Ciclocross

Mathieu, la vittoria della malinconia

16.11.2019 15:44

Coppa del Mondo a Tabor: Van der Poel soffre ma batte ancora Iserbyt al termine di una battaglia appassionante. Gara donne alla Worst, Arzuffi quinta


Non c'è stata nella carriera di Mathieu Van der Poel una vittoria più mesta di quella ottenuta e non festeggiata a Tabor, oggi, quarta tappa di Coppa del Mondo 2019-2020. Il ragazzo nato a Kapellen ha perso qualche giorno fa il nonno, per lui un punto di riferimento nella vita e nel ciclismo, per tutti gli appassionati, semplicemente, Raymond Poulidor.

"Non è stata una settimana facile", ha detto con gli occhi lucidi Mathieu dopo la gara ceca, e ha detto pure che voleva questa vittoria per dedicarla al nonno, e che non è stato facile ottenerla perché lo sport è così, anche in certi giorni gli avversari non è che ti stendano tappeti rossi, proveranno sempre a batterti, l'agonismo non si intende di romanticismo. Ma volere o volare, Van der Poel un modo per vincere a Tabor doveva trovarlo. E l'ha trovato.

Non ha poi nemmeno alzato le braccia indicando il cielo all'arrivo, quel gesto che tanti si concedono e concedono alla persona cara perduta da poco, in quelle vittorie listate a lutto che spesso vediamo sui campi di gara, strada o fango che sia. Una non-gioia dovuta, contenuta, trattenuta, una soddisfazione atletica che oggi proprio non riusciva a emergere, a vedere la luce al di sopra della coltre dei pensieri nebulosi. Verranno giorni migliori, senza lacrime, quando il grande dispiacere trascolorerà in tenero, dolcemente malinconico, ricordo.

 

Eli più battagliero che mai
Quest'anno, o perlomeno in questi primi due mesi di gare, c'è un protagonista nuovo nel ciclocross di vertice: Eli Iserbyt. Vincitore di molte gare nel primo scorcio di stagione, il giovane belga ha certo patito l'ingresso in campo, a un certo punto (due settimane fa), di Mathieu Van der Poel. Ma dal Fenomeno non è stato spazzato via, tutt'altro: ha risposto colpo su colpo, ha sempre provato a fare la propria corsa, ha messo anche alle corde cotanto rivale. Che si tratti di effimera spregiudicatezza, destinata a stingere quando l'olandese entrerà in piena forma (e magari Eli, da parte sua, calerà un po'), o se queste che vediamo sono le basi di una nuova bella rivalità nel cross, lo scopriremo più avanti. Per il momento ci godiamo gare appassionanti, piene di colpi (non necessariamente di scena), avvincenti come da tempo non capitavano in una disciplina che nelle ultime due stagioni era stata praticamente ammazzata dall'incontenibile MVDP.

Quella di Tabor, su un terreno che Van der Poel ama (ci si è laureato Campione del Mondo nel 2015 ed Europeo nel 2018), è stata la prima uscita dell'anno in Coppa del Mondo per Mathieu. La classifica della challenge UCI è sfuggita via, le tre assenze di inizio stagione non potranno essere recuperate (anche perché Iserbyt continua a tenere botta); ma belle pagine di ciclocross potranno essere scritte, senza troppi pensieri alle graduatorie.

Il primo a darci dentro, in Cechia, è stato Michael Vanthourenhout, che col suo assolo nel primo degli otto giri ha preparato il terreno per il successivo affondo del compagno Eli. Intanto Van der Poel conosceva le retrovie, intruppato dietro e frenato da una gamba non ancora rotonda e da una bici forse non perfettamente messa a punto. La rimonta dell'olandese è stata però rapida, già a fine secondo giro vedevamo un drappellino davanti coi due Pauwels Sauzen-Bingoal (Vantho e Iserbyt), il Fenomeno, la compagnia Telenet Fidea Lions forte di Toon Aerts, Lars Van der Haar, Quinten Hermans e Corné Van Kessel.

Nella terza tornata una nuova frustata di Vanthourenhout ha ricacciato indietro Van der Poel, poco reattivo; Michael si è proprio avvantaggiato, e nel quarto giro l'hanno raggiunto Iserbyt e Van der Haar; in quei minuti Mathieu finalmente carburava, mentre un Aerts ancora pallido perdeva terreno. Nel quinto giro Van der Poel ha staccato Hermans e Van Kessel, mentre Van der Haar provava a forzare davanti; in questo frangente forse l'errore tattico di Iserbyt è stato di non tentare la fuga per anticipare il prevedibile riavvicinamento dell'iridato. Fatto sta che a fine tornata WonderPoel è rientrato, e il quartetto con LVDH, Iserbyt e Vanthourenhout è rimasto compatto per un giro, fino all'assalto di Eli.

