Giovanni Carboni sul podio finale del Tour of Japan © Tour of Japan/JCL Team Ukyo
Mondo Continental

Giovanni Carboni, il nuovo imperatore del Giappone è marchigiano

Dopo essere sceso nel mondo Continental, il corridore del JCL Team Ukyo sta dimostrando di meritare il professionismo: tanti piazzamenti nelle corse italiane e il dominio del Tour of Japan, corsa di casa della sua squadra

29.05.2024 23:10

Sedicesimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Tour of Japan, Tour of Estonia, Tour of Albania, Tour du Mali, Alpes Isère Tour, Tour de la Mirabelle, Campionati Panamericani, GP de la Ville d’Alger, Grand Prix Herning, Simac Omloop der Kempen, Fyn Rundt, Tour of Bostonliq e Giovanni Carboni, dominatore del Tour of Japan.

Le corse della settimana

Tour of Japan

I vincitori delle maglie del Tour of Japan
I vincitori delle maglie del Tour of Japan © Tour of Japan

Dopo essere risalito nella categoria 1 nel 2023 senza riuscire ad attrarre formazioni professionistiche, il Tour of Japan è sceso nuovamente tra le corse .2 in questa stagione. A darsi battaglia nelle otto giornate di gara sono state sedici squadre: tredici Continental, una selezione nazionale nipponica (composta esclusivamente da corridori del Team Bridgestone) e due formazioni dilettantistiche.

La corsa si è aperta con una cronometro totalmente pianeggiante di appena 2600 metri. La prova è stata dominata da Max Walker (Astana Qazaqstan Development), che ha conquistato, così, il primo successo UCI in carriera. Il ventiduenne britannico ha staccato di ben 8” Yoshiki Terada (Shimano) e Matteo Malucelli (JCL Team Ukyo). 

La seconda tappa prevedeva un circuito di 17 chilometri, con diversi strappi, da ripetere sei volte. Davanti sono rimasti circa cinquanta uomini. Il leader Max Walker ha cercato di anticipare la volata, attaccando all’ultimo chilometro, ma è stato superato negli ultimi dieci metri dal solo Matteo Malucelli. Alle spalle del romagnolo e del britannico, che ha conservato la testa della classifica, Shunsuke Imamura (Nazionale Giappone) ha completato il podio di giornata.

Il circuito che caratterizzava la terza frazione prevedeva una salita abbastanza impegnativa da ripetere nove volte. Un gruppo di corridori forti ha attaccato a metà gara e ha preso un buon margine. Con il passare dei chilometri, il drappello di testa ha perso pezzi e alla fine sono rimasti davanti in quattro: Giovanni Carboni (JCL Team Ukyo) ha avuto lo spunto migliore e ha conquistato la vittoria (e la maglia di leader) davanti ad Anatoliy Budyak (Terengganu). Drew Morey (Kinan) ha chiuso terzo a 3”, mentre Carter Bettles (Roojai Insurance), vincitore lo scorso anno sullo stesso percorso, si è dovuto accontentare della quarta posizione.

La quarta tappa, più semplice delle precedenti, strizzava l’occhio ai velocisti e, effettivamente, non c’è stata selezione in gruppo. Il plotone non è, però, riuscito a raggiungere due fuggitivi e la volata di Kazushige Kuboki (Nazionale Giappone) è valsa solo la terza posizione. Il successo è andato al giovanissimo (classe 2004) Joshua Ludman (Saint Piran), che ha battuto nello sprint a due il compagno di avventura Tetsuo Yamamoto (Nazionale Giappone). In classifica non ci sono stati cambiamenti.

La quinta frazione prevedeva un circuito di 12 chilometri da ripetere dieci volte, con all’interno una salita abbastanza impegnativa e una rampa di un chilometro che conduceva al traguardo. La corsa è stata molto combattuta e sulla rampa finale è emerso Nicolas Vinokurov, in gara con l’Astana Qazaqstan Development, ma tesserato per il team WorldTour. Il figlio d’arte ha conquistato la prima vittoria UCI in carriera, tagliando il traguardo con 3” di vantaggio sul compagno di squadra Davide Toneatti e su Benjamin Dyball (Victoire Hiroshima). Giovanni Carboni ha conservato la testa della classifica.

La sesta era la tappa regina della corsa, nonostante fosse lunga solo 66 km: l'arrivo era, infatti, situato in cima alla durissima salita del Monte Fuji. Come al solito, sul traguardo simbolo della corsa i distacchi sono stati importanti. Giovanni Carboni ha dimostrato di non essere in testa alla classifica per caso ed è riuscito a staccare tutti, imponendosi in solitaria. Il marchigiano ha preceduto di 21” Merhawi Kudus (Terengganu) e di 23” Benjamin Dyball.

