Ciclismo Giovanile

A Pian delle Fugazze ancora cose pazze

14.06.2018 19:17

Show di Stephen Williams nella settima tappa del Giro d'Italia Under 23. Osorio cede nel finale, la maglia rosa passa a Mark Donovan


Andando avanti di questo passo, il finale di questo Giro d’Italia Under 23 rischia di essere seriamente sconsigliato ai deboli di cuore (come se già non bastasse l’innovativa formula della cronometro “real time”, a cui si assisterà tra un paio di giorni, a creare sufficiente suspence). Di certo possiamo già affermare che lo spettacolo ne sta di gran lunga giovando: attacchi, cedimenti clamorosi, imboscate, recuperi, che hanno prodotto la bellezza di ben quattro cambi di maglia rosa nelle ultime quattro giornate.

Soltanto ieri eravamo a celebrare la rinascita di Alejandro Osorio, sapientemente intrufolatosi nella decisiva fuga che l’aveva portato a riconquistare il primato in quel di Pergine Valsugana, con il britannico Stephen Williams a rimuginare per una distrazione che avrebbe potuto compromettere seriamente qualsiasi chance di vittoria della corsa rosa. Il gallese, colpito evidentemente nell’orgoglio, ha però deciso di rispondere autorevolmente alla prima ghiotta opportunità, a ribadire che, forse, il più forte in salita in questa edizione 2018 è realmente lui.

Williams si riscatta ma intanto sboccia Donovan
Vedremo se lo splendido assolo orchestrato quest’oggi lungo l’impegnativa ascesa verso Pian delle Fugazze, che ha consentito al leader della SEG Racing di riportare il proprio distacco dalla vetta sotto il minuto, costituirà realmente uno snodo decisivo per un eventuale trionfo finale. Intanto però quest’oggi la Gran Bretagna sorride doppiamente: la maglia rosa infatti si è spostata sulle spalle di Mark Donovan, già brillante protagonista ventiquattr’ore prima ed oggi capace di difendersi più che degnamente su un arrivo decisamente ostico. Occorre però far notare la carta d’identità del ragazzo, leader designato del Team Wiggins: 3 aprile 1999, ovvero primo anno nella categoria Under 23, il che significa che fino allo scorso anno se la sfangava tra gli juniores, tanto che abbiamo già ricordato la sua bella vittoria nell’ultima edizione del Giro della Basilicata. Evidentemente le strade italiane sono particolarmente gradite anche a lui e oltre Manica non possono che fregarsi le mani per un futuro che, una volta chiusasi la parabola di Chris Froome e con i gemelli Yates già in rampa di lancio, promette di vedere ancora grandi protagonisti gli atleti britannici.

Urgono invece serie riflessioni in seno alla nazionale colombiana, sulla carta la meglio attrezzata per gli arrivi più impegnativi, come dimostrato fino a qualche giorno fa: i chiari di luna di Osorio, protagonista fin qui di una corsa comunque ottima, rischiano d’incidere in maniera determinante sulle possibilità di successo e la contemporanea crisi di Cristián Muñoz toglie sicuramente ulteriori certezze ad un team che si è trovato già orfano, strada facendo, di quel Luis Jimenez che poche settimane prima aveva brillantemente trionfato nella Vuelta Juventud. La giornata odierna rappresenta senza dubbio un passaggio a vuoto che non ci voleva per chi aveva necessità d’incamerare ulteriori secondi in vista della cronometro conclusiva.

In 70 fuori tempo massimo a Pergine Valsugana, la Giuria opta per la riammissione
Prima di passare alla cronaca della settima tappa, occorre dar conto di un’importante decisione presa dalla giuria nella serata di ieri: vi avevamo detto di una tappa condotta ad una velocità spaventosa (ben 47,4 km/h di media su un percorso tutt’altro che pianeggiante), che ha fatto si che il gruppo tagliasse il traguardo con circa 40’ d’anticipo sulla tabella di marcia più rapida. Questo ha fatto si che una cospicua parte di atleti giungesse al traguardo fuori tempo massimo, con un ritardo superiore ai 16’. A cadere nella rete anche nomi illustri, come il colombiano Einer Rubio (vincitore il giorno precedente a Dimaro Folgarida), precipitato così dalla 6a alla 24esima posizione della classifica generale o il leader dell’Hopplà Alessandro Monaco (già lontano dalle prime posizioni) ma anche il campione italiano Matteo Moschetti e il belga Jasper Philipsen. 

Com’è più volte accaduto tra i professionisti in queste ultime stagioni, al termine di un consulto che ha chiamato in causa inevitabilmente anche gli organizzatori, si è optato per il riammettere tutti alla partenza della frazione odierna, togliendo però tutti i punti conquistati dai diretti interessati nelle varie classifiche (decisione questa che per Moschetti in particolare ha sancito l’addio alle possibilità di conquistare la maglia rossa della classifica a punti, mentre il belga Colman ha perso la maglia azzurra a vantaggio di Alessandro Covi). Una scelta che, inevitabilmente, ha finito per suscitare polemiche tra favorevoli e contrari all’amnistia e fatto suonare un nuovo campanello d’allarme sullo stato del nostro movimento, dal momento che in caso di applicazione rigorosa, una buona fetta di atleti italiani sarebbe stata costretta a fare le valige e concludere anticipatamente la gara.

