Professionisti

La missione è compiuta, Remco può piangere

10.09.2022 17:45

Evenepoel respinge l'attacco (pallido) di Mas e domani vincerà la Vuelta a España, primo GT in carriera a 22 anni. Oltre a Enric, sul podio finirà pure il 19enne Juan Ayuso. A Navacerrada terzo hurrà per Richard Carapaz


22 anni, un destino da campione, un esordio tra i professionisti - ormai tre anni fa - con fanfare e grandi risultati, un crocevia chiamato Sormano (e conseguente caduta, e stop prolungato, e rientro pieno di fatica, delusioni, incertezze), un orgoglio che non gli ha mai fatto abbassare la testa nemmeno nei momenti più complicati, una classe che aspettava soltanto il momento giusto per esplodere in tutto il suo fragore, un primo successo da superbig quest'anno alla Liegi, e poi queste tre settimane da protagonista assoluto, primo grande giro conquistato in carriera a un'età in cui tanti non sono ancora passati al professionismo, e soprattutto la conferma di meritare un posto tra i grandissimi dello straordinario ciclismo contemporaneo: e ce ne vuole, perché come sappiamo la concorrenza è abnorme.

Remco Evenepoel è una stella che brilla tanto, oggi più che mai ma quel mai è riferito al passato, perché se guardiamo avanti immaginiamo facilmente che il ragazzino di Aalst mieterà molti altri successi, alcuni necessariamente più belli, più affascinanti, più impressionanti di questa Vuelta a España che l'ha commosso fino alle lacrime, subito dopo la fine dell'ultima frazione di montagna, di fatto l'ultima vera sfida coi rivali di classifica dato che domani non accadrà nulla di che (a parte l'imponderabile). Remco ha vinto con merito, con intelligenza, con la giusta dose di coraggio e a tratti anche di sfacciataggine, e ha dato ragione a tutti quelli (non pochi) che credevano in lui; al contempo, ha smentito invece tutti gli altri (manco quelli eran pochi), cioè coloro i quali lo consideravano sopravvalutato. Per sapere cosa dirà la storia del ciclismo sul giovane belga dovremo aspettare diversi anni, ma per apprezzare la sua caratura fuori scala siamo già in tempo.

In Belgio, poi, si stanno già sbronzando, dato che erano quattro secoli che un loro paladino non vinceva un GT, esattamente dal Giro 1978 di Johan De Muynck. Erano gli anni dell'immediato post-Merckx e la nazione cardine di questo sport vinceva ancora bene nelle gare a tappe tra un Pollentier, un Van Impe, e un Maertens (ultimo a imporsi alla Vuelta, nel 1977), eppure da quel '78 iniziò un digiuno incredibile, quasi inconcepibile, che va a interrompersi e possiamo aggiungere - da tifosi del ciclismo tutto - un bel "finalmente!".

Quanto alla tappa odierna, Richard Carapaz ottiene un altro sigillo in questa Vuelta, dimostrandosi una volta di più un grandissimo protagonista dei grandi giri, anche quando (come quest'anno) non è in grado di giocarsi le sue carte per il successo in classifica generale. E anche oggi ha messo in scacco il gruppo degli uomini di classifica che è ha avuto molteplici occasioni per chiudere sui fuggitivi, dove però mancava la personalità per muoversi, anche a chi magari avrebbe dovuto attaccare per ribaltare la classifica.

Oggi si partiva da Moralzarzal per arrivare dopo 181 km e quasi 4000 metri di dislivello in vetta al Puerto de Navacerrada. Giornata campale, sia perché era l'ultima prima della passerella finale di Madrid, sia perché era quella che più di tutte presentava molteplici salite di difficoltà rilevante disposte su tutto il percorso. Inoltre, come vuole il copione della tappa perfetta, la partenza era praticamente in salita, con la strada che nei primi 20 km si faceva progressivamente più impegnativa fino all'inizio formale del Puerto de Navacerrada (10.3 km al 6.8%), primo punto chiave che si preannunciava particolarmente infuocato.

