Donne Élite

Il salto della Quagliotto

15.09.2018 11:26

Intervista alla giovane veneta della Top Girls Fassa Bortolo, in evidenza al Giro Rosa e nelle gare Open: «In futuro voglio migliorare ancora»


Il nostro movimento ciclistico femminile non smette di mettere in mostra giovani talenti, in grado di ben figurare tanto su strada quanto su pista. Soprattutto in queste ultime stagioni però sta emergendo la necessità di trovare più atlete in grado di rivaleggiare con le più forti campionesse straniere, tanto nelle classiche dure quanto nelle gare a tappe: soprattutto in queste ultime, in primis il Giro Rosa, il divario sembra essersi acuito nelle ultime annate, in cui non è stata più presente una fuoriclasse come Fabiana Luperini che era sempre stata una garanzia in determinati appuntamenti.

Chi sarà, pertanto, colei che un giorno potrà tornare a salire sul gradino più alto del podio della più ambita corsa nostrana? Molte delle speranze di queste ultime stagioni sono state riposte in Elisa Longo Borghini, riuscita ad ottenere risultati eccellenti soprattutto nelle corse in linea più dure, diventando così il principale riferimento del nostro movimento. Per il futuro però occorre che alla campionessa di Ornavasso si affianchino sempre più valide atlete nostrane, per poter coltivare ambizioni elevati. Uno dei nomi nuovi che stanno emergendo è quello di Nadia Quagliotto, atleta trevigiana di Maser classe 1997. Dopo ottimi trascorsi giovanili, con l’apice raggiunto con la vittoria al Campionato Europeo di Tartu del 2015, in cui con una splendida stoccata nel finale si aggiudicò la medaglia d’oro, la giovane della Top Girls-Fassa Bortolo sta continuando in un costante percorso di crescita, che quest’anno l’ha portata ad ottenere due successi (nelle gare Open di Tarzo e Seren del Grappa). Soprattutto però non sono passate inosservate alcune notevoli sue prestazioni al Giro Rosa, in cui ha ottenuto due top ten di tappa ed ha conteso a Sofia Bertizzolo la maglia bianca di miglior giovane.

In occasione della prima edizione del Giro delle Marche in Rosa abbiamo avuto occasione di scambiare quattro chiacchiere con lei, anche nella prospettiva di una possibile convocazione ai campionati del mondo di Innsbruck. Aria perennemente burlona, quasi da novella Gian Burrasca al femminile, Nadia ci ha dato queste sue impressioni, con la speranza di poter riuscire a diventare realmente una delle atlete di punta per un futuro non troppo lontano.

Finora per te è stata una buona annata, ti abbiamo vista disputare un bel Giro Rosa, in cui sei stata in lotta per conquistare la maglia bianca di miglior giovane. Raccontaci le tue impressioni.
«Sì, quest’anno è andato sicuramente molto bene. Al Giro Rosa ho fatto il possibile per riuscire a conquistare la maglia bianca. Alla fine per me è arrivato un secondo posto in questa graduatoria ma per quest’anno è andata ugualmente bene così».

In cosa ritieni di essere migliorata molto quest’anno? Abbiamo visto che soprattutto sui percorsi duri sei salita decisamente di livello.
«In salita sono migliorata molto rispetto agli scorsi anni, tuttavia è stata una crescita progressiva nel corso del tempo».

Attualmente quale ritieni che sia la tua inclinazione ideale? Senti che puoi ulteriormente crescere nelle corse a tappe o pensi di concentrarti soprattutto sulle corse in linea?
«A dire la verità non lo so ancora! Spero di poter migliorare ulteriormente in entrambe nelle prossime stagioni».

Ad esempio le corse delle Ardenne (Amstel Gold Race, Freccia Vallone, Liegi-Bastogne-Liegi) potrebbero piacerti?
«Al momento non ho ancora avuto l’occasione di parteciparvi, spero di poterle disputare al più presto. Quando sarò lì vedremo dai! (sorride)».

