Ciclismo Giovanile

Un baby Giro per grandi scalatori

25.03.2019 18:51

Presentato il percorso del prossimo Giro d'Italia under 23: da Riccione al Fedaia senza tregua, nel tracciato anche strade bianche, Amiata e Mortirolo


Duro. Tanto duro. Forse persino troppo duro. Il Giro d'Italia under 23 2019 sulla carta insidia il primato di corsa giovanile più complessa dal punto di vista altimetrico al Giro della Valle d'Aosta; dei dieci giorni di gara della prova nazionale, ben quattro prevedono arrivi in salita. E nell'elenco manca la frazione più difficile, che tenta qualcosa che non si è ancora visto neppure tra i professionisti.

E questo aspetto, per altro, porta ad una riflessione: è fondamentale, come giustamente ripete il coordinatore delle selezioni nazionali (nonché "tracciatore" della gara) Davide Cassani, rendere più esigenti le poche prove a tappe presenti nel calendario italiano under 23. Ma qual è l'optimum? Cinque tappe in linea sulle nove in programma sono caratterizzate da lunghe salite, un'altra è movimentata dall'inizio alla fine, un'altra ancora affronta gli sterrati, le due sulla carta disegnate per i velocisti non sono scontati biliardi (e quest'ultimo punto è un merito).

17500 i metri di dislivello in nove tappe, per una media quindi di poco inferiore ai 2000 metri di dislivello per frazione. Giusto per fare un confronto, nel 2018 il Giro d'Italia dei grandi e il Tour de France hanno avuto un dislivello medio per frazione, crono comprese, di 2100 metri, il tutto con distanze ben superiori. In ogni caso, fra un Giro banale e un Giro coraggioso, preferiamo sempre la seconda ipotesi.

Un po' di dati: cinque regioni per ventinove team con cinque maglie in palio
Sono 1169.9 i km da percorrere nei dieci giorni attraverso cinque regioni, nell'ordine Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto. Al via sono annunciate ventinove formazioni, una in meno del 2018; tredici i team stranieri in rappresentanza di dieci paesi, la cui identità non è ancora nota. Sedici le squadre italiane, una in più della passata edizione; la loro dipende dal piazzamento nello speciale ranking stilato dalla FCI che tiene conto dei risultati ottenuti tra il 1 gennaio e il 12 maggio - al momento guida la Zalf su General Store, Colpack e Dimension Data for Qhubeka.

Confermate le cinque maglie con sponsor di primo piano: maglia rosa per la classifica generale (Enel), maglia rossa per la classifica a punti (Vodafone), maglia bianca per la classifica dei giovani (Pirelli), maglia azzurra per la classifica intergiro (GLS), maglia nera per l'ultimo in classifica (Pinarello). Confermata inoltre la trasmissione differita su RaiSport delle tappe con l'eccezione dell'ultima, che godrà di diretta integrale.

Prologo iniziale a Riccione, poi due tappe che i velocisti dovranno conquistarsi
Per il terzo anno nella seconda vita del Giro d'Italia under 23, è l'Emilia Romagna la regione che più investe e crede nel progetto - non solo per la provenienza degli organizzatori. Dopo Imola nel 2017 e Forlì nel 2018, sarà Riccione ad ospitare il via dell'edizione 2019 con un breve prologo giovedì 13 giugno: 3600 i metri di un tracciato cucito per gli specialisti, consistente in buona sostanza di andata e ritorno sul lungomare della rinomata località balneare e traguardo posto nella nota Piazza Ceccarini: sette le curve a 90° che inframezzano i lunghi rettilinei dove spingere il lungo rapporto. Questa è l'unica frazione contro il tempo; forse una distanza maggiore non avrebbe guastato.

La prima frazione in linea, quella di venerdì 14, è totalmente romagnola con un probabile arrivo allo sprint; probabile e non certo perché la Riccione-Santa Sofia di 143.2 km presenta il Passo delle Forche, breve ma insidioso strappetto, a 10 km dal termine. Per le ruote veloci dovrebbe essere anche la tappa di sabato 15, la Bagno di Romagna-Pescia: i 173 km ne fanno la frazione più lunga con le difficoltà che si concentrano nella fase iniziale. Si entra in Toscana tramite il Passo Mandrioli, seguito dal Valico di Croce a Mori e dalle Croci di Calenzano, ultima asperità a quasi 65 km dall'arrivo.