La settima frazione non era particolarmente impegnativa, ma presentava un finale in leggera salita. È stata una giornata buona per la fuga e Max Walker si è portato a casa il secondo successo parziale. Il corridore dell’Astana Qazaqstan ha avuto la meglio su Adne van Engelen (Roojai Insurance) e Naoki Kojima (Nazionale Giappone), che negli ultimi metri ha perso le ruote dei primi due, pagando 2”. Il gruppo è arrivato più frazionato del previsto, ma Giovanni Carboni è rimasto senza problemi nella prima parte, che ha tagliato il traguardo a soli 5” dal vincitore.

L’ultima tappa consisteva nel classico circuito di Tokyo, del tutto privo di difficoltà altimetriche. Come prevedibile tutto si è concluso in una volata di gruppo, che si è rivelata estremamente combattuta. Matteo Malucelli si è imposto per la seconda volta, superando al fotofinish Rhys Britton (Saint Piran) e Hayato Okamoto (Aisan).

Giovanni Carboni ha conquistato agevolmente il successo finale, precedendo di 2’06” Merhawi Kudus e di 2’12” Benjamin Dyball, al terzo podio consecutivo nella corsa nipponica. Con cinque top ten all’attivo, Yoshiki Terada si è aggiudicato la classifica a punti, mentre il suo compagno di squadra Tadaaki Nakai si è imposto nei GPM. Nicolas Vinokurov è stato il miglior giovane e il Team BridgeLane ha vinto la graduatoria a squadre.

Tour of Estonia

Il podio finale del Tour of Estonia Tour of Estonia
Il podio finale del Tour of Estonia Tour of Estonia © Tour of Estonia

Dopo un 2023 in cui non era presente al via alcuna formazione professionistica, il Tour of Estonia ha potuto contare quest’anno su una start list di livello più elevato. Oltre a dieci Continental e cinque selezioni nazionali, quest’anno al via della corsa erano presenti due Pro Teams: la Uno-X Mobility del campione uscente Rasmus Bøgh Wallin e il Team Novo Nordisk.

Dal 2014 il percorso è sempre lo stesso ed è composto da due tappe: la prima è una frazione prevalentemente pianeggiante che va dalla capitale Tallinn a Tartu, seconda città del paese, mentre la seconda è un circuito un po’ più impegnativo intorno alla stessa Tartu. Fino al 2012 si trattava di due corse di un giorno separate.

Pur priva di grandi difficoltà altimetriche lungo tutto il percorso, la Tallinn-Tartu presenta l’asperità principale proprio sull’arrivo, situato in cima ad uno strappo su strada acciottolata. Proprio sulla rampa finale, Norman Vahtra ha sferrato l’attacco decisivo: il corridore della Van Rysel-Roubaix, in gara con la nazionale estone, ha staccato tutti, tagliando il traguardo con 4” di vantaggio su Māris Bogdanovičs (Nazionale Lettonia) e Mads Andersen (Airtox-Carl Ras).

Il circuito di Tartu, da ripetere sedici volte, presenta uno strappo molto breve, ma estremamente impegnativo e, tradizionalmente, è difficile che il gruppo rimanga compatto. Anche quest’anno un gruppetto di atleti ha fatto la differenza e in cinque si sono giocati il successo allo sprint: la vittoria è andata a Siim Kiskonen (Voltas-Tartu 2024), che si è messo alle spalle il duo della nazionale estone composto da Karl Patrick Lauk e Rait Ärm.

La seconda tappa ha disegnato la classifica finale: si è imposto Siim Kiskonen, con 1” su Karl Patrick Lauk, vincitore della maglia a punti e 3” su Rait Ärm. Lukas Vernersson (Nazionale Svezia) ha vinto il titolo di miglior scalatore, mentre il primo dei giovani è stato Karlis Klismets (Energus), ottavo nella generale. Alla Uno-X Mobility, infine, è andato il successo nella graduatoria a squadre.

Tour of Albania

Veljko Stojnić con il trofeo riservato al vincitore del Tour of Albania
Veljko Stojnić con il trofeo riservato al vincitore del Tour of Albania © Veljko Stojnić

In settimana è andata in scena ll'ottantunesima edizione del Tour of Albania, corsa a tappe di cinque giorni, entrata nel calendario UCI nel 2017. Al via si sono presentate tredici squadre: otto formazioni dilettantistiche e cinque selezioni nazionali. Anche quest’anno, dunque, non c’erano Continental.

