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Ciclisti di...versi - Gustave Garrigou

05.06.2020 10:27

Settimo appuntamento con la rubrica che abbina poesia e ciclismo eroico. Dopo le due puntate iniziali con i transalpini Lucien Petit-Breton e Louis Trousselier, l'arrivo in Italia con Giovanni Cuniolo e Carlo Galetti, il ritorno in Francia con Octave Lapize e il passaggio in Belgio con Philippe Thys, si sbarca nuovamente Oltralpre con Gustave Garrigou.

GUSTAVE GARRIGOU

Ardente tenacia nel nugolo di polvere.
Gloria di Francia lontana e romantica.
Piegarti era impresa,
lì dove anche piccoli bretoni e diavoli rossi,
stringevano infide tenaglie.
Eppur sempre pronto a battagliar di nuovo,
nei tranelli del ricciolo o in italiche scoperte.
L’orrore non vinse ma portò via,
tra lacrime malinconiche,
quel po’ d’adorata giovinezza,
dal baffo irriverentemente ostentata.

Gustave Garrigou, nato col nome di battesimo di Cyprien Gustave (Vabres-l’Abbaye 24 settembre 1884 - Esbly 28 gennaio 1963), fu uno dei primi grandi campioni del ciclismo francese. Atleta competitivo praticamente su ogni terreno, fece della regolarità il suo punto di forza: in otto Tour de France da lui disputati, il suo peggior risultato fu il quinto posto del 1914. Alla Grande Boucle conquistò complessivamente otto successi di tappa e si aggiudicò la classifica generale nel 1911. Fortissimo anche nelle gare in linea, fu il primo campione nazionale francese della storia, aggiudicandosi il titolo transalpino nel 1907 per ripetersi nel 1908. Nel suo palmares finirono anche la Milano-Sanremo del 1911 (più due secondi posti), il Giro di Lombardia e la Paris-Bruxelles del 1908. Non riuscì mai a trionfare nella Paris-Roubaix, pur terminando sempre tra i primi 10 (secondo nel 1912).

Corridore fascinoso, con un inconfondibile paio di baffi, fu spesso atleta corretto, tanto da trovarsi anche a subire i modi poco ortodossi degli avversari: nella Milano-Sanremo del 1907 fu danneggiato in maniera evidente dal Diavolo Rosso Giovanni Gerbi nella volata conclusiva, che premiò il connazionale Petit Breton. Fu costretto ad interrompere la sua carriera nel 1914 a causa della Grande Guerra (in cui fu impegnato come artigliere) da cui, contrariamente ad altri sfortunati protagonisti del suo tempo, riuscì a tornare vivo. Titolare di un negozio di ferramenta, una volta conclusa la carriera ciclistica, proseguì la sua esistenza fino al 1963, quando morì all'età di 78 anni.

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