Primoz Roglic, Mattias Skjelmose Jensen e Ben O'Connor © Getty Sport/Aubin Lipke/Sito ufficiale Vuelta a España
Professionisti

Non solo Tadej, Jonas e Remco: tutti gli altri nomi da seguire sulle strade del Tour de France

La Red Bull-BORA-Hansgrohe schiera il terzetto Lipowitz-Roglic-Vlasov. Esame di maturità per le nuove leve del ciclismo francese

01.07.2025 22:30

Come ogni estate, l'università del ciclismo si prepara ad accogliere i campioni del presente e del futuro. A prescindere dal palmarès, tutti i protagonisti del 112° Tour de France - che scatterà sabato prossimo da Lille - vivono l'attesa del debutto con immutata trepidazione. Sì, perché la partecipazione alla Grande Boucle è per molti di essi il punto più alto e luminoso della carriera. Figurarsi se la campagna nell'esagono dovesse terminare con una o più vittorie di tappa, il podio o il successo finale. A proposito della maglia gialla che sarà assegnata domenica 27 sui Campi Elisi: l'affare sembra ristretto ai soliti tre. In rigoroso ordine alfabetico: Remco Evenepoel, Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard. Il campionissimo sloveno è il logico favorito, se non altro per la superiorità sulle montagne del Delfinato. Tuttavia, sarebbe ingeneroso sottovalutare il resto della concorrenza. Che si presenterà al via con la speranza di sovvertire i blindatissimi pronostici della vigilia. Nelle prossime righe, dunque, passeremo in rassegna le squadre dei possibili outsider (sebbene sia ingeneroso usare questa definizione per un plurivincitore di Grandi Giri come Primoz Roglic), senza tralasciare i potenziali volti nuovi della corsa, alcuni dei quali battono bandiera francese.

Le Tour des autres

RED BULL-BORA-HANSGROHE

Il ritiro prematuro dal Giro d'Italia non ha frustrato le ambizioni di Primoz Roglic. Che proverà a riscattare la sfortunata trasferta alle nostre latitudini sulle strade francesi, con le quali ha un rapporto piuttosto tormentato. La mente corre anzitutto all'edizione 2020, quando lasciò la maglia gialla al connazionale Tadej Pogacar dopo aver controllato in lungo e in largo le operazioni fino alla crono della Planche des Belles Filles. Non è andata meglio nelle tre partecipazioni seguenti, in cui ha collezionato altrettanti ritiri. Dunque, cosa attendersi dall'ex saltatore sloveno, che ha preferito la Grande Boucle all'amatissima Vuelta di Spagna? Difficile fare previsioni, anche perché Roglic ha disertato le brevi gare a tappe di inizio giugno per ristabilirsi dopo le botte incassate al Giro. Almeno sulla carta, la sua Red Bull-BORA-Hansgrohe è una delle squadre meglio attrezzate del lotto e, per certi versi, è persino superiore alla Soudal Quick-Step del terzo incomodo Remco Evenepoel. Due pretoriani per Roglic: Florian Lipowitz - in grande spolvero al Dauphiné, chiuso sull'ultimo gradino del podio - e Aleksandr Vlasov, anch'egli deciso a riscattarsi dopo il precoce ritiro dal Tour 2024 per una caduta sugli sterrati. Se la squadra di Ralph Denk riuscirà a fare pace con la sfortuna, il toro rosso potrebbe essere un'insidia per tanti.

LIDL-TREK

Le vittorie parziali, prima di tutto: la Lidl-Trek ha scelto di replicare la formula di successo sperimentata al Giro d'Italia - chiuso con 6 successi di tappa e la maglia ciclamino sulle spalle di Mads Pedersen - portando un velocista di primissima grandezza (Jonathan Milan, spalleggiato da Simone Consonni, Jasper Stuyven ed Edward Theuns) e una sola punta per l'alta classifica, Mattias Skjelmose Jensen. Una scelta tutto sommato comprensibile, considerato il potenziale della formazione statunitense, che non può competere con le corazzate in montagna. Tuttavia, non ci sarebbe dispiaciuto se il corridore danese - che ha dovuto rinunciare al confronto diretto con i fenomeni al Delfinato così come al successivo appello sulle strade della Confederazione elvetica - avesse potuto contare sull'aiuto di uno o più scalatori puri. Pazienza: Skjelmose avrà comunque al suo fianco un corridore di esperienza come Toms Skujiņš e sul redivivo Quinn Simmons, che ha strappato la convocazione per il Tour dopo il passo indietro di Tao Geogeghan Hart. Chissà se basterà per avvicinare il podio o, più realisticamente, la top 5.

