
«Scendo, buon proseguimento»: i lutti del ciclismo nel 2025
In memoria di Sara Piffer, Samuele Privitera, Kevin Bonaldo e di tutti i corridori del passato e del presente che sono scomparsi nell'ultimo anno
«I giorni del divertimento sono finiti»: l'ultima battuta della vita di James Dean, il maledetto per eccellenza di Hollywood. Se alcuni hanno avuto la ventura di divertirsi e stare bene a lungo, per tanti altri il passaggio su questa terra è stato troppo, troppo breve. Nel giorno tradizionalmente consacrato ai bilanci e agli auspici per il futuro, Cicloweb rivolge un pensiero ai corridori e ai personaggi più rappresentativi del mondo del ciclismo che ci hanno lasciato nel 2025.
I lutti del ciclismo italiano e internazionale
La mente corre anzitutto a tutti coloro che dovevano ancora affacciarsi alla vita e, invece, hanno imboccato prima del tempo la scalinata che conduce al cielo, spesso in modo atroce. È il 24 gennaio quando un'automobile travolge e uccide a Mezzocorona (Trento) la 19enne ciclista della Mendelspeck Sara Piffer, impegnata con il fratello Christian in una seduta di allenamento sulle strade di casa. Il destino è stato altrettanto gramo con un suo coetaneo, il ligure Samuele Privitera, morto il 17 luglio 2005 a seguito di una terribile caduta nel corso della prima tappa del Giro della Valle d'Aosta. L'atleta della Hagen Bermans Jayco - in predicato di passare professionista nel 2026 - ha perso il controllo della sua bici mentre transitava su un dosso artificiale per poi schiantarsi contro un'inferriata.
Sabato 21 settembre, invece, un infarto colpisce il 25enne vicentino Kevin Bonaldo nei chilometri finali della Piccola Sanremo, la classica della categoria Under-23 che si disputa sulle strade di Sovizzo, in provincia di Vicenza. Ricoverato per circa un mese all'ospedale San Bortolo, l'atleta della SC Padovani-Polo-Cherry Bank muore il 24 ottobre.
Altre tragedie, altre vite spezzate troppo presto: pochi giorni dopo la morte di Sara Piffer, il 18enne britannico Aidan Worren - campione nazionale a cronometro della categoria juniores - perde la vita sulle strade del Lancashire mentre partecipava a una sessione di allenamento con la sua squadra, il Team Cycling360. Anche lui è stato travolto da un'auto. Stessa sorte per il 19enne colombiano Juan David Cárdenas Suesca, morto sulle strade della provincia di Boyacá il 12 febbraio, e per il 17enne francese Tristan Merle, scomparso il 22 dicembre a Bouëx, un piccolo comune del Sud-Ovest dell'Esagono.

L'impatto con un camion è stato invece fatale al 22enne belga Beau Van Izerloo. L'atleta della Willebrord Wil Vooruit si era appena ritirato dalla prima tappa della Arden Challenge, breve corsa a tappe di inizio stagione.
Gli incidenti in corsa: un capitolo dolorosissimo per tutto il mondo del ciclismo, che sembra incapace di affrontare sul serio la questione della sicurezza. Oltre a Privitera, la famiglia delle due ruote è stata scossa dalla morte del 22enne turco Mustafa Ayyorkun, scomparso il 5 giugno per una caduta al Tour of Iran, e del 17enne spagnolo Iván Meléndez Luque, vittima il 24 agosto di un tremendo schianto nel corso della prima tappa della Vuelta Junior a la Ribera del Duero. Appena due settimane più tardi, un arresto cardiaco si è portato via il 16enne Noa Sartis mentre correva la Cadets de Courcemont, una gara per allievi che si disputa nella regione della Sarthe.