La prima tappa prevedeva un paio di salite discretamente impegnative, ma situate abbastanza distanti dal traguardo. Đorđe Đurić (Nazionale Serbia) è riuscito a staccare tutti e a creare dei bei distacchi: il ventitreenne, che solitamente difende i colori dell’Adria Mobil, ha rifilato 52” a Marko Stanković (Hemus Troyan) e 1’53” a Lennard Sternsdorff (ARBÖ MiKo PV ON-Fahrrad), mentre tutti gli altri sono finiti a più di 3’.

La seconda frazione presentava la principale asperità a circa 60 km dal traguardo, ma dopo la strada tendeva costantemente a scendere fino al traguardo. Due corridori hanno fatto la differenza e si sono giocati il successo, con Frank Longstaff (Schils-Doltcini) che ha avuto la meglio su Ognjen Ilić (Nazionale Serbia). A 1’57” Đorđe Đurić ha completato il podio di giornata, conservando senza patemi la maglia di leader.

La terza tappa non presentava particolari difficoltà, ma il gruppo non è riuscito a tenere la corsa ed è stata un’altra buona giornata per la fuga. Sei uomini hanno tenuto dietro il plotone e Vladimir Milosevic (Nazionale Serbia) ha centrato la prima vittoria UCI in carriera. Il ventenne, tesserato per la General Store-Essegibi, ha preceduto di 5” Olsian Velia (Nazionale Albania) e Marko Stanković. Đorđe Đurić è rimasto in testa alla classifica.

La quarta frazione era la più impegnativa, con diverse difficoltà altimetriche disseminate lungo il percorso e l’arrivo in cima a una salita di oltre 10 km. Veljko Stojnić (Nazionale Serbia) ha dominato e si è portato anche in testa alla generale. Il venticinquenne, che in passato ha corso tra i professionisti con Vini Zabù e Corratec, ha distanziato di 1’49” gli inseguitori più vicini, Dimitar Jovanoski (Nazionale Macedonia) e Vedad Karić (Kamen Pazin).

L’ultima tappa era in assoluto la più semplice e, per una volta, il gruppo è rimasto compatto. Lo sprint ha premiato il britannico Freddie Grover, che ha regalato, così, il secondo successo alla Schils-Doltcini. Il ventiduenne si è messo alle spalle Mihajlo Stolić (Nazionale Serbia) e Dimitar Jovanoski.

Veljko Stojnić ha conquistato il successo finale, con un margine di 1’50” su Vedad Karić e 4’50” su Koos Jeroen Kers (Wielerploeg Groot Amsterdam). Oltre alla vittoria nella generale, la nazionale serba ha conquistato anche la classifica a punti, con Đorđe Đurić, e la graduatoria a squadre. Nikolaos Zegklis (Ioanninon) si è portato a casa la maglia dei GPM, mentre il miglior giovane è stato Niels Reemeijer (Wielerploeg Groot Amsterdam).

Alpes Isère Tour

Il podio finale dell'Alpes Isère Tour
Il podio finale dell'Alpes Isère Tour © Alpes Isère Tour

In Francia si è disputata la trentatreesima edizione dell’Alpes Isère Tour, corsa a tappe di cinque giorni. Al via si sono presentate ventidue squadre: due Pro Team (la VF Group-Bardiani CSF e l’Equipo Kern Pharma), tredici Continental, sei formazioni dilettantistiche e una selezione regionale locale.

La prima tappa era la più semplice altimetricamente e i velocisti non si sono lasciati sfuggire l’occasione di lottare per la vittoria. Lanciato perfettamente dal compagno di squadra Lewis Bower, Noah Hobbs (Groupama-FDJ Continental) non ha lasciato scampo agli avversari, togliendosi tutti di ruota. Sul podio di giornata con il britannico sono saliti gli australiani Declan Trezise (ARA|Skip Capital) e Oscar Chamberlain (Decathlon-AG2R Development).

La seconda frazione presentava qualche strappo in più della precedente e per il gruppo si è rivelato impossibile reagire a tutti gli scatti. Dopo aver raggiunto e staccato i fuggitivi della prima ora, sei corridori sono rimasti al comando fino alla fine. Lo sprint ha premiato Killian Verschuren (Decathlon-AG2R Development), che si è anche impossessato della maglia di leader. Il francese si è messo alle spalle Victor Guernalec (Bourg-en-Bresse Ain) e Jarno Widar (Lotto Dstny Development).

Anche la terza tappa aveva un profilo abbastanza ondulato, ma, rispetto al giorno precedente, le salite erano più lontane dal traguardo. Questa volta il gruppo è arrivato compatto nel finale e la volata ha visto nuovamente prevalere Noah Hobbs, che si è confermato come velocista di riferimento della corsa. Dietro al corridore della Groupama-FDJ Continental si sono piazzati Carlos Garcia (A.R. Monex) e Giosuè Epis (Arkéa-B&B Hotels Développement). In classifica non ci sono stati cambiamenti.