MOVISTAR

Il mistero buffo del ciclismo contemporaneo: a dispetto dei tanti proclami, la Movistar tradisce sistematicamente le attese. Non è solo questione di gambe: il team della Navarra avrebbe persino il potenziale per sfidare gli squadroni, ma i fatti della strada si incaricano puntualmente di smentire le pur generose intenzioni. Dunque, è difficile fare le carte al team spagnolo, che pure si presenta al via del Tour con una pattuglia di ottimi corridori, in testa Enric Mas. Che, in ogni caso, è rimasto in mezzo al guado dopo gli ottimi risultati di inizio carriera. Dunque, è assai difficile aspettarsi qualcosa in più di una dignitosa top 5 dal maiorchino, che potrebbe però sfruttare l'effetto sorpresa per alzare il tiro delle sue ambizioni. Altri due nomi da annotare sull'agenda: il campione nazionale in linea Iván Romeo e l'altro spagnolo Pablo Castrillo, che non ha fin qui replicato gli exploit della Vuelta 2024.

INEOS GRENADIERS

Un tempo erano i dominatori assoluti delle gare a tappe. Dunque, fa una certa impressione vedere la INEOS Grenadiers schierata nelle retrovie del gruppo, nonostante abbia in squadra un uomo che ha già dimostrato il suo valore sulle strade di Francia: Carlos Rodríguez ha collezionato due piazzamenti nella prima pagina della classifica nelle sue precedenti apparizioni al Tour. Il cast di supporto è tanto esperto quanto appesantito dagli anni: Geraint Thomas - reduce da una caduta al Giro di Svizzera - sarà il faro della squadra al pari di un altro veterano come Michał Kwiatkowski. Nessuno dei due, però, sembra avere i mezzi per scortare Rodriguez sulle pendenze più dure. Toccherà dunque a Thymen Arensman . protagonista a metà dell'ultimo Giro, in cui ha curato la classifica per un paio di settimane prima di sfilarsi - scortare l'ambizioso spagnolo

Carlos Rodriguez sul Picon Blanco nella ventesima tappa della Vuelta a España 2024 © INEOS Grenadiers / Getty Images Sport via X
Carlos Rodriguez sul Picon Blanco nella ventesima tappa della Vuelta a España 2024 © INEOS Grenadiers / Getty Images Sport via X

Gli altri nomi da seguire

Fin qui le squadre meglio piazzate. Tuttavia, la startlist del Tour offre non pochi spunti d'interesse, anzitutto alla voce uomini di classifica. Il nome più intrigante è senza dubbio Ben O'Connor, la variabile impazzita dell'ultima Vuelta, in cui ha tenuto tutti sulla corda fino all'ultima settimana, assicurandosi comunque il 2° posto finale. Benché poco considerato dalla critica, l'australiano di casa Jayco-AlUla non può essere certo sottovalutato - e non solo perché il Tour lo fece conoscere al grande pubblico ormai quattro anni fa, quando si classificò 4°. Certo: i risultati di questa stagione non depongono a suo favore. Eppure, l'oceanico non passerà inosservato neanche questa volta.

Mottet, Leblanc, Virenque, Moreau, Pinot, Bardet: l'elenco degli eredi annunciati di Bernard Hinault, l'ultimo francese a vincere la Grande Boucle, è sempre più affollato. Va da sé che il digiuno dei cugini d'Oltralpe proseguirà anche quest'anno, così come accade dall'ormai remoto 1985. Tuttavia, la sensazione è che la nouvelle vague del ciclismo transalpino abbia tutte le credenziali per ricominciare a sognare in giallo. In attesa di capire se Paul Seixas potrà davvero sedere al tavolo dei fenomeni, il Tour in rampa di lancio sarà un test particolarmente importante per il figlio d'arte Lenny Martinez - che ha ripreso confidenza con la vittoria al Delfinato - e Romain Grégoire, a sua volta protagonista al Giro di Svizzera, dove ha conquistato la tappa di apertura. I due ragazzi del 2003 avranno tempo e modo per studiare da campioni, ma sarà interessante capire se potranno correre da protagonisti il Tour des autres. Già, perché quei tre - Remco, Tadej e Jonas - sembrano irraggiungibili. Ancora una volta.

Lenny Martinez, vincitore dell'ottava tappa del Criterium del Delfinato 2025 (© Sprint Cycling)
Lenny Martinez, vincitore dell'ottava tappa del Criterium del Delfinato 2025 (© Sprint Cycling)
Lo Swatt Club non salverà il ciclismo italiano. Ma intanto, che sveglia gli ha dato!
Carmine Marino
<p>Nato a Battipaglia (Salerno) nel 1986, ha collaborato con giornali, tv e siti web della Campania e della Basilicata. Caporedattore del quotidiano online SalernoSport24, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania dal 4 dicembre '23.</p>