Donne Élite

I 10 li diamo alle olandesi e a... Marion Rousse

01.08.2022 19:35

Le pagelle del Tour de France 2022: Annemiek Van Vleuten merita la lode, altissime pure Marianne Vos e la direttrice di una corsa memorabile. Ottime Silvia Persico ed Elisa Longo Borghini, Marta Cavalli un rimpianto grosso così


Annemiek Van Vleuten - 10 e lode
È partita con problemi fisici che l'hanno frenata nella prima parte di Tour, le avversarie le hanno addirittura usato il riguardo di non attaccarla più di tanto e s'è salvata. Poi, dopo essersi ripresa, nelle due tappe di montagna le ha messe una per angolo, con due successi in solitaria uno più bello dell'altro, un'eccezionale dimostrazione di strapotere, autoconsapevolezza e sicurezza nei propri mezzi che l'ha portata inevitabilmente all'unico risultato che poteva esserle consono: la vittoria. A 20 giorni dal Giro già conquistato, a 40 dalla Vuelta che proverà a vincere per una tripletta senza precedenti. In bocca al lupo!

Marianne Vos - 10
Per la lode avrebbe dovuto vincere un'altra tappa, oltre alle due che ha nettamente portato a casa. Protagonista assoluta della corsa insieme a Van Vleuten, sempre capace di coniugare spettacolo e risultati, è stata in maglia gialla per cinque giorni e per un attimo abbiamo pure pensato che avesse intenzione di far classifica fino alla fine. Così non è stato, ma c'è qualcosa che si possa rimproverare a questa fantastica ciclista? La classifica a punti e il premio di supercombattiva del Tour sono un paio di ciliegine per un palmarès che occupa già un palazzo, il fatto è che quel palazzo deve essere continuamente soppalcato per ospitare i nuovi trofei...

Lorena Wiebes - 9.5
Ha avuto due volate a disposizione e le ha vinte tutte e due, compresa quella dei Campi Elisi che un po' storica lo era per forza e che, per sovramercato, le ha dato pure una fiammante maglia gialla. Spiace che, a causa di una caduta, non abbia potuto terminare la corsa. E il mezzo voto che le manca come lo spieghiamo? Col fatto che nella classifica a punti non era stata comunque capace di contrastare la Vos. Siamo un po' sadici, sì.

Demi Vollering - 8
Bravissima in salita, l'ultima a cedere il passo alla vorace Van Vleuten e quindi la prima delle battute, il che significa pur sempre seconda al Tour. Nei ritagli lasciati da Annemiek sulle montagne, è riuscita a conquistarsi una bella maglia a pois, quanto al contrastare realmente AVV quando quella sta come in queste due ultime tappe, chi avrebbe potuto opporre alcunché? Non è l'essersi fatta staccare dall'avversaria sul Platzerwasel o a La Planche des Belles Filles ad abbassare il suo voto, quanto il fatto che nei giorni in cui Annemiek non era al meglio, a Provins, a Épernay, a Bar-sur-Aube, sia riuscita a rosicchiarle la miseria di 17". Responsabilità da condividere con la squadra.

Silvia Persico - 8
Va bene la Van Vleuten che vince Giro e Tour, ma la Silvia che a 25 anni ti fa settimo e quinto posto come la vogliamo collocare? Noi la collocheremmo proprio in alto, per una serie di ragioni, non ultima proprio la capacità di ripetersi a così alti livelli nel giro di poche settimane (quelle intercorse tra i due "GT"), tra l'altro emergendo ulteriormente a fine corsa: che a La Planche si sia piazzata al terzo posto la dice lunga sulle doti di recupero di questa ragazza nata crossista e destinata a diventare un faro del ciclismo italiano. Si piazza nelle tappe da classica (seconda a Provins), fa le volate (vabbè, quella di Rosheim, in cui per poco non faceva cadere Maria Giulia Confalonieri, sarebbe stato meglio non l'avesse fatta...), è tra le primissime sui traguardi in quota, ha una versatilità che funge da carta di credito per un futuro scintillante.

Elisa Longo Borghini - 7.5
Una leonessa, sempre in top ten (tranne che nei due sprint), sempre propositiva, sempre all'attacco quando se ne presentava l'occasione, sin troppo generosa nella decisiva tappa di Le Markstein, con la sua persistenza nel voler inseguire da sola una coppia (Van Vleuten-Vollering) ininseguibile. Nella sventatezza di quell'operazione il senso di un voto abbassato rispetto a quanto avrebbe potuto essere (ma di questo a Elisa fregherà poco, giustamente), purtroppo però pure il senso di un possibile podio sfuggito via. Comunque quarta al Giro e sesta al Tour in una stagione per lei resa già straordinaria dal successo nella Roubaix: dove avevamo messo la macchina per la clonazione?

Marta Cavalli - sv
Il più grande rimpianto del Tour per gli italiani è l'uscita di scena di colei che al Giro aveva recitato a tratti da controparte e non da comprimaria al cospetto di Van Vleuten. Seppur non partisse coi gradi di capitana, un podio era alla sua portata, ma purtroppo la scellerata azione di Nicole Frain nella seconda tappa l'ha tolta di mezzo. Pazienza, ci saranno altri Tour.

Elisa Balsamo - 6.5
Un po' scarica nella volata parigina, a Saint-Dié-des-Vosges ha sbattuto contro una Wiebes ingiocabile, ma l'indomani a Rosheim ha avuto un'altra occasione per lasciare il segno (con la squadra che ha fatto di tutto per lanciarla al meglio) e non è riuscita a sfruttarla. In compenso s'è spesa tanto per Elisa Longo Borghini, preparandole attacchi (a Provins), dandole bici (sugli sterrati della quarta tappa), tirando ogni volta che ne abbia avuto l'occasione. E tutto sommato può tornare a casa moderatamente soddisfatta di quanto realizzato.

