Tadej Pogacar all'arrivo di Bassano del Grappa © UAE Emirates-SprintCycling
Giro d'Italia

La doppia scalata del Monte Grappa, versante "Apoteosi Pogacar"

Sesto successo di tappa di Tadej in un Giro dominato dall'inizio alla fine. Giulio Pellizzari e Antonio Tiberi ci provano, Dani Martínez e Geraint Thomas sigillano il podio

25.05.2024 20:15

Quanto Tadej può essere contenuto in un Giro d'Italia? Tanto, tantissimo, troppo… anzi troppo poco. Se pensiamo che ha vinto sei tappe ma altre due o tre le ha lasciate qua e là tra una fuga e l'altra… se pensiamo che s'è fatto 20 giorni in maglia rosa e - date le fatiche annesse tra cerimoniali e incombenze varie - tanto valeva se li facesse tutti e 21, se solo Jhonatan Narváez non l'avesse pensata diversamente, in quel di Torino… se pensiamo che per un soffio non è riuscito a mettere tra sé e il secondo più di dieci minuti di distacco, fermandosi qualche secondo al di qua di un simile mostruoso vantaggio… Se pensiamo a questi dettagli, concludiamo serenamente che sì, c'è stato tanto, tantissimo Tadej in queste tre settimane, ma avrebbe potuto essercene ancora di più.

Eppure non sono pochi quelli del partito del “troppo Tadej”, perché insomma non è carino dominare in quel modo, ammazzare di fatto la sfida già al secondo giorno, non già nei numeri (ché il suo margine dopo Oropa era ancora umanissimo) quanto nel messaggio, giunto chiaro a tutti gli avversari (presunti, bisogna aggiungere): non ce ne sarà per nessuno, non si muoverà foglia che Tadej non voglia.

Così è stato, in effetti: un Pogacar imperiale ha occupato tanto gli schermi del mondo sintonizzati sull'Italia del Giro, quanto gli agitati sonni notturni dei colleghi in gara contro di lui. Gli schermi li ha bucati, per dirla meglio: con cento piccoli dettagli che fungono da moltiplicatori di popolarità, i riguardi nei confronti di compagni, avversari e tifosi, soprattutto piccoli tifosi, omaggiati ora di un cappellino, ora di una borraccia prelevata in corsa da un addetto al rifornimento e passata al volo a un bimbo che gli correva entusiasta accanto, sullo strappetto de Il Pianoro, proprio oggi nella tappa del Monte Grappa.

Immagini che gli hanno permesso di conquistare definitivamente il grande pubblico italiano del Giro, quel pubblico che non necessariamente segue le classiche (nelle quali il ragazzo si illustra da anni) o che il Tour lo guarda distrattamente, ma per la corsa rosa è lì davanti alla tv tutti i giorni, e in queste tre settimane ha scoperto la grandezza, sportiva e umana (non sappiamo mettere in classifica i due ambiti), del 25enne di Komenda.

Tadej dal fastidio al tripudio, l'Italia guarda al futuro

Della tappa di oggi c'è poco da dire: l'ha vinta Tadej, nettamente pure questa, e poi ha fatto l'inchino al traguardo, ringraziando il pubblico che l'ha incitato incessantemente sul Monte Grappa, a tratti l'ha pure infastidito con continue pacche a cui lo sloveno ha reagito - almeno in un paio di occasioni - berciando contro il toccatore di turno. Bisogna pensare a qualche corsetto di alfabetizzazione delle masse ciclistiche, a partire dalle basi ("I corridori non si toccano!"; “Non accendete quei cavolaccio di fumogeni al passaggio della corsa!”).

Tadej ha messo il sigillo al suo memorabile Giro 2024, e anche oggi, come accaduto a Monte Pana, l'ultimo a vedergli il dorsale è stato Giulio Pellizzari, autore di un coraggioso attacco già dal primo passaggio sul Grappa. Un sorriso per il ciclismo italiano del futuro, il ventenne marchigiano, poi sesto al traguardo (a Monte Pana fu secondo), oltre che ampiamente secondo nella classifica dei Gpm.

