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Gira una volta - Loreto Aprutino

26.07.2020 11:00

Situato su una collina alla sinistra del fiume Tavo, a 307 metri sul livello del mare, Loreto Aprutino è un paese che conta circa 7300 abitanti, facente parte della provincia di Pescara, in Abruzzo. Il suo nome deriva dal latino Lauretum, stante ad indicare un bosco di lauri mentre l’aggettivo Aprutino fu aggiunto nel 1863 per dare una collocazione geografica più precisa ed evitare casi di omonimia con altre località (come il noto paese situato a poca distanza da Ancona, ad esempio). La zona dove oggi sorge il paese risulta abitata da tempi antichissimi, come hanno testimoniato vari ritrovamenti archeologici risalenti al Paleolitico mentre un insediamento stabile vero e proprio pare dovuto all'arrivo dei Longobardi, con successivo ampliamento attuato dai Normanni.

Nel corso dei secoli successivi invece furono varie le dominazioni succedutesi a Loreto Aprutino: tra queste vale la pena ricordare quella di Federico d'Antiochia poco dopo la metà del 1200, i D’Aquino, gli Angioini, i D'Avalos, i D'Affitto, i Caracciolo e i Chiola. Nel corso del Seicento il paese dovette fronteggiare una violenta epidemia di peste mentre ebbe una parte attiva, così come alcune località limitrofe, ai moti risorgimentali dell’Ottocento. All'interno del centro storico vi sono vari luoghi d’interesse architettonico e religioso: spicca il Castello Chiola, edificato già in epoca longobarda nel corso del IX secolo e completato durante il periodo di dominazione normanna, che ospitò buona parte dei casati nobiliari succedutisi del paese, prima di venir acquisito dalla famiglia Chiola nel 1843 e che attualmente ospita una struttura alberghiera. Tra le chiese invece meritano senza dubbio una visita la Parrocchiale di San Pietro Apostolo, la Chiesa di San Francesco d’Assisi, la Chiesa di Santa Maria in Piano, la Chiesa di San Biagio e la Chiesa di Santa Maria de Recepto. Vi sono poi nel borgo molti palazzi d’interesse storico, oltre ad alcuni musei dedicati ad alcune delle attività caratterizzanti del luogo: il Museo della Civiltà Contadina, il museo delle ceramiche abruzzesi e soprattutto il Museo dell'Olio, dedicato ad uno dei prodotti più pregiati provenienti dalle campagne aprutine.

Una veduta di Loreto Apruntino © Comune di Loreto Apruntino Una veduta di Loreto Apruntino © Comune di Loreto Apruntino[/caption]

Il 24 maggio 1994 si disputò la Osimo-Loreto Aprutino di 185 chilometri, terza tappa del Giro d'Italia, giunto alla sua edizione numero settantasette. Una frazione priva di difficoltà nella prima parte ma con un finale insidioso, rappresentato dalle ascese a Collecorvino e a Loreto Aprutino, con un primo passaggio sul traguardo prima dell’arrivo (con pendenze che in un paio di tratti in salita toccavano anche il 10%). La corsa rosa si era aperta con le due semitappe di Bologna, che avevano visto il successo di Endrio Leoni nella frazione in linea e del francese Armand De las Cuevas nella breve cronometro pomeridiana, mentre il giorno precedente l'arrivo di Osimo aveva sorriso a Moreno Argentin, vincitore con una bella stoccata sul muro finale e nuova maglia rosa, con Indurain staccato di una decina di secondi (e qualche polemica legata all'esatto calcolo del distacco).

La frazione vide la Carrera attiva fin dalle prime battute, prima con un attacco di Claudio Chiappucci e poi con Mario Chiesa, in entrambi i casi in avanscoperta assieme al colombiano Julio César Ortegón della Kelme. La coppia giunse a guadagnare quasi un minuto nei confronti del gruppo. Man mano che la frazione si avvicinò alla parte più nervosa si verificarono però vari allunghi di un certo interesse: dapprima furono Marco Saligari e Antonio Fanelli a provarci, quindi furono raggiunti da due giovani molto promettenti che rispondevano ai nomi di Michele Bartoli e Evgenij Berzin, dando il là ad un tentativo di una decina di corridori, rintuzzato però dal lavoro del gruppo, sotto l’impulso del Team Polti.

Al GPM di Collecorvino transitò per primo Michele Coppolillo per consolidare la leadership nella classifica degli scalatori mentre al primo passaggio sul traguardo di Loreto furono Lelli e lo spagnolo Arrieta a tentare l'allungo, prima di essere raggiunti da altri atleti di un certo peso quali Giovannetti, Ghirotto e il polacco Jaskula, senza che in gruppo vi fosse la risposta della maglia rosa Argentin (per loro circa un minuto di vantaggio a 20 km dall'arrivo).

Dopo la reazione del gruppo, che a meno di dieci chilometri dalla conclusione provvide a raggiungere i fuggitivi, lungo la strada di nuovo in costante salita verso Loreto Aprutino, Gianni Bugno operò un primo deciso scatto a quattro chilometri dal traguardo, trovando però una reazione del plotone. Quando a meno di tre chilometri dal termine l’ex iridato decise di riprovarci con una progressione potente, nessuno riuscì a seguirlo, lanciandolo così indisturbato verso il successo. Bugno, che in quella stessa primavera aveva conquistato il Giro delle Fiandre con un finale thrilling, regalò così un colpo di gran classe, giungendo a braccia alzate sul traguardo, dove riuscì ad anticipare di 2", nell'ordine, Stefano Zanini, Davide Rebellin, Francesco Casagrande, Miguel Indurain, Evgenij Berzin e il resto del gruppo, compreso Moreno Argentin che conservò la maglia rosa.

L’indomani però la corsa scoprì per la prima volta in maniera eloquente le doti di Berzin: il russo andò a conquistare il primo arrivo in salita a Campitello Matese, vestendo per la prima volta la maglia rosa. Da lì a fine Giro non avrebbe più mollato il simbolo del primato, riuscendo a sconfiggere Miguel Indurain (che per la prima volta in carriera venne battuto in una grande corsa a tappe) anche a cronometro, tanto a Follonica quanto nella cronoscalata verso il Passo del Bocco. Il Giro del 1994 mise inoltre in evidenza le doti da velocista del ceco Jan Svorada, vincitore di tre frazioni, vide il primo successo di tappa di Michele Bartoli a Lienz e rivelò per la prima volta al mondo le grandi doti di scalatore di Marco Pantani, capace di piazzare una memorabile doppietta a Merano e ad Aprica, riuscendo a staccare tanto Berzin quanto Indurain sulle durissime rampe del Mortirolo. Il russo della Gewiss, che non riuscirà più a ripetersi a simili livelli nelle stagioni successive, portò comunque a casa il Giro, imponendosi con 2'51" su Pantani e con 3'23" su Indurain, capace poi di rifarsi in Francia, portando a casa per la quarta volta in carriera la Grande Boucle. Loreto Aprutino invece ospitò, nel corso della Settimana Tricolore del 2005, la conclusione della prova in linea delle donne juniores, che vide, al termine di una splendida fuga solitaria, la toscana Saneila Biagi conquistare il titolo italiano.

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