La tappa, infatti, si infiamma subito. Sembrano avere la meglio inizialmente 7 atleti: Clément Champoussin (AG2R Citroën Team), Rubén Fernández (Cofidis), Candro Meurisse e Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck), Daniel Navarro (Burgos-BH), Joan Bou (Euskaltel-Euskadi) e Simon Guglielmi (Team Arkéa Samsic). Sono arrivati ad avere un vantaggio massimo di quasi 3', mentre da dietro sembravano sul punto di rientrare anche Jonathan Caicedo (EF Education-EasyPost) e Julien Bernard (Trek - Segafredo). Sulle prime pendici della salita la Movistar ha però deciso di alzare vistosamente l'andatura riaprendo i giochi e, mentre i due inseguitori venivano raggiunti dal gruppo, è esplosa nuovamente la bagarre con attacchi di alcuni dei più seri pretendenti al successo di tappa uniti a uomini della Movistar che cercavano di costruire il punto di appoggio.

Nel frattempo il vantaggio è crollato velocemente e davanti sono rimasti in 6, dal momento che Bou non è stato in grado di tenere il ritmo (elevatissimo per poter resistere al rinvenire del gruppo), staccandosi a poco più di 5 km dalla vetta, in vista del tratto più impegnativo. Dietro, per tenere la situazione sotto controllo, il leader della corsa Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) è costretto a giocarsi subito il fidato Ilan Van Wilder, messo a condurre un gruppo ridottissimo da cui Carlos Rodriguez (INEOS Grenadiers, 5° in classifica) stava già perdendo contatto.

In vista dello scollinamento ha perso contatto dalla testa anche Champoussin, mentre Stannard si è preso il GPM, riavvicinando Richard Carapaz (INEOS) nella relativa classifica. Nel giro di pochi secondi sono transitati (sparpagliati) tutti gli attaccanti che erano usciti nel corso della salita: ultimo di questi è stato Alejandro Valverde, scattato prepotentemente negli ultimi metri e seguito da altri atleti tra cui Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan). Subito dopo è transitato Evenepoel a meno di 1' accompagnato da tutti gli altri uomini di classifica (escluso Rodríguez, che in vetta pagava dal belga già 1'20" circa).

La velocissima discesa ha aiutato tutti (atleti, tecnici e giornalisti) a delineare una situazione meno caotica: innanzitutto Marc Soler (UAE Team Emirates) è stato il primo a rientrare sui 5 uomini al comando; alle spalle, Champoussin è stato raggiunto dal neonato gruppo di inseguitori, molto corposo (formato dall'appallamento di tutti i contrattaccanti) che aveva un ritardo intorno ai 40". Nessuno di questi preoccupava da vicino Evenepoel, motivo per cui il gruppo guidato da una riorganizzata Quick-Step ha calato l'andatura, facendo salire il vantaggio della testa ad oltre 2'.

Questo l'elenco dei 20 inseguitori: Rohan Dennis e Robert Gesink (Jumbo-Visma), Clément Champoussin (AG2R), David De la Cruz e Vincenzo Nibali (Astana), Gino Mäder (Bahrain - Victorious), Sergio Higuita (BORA - hansgrohe), Jesús Herrada (Cofidis), Hugh Carthy (EF), Thibaut Pinot e Sebastién Reichenbach (Groupama - FDJ), Richard Carapaz (INEOS), Louis Meintjes (Intermarché - Wanty - Gobert Matériaux), Alejandro Valverde e Gregor Mühlberger (Movistar Team), Jan Polanc (UAE), Urko Berrade e Raúl García Pierna (Equipo Kern Pharma), Mikel Bizkarra e Joan Bou (Euskaltel - Euskadi). La situazione è rimasta stabile per buona parte del successivo il fondovalle con i 6 al comando che hanno mantenuto un vantaggio di poco inferiore al minuto sugli inseguitori, mentre il gruppo (su cui è rientrato quasi subito Carlos Rodriguez) scivolava a quasi 6'. A 112 km dal traguardo se ne sono andati Soler e Stannard, mentre gli altri 4 fuggitivi si sono fatti riassorbire dagli inseguitori, adesso a oltre 1' di ritardo. In gruppo invece è stata la BORA a rialzare l'andatura, probabilmente con lo scopo di difendere la top10 in classifica di Jai Hindley e forse anche sperando di poterlo rimettere in gioco per il successo di tappa dopo il 4° posto ottenuto sul Piornal.