Ottimi traguardi per il ragazzo di San Severino Marche, nel giorno in cui Antonio Tiberi ha centrato l'obiettivo di portarsi a casa la maglia bianca di miglior giovane, pur senza riuscire a scalare la classifica generale (la chiude con un onorevole e promettente quinto posto), e in cui gli altri nomi italiani presenti in classifica non hanno riempito gli occhi: Filippo Zana ha perso la top ten (scivolando dalla nona all'undicesima posizione) e anche Lorenzo Fortunato non è stato brillante (per lui si va dall'undicesima alla dodicesima). In difesa Davide Piganzoli (resta tredicesimo), in discesa Luca Covili (dalla quindicesima alla diciottesima), in salita Damiano Caruso (dalla 19 alla 17) ma lui non è un giovane di prospettiva e fa un po' storia a sé, così come Domenico Pozzovivo che chiude senza squilli al ventesimo posto.

I “vecchi” lasceranno la scena, nei prossimi anni, a un gruppetto di giovani speranze che magari non domineranno Giri in stile Pogacar, ma che possono far pensare agli appassionati italiani di poter contare su una nouvelle vague attesa nel ciclismo da almeno due lustri. Anche questo è stato il Giro 2024.

Giro d'Italia 2024, la cronaca della ventesima tappa

La Alpago-Bassano del Grappa, ventesima tappa del Giro d'Italia 2024, misurava 184 km e prevedeva una doppia scalata al Monte Grappa nel finale. La pioggia ha accolto al via la carovana e con essa i primi scatti di giornata. Dopo 5 km è stato Davide Ballerini (Astana Qazaqstan) ad allungare, e a lui si è accodato Lorenzo Germani (Groupama-FDJ); non un grande margine per i due, giusto un mezzo minuto mentre dal gruppo erano pronti a uscire altri uomini. In nove si sono avvantaggiati sul Muro di Ca' del Poggio ai -154: Nicola Conci e Jimmy Janssens (Alpecin-Deceuninck), Henok Mulubrhan (Astana), Rubén Fernández (Cofidis), il vincitore di ieri Andrea Vendrame (Decathlon AG2R La Mondiale), Edward Theuns (Lidl-Trek), Pelayo Sánchez (Movistar), Andrea Pietrobon (Polti Kometa) e Alessandro Tonelli (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè).

Ai -142 i contrattaccanti hanno raggiunto i battistrada mentre il gruppo in relax concedeva in quel momento 4', distanza giudicata idonea dalla UAE Emirates, che ha lasciato lì i fuggitivi senza fretta di chiudere ma pure senza lasciar loro quarti d'ora di vantaggio: evidentemente Tadej Pogacar aveva in mente qualcosa per ravvivare il pomeriggio degli appassionati.

Il tempo per gli 11 al comando di capire l'antifona, che a quel punto pure loro hanno smesso di pedalare a fondo, ma non tanto perché non credessero più nell'azione (oddio, anche sapere di avere la spada di Damocle del Pogi alle calcagna non è che non avrà pesato nel loro animo), quanto perché la strategia andava cambiata: non più guadagnare tanto coi buoni uffici del gruppo, ma andare di conserva contando su quel margine già acquisito, per poi dare tutto sul Grappa per provare a respingere l'atteso assalto della maglia rosa. Impresa ai limiti dell'impossibile, ma lo sapevamo tutti, noi e loro. Se non altro, nell'avvicinamento alla salita, le cose hanno smesso di “andare peggio”, nel senso che ha smesso di piovere ed è pure uscito un certo sole.

Ballerini ha vinto il traguardo volante di Possagno ai -109, con striscione piazzato proprio davanti allo scenografico Tempio Canoviano, da cui la domanda sorse spontanea: ma quale corsa in quale Paese ti piazza un traguardo volante qualsiasi di fronte a simili monumenti, e non in qualche città ma nella profonda provincia?