La quarta frazione prevedeva la salita più difficile a metà percorso, ma anche uno strappo non semplice a circa 10 km dal traguardo. Il gruppo non è riuscito a riprendere i fuggitivi della prima ora e tre di loro si sono giocati la vittoria in volata. Lo spunto migliore è stato quello di Alastair Mackellar (Hagens Berman Jayco), che ha battuto Vicente Rojas (VF Group-Bardiani CSF) e Robbe Dhondt (Development DSM-Firmenich). Killian Verschuren ha conservato la testa della generale.

L’ultima tappa era decisamente la più impegnativa, con due salite di prima categoria (entrambe lunghe quasi quindici chilometri) e due di seconda. José Felix Parra (Kern Pharma) e Jarno Widar hanno fatto la differenza sull’ultima asperità e sono andati d’accordo fino alla fine. Sul traguardo non c’è stata volata, con lo spagnolo che ha conquistato la tappa e il belga che si è accontentato della vittoria in classifica generale. Tom Donnenwirth (Decathlon-AG2R Development) ha chiuso terzo a 1’02”.

Come detto, quindi, è stato Jarno Widar a conquistare il successo finale (oltre alla maglia di miglior giovane), con 41” su José Felix Parra e 1’14” su Tom Donnenwirth. Noah Hobbs si è aggiudicato la classifica a punti, Victor Jean (VC Villefranche Beaujolais) ha vinto quelle di GPM e combattività e Jordan Habets è stato il re degli sprint intermedi. Alla VF Group-Bardiani CSF, infine, è andata la graduatoria a squadre.

Tour de la Mirabelle

Oscar Nilsson-Julien portato in trionfo dai compagni di squadra
Oscar Nilsson-Julien portato in trionfo dai compagni di squadra © AVC Aix-en-Provence

Contemporaneamente all’Alpes Isère Tour (e alla Boucles de la Mayenne), in Francia è andata in scena un’altra gara, il Tour de la Mirabelle. Al via si sono presentate venti squadre: due Pro Team di ciclocross, undici Continental, sei formazioni dilettantistiche e una selezione nazionale dei Paesi Bassi (composta da specialisti della pista).

La gara si è aperta con un cronoprologo di poco più di 5 km, senza alcuna difficoltà altimetrica. Il miglior tempo è stato realizzato da Pim Ronhaar (Baloise-Trek Lions), recente vincitore della Flèche du Sud. Il neerlandese, grande specialista del ciclocross, ha preceduto di 3” Noah Bögli (Elite Fondations) e Davide Donati (Biesse-Carrera).

La prima tappa, la più semplice delle tre in linea in programma, prevedeva comunque lo strappo più impegnativo a circa 10 km dal traguardo. Cinque corridori sono andati in fuga e non sono più stati raggiunti. Nel finale Finn Crockett (VolkerWessels) e Jan-Willem Van Schip (Nazionale Paesi Bassi) hanno distanziato i compagni di avventura e si sono giocati la vittoria in una volata che ha premiato l’irlandese. Oscar Nilsson-Julien (AVC Aix-en-Provence) ha chiuso terzo, staccato di 5”.

La seconda frazione presentava un finale impegnativo, con una salita di 3 km, che terminava a soli 2,6 km dal traguardo. Diciassette uomini sono arrivati davanti nel finale e lo sprint ha premiato Clément Izquierdo (AVC Aix-en-Provence), che ha battuto a Corentin Devroute (SCO Dijon-Matériel-Velo.com) e Tobias Müller (Rad-Net Oßwald). La classifica è stata rivoluzionata: Finn Crockett è stato costretto al ritiro a causa di una caduta e Jan-Willem Van Schip si è staccato sull’ultima salita. Oscar Nilsson-Julien ha, quindi, conquistato la maglia di leader.

L’ultima tappa prevedeva molti strappetti (anche se non troppo impegnativi) e pochissima pianura. Nonostante un percorso in cui controllare la situazione non era facile, un gruppo abbastanza numeroso si è ricompattato poco prima dell’arrivo. Il giovane italiano Juan David Sierra (Tudor U23) ha conquistato la prima vittoria UCI in carriera, superando in volata Alfred George (SCO Dijon-Matériel-Velo.com) e Pim Ronhaar.

