
Tour, Jonathan Milan Laval l'onta del ciclismo italiano: il digiuno finisce dopo 113 tappe
Volata regale del friulano, che batte van Aert e Groves. In fondo alla top 10 Dainese e Albanese. Giornata tranquilla per gli uomini di classifica
Eccola, la vittoria italiana al Tour de France! Attesa, invocata, agognata, inseguita per 113 tappe. Qualcuno penserà che la volata regale di Jonathan Milan a Laval possa aver di colpo cancellato i problemi e gli imbarazzi del ciclismo di casa nostra. E invece, la lunghissima attesa per un successo tricolore dovrebbe far riflettere sulla qualità delle ultime spedizioni azzurre sulle strade francesi. Mai in corsa per un piazzamento di prestigio in classifica - con l'eccezione dell'edizione straordinaria del 2020 - quasi mai in lizza per un successo di tappa. Per fortuna che c'è Johnny, allora: è servito il guizzo di uno dei due corridori di punta del nostro movimento per trovare l'erede di Vincenzo Nibali, l'ultimo italiano a festeggiare una vittoria di tappa nell'ormai lontano 2019. La volata del 24enne friulano è stata impeccabile: benché sia stato costretto a saltare da una ruota all'altra, Milan ha scelto il momento perfetto per partire, lasciando a Wout van Aert soltanto la possibilità di prendergli la scia. Vittoria di prepotenza - suggellata dalla maglia verde - e l'auspicio che questo successo non resti un unicum. Alberto Dainese e Vincenzo Albanese hanno scortato Milan nella top 10 di giornata. Tutto tranquillo per gli uomini di classifica.
La cronaca dell'ottava tappa del Tour de France
La prima settimana del 112° Tour de France si conclude con due frazioni consacrate alle ruote veloci del gruppo: si comincia con la Saint-Méen-le-Grand - Laval (Espace Mayenne) di 171,2 km. Ad eccezione dell'innocua Côte de Nullié-sur-Vicoin, un 4ª categoria di 900 metri al 3,8% di media con punte al 6%, posizionata a meno di 20 chilometri dall'arrivo, la tappa si sviluppa su un percorso appena ondulato, che si impennerà di nuovo nel finale: i 1000 metri del rettilineo d'arrivo, infatti, salgono costantemente al 3%. Dunque, sarà determinante scegliere il momento giusto per partire, a maggior ragione se il vento dovesse essere frontale.
Dopo due giorni di corsa particolarmente combattuti, la carovana adotta un registro rilassato. Parlare di andatura turistica sarebbe oltremodo ingeneroso - visto che la prima ora è filata via ai 41 km/h di media - ma la situazione non è mai stata così tranquilla: non uno scatto, neppure dimostrativo, non un'azione da segnalare. Intermarché-Wanty e Lidl-Trek - le squadre dei possibili candidati al successo di tappa, l'eritreo Biniam Girmay (Intermarché-Wanty) e l'italiano Jonathan Milan (Lidl-Trek) - procedono a passo di crociera per quasi due ore. E la UAE Emirates-XRG della maglia gialla, lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Emirates-XRG)? Bene: i bianconeri scelgono di correre a lungo in fondo al gruppo. Il modo migliore per confortare il portoghese João Almeida (UAE Emirates), visibilmente malconcio dopo la caduta nel finale della tappa di Mûr de Bretagne. Il beau geste di un'intera squadra che - abbozzato il colpo - non ha esitato a reagire con una dimostrazione di compattezza per nulla scontata.
La situazione resta tranquilla fino allo sprint intermedio di Vitré (km 85,5), dove passa per primo Milan davanti al belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step) e al francese Anthony Turgis (TotalEnergies). Ai -80 dal traguardo, poi, ci pensano due corridori di casa a smuovere le acque: Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies) e Matteo Vercher (TotalEnergies). I due uomini della formazione vandeana guadagneranno subito una trentina di secondi sugli inseguitori, toccando un massimo di 55" a poco meno di 60 chilometri da Laval. Più o meno in quel momento, si registra la caduta (senza conseguenze) dello spagnolo Marc Soler (UAE Emirates). Di lì in avanti, gli uomini della Lidl-Trek - pilotati dal campione nazionale statunitense Quinn Simmons (Lidl) - eroderanno poco a poco il vantaggio di Burgaudeau e Vercher, dimezzandolo in vista degli ultimi 40 chilometri di corsa.