La «viola d'inverno» è stata impietosa anche con gli amatori che partecipavano alla We Ride Flanders, la granfondo che anticipa di un giorno lo spettacolo del Giro delle Fiandre. Una giornata di festa si è trasformata in un momento di dolore per un cicloturista olandese e per il 45enne francese Stefan Krafft, professionista con la Cofidis nel biennio 2000-2001. Poche ore prima, invece, era morto nel sonno il suo connazionale Simon Millon, 24 anni, in forza alla Guidon Chalettois, una squadra di quarta serie.
Dall'Australia è poi rimbalzata a metà novembre la notizia della morte improvvisa a 28 anni della paraciclista Paige Greco, oro paralimpico a Tokyo 2020 nell'inseguimento individuale (categoria C3) e protagonista anche nelle prove su strada della rassegna giapponese, chiusa con altre due medaglie.
L'omaggio ai grandi del passato
Molti di loro si sono appassionati alle due ruote, ascoltando i racconti dei loro genitori e dei loro nonni o - più semplicemente - documentandosi in prima persona sui grandi personaggi del passato. Tra di essi, vale la pena di cominciare da Michele Dancelli: il corridore bresciano - morto il 18 dicembre a 83 anni - ha nobilitato la sua carriera con il trionfo alla Milano-Sanremo 1970, che interruppe la serie negativa del ciclismo italiano nella Classicissima di primavera aperta da 17 anni, grazie a una lunga fuga da lontano. Nel suo palmarès anche una Freccia Vallone, 11 tappe al Giro d'Italia e una frazione al Tour de France.

Non solo Dancelli: il ciclismo italiano ha vestito il nero del lutto per altri corridori di spicco degli anni Settanta. In cima a questa lista c'è sicuramente il marchigiano Enrico Paolini, scomparso il 7 maggio poche settimane dopo aver festeggiato il suo 80° compleanno. Bandiera della Scic - con cui ha affrontato la sua intera vita professionistica - Paolini ha conquistato 7 successi parziali al Giro d'Italia, due tappe al Giro di Svizzera e tre titoli nazionali in linea. Suo compagno di squadra è stato il trentino Claudio Michelotto, morto il 2 giugno a 82 anni. Meno vincente di Paolini, Michelotto si tolse la soddisfazione di vestire la maglia rosa al Giro 1971 per 10 giorni, difendendola fino al quartultimo giorno di corsa. Non l'unica gioia della sua vita da professionista, in cui conquistò un successo parziale al Giro 1969 e la classifica finale della Tirreno-Adriatico 1968.
A metà primavera si è invece congedato da questo mondo l'abruzzese Donato Giuliani, in gruppo con le maglie della Filotex e della Jolly Ceramica dal 1970 al 1977. Nel suo curriculum spiccano una vittoria parziale al Giro di Svizzera e una al Giro di Romandia. Tra gli ex professionisti italiani, hanno perso la vita nella tarda estate anche Giampaolo Sigurotti (70 anni), in massima serie con la Inoxpran nel biennio 1979-1980, e Tullio Rossi (77 anni), vincitore della tappa di Fiuggi al Giro d'Italia 1973. Il 1° ottobre, invece, il ciclismo ha dato l'addio a Stefano Casagranda: il trentino - in attività tra la seconda metà dei Novanta e i primi Duemila - è stato ucciso da un tumore a soli 52 anni. Al suo attivo 5 successi, il primo dei quali alla Parigi-Nizza 1996.