Oscar Nilsson-Julien ha conquistato il successo finale e la maglia di miglior giovane, trascinando anche la AVC Aix-en-Provence al trionfo nella graduatoria a squadre. A 24” dal pistard di origine britannica, Jan-Willem Van Schip si è preso la seconda posizione, con Elia Blum (Elite Fondations) a completare il podio con 30" di ritardo. Pim Ronhaar ha vinto la classifica a punti, mentre Alexis Guerin si è portato a casa i titoli di miglior scalatore e di supercombattivo.

GP Herning e Fyen Rundt-Tour of Funen

Lasse Norman Leth vince il Fyen Rundt
Lasse Norman Leth vince il Fyen Rundt © Fyen Rundt/Mphoto

Nel weekend, in Danimarca, sono andate in scena due gare: il GP Herning e il Fyen Rundt (noto anche come Tour of Funen). Ad Herning si sono schierate al via venticinque squadre: nove Continental (ben dieci in meno rispetto al 2023), una selezione nazionale danese e quindici formazioni dilettantistiche. Nel Fyen Rundt si è aggiunta un’ulteriore compagine dilettantistica, il Team Odense.

Il GP Herning è una corsa tradizionalmente priva di difficoltà altimetriche, resa impegnativa dai ventitré settori di sterrato disseminati lungo il percorso. La gara è stata condizionata da forature e cadute, che hanno messo fuori combattimento alcuni dei favoriti della vigilia. In testa si era formato un gruppo molto numeroso, che vedeva presenti tutte le squadre principali, ad eccezione della Lidl-Trek Future. La formazione statunitense ha guidato l’inseguimento, ma non è riuscita a completarlo. Quando davanti l’accordo è venuto meno, cinque corridori sono riusciti a prendere vantaggio e si sono resi irraggiungibili per tutti gli altri.

Nessuno ha cercato l’anticipo e, quindi, i battistrada si sono giocati il successo in volata: il più forte è stato Rasmus Søjberg Pedersen (Nazionale Danimarca), che ha conquistato il terzo successo stagionale. Alle spalle del corridore tesserato per la Decathlon-AG2R Development, si sono piazzati Daniel Stampe (Airtox-Carl Ras) ed Erik Madsen (Uno-X Mobility Development). Jelte Krijnsen (Parkhotel Valkenburg) e Simon Bak (ColoQuick) hanno chiuso ai piedi del podio.

Rispetto al GP Herning, il Fyen Rundt presenta qualche strappetto in più, ma il percorso è complessivamente adatto ai velocisti. La gara è stata molto combattuta e i primi tentativi di fuga hanno avuto vita breve. A 80 km dal traguardo si sono avvantaggiati il neerlandese Sven Burger (Wielerploeg Groot Amsterdam) e i danesi Ian Millennium (Team Odense) ed Erik Aagaard (WILLING ABLE). I tre sono stati raggiunti nel finale e, sull’ultima asperità di giornata, hanno attaccato Mads Würtz Schmidt (Nazionale Danimarca) e Lasse Norman Leth (CO:PLAY-Giant Store). I due hanno trovato un buon accordo e sono riusciti a resistere alla rimonta del gruppo.

Nella volata a due Lasse Norman Leth (noto prima del matrimonio come Lasse Norman Hansen) ha battuto Mads Würtz Schmidt, ritrovando la vittoria dopo quasi cinque anni di digiuno. Il gruppo è arrivato a un passo dal raggiungere i due battistrada, ma alla fine Tobias Aagaard Hansen (BHS-PL Beton Bornholm) si è dovuto accontentare del terzo posto, davanti a Jelte Krijnsen, fermatosi per il secondo giorno consecutivo a un passo dal podio, e Daniel Stampe.

GP International de la Ville d’Alger e Tour du Mali

Il podio del GP de la Ville d'Alger
Il podio del GP de la Ville d'Alger © Terengganu/Wan Mohd Nazri

In settimana si sono disputate due gare in Africa: il GP International de la Ville d’Alger, corsa di un giorno, e il Tour du Mali, corsa a tappe.

Il GP International de la Ville d’Alger è una corsa adatta alle ruote veloci e si svolge in circuito nella capitale algerina. Si tratta dell’ultima di una serie di gare disputate nelle ultime settimane nel paese nordafricano: segue, infatti, GP de la Ville d’Oran, Tour d’Algerie International e GP de la Ville d’Annaba. Il ciclismo internazionale tornerà in Algeria a settembre, con altre tre corse di un giorno. Al via del GP International de la Ville d’Alger erano presenti quindici squadre: quattro Continental, quattro selezioni nazionali e sette formazioni dilettantistiche.