Nel mese di agosto hai partecipato ai campionati europei di Glasgow dove hai anche fatto una buona prestazione, in appoggio alla squadra.
«Sicuramente ho avuto una buona giornata lì, in cui sono riuscita ad andare in fuga. Successivamente il mio compito era quello di non tirare e come squadra siamo riuscite ad ottenere una bellissima vittoria con Marta Bastianelli, per cui è stata un’esperienza molto soddisfacente per me. Mi sono completamente messa a disposizione della squadra, uscendo per chiudere sui vari tentativi finché le energie me lo consentivano. Finito il mio compito mi sono rialzata».

In proposito: la vera domanda che ci siamo posti tutti è cosa ti abbia detto l’olandese Lucinda Brand quando ti sei trovata in fuga, anche se immaginiamo che siano termini da censurare.
«Onestamente non lo so perché m’insultava in inglese e non capivo molto le sue parole, però evitavo di darle corda perché alla fine la brutta figura l’ha fatta lei. Io mi sono limitata esclusivamente ad eseguire il compito che mi era stato assegnato».

A proposito di nazionale: tra non molti giorni ci saranno i campionati del mondo di Innsbruck. A breve ci saranno le convocazioni e immaginiamo che la tua speranza sia quella di esserci.
«Sì, anche se dopo le prime due tappe del Giro delle Marche onestamente non so cosa aspettarmi perché sono andate così così, per cui spero di potermi riscattare presto (a fine giornata arriverà poi un quarto posto nella frazione conclusiva)».

Prenderai parte anche alla Lake Garda Classic del 18 settembre, che potrebbe essere l’ultima prova prima di un’eventuale convocazione per il mondiale?
«Sì sì, farò anche quella per poi concludere la stagione al Giro dell’Emilia e al Gran Premio Beghelli».

Tornando un po’ indietro nel tempo: come ti sei avvicinata al ciclismo? Qual è stata un po’ la molla che ti ha fatto scattare la passione per la bici?
«Inizialmente ho praticato nuoto agonistico per circa 3 anni, da quando avevo 6 anni a quando ne avevo 9. Poi ho deciso d’iniziare a correre in bicicletta. È stata una decisione venuta da me».

Hai sempre gareggiato solo su strada oppure ti sei dilettata anche con la pista e il ciclocross in passato?
«Nella categoria juniores ho praticato per un po’ la pista, essendo anche nel giro della nazionale. Quando sono passata tra le Élite però l’ho accantonata, concentrandomi solo sulla strada».

Torniamo a parlare del Giro Rosa: che giudizio dai sull'edizione di quest’anno che, come dicevamo, ti ha visto protagonista? Pensi che il finale sia stato troppo duro a tuo avviso oppure andava bene così?
«Il finale probabilmente è stato un po’ troppo duro, poiché nelle ultime sei frazioni c’era sempre della salita. Comunque per delle ragazze di 20 anni come me è difficile riuscire a rendere al meglio per dieci giorni. Magari per le atlete più esperte può anche starci ma per quelle più giovani il Giro Rosa di quest’anno si è rivelato sicuramente più duro degli scorsi anni».

Magari una tappa come quella di Breganze, tra l’altro non lontana dalle tue strade di casa, potrebbe favorire lo spettacolo. Nello specifico: il mettere varie salite nel percorso non eccessivamente dure potrebbe ugualmente garantire una certa selezione in gruppo?
«Sicuramente tappe così possono rivelarsi indubbiamente migliori rispetto ad altre che risultano davvero troppo toste».

Per il 2019 vedremo cosa ci attenderà. Si parla dell’inserimento del Monte Crostis, una salita molto dura del Friuli-Venezia Giulia.
«Sì, ho letto anch'io questa notizia qualche settimana fa. Mah, che dire... staremo a vedere!».
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