Nei primi giorni del 2025, invece, è morto a 97 anni Arrigo Padovan: deteneva il primato di più anziano vincitore ancora in vita di tappe (tre, per l'esattezza) al Giro d'Italia. Il veneto - che ha corso per un quindicennio tra i professionisti - si è aggiudicato anche due tappe alla Grande Boucle. La stessa corsa che ha regalato un primato di longevità anche al francese Jacques Marinelli, morto il 3 luglio alle soglie del secolo di vita: vestì per una settimana la maglia gialla al Tour 1949, poi concluso sul terzo gradino del podio alle spalle di Fausto Coppi e Gino Bartali.
La grande campagna francese ha regalato la più bella gioia della carriera anche al belga Ludo Dierckxsens, che vinse la frazione di Saint-Etienne nell'edizione del 1999. L'ex corridore della Lampre è stato stroncato a maggio da un infarto. Aveva sessant'anni.
Tra i nomi di prestigio del ciclismo internazionale, è giusto omaggiare il belga Walter Godefroot, scomparso il 1° settembre a 82 anni. Gli appassionati di lunghissimo corso lo ricorderanno per le sue vittorie nelle classiche monumento (la Liegi-Bastogne-Liegi 1967, la Parigi-Roubaix 1969 e i Giri delle Fiandre 1968 e 1978) e per i 10 successi parziali al Tour de France. I meno attempati, invece, lo hanno conosciuto per il suo ruolo di direttore sportivo - condiviso con il connazionale Rudy Pevenage - della T-Mobile nei (poco onorevoli e assai controversi) anni Novanta.
Le leggende della pista e del cross: Grisandi, Testa, Di Tano
Chi ama il ciclismo non segue soltanto i campioni della strada. Anche per questo, il nostro ricordo si estende anche ai grandi protagonisti della pista e del ciclocross, in testa Giampaolo Grisandi, oro ai campionati del mondo di Bassano del Grappa 1985 nell'inseguimento a squadre, in cordata con Roberto Amadio, Massimo Brunelli e Silvio Martinello. Il pistard ravennate - che aveva poi lasciato l'agonismo per entrare nelle forze armate - è morto il 29 gennaio a sessant'anni. Pochi mesi prima gli era stato diagnosticato un tumore. All'inizio dell'estate era invece scomparso a 87 anni il veneto Franco Testa, oro olimpico a Roma 1960 nell'inseguimento a squadre insieme con Luigi Arienti, Mario Vallotto e Marino Vigna e argento ai Giochi di Tokyo 1964 nella stessa specialità con Vincenzo Mantovani, Carlo Rancati e Luigi Roncaglia.
Il 5 febbraio gli amanti del fuoristrada hanno tributato l'ultimo saluto al pugliese Vito Di Tano, stroncato da un tumore a 71 anni. La sua carriera si è sviluppata prevalentemente nel ciclocross, dove è stato campione del mondo dei dilettanti per due volte (Saccolongo 1979 e Lembeek 1986) e sette volte tricolore.

Un altro monumento del ciclismo è stato Vito Bailetti: il vicentino - scomparso il 5 settembre a 87 anni - faceva parte del quartetto della 100 km a squadre (composto anche da Ottavio Cogliati, Giacomo Fornoni e Livio Trapè) che trionfò ai Giochi olimpici di Roma 1960. La pista continuò a essere il grande amore della sua vita (fino a quando fu costretto al ritiro per un serio incidente al Vigorelli di Milano nel 1969), ma Bailetti fu vincente anche su strada: due traguardi parziali al Giro e altrettanti al Tour nel biennio 1962-1963.
La 100 km diede la più grande soddisfazione della carriera anche al lombardo Giancarlo Soldi, morto in estate a 85 anni. Fu argento ai Mondiali di San Sebastian 1965 assieme a Luciano Dalla Bona, Mino Denti e Pietro Guerra, prima di affacciarsi (brevemente) al professionismo.
Gli altri addii
Tutti lo ricordano per le telecronache della Nazionale di calcio e dei grandi appuntamenti del football internazionale. Eppure, Bruno Pizzul - morto il 4 marzo a 87 anni - ha avuto un legame speciale con il mondo del ciclismo, di cui si è stabilmente occupato nella prima parte della sua carriera, soprattutto per la rubrica del Tg2 Domenica sprint.
Un volto familiare del gruppo è stato il professor Giovanni Tredici, per un quarantennio punto di riferimento del servizio medico al Giro d'Italia, morto il 18 settembre a 81 anni.
Il Giro è la corsa dei sogni per tantissimi campioni, molti dei quali sono transitati per il Gran Premio di Capodarco, una delle gare più importanti del calendario internazionale Under-23. Il suo fondatore, Gaetano Gazzoli, è uscito di scena a fine maggio dopo aver organizzato la corsa marchigiana per più di mezzo secolo.
Infine, una storia tragica che è strettamente legata al mondo delle due ruote: il 31 ottobre è stata assassinata a Calais, in Francia, l'ex pistard Cindy Morvan. Aveva 39 anni e due figli piccoli che cresceranno senza la loro mamma, assassinata dalla compagna del suo ex fidanzato, poi ritrovata senza vita qualche ora dopo.