Sul primo Grappa parte l'attacco di Giulio Pellizzari

Giulio Pellizzari all'attacco sul Monte Grappa © Giro d'Italia
Giulio Pellizzari all'attacco sul Monte Grappa © Giro d'Italia

Il Monte Grappa è stato preso dai primi, ai -96, coi soliti quattro minuti di vantaggio sul gruppo. Janssens ha immediatamente forzato, e dopo una divertita schermaglia tra lui e Vendrame (i due si sono vicendevolmente scattati nei denti, un po' per gioco un po' per maschialfismo) si è formato un quintetto coi due, Sánchez, Mulubrhan e Tonelli; ai -88, quasi a metà scalata, è rientrato sui cinque anche Fernández, quindi si è rifatto sotto pure Conci, intanto la UAE faceva pian piano riavvicinare il gruppo col suo tirare.

Alle spalle del nutrito treno emiratino trovavamo Dani Martínez (BORA-Hansgrohe) scortato dal solo Giovanni Aleotti, quindi il treno INEOS Grenadiers, quindi quello Decathlon, e poi un paio di Bahrain-Victorious (nel senso di Antonio Tiberi e Damiano Caruso): in pratica una pedissequa riproduzione della situazione di classifica. Più avanti sarebbe stato Filippo Zana (Jayco) a cedere rispetto agli uomini di classifica: giornata da dimenticare per il vicentino.

Ai -84.5 Vendrame è saltato, mentre ai cinque superstiti restavano meno di due minuti di margine sul gruppo maglia rosa. Janssens ha ripreso ad aumentare il ritmo e ha distrutto la resistenza dapprima di Fernández e Conci, poi anche di Tonelli, quindi di Mulubrhan. Sánchez ha tenuto e ha collaborato col belga, intanto Tonelli si è messo in modalità supergestione, e così facendo è riuscito a non imbarcare e anzi a rifarsi sotto, per tornare sui battistrada ai -82, a 4 km dalla vetta.

Ai -81 una novità in gruppo: Giulio Pellizzari (VF Group) è partito mettendosi sulle tracce dei superstiti della fuga, ai primi dei quali aveva da recuperare in quel momento 1'30", ed è riuscito nell'impresa di raggiungerli a 100 metri dallo scollinamento, appena in tempo per scattare al Gpm dei -78. Dopodiché, aveva lì Tonelli a sua disposizione e si è fatto aiutare in discesa, dato che - dopo tutta la fatica fatta fin lì - c'era ancora da riscalare un Grappa…

Il buon Alessandro ha dovuto subire un altro break quando si è staccato sulla contropendenza di Il Pianaro ai -69, ma poi è riuscito a rientrare quando la strada s'è rimessa all'ingiù, rimettendosi a disposizione del giovane Giulio dai -64 alle prime rampe del Grappa bis, ai -49: in quel frangente, confidando sul fatto che il gruppo stesse scendendo ad andatura controllata per evitare rischi sulla strada un po' bagnata e un po' no, il terzetto al comando ha riguadagnato fino a 2'40", toccati all'Intergiro di Semonzo (vinto da Tonelli che stava ovviamente tirando il trenino).

Il secondo Grappa e il nuovo volo di Tadej Pogacar

Appena ricominciata la salita, Tonelli si è sfilato, esausto. Pellizzari, senza paura, ha preso in mano la situazione e non ci ha messo troppo a staccare Pelayo Sánchez, che ha finito le energie a 46.5 km dalla fine (e 15.5 dalla vetta). Il ventenne marchigiano doveva difendere due minuti e mezzo da una UAE che continuava a provocare selezione da dietro col lavoro dei gregari della maglia rosa.

Vegard Stake Laengen, poi Mikkel Bjerg, poi Felix Grossschartner, oggi il team di Tadej ha risposto praticamente al completo. Streghe per Lorenzo Fortunato (Astana) e Davide Piganzoli (Polti) già dai -48; quando ai -42 è andato a tirare Domen Novak, il gruppetto maglia rosa constava di 15 unità; il settimo della generale, Romain Bardet (DSM-Firmenich PostNL), è stato la vittima successiva, out ai -41.