Nonostante un percorso privo di grandi difficoltà altimetriche, la prova non si è conclusa in volata: le due formazioni più forti, la Continental locale Madar e la malese Terengganu, hanno piazzato un uomo nella fuga a tre che ha deciso la corsa e non hanno, quindi, partecipato all’inseguimento. Lo sprint dei battistrada ha premiato Hamza Amari (Madar), bravo a superare Metkel Eyob (Terengganu). Sul terzo gradino del podio è salito Ayoub Ferkous (Irb El Kantara). Il gruppo ha tagliato il traguardo con un ritardo di 24” ed è stato regolato da Yacine Hamza (Madar) davanti a Wan Abdul Rahman Hamdan (Terengganu).

Il Tour du Mali, corsa a tappe di sei giorni che tornava nel calendario UCI dopo quattordici anni di assenza, proponeva una start list di livello inferiore, con soltanto otto squadre al via: le nazionali di Mali, Marocco, Burkina Faso, Costa d’Avorio, e Benin, due selezioni regionali locali e una nazionale mista Niger/Guinea.

La gara si è aperta con l’assolo di Mohamadi Ilboudo (Nazionale Burkina Faso), che ha vinto la prima tappa con 1’25” di vantaggio sui più immediati inseguitori. Yaya Diallo (Nazionale Mali) ha chiuso al secondo posto, davanti a Daouda Djire (Regional Team Bamako).

Anche la seconda tappa ha visto un corridore tagliare il traguardo in solitaria, seppur con un vantaggio risicato. Si è imposto Yacouba Diallo (Nazionale Mali), che ha anticipato di 7” il gruppo. La nazionale maliana ha centrato la tripletta: Moussa Togola ha, infatti, regolato Yaya Diallo nella volata per il secondo posto. Mohamadi Ilboudo ha chiuso sesto e ha conservato la maglia di leader.

La terza frazione è stata decisa da una volata ristretta: Zouhair Rahil (Nazionale Marocco) ha superato Tiémoko Diallo (Nazionale Mali) e Isiaka Cissé (Nazionale Costa d’Avorio). Mohamadi Ilboudo è rimasto in testa alla classifica, anche se alcuni dei suoi rivali si sono avvicinati.

La quarta tappa si è conclusa con uno sprint abbastanza numeroso, che ha visto Tiémoko Diallo, prendersi la rivincita dopo il secondo posto del giorno precedente. Il maliano ha preceduto il compagno di squadra Moussa Togola e Ahmed Echahed (Nazionale Marocco). Mohamadi Ilboudo ha mantenuto la testa della generale.

La quinta frazione ha visto la prima volata di gruppo della corsa: a spuntarla è stato Vincent Mouni (Nazionale Burkina Faso), che si è messo dietro Zouhair Rahil e Yaya Diallo. In classifica non c’è stata alcuna modifica e Mohamadi Ilboudo si è presentato in testa alla vigilia del gran finale.

L’ultima tappa ha visto tre corridori fare la differenza sul testo del gruppo. Dopo tre podi, Yaya Diallo ha finalmente conquistato la vittoria, staccando di 1” i compagni di fuga Isiaka Cissé e Lahcen Saber (Nazionale Marocco). Mohamadi Ilboudo ha pagato 1’08”.

L’ultima frazione ha rivoluzionato la classifica, regalando il successo all’idolo di casa Yaya Diallo. Sul podio con il ventisettenne sono saliti Lahcen Saber e Isiaka Cissé, staccati rispettivamente di 13” e 14”. Dopo aver guidato la corsa sin dalla prima tappa, Mohamadi Ilboudo è scivolato fuori dal podio, a 22”, ma è riuscito a salvare la maglia di miglior giovane. La nazionale marocchina, invece, ha vinto la graduatoria a squadre.

Omloop der Kempen

Martijn Rasenberg vince l'Omloop der Kempen
Martijn Rasenberg vince l'Omloop der Kempen © Parkhotel Valkenburg

Nei Paesi Bassi è andata in scena l’Omloop der Kempen, che ha celebrato la settantacinquesima edizione rientrando nel calendario UCI dopo dieci anni di assenza. Nel 2014 fu il palcoscenico della prima corsa internazionale tra gli élite (su strada) di Mathieu van der Poel, che, per la cronaca, concluse in settima posizione. Quest’anno erano al via ventidue squadre: un ProTeam di ciclocross (la Deschacht-Group Hens), dieci Continental e undici formazioni dilettantistiche.