Avvio rapido, poi partono in 19
Sono stati così in 159 a prendere il via da Schio per la settima frazione che dopo 136,9 chilometri avrebbe condotto il gruppo a Pian delle Fugazze. Non hanno preso il via Federico Orlandi della Biesse Carrera Gavardo e Filippo Mori della Maltinti. Esattamente come avvenuto nella giornata di ieri, le ondulazioni della prima fase di gara non hanno impedito che il gruppo partisse decisamente a spron battuto, tanto che la prima ora di corsa è scivolata via ancora una volta a oltre 47 di media. 

L’alta velocità ha fatto così in modo che solamente attorno al 50esimo chilometro nascesse la fuga di giornata, che ha coinvolto ben 19 corridori: al comando si sono portati Edoardo Francesco Faresin (Zalf Euromobil Désirée Fior), il tricolore Matteo Moschetti (Polartec Kometa), Francesco Romano (Team Colpack), Luca Mozzato (Dimension Data for Qhubeka), il tricolore di ciclocross Jakob Dorigoni (General Store Bottoli), Francesco Di Felice e Raffaele Radice (Delio Gallina Colosio Eurofeed), l’instancabile Edoardo Affini (SEG Racing), Michele Corradini (Mastromarco Sensi Nibali), Giacomo Grechi (Iseo Serrature Rime), oltre al danese campione del mondo della cronometro Mikkel Bjerg e al belga Jasper Philipsen dell’Hagens Berman), all’altro belga Ward Jaspers della Lotto Soudal, al bielorusso Ilya Volkau della Palazzago, ai francesi Mathieau Burgaudeau e Marlon Gaillard della Vendée U, agli spagnoli Martí Marquez e Iván Moreno dell’Equipo Lizarte e all’olandese Sven Burger del Tirol Cycling Team. Per loro massimo vantaggio di 3’51” nei confronti del gruppo, tirato dalla nazionale colombiana, subito dopo l’Intergiro di Schio (da cui si transitava nuovamente dopo la partenza), vinto da Corradini davanti a Di Felice e Dorigoni.

Altra fuga per un Edoardo Affini grande protagonista di questo Giro. Alla partenza da Schio il mantovano del SEG Racing Academy, quasi profeticamente, ci ha parlato del suo compagno di squadra Williams, tracciando anche il bilancio della sua Corsa Rosa e anticipandoci i prossimi appuntamenti.



Faresin fa suoi i GPM, il gruppo recupera sull’ascesa finale
L’accordo tra i battistrada ha fatto in modo che il vantaggio nei confronti del gruppo restasse per lunghi tratti superiore ai due minuti, proprio nel momento in cui la corsa iniziava ad affrontare la sua parte più accidentata. Proprio in questa fase si è messo in bella evidenza il figlio d’arte Edoardo Francesco Faresin, intenzionato a sfruttare la tappa odierna non solo per ben figurare sulle strade di casa ma soprattutto per racimolare preziosi punti che gli consentissero di riappropriarsi della maglia verde, sfilatagli un paio di giorni fa dal colombiano Cristián Muñoz. Missione compiuta, poiché il vicentino è riuscito a passare per primo sia in vetta all’ascesa di terza categoria di Passo Xon, sia al successivo Passo Zovo di seconda categoria.

Il gruppo ha pian piano limato lo svantaggio sotto l’impulso della Colombia e, dopo essere arrivato a 1’20” a circa 10 km dalla conclusione, ha guadagnato ulteriormente terreno grazie all’azione della SEG Racing di Williams (preambolo di ciò che sarebbe avvenuto poco più avanti) mentre il drappello dei fuggitivi si è pian piano sfaldato, tanto che i soli Burger, Jaspers, Gaillard e Moreno sono riusciti a resistere al comando per qualche chilometro, con Francesco Romano unico atleta italiano a cercare di tenere duro prima del prevedibile ritorno di un gruppo sempre più assottigliato. A rompere per primo gli indugi in gruppo è stato il kazako Grigoriy Shtein a poco meno di 9 chilometri dalla conclusione, mentre ai -6,5 è stato l’emiliano Luca Covili della Mastromarco a prodursi in un bell’allungo.

Williams dà spettacolo, Osorio cede e perde il primato
Quando le pendenze dell’ascesa verso l’Ossario del Pasubio e quindi Pian delle Fugazze si sono mantenute costantemente ostiche, è arrivato il momento di passare all’azione per Stephen Williams: il gallese della SEG Racing è partito con una gran progressione, andando a riprendere dapprima Covili e poi gli ultimi battistrada, lanciandosi in un’azione che non aveva il solo scopo di andare a centrare la vittoria parziale ma quello di provare a ribaltare il Giro.

