinot. Le intenzioni sono serie, ormai non c’è più dubbio e la violenta stilettata nel suggestivo finale di Osimo, a centrare la seconda meraviglia in questa edizione, ha cominciato a dare davvero l’idea di un ragazzo padrone dei propri mezzi, con un’invidiabile tranquillità e fiducia, pronto a giocarsi concretamente la corsa quando il momento avrebbe chiamato all’azione i veri duri.

Cosicché il nuovo spartiacque rappresentato dallo Zoncolan, in cui senza apparente difficoltà ha incrementato il suo vantaggio su tutti gli altri rivali mentre Froome conquistava il suo primo successo di tappa, erano indice di rinnovata fiducia. Niente in confronto a ciò che si sarebbe visto 24 ore più tardi: dopo aver lavorato ai fianchi gli avversari, il bruciante scatto espresso sulla salita di Costalissoio, ha dato l’avvio all’impresa fin lì più bella ammirata nel Giro 2018: 17 km di azione solitaria coronati con la vittoria e con il vantaggio salito in maniera esponenziale su tutti gli avversari: Dumoulin a 2’11”, Pozzovivo a 2’28”, Pinot a 2’37”, Froome (andato in difficoltà) addirittura a 4’52”. La cronometro successiva all’ultimo giorno di riposo ad aprire l’ultima settimana prima del gran finale: occorreva difendersi e il 1’15” reso ad un Dumoulin buono ma non eccezionale, avevano fatto lanciare in molti verso dichiarazioni sempre più convinte: questo Yates può vincere il Giro, con tanta salita ancora a disposizione può dare ancora un grande spettacolo.

Le avvisaglie di Prato Nevoso e il crollo sul Finestre
«Il Giro è ancora lungo» è una di quelle frasi ascoltate e abusate più volte nel momento in cui si vanno a dare dei giudizi sull’andamento della principale gara a tappe nostrana. A volte può apparire come l’improbabile mantra di chi vuol convincersi che ancora qualcosa possa accadere, a volte invece la saggezza di chi sa che tutto è davvero possibile su questi lidi, in cui la corsa la fanno sempre i corridori.

Ci si chiedeva se questo Yates avrebbe mantenuto la stessa baldanza delle precedenti giornate e avesse usufruito del decisivo apporto della squadra (con il giovane Jack Haig fin lì splendida rivelazione nel ruolo di gregario, al cospetto dei più esperti Kreuziger e Nieve), pronta a reggere l’urto di una Sky che appariva sulla carta come la formazione faro della corsa. Le tante energie spese sui traguardi parziali (del resto non mancano neppure i precedenti in merito) e la coriacea difesa in una specialità non così amica come la cronometro, con tutto il corollario di pressioni connesse, avrebbero reso un Simon Yates fino a quel momento da dieci e lode realmente inattaccabile con la maglia rosa ormai in pugno?

Le prime, per certi versi inaspettate, risposte sono giunte proprio nella tappa di ieri con arrivo a Prato Nevoso, la prima di un trittico tremendo e con i big pure titubanti sul da farsi, dato l’ampio spazio lasciato alla fuga di giornata. Nel mentre Schachmann e soci si giocavano il successo però, le schermaglie apertesi tra Froome, Dumoulin e Pozzovivo, hanno mostrato, per la prima volta, il baldo giovanotto incapace di reagire con efficacia ed anzi costretto sulla difensiva, in un giorno in cui anche l’apporto di Haig è venuto meno. Risultato: 28” persi ed altrettanti conservati su un Dumoulin decisamente in rialzo di quotazioni e con neppure i vari Pozzovivo, Pinot e soprattutto Froome ancora tagliati fuori dalla lotta.

Nel dubbio di una possibile crisi passeggera, da circoscrivere magari alla singola giornata, si è aperto così il momento più delicato del Giro del britannico. Saranno rimaste abbastanza forze per la lotta decisiva? Ma soprattutto: il cedimento di Simon avrebbe potuto spingere qualcuno ad osare già l’attacco da distanza siderale per metterne a nudo la tenuta fisica e mentale?

Risposte che hanno trovato immediata applicazione nel tappone odierno, con la Sky a far ballare la rumba già sul Colle delle Finestre e la Mitchelton alle corde già a 10 chilometri dalla vetta (a oltre 80 dall’arrivo quindi). Yates si è pian piano sfilato in retrovia, cercando di raschiare il fondo del barile fin quando a potuto, fino ad arrendersi e a procedere del proprio passo in un calvario che si dilatava chilometro dopo chilometro. Il conforto di Kreuziger, Nieve e Haig restava ormai soltanto utile per il morale e l’ennesima defezione di Chaves, non più riuscito a riprendersi dalla dura giornata di Gubbio, hanno certificato l’abbandono di qualsiasi sogno di gloria. Neppure il Giro 2018 vedrà Simon Yates finito sul podio, nel momento in cui un nuovo e decisivo gradino sembrava essere stato salito, dopo il sesto posto alla Vuelta 2016 ed il 7° al Tour de France dello scorso anno. Saremmo però particolarmente superficiali nell’affermare che anche questa pesante batosta non possa essere servita al britannico.

Che finale scrivere ora in questo Giro?
Non occorre infatti dimenticare che Simon Yates è stato protagonista in un grande giro come mai gli era capitato in passato e questo gli ha permesso, inevitabilmente, di confrontarsi con limiti nuovi, tanto di tenuta fisica quanto, soprattutto, mentale, vista la pressione cresciuta enormemente con il corso delle giornate.

Con un solo tappone ancora da disputare, appare ora improbabile che il britannico possa decidere di salutare anticipatamente la carovana già stasera, pur comprensibilmente distrutto nel fisico e nel morale. Così come appare francamente difficile aspettarsi una prova d’orgoglio da tirare fuori in tempi così ravvicinati e che gli permetterebbe di mettere nel mirino un altro obiettivo parziale: la conquista della maglia blu di miglior scalatore, che domani comunque indosserà prendendola in prestito da un Froome (sono 123 i punti dell’anglo-kenyano nella speciale classifica contro i 91 di Yates) che avrà naturalmente le attenzioni tutte concentrate sulla difesa e sull’incremento del proprio vantaggio su Dumoulin, dopo il capolavoro odierno.

Resta quindi solamente da portare a termine (ora Yates è 18esimo in classifica a 35’42” da Froome) un cammino indubbiamente esaltante e con il sogno più grande svanito solamente sul più bello. In ogni caso da questo Giro 2018 uscirà sicuramente un Simon Yates più consapevole dei propri mezzi e che in futuro avrà, con merito, un occhio di riguardo da parte dei vari candidati al podio delle grandi corse a tappe. Perché in amore può anche capitare d’invaghirsi e vivere passioni tanto travolgenti quanto effimere. Finché dopo periodi di dolore e sofferenza, l’amore più vero ed autentico è finalmente destinato ad arrivare.
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