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Lo squadrone che Démare il mondo fa

09.10.2020 16:22

Terza per Arnaud al Giro, Groupama regina delle volate. Sagan ancora battuto, Ballerini primo italiano. Giornata record sfrangiata da vento e ventagli prima dello sprint brindisino. Almeida sempre rosa


La Groupama-FDJ è venuta al Giro d'Italia 2020 senza un uomo di classifica, quindi apparentemente destinata a un ruolo marginale, nell'ottica delle grandi sfide (tra crono e montagna) che già hanno iniziato ad appassionare il pubblico del ciclismo; ma quando hai un treno registrato alla perfezione, e un rapido come Arnaud Démare a finalizzare il gran lavoro dei compagni, finisce che stai sempre sulle prime pagine. Perché il campione nazionale francese è attualmente incontenibile nelle volate, e ne ha vinte tre su tre (su sette tappe in totale), anche abbastanza diverse l'una dall'altra, e risultando peraltro il primo transalpino della storia ad aver conquistato due successi di fila nella corsa rosa. Una supremazia che si è confermata anche a Brindisi, nell'arrivo più a est di questo Giro, al termine di una tappa che per metà è vissuta su ritmi acceleratissimi, grazie al vento e a chi ha cercato di approfittarne, e che ha finito per far segnare la media record per una frazione in linea nella Corsa Rosa: 51.234 km/h, quasi due chilometri orari in più rispetto al Guardini di Vedelago 2012.

Poi le cose hanno preso un andamento più regolare, fino allo sprint che ha sancito una volta di più la straordinarietà del 2020 di Démare, e la mestizia (fin qui) di quello di Peter Sagan, ancora una volta battuto. Primo dei battuti, ma è ormai praticamente un'abitudine per il fuoriclasse slovacco, a cui proprio non riesce di sbloccarsi. Ci riproverà domani: che altro dovrebbe fare, sennò?

 

Il vento indirizza una frazione velocissima
143 km piatti, Giro già impegnativo e che molto di più lo sarà, una bella giornata di sole nel profondo sud d'Italia, in pratica la classica tappa che aveva nell'intestazione il titolo di "trasferimento". Che però oggi faceva rima con "vento". E allora la Matera-Brindisi, settima frazione della Corsa Rosa 2020, è subito diventata un bel macello. In fuga sono partiti immediatamente in quattro, ovvero i superaficionados Marco Frapporti (Vini Zabù-KTM), Simon Pellaud (Androni-Sidermec) e Thomas De Gendt (Lotto Soudal), e Josef Cerny (CCC) a completare il pokerino. Ma non era aria per loro. Non lo era perché già al km 10 la Deceuninck-Quick Step ha messo le carte in tavola, con un'accelerazione perpendicolare alle correnti che cadevano da nord sul gruppo che invece procedeva in direzione ovest->est. Un modo arzigogolato per dire che c'era vento trasversale, e allora chi meglio degli uomini di Patrick Lefévère sarebbe stato adatto a portar via il più classico dei ventagli?

Momenti convulsi, e subito si è formato un gruppo di circa 30 uomini, al suo interno tutti i velocisti e, in quota classifica, la maglia rosa João Almeida (Deceuninck, appunto, e con lui 6 compagni), il terzo della generale Wilco Kelderman (con l'undicesimo Jai Hindley e altri 3 Sunweb), l'ottavo Steven Kruijswijk (con altri 4 Jumbo-Visma) e Vincenzo Nibali (che in classifica era quinto) con accanto il solo Jacopo Mosca per la Trek-Segafredo. Tutti gli altri, dietro, frammentati in vari sottogruppi: nel primo, il secondo in classifica Pello Bilbao (Bahrain-McLaren), il settimo Jakob Fuglsang (Astana), il nono e il decimo Patrick Konrad e Rafal Majka (Bora-Hansgrohe), il dodicesimo Fausto Masnada (unico Deceuninck ad aver perso il treno), e pure Filippo Ganna (Ineos). Nel secondo drappellone, la maglia bianca Harm Vanhoucke (Lotto), quarto della generale, il sesto Domenico Pozzovivo (NTT), e Simon Yates (Mitchelton-Scott), 21esimo ma sempre considerato un big; ancor più indietro Ilnur Zakarin (CCC), 13esimo in classifica.