Il percorso, con partenza e arrivo a Veldhoven, era del tutto privo di difficoltà altimetriche, ma le asperità consistevano nelle tantissime curve disseminate lungo tutto il percorso e nei dieci tratti di pavé. Dopo un primo tentativo di fuga di breve durata, ha iniziato a piovere e hanno attaccato tre uomini: Brent Clé (Deschacht-Group Hens), Martijn Rasenberg (Parkhotel Valkenburg) e Hidde van Veenendaal (Metec-SOLARWATT). Il gruppo li ha tenuti sotto tiro fino alla caduta del vincitore dello scorso anno, Coen Vermeltfoort. Senza il suo leader, la VolkerWessels ha smesso di tirare e i fuggitivi hanno ripreso vantaggio.

I tre sono riusciti a resistere fino al traguardo e si sono giocati il successo in uno sprint che ha premiato Martijn Rasenberg. Il ventiduenne si è messo alle spalle Brent Clé e Hidde van Veenendaal e ha potuto festeggiare la seconda vittoria UCI in carriera. Axel van der Tuuk (Metec-SOLARWATT) ha concluso ai piedi del podio, con 5” di ritardo, mentre Kiaan Watts ha vinto la volata per il quinto posto a 9”.

Tour of Bostonliq

Il podio finale del Tour of Bostonliq
Il podio finale del Tour of Bostonliq © Universe/Sven ten Weimels

Nel 2023, un Uzbekistan disperatamente a caccia di punti per qualificare un proprio rappresentante ai Giochi Olimpici, organizzò ben quattro corse di un giorno (The Tour Oqtosh-Chorvoq-Mountain, The Tour Oqtosh-Chorvoq-Mountain II, Tour of Bostonliq I e Tour of Bostonliq II). Quest’anno, con i posti per Parigi già decisi, è rimasto il Tour of Bostonliq, diventato una corsa a tappe di tre giorni. Al via erano presenti dieci squadre: quattro Continental, le selezioni nazionali di Iran, Mongolia e Uzbekistan e altre tre formazioni locali. Curiosamente la nazionale di casa era formata esclusivamente da corridori della Tashkent City, unica Continental locale che, stranamente, non ha partecipato.

La corsa si è aperta con una cronometro di 30 km, che di fatto ricalcava il percorso del Tour of Bostonliq I dello scorso anno. Tegsh-bayar Batsaikhan, corridore della Roojai Insurance in gara con la nazionale mongola, ha fatto segnare il miglior tempo. Muradjan Khalmuratov (Nazionale Uzbekistan), leggenda del ciclismo locale, ha chiuso secondo a 25”, mentre sul terzo gradino del podio di giornata, staccato di 32”, è salito Steven Willemsen (Universe).

La seconda tappa si è rivelata molto adatta alle ruote veloci: ben trentatré dei cinquantuno corridori arrivati al traguardo, infatti, componevano il primo gruppo. Lo sprint ha premiato il bielorusso Alexei Shnyrko (Li Ning Star), bravo a superare il professionista della Burgos BH Jambaljamts Sainbayar (Nazionale Mongolia) e Nikita Tsvetkov (Nazionale Uzbekistan). In classifica generale non ci sono stati cambiamenti nelle prime tre posizioni, ma Sainbayar è salito al quarto posto grazie all’abbuono.

L’ultima frazione era la più impegnativa e, effettivamente, c’è stata selezione, con soltanto dodici corridori che hanno concluso entro il minuto di ritardo. La vittoria è andata allo spagnolo Benjamín Prades (VC Fukuoka), che ha tagliato il traguardo con 1” di vantaggio sul rumeno Cristian Raileanu (Li Ning Star), 4” su Steven Willemsen e 5” sul leader Tegsh-bayar Batsaikhan.

Tegsh-bayar Batsaikhan ha conquistato il successo finale, precedendo di 27” Steven Willemsen e di 52” Jambaljamts Sainbayar. Muradjan Khalmuratov ha chiuso quarto a 55” ed è stato il principale artefice del successo della nazionale padrona di casa nella graduatoria a squadre.

Campionati Panamericani

Leangel Linarez anticipa il gruppo e si laurea campione panamericano
Leangel Linarez anticipa il gruppo e si laurea campione panamericano © Leangel Linarez

A São José dos Campos, in Brasile, sono andati in scena i Campionati Panamericani di ciclismo su strada, che, a differenza dello scorso anno, non mettevano in palio posti per i Giochi Olimpici.

La prova a cronometro ha visto élite e under 23 in gara sullo stesso percorso e con lo stesso chilometraggio, ma in giornate diverse, mentre la gara in linea dei big misurava circa 50 km in più.