Di sicuro si è capito che per Osorio sarebbe stata una giornata difficile, poiché l’antioqueno non è riuscito a tenere il passo di Williams, mantenendosi nel drappello inseguitore. I secondi per Williams sono diventati rapidamente prima 15”, poi addirittura 40” ai -3 dalla conclusione, quando a provare ad inseguire lo scatenato atleta della SEG Racing è stato l’atteso russo Alexander Vlasov, leader della propria nazionale, che ha rapidamente distanziato il duo dell’Hagens costituito dal portoghese Joao Almeida e lo statunitense Willam Barta, il britannico Mark Donovan del Team Wiggins e il lussemburghese Michel Ries della Polartec.

Nonostante la buona verve degli inseguitori, Williams ha continuato a mantenere un vantaggio costante mentre per Osorio cominciavano i dolori veri: a 2 chilometri dall’arrivo, con il britannico Donovan impegnato in un buon passo per cercare di riprendere Vlasov, la maglia rosa ha ceduto quasi di schianto, con un passo molto legnoso, facendo fatica persino a tenere le ruote del compagno Cristián Muñoz, impegnato al massimo per cercare di contenere il passivo.

Per Williams intanto ormai non c’era più nessun ostacolo tra lui e la vittoria e così il britannico è andato a prendersi la quarta vittoria stagionale, dopo aver conquistato due tappe e la classifica finale della Ronde de l’Isard in Francia nel mese scorso. 26” è stato invece il ritardo di un ritrovato Vlasov, che ha preceduto di 2” il gruppetto inseguitore, regolato per la terza posizione da Barta davanti ad Almeida, Donovan e Stannard, con l’olandese Ries settimo ma ulteriormente staccato (a 38”). In ottava posizione finalmente si sono trovate le prime tracce d’Italia, con Aldo Caiati della Zalf autore di un buon finale che gli ha consentito di concludere ad 1 minuto tondo di distacco, precedendo Marco Negrente della Colpack, che ha centrato la nona posizione a 1’14”. 

Lo spagnolo Ivan Moreno, unico superstite della fuga di giornata in top ten, ha concluso a 1’19” ma poco dopo l’attenzione si è immediatamente spostata sull’arrivo dell’esausto Alejandro Osorio, la cui crisi negli ultimi chilometri, percorsi in compagnia di Muñoz, gli è costata 1’21” resi a Williams mentre 53” sono stati i secondi pagati a Donovan. A 2’25” hanno chiuso sia Covili che Covi, 2’36” il ritardo di Monaco, 2’38” quello di La Terra mentre il kazako Natarov ha pagato 3’01”. 5’02” invece è stato il distacco del vincitore di ieri Sean Bennett.

Donovan si veste di rosa, domani il Monte Grappa prima di Asiago

In virtù dei nuovi sconvolgimenti odierni, la leadership della classifica è passata al giovanissimo Mark Donovan, che ora comanda con 14” su Osorio e 57” su un Williams rientrato pienamente in lotta per la vittoria. Ancora importante invece il ritardo di un Vlasov comunque in ripresa (quarto a 1’52”), seguito dalla coppia Hagens costituita da Almeida (quinto a 2’13”) e Barta (sesto a 2’31”). Si è invece avvicinato alla top ten il varesino Alessandro Covi, ora 11esimo ma con il ritardo salito a 4’37” (appena 6” però lo dividono dal kazako Natarov). In risalita anche Luca Covili, 13esimo a 5’24”, sempre 20esimo (a 8’41”) Matteo Bellia.

Nelle altre graduatorie Donovan ha affiancato alla rosa anche la maglia bianca di miglior giovane mentre la maglia azzurra dell’Intergiro e quella verde di miglior scalatore sono passate rispettivamente sulle spalle di Michele Corradini ed Edoardo Francesco Faresin. Immutata la classifica a punti con Giovanni Lonardi ancora in maglia rossa, così come la maglia nera che sarà nuovamente vestita da Gianmarco Begnoni domattina.

La Levico Terme-Asiago di 157,4 chilometri rappresenterà domani il terz’ultimo (visto che la giornata di sabato sarà suddivisa in due semitappe) di questo Giro Under 23 2018 e rappresenterà l’ultima vera occasione per chi vorrà provare a guadagnare terreno sfruttando la salita. A rappresentare uno spartiacque probabilmente decisivo sarà il Monte Grappa, scalato dal versante di Caupo: quasi 30 km di salita con una pendenza media del 6% in cui sarà possibile creare ancora sconquassi, prima dell’ascesa verso Foza che porterà il gruppo sull’Altopiano di Asiago. Dopo le ultime giornate emettere sentenze si è rivelato esercizio sempre più arduo e si può star certi che i colpi di scena saranno ancora dietro l’angolo.
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