Ripresi prestissimo i quattro in fuga, per una cinquantina di chilometri si è proceduti a livello di coltello tra i denti, ma il vento c'era ma non era devastante (ieri sarebbe stato molto peggio da queste parti), per cui le distanze scavate sono state interessanti ma non incolmabili; sicché non appena si è raggiunta una zona più riparata, l'intensità delle correnti è calata e con essa pure quella dei tiraggi lì davanti. Sicché via via son rientrati quelli attardati, dapprima i circa 40 del gruppo Fuglsang (ai -98), poi anche i 70 del gruppo Yates (ai -82), infine (ai -68) anche gli spasulati tipo Zakarin.

Nel frattempo, ai -80, Frapporti e Pellaud ci avevano riprovato, rimanendo con 10-15" di vantaggio fino ai -56, quando la situazione si è ricompattata. E, sempre nel frattempo, attraversando Taranto (-79) alcuni corridori di nome erano caduti: Jai Hindley, Harm Vanhoucke e Jakob Fuglsang (giornatina, eh!) tra gli altri. Nulla in confronto al capitombolone dei -45, proprio sotto lo striscione che indicava... i -45. Primo ad andar giù Sean Bennett (EF), e poi di nuovo Vanhoucke, e Auréline Paret-Peintre (AG2R La Mondiale) e Amanuel Ghebreigzabhier (NTT), i due più malmessi insieme a Edoardo Affini (Mitchelton-Scott) e Tony Gallopin (AG2R). Rallentati anche Filippo Ganna, e ariZakarin, e ariPozzovivo: del resto la caduta aveva occupato l'intera sede stradale, bloccando quelli dietro.

Altro lungo inseguimento, ma il drappellone coi nomi più importanti sarebbe riuscito a chiudere sui primi a 21 km dal traguardo brindisino.

 

L'ennesima volata vincente di Démare
Da lì alla fine, nessun'altra sorpresa: il vento si sarebbe pure rialzato, ma l'andatura era ormai già alta di suo, e progressivamente sempre di più con l'avvicinamento al volatone di Brindisi. Giusto qualche accenno di qualcosa (i Trek, sempre i Deceuninck), ma nulla di realmente dirimente. Restava lo sprint.

Arnaud Démare (Groupama-FDJ) ha avuto il suo bel daffare per contenere l'irruenza altrui (qualche spallata con Sebastián Molano della UAE-Emirates al triangolo rosso), ma poi non c'è stata storia, pur nel finale abbastanza confuso: ancora ben pilotato dai suoi, su tutti Jacopo Guarnieri (il primo a essere cercato da Arnaud dopo ogni successo, per l'abbraccio di prammatica), il tricolore di Francia non ha fatto sconti. Anche con pelo sullo stomaco, per impostare una traiettoria declinante verso il lato destro della strada, a chiudere (in maniera lecita) via via Peter Sagan (Bora) verso le transenne, e con la solita potenza devastante che gli ha permesso di contrastare il vento che a quel punto soffiava contro di lui.

Vittoria stra-netta, Peter che non riesce neanche a uscirgli di ruota, braccia alzate e ormai sta diventando un'abitudine. L'ennesima stoccata allo slovacco permette peraltro a Démare di allungare in maniera sempre più decisa nella classifica a punti (161-106 per ora). Al terzo posto si è inserito Michael Matthews, davanti a Ben Swift (Ineos), Álvaro Hodeg (Deceuninck), Rudy Barbier (Israel Start-Up Nation) e una quaterna di italiani: Davide Ballerini (Deceuninck), Enrico Battaglin (Bahrain), Filippo Fiorelli (Bardiani-CSF) ed Elia Viviani (Cofidis, Solutions Crédits), solo decimo; fuori dalla top ten Fernando Gaviria (UAE), che a un certo punto ha smesso di pedalare smadonnando tra sé e sé.

La classifica resta invariata, con João Almeida primo con 43" su Bilbao, 48" su Kelderman, 59" su Vanhoucke, 1'01" su Nibali, 1'19" su Fuglsang, 1'21" su Kruijswijk, 1'26" su Konrad, 1'32" su Majka, 1'33" su Hindley, 1'38" su Masnada, 1'44" su Zakarin. Domani non necessariamente si replica, perché il percorso dell'ottava tappa (Giovinazzo-Vieste, 200 km) sarà ben più accidentato di quello odierno: Monte Sant'Angelo a metà giornata, e poi tutto un salire/scendere sul Gargano, con due giri di circuito intorno alla località d'arrivo, con rampa non trascurabile a Via Saragat. Probabile una bella fuga.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!