
Scaroni a Riunione Tecnica: "Vingegaard vincerà il Tour. Sogno di vincere la Freccia Vallone"
Il portacolori della XDS Astana, unico vincitore di tappa italiano al Giro d'Italia 2025, ha svelato anche le prossime gare: "Non farò la Vuelta, per esigenze di squadra farò le classiche"
Il 27enne bresciano Christian Scaroni, l'unico corridore italiano capace di vincere una tappa al Giro d'Italia 2025 - evitando all'Italia un clamoroso zero, mai accaduto nella storia della Corsa Rosa - è stato ospite della puntata numero 176 di Riunione Tecnica, la trasmissione in onda ogni settimana sul canale YouTube di Cicloweb.
Di seguito le sue risposte alle domande poste da Stefano Brienza e Carmine Marino.
La vittoria al Giro e la stagione 2025 dell'Astana
Per lei e la sua squadra è stato un Giro ricco di soddisfazioni. Come l'avete celebrato?
“Con il team abbiamo festeggiato un po' la sera a Roma, aprendo forse più di una bottiglia. I giorni successivi li abbiamo passati con le rispettive famiglie. È stato un Giro molto intenso che mi ha dato ulteriore consapevolezza, soprattutto la vittoria di tappa, anche per come ci ero arrivato. Sono stato fermo a lungo dopo la caduta alle Strade Bianche, di conseguenza la preparazione non è stata delle migliori. Col passare delle tappe ho recuperato la condizione e nell'ultima settimana mi sono sentito molto meglio”.
La sua vittoria di tappa con l'arrivo assieme al compagno e amico Lorenzo Fortunato.
“Io e Lorenzo ci conosciamo dal 2018, militavamo nei dilettanti nel team Hopplà. Quando l'anno scorso è arrivato in Astana ero veramente contento, è una persona generosa e buona. Quel giorno in fuga ne avevamo parlato durante la tappa di poter arrivare insieme sul traguardo: a lui interessava consolidare la Maglia Azzurra, se fossimo arrivati mi avrebbe lasciato la vittoria. Fino ai 2km dall'arrivo avevamo entrambi buone gambe, poi negli ultimi 1500 metri non so cosa ho avuto ma non andavo più avanti. Facevo fatica a tenere il suo ritmo, lui se n'è accorto e mi ha aspettato. È stato un signore”.
La tattica di gara contro Cepeda.
“Quando siamo rimasti in tre, abbiamo visto che lui non collaborava più di tanto. Tramite il Garmin, dove c'è un programma che ti dice com'è la salita, avevo visto che c'è una parte che spianava che portava al chilometro RedBull, e allora appena l'ho visto distratto sono partito. Così Cepeda si è trovato obbligato a tirare e Lorenzo ha potuto restare alla sua ruota. Alla radio ho poi detto a Fortunato che, nel momento in cui la salita sarebbe tornata dura, di provare a staccarlo e ci è riuscito. La strategia ha funzionato”.
Sul dibattuto tema degli italiani poco vincenti.
“Sicuramente una sola vittoria di tappa è troppo poco. Al Giro ci si aspetta sempre che l'Italia la faccia da padrona come vincitori di tappe, ma il livello di prestazioni si è alzato notevolmente. Io credo che tutti noi italiani stiamo dando il massimo per portare vittorie e risultati importanti. Quest'anno è stato forse un po' strano, ma il livello è sempre più alto”.
Dopo la vittoria si sente di essere entrato in una dimensione diversa?
“Io mi sento la persona di prima. Un ragazzo tranquillo, umile e generoso. Continuerò a essere la persona ambiziosa che ero prima del Giro d'Italia. Sicuramente non mi voglio fermare qui e continuerò ad avere la stessa voglia di emergere che avevo a inizio stagione”.
Quale corsa sogna di vincere?
“Sicuramente la Freccia Vallone. A me quel tipo di strappi duri, come si è visto anche alla Classic Var, piacciono molto. Sono molto esplosivo, sogno un giorno di poterla vincere”.

Quale corridore ha perso il Giro d'Italia?
“A dir la verità, io la tappa del Finestre non l'ho recuperata in televisione, ma ho letto tante opinioni. L'unica cosa che posso dire è che, in certi frangenti di corsa, le indicazioni dall'ammiraglia per Del Toro potevano essere più chiare. Forse lui l'ha buttata via ma non è mai facile gestire una situazione del genere, con le tante sfaccettature che noi da fuori non possiamo vedere. È difficile dare una colpa a qualcuno. Io Isaac lo conosco bene abitando entrambi a San Marino, ci alleniamo spesso insieme. È un bravo ragazzo, ambizioso. Dall'esterno magari non è sembrato che a lui abbia dato fastidio perdere la Rosa, ma credo che a chiunque, perderla in quel modo all'ultimo giorno fa male”.
La grande stagione dell'Astana, cosa è cambiato rispetto all'anno scorso?
“Ci sono tanti aspetti che abbiamo migliorato, a partire dalla nutrizione e lo studio della performance. Un fattore non secondario è il gruppo. Corridori come Bettiol, Ulissi e Teunissen, avendo precedentemente militato in grandi squadre, hanno portato una mentalità vincente che ha giovato a corridori come me e Fortunato”.
Il futuro calendario e il pronostico sul Tour
La possibilità di vestire la maglia della Nazionale all'Europeo e al Mondiale.
“Tutti aspirano a indossarla ma pochi la vestono. Bisogna meritarsela. Il cammino è ancora lungo prima di quelle gare, per il momento non ci penso. L'aver fatto una prima parte di stagione positiva non significa una convocazione certa. C'è ancora da lavorare”.
Come è percepito Pogačar in gruppo.
“Tra i campionissimi, onestamente Tadej è il ragazzo più tranquillo e sereno. Non ha comportamenti scorretti e altezzosi. Si fa voler bene da tutti. Ci sono corridori che hanno fatto molto meno e si atteggiano molto più di lui”.
Sulle gare della seconda parte di stagione.
“Dopo l'ultima tappa a Roma siamo stati poco bene e alla fine abbiamo deciso di cambiare un po' il programma. Ora staccherò qualche giorno e poi ripartirò a luglio con uno stage in altura. Non farò quindi il Giro dell'Appennino mentre il campionato italiano è ancora in forse. Visto che la squadra ha bisogno di consolidare la posizione per mantenere la licenza World-Tour, non sarò alla Vuelta bensì a tutte le principali classiche in Italia e all'estero”.
Sulla cronometro del Giro del Delfinato.
“A volte fa più rumore quando un corridore come Tadej fa una prestazione più 'umana'. Quello che non mi stupisce, e lo dico dal giorno zero, è Vingegaard, che per me vincerà il Tour de France. È una prestazione in linea a quello che ha sempre dimostrato, Nelle prossime tappe mi aspetto comunque che Pogačar possa vincere. Non penso che in una cronometro come quella di oggi si sia nascosto volutamente”.
Una corsa in particolare nel mirino da qui alla fine dell'anno.
“Ce ne sono due. Una è l'Arctic Race of Norway. Due anni fa l'ho persa per un secondo e mi brucia ancora. In questo anno un po' magico potrebbe essere l'annata giusta. L'altro è l'Europeo, penso mi si addica di più del Mondiale. Ho già visionato il percorso. Siccome si correrà il 4 ottobre, è ancora molto lontana. Bisognerà programmare bene con il preparatore della squadra, sperando di arrivarci nel migliore dei modi. Mi spiace non correre la Vuelta quest'anno, anche perchè il percorso è quasi interamente nel nord della Spagna e per me che soffro il caldo era un disegno più congeniale”.