 

Van der Poel si prende la vittoria, Iserbyt allunga in classifica
Metà sesto giro, Iserbyt ha messo tutto quello che poteva in un attacco che nelle sue idee doveva lanciarlo alla quarta vittoria di fila in Coppa. E invece Van der Poel ha reagito, e la coppia si è formata in breve ed è apparso chiaro che sarebbe stata questione tra loro due. Anche quando, nel settimo, Van der Haar si è rifatto sotto, si capiva che era lì attaccato più con la speranza che con le gambe, e che una nuova sgasata del duo sarebbe stata fatale per lui.

Con la simpatica sfacciataggine che non fatichiamo a riconoscergli, Lars ha comunque provato a rimescolare le acque con un forcing a fine giro, praticamente il suo canto del cigno. Molto più efficaci le sferzate di Iserbyt, in apertura di ultimo giro, e poi - determinante - sugli ostacoli di metà circuito: tutti sanno che Van der Haar soffre da cani le tavole mobili su cui quasi tutti i top saltano in bici (Van der Poel in maniera addirittura sublime nel suo essere filante, naturale, possente), mentre lui - dopo 180 cadute in due anni, provando a saltarli - li supera a piedi.

Iserbyt conosceva i suoi polli, e proprio sugli ostacoli ha piazzato un altro allungo. Figurarsi se Mathieu poteva farsi sorprendere. Tutt'altro, ha risposto a Eli, quindi è passato a tirare, e poi su una rampetta del non difficile (altimetricamente) percorso ha prodotto il fuorigiri che gli ha concesso 10-15 metri di margine.

Il paradosso di Zenone è allora andato in scena: ogni volta che Iserbyt si riavvicinava non riusciva a prendere la scia dell'avversario perché quello, appena trovava 50 metri di rettilineo, accelerava e respingeva il ritorno dell'altro.

Quando sul rettilineo conclusivo era ormai chiaro che la vittoria era assicurata, Mathieu ha smesso di pedalare, permettendo infine a Eli di rifarsi sotto, ma non certo di superarlo in quella strana volata che ha chiuso la corsa. Stesso tempo per i due, 12" il distacco accumulato da Van der Haar in quelle poche centinaia di metri finali in cui Van der Poel e Iserbyt si prendevano metaforicamente a schiaffoni.

Il resto dell'ordine d'arrivo dice Vanthourenhout a 42", Aerts a 1', Van Kessel a 1'10", Hermans a 1'14", Tim Merlier a 1'17", Laurens Sweeck a 1'22", Jens Adams a 1'32", e la top ten è fatta. La classifica resta priva di storia, Eli Iserbyt allunga su Toon Aerts, 310 a 265 la situazione. Terzo Vanthourenhout a 238, quarto Van der Haar a 203 davanti a Hermans a 202. Con gli 80 di oggi Mathieu Van der Poel entra direttamente al 24esimo posto (su 85 corridori classificati).

 

Tra le donne continua a trionfare la gioventù
Nella prova femminile si è assistito ad un intenso duello tra Ceylin Del Carmen Alvarado e Annemarie Worst, che si è risolto con la seconda vittoria consecutiva in Coppa, dopo Berna, per l'atleta della 777, la quale ha staccato la campionessa europea under 23 di 10". La fresca campionessa europea di Silvelle Yara Kasteljin terza a 20" davanti a Lucinda Brand, quinto posto per Alice Arzuffi ad 1'20"; deve accontentarsi dell 11esimo posto a 2'01" Eva Lechner, pesantemente condizionata da un problema alla partenza. Nonostante il 18esimo posto odierno Katerina Nash mantiene il comando della classifica di Coppa con 231 punti contro i 210 della canadese Maghalie Rochette e i 192 dell'americana Kaitlin Keough; la Worst è sesta a 160, le italiane sono molto indietro (22esima e 24esima Lechner e Arzuffi).

Curiosità di rilievo, la top ten della gara di Tabor è la più giovane di sempre (23 anni e 205 giorni) in una stagione in cui stiamo assistendo tra le donne a un notevolissimo ricambio generazionale. La più "anziana" delle 10, Lucinda Brand, coi suoi 30 anni e 136 giorni è la più giovane di sempre tra le più anziane delle top ten di CDM (statistica arzigogolata nella definizione ma pur sempre rilevante).

Prossima prova di Coppa del Mondo in programma domenica 24 novembre sulle sabbie di Koksijde.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!