Ai piedi della seconda ascesa, ovvero il Puerto de Navafria (9.8 km al 5.5%, ultimi 3 km al 7%), i nuovi distacchi suggerivano possibili ulteriori rimescolamenti: i due al comando avevano addirittura più di 1'30" di vantaggio sui 24 inseguitori, mentre il ritardo del gruppo era sceso sotto i 5'. Solo quando Soler e Stannard hanno iniziato ad avere quasi 2' di margine si è riaccesa la bagarre, prima sotto la spinta di Richard Carapaz, poi grazie ad un violento attacco di Thibaut Pinot, successivamente raggiunto da Mäder e Mühlberger: in vetta questo terzetto è transitato con soli 55" di ritardo, mentre gli altri inseguitori continuavano ad avere circa 2' di ritardo, fatta eccezione per Berrade che si trovava a bagnomaria tra i due gruppi (poi è stato presto riassorbito); il gruppo, condotto da Matteo Fabbro (BORA) è transitato invece a circa 5'30". Intanto Stannard ha vinto il secondo GPM consecutivo e ridotto ulteriormente il distacco da Carapaz, rimasto invece a secco di punti.

A poco meno di 70 km dal traguardo, subito dopo la fine della discesa, i 3 inseguitori sono rientrati sulla coppia al comando; si è formato così un quintetto con 1'10" sui 21 inseguitori, mentre il gruppo tornava a guadagnare, portando il ritardo a molto meno di 5'. Il successivo falsopiano, preambolo per il semplice Puerto de Canencia, ha favorito un ulteriore accorciamento dei distacchi e a 5 km dalla vetta Richard Carapaz ha attaccato per recuperare l'ultima manciata di secondi e tamponare l'assalto di Stannard alla maglia a pois, ricompattando così la fuga (adesso di 24 unità, con le sole defezioni di Fernandez e Bou); nel frattempo anche il gruppo aveva ormai meno di 4' di ritardo, tenendo tutto molto aperto in vista della successiva salita al Puerto della Morcuera (9.4 km al 6.9%), la più impegnativa di giornata.

In vetta Carapaz transita secondo per poi tirare dritto nella tecnica discesa che porta direttamente ai piedi della Morcuera senza soluzione di continuità. Dietro il gruppo si è riappallato dopo che Hindley aveva consumato anche Kelderman; tuttavia la situazione è stata presto presa in mano dalla Quick-Step per affrontare la discesa in sicurezza e il gruppo scollina comunque con un ritardo abbastanza ridotto: 3'35".

Il primo ad aprire le danze una volta tornati in salita è stato Guglielmi, riagganciato poco dopo sotto l'impulso di Gesink. Dopo un attimo di rallentamento, è partito Meintjes, con l'intento ancora vivo di poter entrare in top10 all'ultimo momento, seguito subito da Higuita e presto raggiunto anche da Carapaz, formando un terzetto con circa 20" di margine sugli ex-compagni di fuga, mentre Gesink ha provato a riportarsi in testa da solo.

In gruppo, come era facilmente prevedibile, si è messa a fare l'andatura la Movistar, preparando un plausibile assalto finale di Enric Mas alla leadership di Evenepoel. Il primo a staccarsi è stato di nuovo Carlos Rodriguez, decidendo saggiamente di salire del suo passo scongiurando crisi irreparabili e cercando di conservare il miglior piazzamento possibile; Carlos Verona ha prepotentemente alzato l'andatura, isolando Evenepoel e sgretolando il gruppo dei big, adesso a circa 2'30" dalla testa della corsa. Appena si è spostato Verona, Mas ha dato il primo attacco, mettendo leggermente in difficoltà tra gli altri Miguel Ángel López (Astana) e João Almeida (UAE). Poi lo spagnolo, come da sua abitudine, si è rialzato, facendo capire (obiettivamente) di non avere la personalità (magari nemmeno le gambe) per assumersi la responsabilità di fare la salita a tutta e provare a ribaltare la corsa. A stuzzicarsi nei successivi km di salita ci hanno pensato Thymen Arensman (Team DSM) e Juan Ayuso (UAE), ma Evenepoel non ha lasciato spazio a nessuno.

