Ciclocross

Non salvate l'ambiente, salvate il Ciclocross

21.10.2018 15:48

Tra Boom e Berna il surriscaldamento globale ci regala gare polverose e senza fascino: Van Der Poel e Vos dominano comunque


Ve lo ricordate il Ciclocross? Un tempo quando si citava tale sport, si pensava al fango, agli acquitrini, alle facce sporche, alle bici da cambiare, al freddo. Niente di tutto ciò si è visto, tra la seconda prova del Superprestige di Boom, ieri, e la terza di Coppa del Mondo a Berna, in Svizzera, e tanto meno a Cles, dove cominciava il Master Cross Selle SMP, e dire che lì saremmo anche in montagna. Percorsi, quelli di Boom e Berna, tecnicamente validi e godibili, corsi ad andatura velocisssima, con gli uomini che sfioravano i 30 km/h. Saremo noi pessimisti, sarà che è metà ottobre ed è un po’ prematuro parlare di autunno caldo, dopotutto i metereologi dicono che almeno in Italia domani le temperature si abbasseranno sensibilmente. Fatto sta che non è questo il ciclocross di cui ci siamo innamorati, e sì che per noi “giovani” sono passati solo pochi anni da quando ammiravamo le sportellate tra Nys, Wellens e Albert, senza arrivare a citare i vari Pontoni, Bramati, Adrie Van Der Poel ecc..

È un altro sport quello che vediamo oggi, magari anche bello, a tratti godibile, ma non quello che abbiamo cominciato ad amare. E poco cambia se abbiamo la fortuna di vedere sempre in gara due autentici fenomeni a tutto tondo come Wout Van Aert e Mathieu Van Der Poel, se poi le loro sfide viaggiano sui binari come le gare di formula 1. Facciamo un appello alle Istituzioni europee, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, a Soros, al Club Bilderberg, al governo gialloverde: il riscaldamento globale c’è. Non v’importa nulla dell’ambiente? Non vi interessa se migliaia di specie animali si estinguono, se non c’è abbastanza acqua e risorse per tutti, se i ghiacci si sciolgono e il livello degli oceani si innalza? Bene, allora, se potete fare qualcosa per fermare il riscaldamento globale, non fatelo per il pianeta. Fatelo per il Ciclocross.

Veniamo alla cronaca: Soete dura 3 giri, poi soccombe
E veniamo dunque alla frazione puramente agonistica, rispetto a ciò che è accaduto a Berna. Dove Wout Van Aert, ieri a riposo dal Superprestige, ha provato a fare gara d’attacco sin dal primo giro, costringendo Mathieu Van Der Poel a mettersi subito all’inseguimento su un percorso che, tra l’altro, non risultava proprio dei più adatti all’olandese: poco spazio per fare velocità, tante contropendenze e un po’ di tratti a piedi. A ruota di Van Aert, un avventato Daan Soete, che riusciva più che degnamente a restargli a ruota. Nel corso del secondo giro Van Der Poel riusciva ad agganciare la testa, con alle spalle un buon Lars Van Der Haar che però consumava tutte le energie nel tentativo. Il tempo di arrivare alla terza tornata ed è Van Der Poel a passare al contrattacco: Van Aert non risponde subito, Soete invece riesce a restare un giro intero a ruota del campione europeo, per poi scoppiare, venendo riassorbito dagli inseguitori: Aerts, Hermans, Vanthourenhout, Van Kessel, Van Der Haar ed un gagliardo Felipe Orts, unico oggi ad interrompere l’egemonia Belgio – Olanda.

Van Der Poel allunga definitivamente a metà gara
Parte la sfida a distanza, con Wout Van Aert che per un paio di giri sembra in grado di avvicinare, quasi di riprendere Van Der Poel; ma al quinto arriva già l’accelerata da KO, col secondo miglior tempo di gara dell’olandese, che mette il campione del mondo ad una distanza controllata di poco più di 10” per tutto il tempo. Dietro si combatte per il terzo posto, la missione odierna del leader di coppa Toon Aerts: alla fine l’uomo della Telenet-Fidea allunga in maniera decisiva a tre giri dalla fine, chiudendo poi a 58” di distacco da Mathieu Van Der Poel (contro gli 8” di Van Aert). Per il quarto posto, s’impone Michael Vanthourenhout ad 1’07”, appena davanti Quintien Hermans ad 1’10”, mentre Soete precede Corné Van Kessel ad 1’13”, ed Orts porta a casa un prezioso ottavo posto ad 1’17”, davanti ad uno stanco Van Der Haar ad 1’22”. Più distanti gli altri, con Steve Chainel che riesce a chiudere in top ten ad 1’38”. Mai in gara gli azzurri: Gioele Bertolini ha concluso 31esimo a 3’14”, Nicolas Samparisi 35esimo a 3’26”.