La Toscana non scherza fra strade bianche e Monte Amiata
La tappa degli omaggi è quella di domenica 16: la partenza di Sesto Fiorentino è un chiaro tributo a quella leggenda del ciclismo italiano che risponde al nome di Alfredo Martini, l'arrivo è a Gaiole in Chianti. L'esperienza dell'Eroica si vede con l'inserimento di ben otto settori sterrati per circa 16 km di strade bianche negli ultimi 45 km di gara, con l'ultimo tratto a 10 km dall'arrivo. Ma non è che il resto dei 145.5 km siano agevoli, con il saliscendi tra le strade del Chianti a non permettere un momento di tregua.

Lunedì 17 giunge il primo arrivo in salita, al termine della tappa con il maggior dislivello (ben 3500 metri, frazione da grande giro): si parte da Buonconvento, si sale subito a Montalcino e poi in discesa si trova anche un tratto di sterrato. Ma il clou è dopo: fra grossetano e senese l'altimetria parte l'andamento di un titolo borsistico, con continui e repentini su e giù fino al traguardo del Monte Amiata. Dal versante di Abbadia San Salvatore sono 12.6 km di ascesa costante e insidiosa che risulta assai esigente, in una giornata da 163.7 km.

Le tappe lombarde per scalatori puri: prima il Maniva, poi il doppio Mortirolo
Dopo un giorno di riposo e trasferimento in Emilia, mercoledì 19 frazione piatta come un biliardo per la maggior parte ma, come dicevano i latini, in cauda venum. Si parte dalla parmense Sorbolo Mezzani, si sale in Lombardia fino alla Val Trompia dove comincia il Passo Maniva, salita già affrontata l'anno scorso e che mise in evidenza di Alejandro Osorio; 155.2 i km di una tappa che può fare danni anche in considerazione della pausa del martedì.

L'appuntamento più atteso dell'intero Giro è quello di giovedì 20 con la tappa faro. Partenza e arrivo ad Aprica per una distanza ridotta di 94.8 km; primi 15 km di discesa fino a Edolo dove inizia quel colosso chiamato Mortirolo, per una scalata di 17 km. Dalla cima 21 km di discesa e poca pianura fino a Mazzo prima di una nuova salita chiamata... Mortirolo. Ebbene sì, per la prima volta vengono affrontati due versanti diversi in una gara internazionale; quasi 13 i km di ascesa ma dalla vetta non si scende subito, affrontando invece una quindicina di km di falsopiano come accadde nel 2016 al Giro Rosa. Da lì in poi discesa fino all'ultimo km, dove un falsopiano porta sotto l'agognato traguardo.

Levico Terme chiama trabocchetti, Falcade farà selezione. Sipario con la minitappa del Fedaia
Venerdì 21 viene riproposta in buona parte una delle frazioni meglio riuscite del 2018: confermato il via da Dimaro Folgarida, traguardo spostato da Pergine Valsugana a Levico Terme. I 119.9 km non presentano alcuna ascesa complessa ma a rendere nervosa la giornata è il continuo mangia e bevi che non concede di rifiatare. Sabato 22 il Trentino lascia posto al Veneto con una frazione "classica" nel suo disegno: partenza da Rosà, strada in costante falsopiano fino a Fiera di Primiero dove si approccia il Passo Cereda, lungo 9 km ma dalle pendenze aspre. Breve discesa prima dell'appendice della Forcella Aurine, cui segue una dozzina di km di discesa sino ad Agordo; da lì la strada è in costante salita fino a 2 km prima dell'arrivo di Falcade, raggiunto dopo 134.2 km dal via.

La chiusura di domenica 23 è con una frazione diversa dal solito; non è stato ripresentata, nonostante le indiscrezioni delle ultime settimane parevano propendere per tale ipotesi, la cronometro ad inseguimento. Sarà una minitappa in linea di 35.8 km sempre in salita, praticamente, da Agordo sino ad una delle cime dolomitiche per antonomasia, il Passo Fedaia. Fra i Serrai di Sottoguda devastati dall'alluvione di ottobre, Malga Ciapela, l'infernale drittone fino a Capanna Bill non c'è un attimo di respiro: il traguardo ai 2057 metri di altitudine all'ombra della Marmolada è tra i più scenografici che ci siano. Lo spettacolo del panorama verrà, con ogni probabilità, pareggiato da quello della strada.

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