Davanti, in vista del GPM, il gruppo degli inseguitori (ormai composto solo da Valverde, Carthy, Nibali, Champoussin, Mäder e Reichenbach) ha riagganciato Gesink e rimesso nel mirino il terzetto di testa, mentre Carapaz vincendo il GPM blindava la classifica degli scalatori; il gruppo degli uomini di classifica ha scollinato con meno di 2' di ritardo, Carlos Rodríguez circa 1' più dietro. La situazione è rimasta più o meno in stallo fino ai piedi della salita finale del Puerto de los Cotos, ultima salita di questa Vuelta (10.3 km al 5.7%), imboccata dai 3 di testa con circa 30" sugli inseguitori e oltre due minuti sul gruppo Evenepoel, che è tornato ad occupare tutta la sede stradale con andatura blanda, permettendo il rientro dei ritardatari (Rodriguez su tutti).

In vista della salita finale si è messa a guidare l'inseguimento l'UAE Team Emirates, facendo nuovamente calare il distacco sotto i 2' e tenendo aperti i giochi per il successo di tappa; sono scivolati indietro invece gli inseguitori, con un ritardo di quasi 50". Appena è iniziata a salire la strada in maniera più sensibile Carapaz ha piantato il primo attacco, venendo raggiunto dal solo Higuita, mentre Meintjes ha mollato la presa. Prima Soler e poi Polanc hanno ormai ridotto il ritardo del gruppo a poco più di 1', mentre del gruppo inseguitore sono rimasti ancora a bagnomaria soltanto Gesink e Mäder. Finito il lavoro di Polanc è tornata davanti la Movistar, nella fattispecie Mühlberger e Valverde.

Ha aperto le danze López, seguito subito da Ayuso, quindi da Mas ed Evenepoel, poi da tutti gli altri (a parte Rodríguez, nuovamente in difficoltà). Dopo un lungo forcing del colombiano si è portato in testa Almeida, con l'obiettivo evidente di chiudere l'ultima trentina di secondi rimasta di vantaggio a Carapaz ed Higuita e consentire ad Ayuso di giocarsi la vittoria. A circa 9 km dal traguardo (poco più di 2 dal GPM) anche Meintjes è stato ripreso, mentre il ritardo è sceso velocemente sotto i 20". Subito è nuovamente partito López, seguito da Ayuso e poi anche dagli altri; pagano leggermente solo Meintjes, Hindley e O'Connor (AG2R) che però si sono riagganciati mentre Almeida (che aveva già il 5° posto in classifica al sicuro) tornava a scandire il ritmo.

Con il gruppo alle calcagna, Higuita ha provato con un paio di allunghi a scrollarsi Carapaz, non riuscendoci. Ecco che Carapaz, dimostrando una volta di più la sua straordinaria capacità di cogliere il momento, è ripartito in contropiede provando a costruire l'ultima resistenza nei confronti del gruppo Evenepoel, che aveva nuovamente un ritardo superiore ai 20". A 3.5 km dal traguardo prova ad andarsene Arensman, quando ormai in gruppo sembra non esserci né la convinzione né la forza di riprendere l'equadoregno.

Richard Carapaz conserva un vantaggio sufficiente e si prende il successo di tappa con 8" su Arensman, 13" su Ayuso, Hindley e Mas, 15" su Evenepoel, Meintjes e Lopez, 17" su Almeida e 32" su Higuita. In ritardo O'Connor (11° a 1'11") e Rodríguez (18° a 1'23").

Remco Evenepoel resta dunque in testa alla classifica con 2'05" su Mas, 5'08" su Ayuso e 5'56" su López; risalgono una posizione Almeida (5° a 7'16") e Arensman (6° a 7'56"); per un solo secondo perde ben due posizioni Rodríguez (7° a 7'57"). Chiudono la top10 O'Connor (a 10'30"), Uràn (a 11'04") e Hindley (a 12'01"). L'ultima tappa, i facilissimi 96.7 km previsti domani da Las Rozas a Madrid, non dovrebbero spostare nulla, a parte imprevisti sempre da scongiurare: si farà passerella, si sprinterà al traguardo, e poi via a premiazioni e conseguenti feste.
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Francesco Dani
Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.