Vos lotta e vince con Worst: la Coppa nel mirino
Gara più incerta e vivace quella femminile, ancor più targata Olanda. Protagonista sin dalle prime battute Marianne Vos, alla ruota di Eva Lechner che ha imbastito, come spesso fa, una gara all’attacco sin dal primo giro fino ad esaurimento energie; una tattica che non ha pagato, vista la condizione della campionessa olandese che già al secondo giro ha preso il largo. Al suo inseguimento ha provato a portarsi da metà gara una delle migliori atlete emergenti della disciplina, Annemarie Worst, compagna di squadra di Alice Arzuffi: la 22enne olandese è riuscita ad agganciare la collega veterana dopo essersi sbarazzata della compagnia di Katie Compton, lanciata verso il terzo posto. Tutto si è deciso con un duello all’ultimo giro, con la Vos che ha impresso un ritmo irresistibile per l’avversaria, battendola di 9”.
Per la Vos è il secondo successo in Coppa dopo tre prove: l’olandese non fa mistero di aver targato la Coppa come obiettivo stagionale, ed il vantaggio su Sanne Cant, oggi quarta, si fa abbastanza corposo: 68 punti. La campionessa del mondo non è ancora al top della condizione, tuttavia, e già a Tabor potrebbe suonare un’altra musica. Alice Arzuffi oggi ha chiuso ottava a 53” ed in rimonta, appena davanti Eva Lechner a 55”: l’impressione è che invece la brianzola abbia concentrato le energie sul Superprestige. Tante le italiane al via: presenti Rebecca Gariboldi (23esima), Francesca Baroni (25esima), e le giovanissime Gaia Realini (36esima), Alessandra Grillo (43esimo) ed Asia Zontone (51esima), tutte classe 2001, le quali hanno approfittato della vicinanza geografica per un’esperienza internazionale.

Iserbyt incontrastato tra gli U23, tra gli Juniores esordisce il figlio di Nys
In mattinata si sono esibiti anche gli under 23 e gli juniores : L’atteso duello Iserbyt-Pidcock nella categoria maggiore non si è visto, con l’inglese rimasto intruppato in partenza e costretto a rimontare, arrivando fino alla quarta posizione, mentre il belga si è involato sin dal secondo giro. Gara positiva per i francesi che occupano le altre due piazze del podio, con Eddy Fine e soprattutto Antoine Benoist, il giovane più talentuoso oltralpe nella disciplina. Unico presente dei nostri Jakob Dorigoni, il quale ha concluso 12esimo ad 1’21” una gara senza infamia e senza lode.
Il miglior risultato azzurro di giornata è arrivato dagli juniores, con Davide Toneatti che ha chiuso sesto in rimonta al termine di una gara equilibrata come non mai nella disciplina (30” tra il primo ed il ventesimo!) e vinta dal belga Witse Meussen dopo aver preso il largo a metà gara, sull’olandese Luke Verburg ed il ceco Tomas Jezek. Bene anche Emanuele Huez, in 12esima posizione; presenti anche Luca Pescarmona (24esimo) e Alessandro Verre (32esimo).
Esordio in Coppa del Mondo anche per Thibau Nys, ad esattamente 1001 giorni di distanza dall’ultima prova di Coppa del Mondo disputata da papà Sven (l’ultimo maestro del vecchio ciclocross…). Non una gran partenza di Thibau: dopo la prima curva si è trovato a recuperare 10” da tutti. Correndo in rimonta, è riuscito a risalire mezzo gruppo, dalla 43esima fino alla 18esima posizione, siglando per due giri di fila il tempo di 6’12”, il più veloce di tutta la categoria alla pari di Huby e Ulig che duellavano con lui; classe dunque ce n’è, vedremo se e quando esploderà.
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