Katarzyna Niewiadoma - 7.5
Il podio, pervicacemente inseguito e conquistato sulle salite, è probabilmente il massimo a cui poteva ambire, date le sue caratteristiche. Per un Tour perfetto avrebbe dovuto lasciare il segno almeno una volta, non ci è andata lontana ma nemmeno vicinissima.

Juliette Labous - 8
Si è confermata una delle più solide cicliste da gare a tappe e nei prossimi anni bisognerà fare i conti con lei. Doppia il nono posto al Giro (conquistato grazie a una fuga vincente) con il quarto al Tour, offrendo un'altra prova consistente. Anche lei emerge alla distanza, garanzia di qualità.

Cecilie Uttrup Ludwig - 7.5
Sperava di fare una classifica migliore del settimo posto che ha raccolto e che le ha permesso di precedere di una sola posizione la compagna Évita Muzic (7 per lei) che teoricamente era sua gregaria. Le pendenze di La Planche des Belles Filles l'hanno respinta, e ha lasciato quindi la Boucle con l'amaro in bocca. Ma non deve dimenticare il successo di Épernay, un colpo di mano che le ha permesso di zittire nientemeno che Marianne Vos: sono scalpi importanti!

Veronica Ewers - 6.5
Più volte in fuga, alla fine abbiamo scoperto che in salita poteva essere davvero un fattore. È praticamente al suo primo anno (ne ha quasi 28) ma non ha perso tempo per segnalarsi come uno dei profili più interessanti per le gare a tappe. Ha chiuso con due top ten di tappa e una - più sostanziosa - di classifica (nono posto).

Mavi García - 7
Non è riuscita a esprimersi agli stessi livelli del Giro, ma c'è qualche perché, a partire dalle disavventure della tappa degli sterrati, in cui ha rischiato di farsi veramente male. Ammaccatissima, ha affrontato con coraggio le ultime frazioni, non accontentandosi e cercando pure la via della fuga. È così che ha strappato una meritata top ten dopo il podio del Giro.

Shirin Van Anrooij - 7
La migliore giovane merita un 7 d'ufficio, è vero che nella generale è arrivata lontanissima dalle prime ma ha pur sempre solo 20 anni. Nella sua stessa squadra la gregaria migliore del Tour, l'infaticabile Ellen Van Dijk a cui attribuiamo un altro bel 7.

Rachele Barbieri - 6.5
Due quarti e due ottavi posti tra volate e tappe un po' mosse, in un contesto in cui la forte concorrenza rendeva difficilissima la vittoria. Comunque lei alla fine c'è sempre.

Vittoria Guazzini - 6.5
Nel contesto di un apprezzato lavoro di gregariato in casa FDJ (tanto in pianura quanto in montagna) ha trovato pure il modo di spuntare un paio di top ten. E di sicuro ha fatto esperienza per un futuro in cui qualcosa forse potrà dire, in queste corse.

Maria Giulia Confalonieri - 6
Il suo Tour rischia di essere ricordato quasi quasi più per la caduta rischiata a Rosheim che per altro. Un paio di buoni piazzamenti, per il resto non ha trovato capitane così in palla a cui votarsi (Lisa Brennauer e Sandra Alonso - 5 a entrambe - sono state troppo anonime per essere vere).

Marta Bastianelli - 6.5
Uno dei tre secondi posti conquistati dal pedale italico porta la sua firma, all'ultima occasione valida prima delle montagne e dopo aver patito una caduta che ne aveva messo in discussione il prosieguo di Tour. Ma le gambe alla fine sono state più forti dei cerotti.

Ashleigh Moolman - 5.5
Tra quelle più attese, è stata la più deludente, ma ha la scusante di essere stata male nel tappone dei Ballon, tanto che il giorno dopo non è ripartita. Peccato perché a Épernay era sembrata particolarmente gagliarda. Purtroppo non avrà occasioni di riscatto visto che si ritira a fine anno.

Urska Zigart - 6
Tanto facile a perdersi quando il gruppo era folto, quanto risorgente appena la strada saliva. Forse deve ancora trovare bene una sua collocazione nel ciclismo; oppure trovare quanto prima il modo di fare classifica nelle gare a tappe.

Lotte Kopecky - 6
Il fatto è che da lei ci si aspetterebbe sempre qualcosa in più, qui se l'è cavata con un paio di terzi posti e un altro paio di top ten, una delle quali ottenuta nella tappa degli sterrati in cui tutti pensavamo che avrebbe fatto furore. Ha pure lavorato da gregaria quando ha potuto, ma il bicchiere continua a sembrarci mezzo vuoto.

Marlen Reusser - 7
Gran bella vittoria per tempismo ed efficacia in una delle tappe peraltro più attese, quella di Bar-sur-Aube; una frazione che era praticamente una classica, ragion per cui sarà il caso che da qui in avanti la forte cronowoman svizzera metta a segno attacchi del genere (quindi vincenti) anche in primavera, dalle parti del Belgio.

Marion Rousse - 10
Nulla da dire, tutte le questioni che possiamo sollevare sono dettagli al confronto della grandezza di questo Tour de France che ha lasciato abbagliati, senza parole, senza fiato. Il 10 a lei in quanto direttrice di corsa è da estendere ad ASO tutta. Senza parole, davvero.
Notizia di esempio
Vincenzo Nibali tra gli 11 ciclisti più pagati al mondo
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!