I timori per un possibile cambio di direzione del vento - fin lì contrario - inducono diverse squadre ad accelerare improvvisamente l'andatura a una trentina di chilometri dalla fine. Tuttavia, la minaccia svanisce quasi subito. E, di colpo, la cronocoppie della Total riprende a tal punto slancio che Burgaudeau e Vercher supereranno la soglia del minuto di vantaggio (1'05", per l'esattezza) poco prima del cartello dei -20. Superato il GPM di Nullié-sur-Vicoin, gli inseguitori rilanciano l'azione, dimezzando in breve tempo il divario dai primi due, ormai ridotto a una decina di secondi quando il contachilometri segna -12. Vercher - appagato dal premio della combattività - lascia a Burgaudeau gli ultimi spiccioli di gloria: tutti insieme o quasi ai -9. Quasi perché, nei chilometri che precedono riaggancio, prima Merlier, poi il francese Paul Penhoët (Groupama-FDJ) si attarderanno per problemi meccanici. Il primo farà in tempo a rientrare nel gruppo, ma senza partecipare allo sprint, il secondo sarà costretto a rialzarsi. Fuori dai giochi anche il belga Jordi Meeus (Red Bull-BORA-Hansgrohe), ancora malconcio dopo la caduta nella tappa di Mûr de Bretagne.
Solita, ferocissima lotta tra gli uomini di fatica per organizzare i treni in vista dello sprint: prima la Tudor - al servizio dell'italiano Alberto Dainese (Tudor) - poi la Alpecin-Deceuninck, schierata intorno all'australiano Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck), quindi la Lotto - in corsa con il belga Arnaud De Lie (Lotto) - e la Lidl-Trek viaggiano a ritmo indiavolato. Le due rotonde nel finale ridisegnano in parte le gerarchie in testa al gruppo: Groves sbaglia l'ingresso nell'ultima rotatoria e rischia di indurre in errore anche lo stesso Milan. Che, rimasto pressoché allo scoperto - il suo connazionale Simone Consonni (Lidl), infatti, non riuscirà a pilotarlo nel finale - è costretto a saltare da un pesce-pilota all'altro pur di non perdere posizioni. Quando mancano 350 metri al traguardo, Milan si fionda sulla ruota di Groves, scortato dall'olandese Mathieu van der Poel (Alpecin). Quando l'iridato di Glasgow si sposta, Milan lancia la sua progressione. L'unico a seguirlo è il belga Wout van Aert (Visma-Lease a Bike) che, tuttavia, può solo annotare il numero di targa del friulano, che interrompe con una volata sensazionale la striscia negativa di tappe senza successi italiani, aperta dal 27 luglio 2019. 23° successo in carriera - il settimo del 2025 - per Milan davanti a van Aert, Groves, il tedesco Pascal Ackermann (Free Palestine) e De Lie. A seguire il danese Tobias Lund Andresen (PicNic PostNL), il francese Bryan Coquard (Cofidis), Dainese, l'altro italiano Vincenzo Albanese (EF EasyPost) e il norvegese Stian Fredheim (Uno-X Mobility).
A tappa finita, Milan ha subito una penalizzazione di 10" secondi in classifica generale, cui si è aggiunta la decurtazione di 10 punti nella graduatoria della maglia verde per ostruzione ai danni di un altro corridore.
Classifica generale immutata: Pogacar in maglia gialla con 54" sul belga Remco Evenepoel (Soudal), 1'01" sul francese Kévin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels), 1'17" sul danese Jonas Vingegaard (Visma-Lease a Bike) e 1'29" su van der Poel.
L'ordine d'arrivo
Châteauroux attende ancora i velocisti
Prima di salire in quota, il Tour de France concederà un'altra opportunità ai velocisti: la 9ª tappa (Chinon-Châteauroux, 174,1 km) è la copia conforme della precedente: qualche timida impennata e neppure l'ombra di un GPM. La corsa dovrebbe essere sotto controllo delle squadre delle ruote veloci fino allo sprint intermedio de La Belle Indienne (km 24,2). Subito dopo, è probabile che la fuga riesca a salpare. Tuttavia, il copione non dovrebbe subire variazioni.
Diretta integrale su Discovery+ e - per gli abbonati a DAZN, Prime e TIMVision - su Eurosport 1 dalle 13. Collegamento su Raidue dalle 14.45, in coda alla telecronaca delle fasi finali dell'ultima tappa del Giro donne.