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Jakobsen prolunga l'infinita festa Deceuninck

27.08.2019 17:34

Vuelta, Fabio stappa la prima tappa in un grande giro: battuti Bennett e Walscheid. Roche sempre in rosso, da domani si balla in salita


Non passa praticamente settimana senza che si abbia la possibilità di parlare di qualche nome nuovo e nuovissimo del ciclismo mondiale, in un 2019 in cui - l'abbiamo scritto e ripetuto - il ricambio generazionale raggiunge livelli sensazionali per qualità e quantità dei nomi coinvolti. Oggi tocca a Fabio Jakobsen prendersi le meritate 10 righe di presentazione; in realtà abbiamo già più volte parlato del 22enne (i 23 li compie sabato 31) olandese, il quale quest'anno si è pure laureato campione nazionale, e nelle semiclassiche del nord è già stato protagonista sin dal 2018, tant'è vero che conta in palmarès già 2 Scheldeprijs (vinta anche in questa primavera), oltre alla Nokere-Koerse dell'anno scorso.

La novità odierna è che Jakobsen ha centrato la prima affermazione in un grande giro, e peraltro la Vuelta a España 2019 è il primo che disputa in carriera, per cui ha dovuto aspettare appena 4 giorni per entrare in una nuova dimensione, quella di quelli che si giocano le volate dei GT. Una condizione nella quale, se sarà bravo (e non c'è motivo di dubitarne), potrà stare per almeno un decennio.

Con la frazione numero 4 la Vuelta chiude questa primissima fase, composta da una cronosquadre, un percorso misto e due tappe da velocisti, e si proietta a un trittico che, da domani a venerdì, vedrà tre arrivi in salita consecutivi, in una fase che poi culminerà domenica col minitappone di Andorra. Non si perde tempo, nella corsa spagnola, per entrare decisamente nel vivo.

 

Fuga a due, caduta di Urán, paraventaglio EF
La cronaca della tappa è molto stringata. Cullera-El Puig, 175.5 km, la fuga è partita al primo. Jorge Cubero era il rappresentante Burgos-BH del giorno nell'attacco da lontano; Jelle Wallays, in maglia Lotto Soudal, portava invece nell'azione l'esperienza di chi una vittoria di tappa alla Vuelta a España l'aveva già conseguita, un anno fa e proprio andando in fuga (frazione di Lleida). I due si sono arrampicati fino a 7' di vantaggio sul gruppo (km 30), ma poi la storia della tappa è andata in una direzione diversa da quella sognata dai romantici battistrada, i quali hanno visto il gruppo rimpiombare alle loro spalle anche prima del previsto: Cubero, rallentato da un problema al cambio, è stato raggiunto a 28 km dal traguardo; Wallays è durato appena 10 km in più, sicché ai -18 il gruppo era di nuovo compatto.

O meglio, non lo era, perché scendendo dal Puerto de l'Oronet, unico Gpm di giornata con vetta ai -45, le menate della Movistar avevano provocato dei frazionamenti. Altri spezzettamenti del plotone li ha poi causati la condotta degli EF Education First ai -15, allorquando, sebbene senza un grosso vento a spazzare la carovana, gli uomini di Rigoberto Urán hanno messo alla frusta gli avversari, in una sorta di paraventaglio che comunque un altro po' di selezione l'ha provocata; ma a staccarsi sono stati tutti uomini di seconda fascia, mentre i big sono rimasti compatti.

A proposito di Urán e i suoi: Rigo è caduto ai -60, dopo aver incocciato nel compagno Mitchell Docker. Niente di grave per il colombiano, a parte una piccola contusione al polso sinistro con annesso taglio superficiale.

 

Finale Deceuninck: l'anticipo di Cavagna, la volata di Jakobsen (e Richeze)
Ai 6 km un'azione diversiva ha modificato temporaneamente la situazione di gara: Rémi Cavagna, anziché limitarsi a fungere da vagoncino del treno Deceuninck-Quick Step, è uscito dal gruppo con un bell'allungo che l'ha portato ad avere quasi 10" di margine. Questa mossa ha costretto a lavorare in maniera supplementare le squadre avversarie, permettendo ai Dec di stare coperti fino al rettilineo finale. Ai 1200 metri Cavagna è stato raggiunto, ed era già volata: la Deceuninck ha subito preso il controllo della situazione, ma poi la Sunweb è emersa prendendo la testa del gruppo, con l'intento di lanciare Max Walscheid.

A questo punto, ai 300 metri, Maxi Richeze ha fatto un capolavoro, andando a inserirsi di forza nel treno Sunweb, portandosi ovviamente a ruota Fabio Jakobsen: nel momento in cui il pesce pilota di Walscheid ha fatto la sua sparata, alle spalle aveva proprio Richeze, che non ha dovuto far altro che continuare il lavoro del collega per altri 100 metri, fino a lanciare in maniera divina il giovane campione nazionale olandese.

Jakobsen è partito per il suo sprint con un vantaggio già incolmabile nei confronti degli avversari, eppure bisogna dire che Sam Bennett, il quale a sua volta si era mosso con un attimo di ritardo (o partendo da una posizione troppo arretrata, se preferite), quasi è arrivato a beffarlo, con un rush finale di impressionante potenza che gli ha permesso di recuperare tutto il gap e giungere a un centimetro da Fabio: ci è voluto il fotofinish per certificare che il 22enne della Deceuninck aveva ottenuto il primo successo in carriera in un GT, e l'irlandese si doveva invece accontentare della piazza d'onore.

Walscheid si è piazzato al terzo posto davanti a Fernando Gaviria (UAE Emirates), Luka Mezgec (Mitchelton-Scott), Marc Sarreau (Groupama-FDJ), Szymon Sajnok (CCC), Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), Jon Aberasturi (Caja Rural-Seguros RGA) e Juan Sebastián Molano (UAE). La classifica generale resta immutata: Nicolas Roche (Sunweb) è in rosso con 2" su Nairo Quintana (Movistar), 8" su Urán, 22" su Mikel Nieve (Mitchelton), 33" su Miguel Ángel López (Astana), 35" su Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 37" su Sergio Higuita (EF), 38" su Wilco Kelderman (Sunweb), 46" su Davide Formolo e Rafal Majka (entrambi della Bora). Fabio Aru (UAE) è 14esimo a 1'08". Strada facendo si è ritirato Steven Kruijswijk (Jumbo) a causa di un problema al ginocchio, lascito della caduta nella cronosquadre d'apertura.

Domani quinta tappa e primo arrivo in salita: da L'Eliana all'Osservatorio Astrofisico di Javalambre saranno 170 km con rampa finale durissima, 11 km di salita di cui gli ultimi 5 costantemente sopra al 10% di pendenza. La classifica ne risulterà a dir poco stravolta.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!