Ai -38 è passato a fare il ritmo Rafal Majka, e sulla sua azione si è determinato un buco al centro del gruppetto: è stato Thymen Arensman (INEOS) a provocarlo, scoppiando letteralmente. Dani Martínez è riuscito a chiudere velocemente il gap insieme a Tiberi, Geraint Thomas (INEOS) ed Einer Rubio (Movistar); più indietro era Valentin Paret-Peintre (Decathlon) a tirare per il capitano Ben O'Connor e per quelli che erano con lui, ovvero Michael Storer (Tudor) e Jan Hirt (Soudal).

A Thomas s'è parzialmente spenta la luce e quindi non ha visto da vicino il momento in cui, a 6 km dalla vetta (e 36.5 dal traguardo), dopo un fitto parlottare col fido Majka, Tadej Pogacar ha offerto al pubblico l'ultimo attacco in montagna del suo Giro 2024. Lo sloveno ha fatto immediatamente il vuoto, sfuggendo al terzetto Tiberi-Martínez-Rubio e incaricandosi di chiudere al più presto i 50" che in quel momento lo separavano da Pellizzari.

Thomas è andato di gestione ed è rimasto coi Decathlon mentre Storer saliva un po' meglio e Hirt faceva un po' di elastico dietro. A 35.5 dalla fine la maglia rosa ha raggiunto Pellizzari e dopo un breve falsopiano ha preso definitivamente il volo, a 3.5 km dallo scollinamento. Non l'hanno vista più. Tra una pacca e l'altra di alcuni fastidiosi tifosi, Pogacar ha guadagnato oltre due minuti, ha avuto anche la lucidità di omaggiare un bambino di una borraccia presa al volo da un addetto a bordo strada, quindi s'è goduto il bagno di folla una volta arrivato a Bassano del Grappa, concludendo il proprio sforzo con sorrisi, ringraziamenti e infine un inchino che gli avevamo visto fare anche allo scorso Tour a Cauterets.

Posizioni cristallizzate in alta classifica

La lotta degli altri è stata abbastanza residuale: Tiberi ha tirato più di tutti in salita e il suo terzetto è piombato su Pellizzari proprio al Gpm; il frusinate ha forzato in discesa, ma senza far la differenza. Sulla contropendenza di Il Pianaro, alla cui cima (ai -20) era fissato l'ultimo sprint intermedio di giornata, Martínez ha proposto uno scatto poco comprensibile (cioè ha aspettato l'ultimo mezzo chilometro di salita del Giro per attaccare, ma magari voleva davvero solo i due secondi d'abbuono…).

Dopodiché la lunga discesa ha favorito i ricongiungimenti, e da dietro sono arrivati O'Connor con Paret-Paintre e Thomas, mentre Storer ha mancato di poco l'aggancio. Dopo tanto lavoro da gregario, Paret-Peintre si è concesso una volatina che gli regala ancora un bel secondo posto in un Giro per lui memorabile, davanti a Martínez che ha preceduto Tiberi, Rubio, Pellizzari, Thomas e O'Connor, tutti a 2'07" dall'uragano sloveno. 3'08" il dazio di Arensman e Hirt, 7'37" quello di Bardet, 9'32" quello di Piganzoli, 9'54" hanno pagato Fortunato, Zana e Pozzovivo.

La classifica vede Pogacar in rosa con 9'56" su Martínez, al primo podio in carriera in un GT, e 10'24" su Thomas, che festeggia il 38esimo compleanno (proprio oggi) con un onorevolissimo terzo posto dopo il secondo di dodici mesi fa. O'Connor è quarto a 12'07", Tiberi quinto a 12'49" e tutti gli altri li vedete nella tabella dei risultati in basso.

Domani il Giro d'Italia 2024 si chiuderà con la passerella romana, 125 km per la ventunesima tappa, tutta tra la Capitale e Ostia: si partirà dall'EUR, si andrà verso il mare e poi si ritonerà per affrontare gli 8 giri di circuito (9.5 km l'uno) tra Caracalla e i Fori Imperiali, prima dell'arrivo (presumibilmente in volata) in Via San Gregorio, davanti all'Arco di Costantino.

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!