Nella cronometro under 23, il cileno Hector Quintana (Plus Performance-Solutos), campione uscente e vincitore della prova anche nel 2021, ha confermato il titolo, staccando di 9” il bermudiano Nicholas Narraway e di 1’14” l’argentino Mateo Kalejmann. Delusione, invece, per il costaricense Donovan Ramirez, secondo un anno fa, che non è andato oltre la sesta posizione a 1’44”. Grande festa per i padroni di casa nella corsa in linea under 23: Otavio Gonzeli (Swift Carbon) ha conquistato la medaglia d’oro, battendo in uno sprint ristretto il colombiano Jaider Muñoz (Sistecredito) e il messicano José Ramón Muñiz (Petrolike). Il vincitore dello scorso anno, il cileno Vicente Rojas (VF Group-Bardiani CSF), non ha partecipato alla gara perché impegnato all’Alpes Isère Tour. 

Nella cronometro élite si è assistito al dominio del grande favorito Walter Vargas (Team Medellin), che ha conquistato il titolo per la quinta volta. Il colombiano ha rifilato 1’15” al panamense Franklin Archibold (Panamá es Cultura y Valores) e 1’29” al venezuelano Orluis Aular (Caja Rural-Seguros RGA). Il bermudiano Kaden Hopkins (Vendée U), che l’anno scorso aveva conquistato la medaglia di bronzo, si è dovuto accontentare del quarto posto a 2’11”, vincendo di poco la sfida in famiglia col connazionale Conor White, quinto a 2’16”.

Nella prova in linea erano assenti i canadesi, che nel 2023 conquistarono oro e bronzo. Sul podio con loro era salito Nicolas Tivani (Aviludo-Louletano): quest’anno, in una gara disputata sotto la pioggia, l’argentino è stato protagonista del tentativo più pericoloso di giornata insieme all’ecuadoriano Jefferson Cepeda (Caja Rural-Seguros RGA) e al vincitore della cronometro Walter Vargas. Dopo aver staccato il colombiano, Tivani e Cepeda hanno proseguito di comune accordo, ma l’assenza di grandi asperità ha favorito il rientro del gruppo, che li ha raggiunti a pochi chilometri dal traguardo.

Tutto sembrava pronto per la volata, ma a circa 800 metri dal traguardo c’è stato lo scatto di Leangel Linarez (Tavfer-Ovos Matinados-Mortágua), probabilmente il più forte sprinter in gruppo. Il venezuelano ha colto di sorpresa gli avversari e ha subito preso un margine che si è rivelato incolmabile per tutti gli altri. A 3” dal ventiseienne, Red Walters (XSpeed United) ha regalato una storica medaglia d’argento a Grenada, mentre il bronzo è andato al colombiano Wilmar Paredes (Team Medellin), che ha relegato ai piedi del podio Orluis Aular e il costaricense Sebastian Brenes (Canel’s-Java).

Le Continental tra i big

Alexandre Delettre (al centro) impegnato nella volata per il secondo posto nella seconda tappa della Boucles de la Mayenne
Alexandre Delettre (al centro) impegnato nella volata per il secondo posto nella seconda tappa della Boucles de la Mayenne © LNC/M. VANING

Tre formazioni di terza divisione hanno partecipato al Tour of Norway: la locale Coop-Repsol, la ceca ATT Investments e la statunitense Project Echelon. La ATT Investments ha raccolto il miglior risultato in classifica con Jakub Otruba, ventitreesimo, mentre le altre due squadre hanno centrato una top ten di tappa: la Project Echelon ha piazzato Tyler Stites all’ottavo posto nella frazione conclusiva, mentre il giorno precedente Halvor Utengen Sandstad ha portato la Coop-Repsol in decima posizione. Huub Artz, corridore della Wanty-ReUz, in gara con il ramo WorldTour del team, ha ottenuto un settimo posto parziale e ha concluso undicesimo in classifica.

Le quattro Continental “pure” francesi hanno preso parte alla Boucles de la Mayenne. Il migliore è stato, senza sorprese, Alexandre Delettre. Il corridore della St.Michel-Mavic-Auber 93 è stato terzo nella tappa decisiva e sedicesimo in classifica generale. Anche la Nice Métropole Côte d'Azur e la Van Rysel-Roubaix hanno centrato una top ten parziale, rispettivamente con Paul Hennequin e Valentin Tabellion. La CIC U Nantes Atlantique, invece, ha ottenuto il miglior risultato al Mercan’Tour Classic Alpes-Maritimes, grazie a Maël Guégan, ventitreesimo al traguardo.

Ben dieci Continental si sono presentate al via della Rund um Köln: le nove tedesche e l’austriaca Vorarlberg. Il miglior esponente del ciclismo di terza divisione è stato il britannico Matthew Brennan, velocista della Visma|Lease a Bike Development, in gara con il ramo WorldTour del team, che ha concluso in sesta posizione. I corridori delle formazioni invitate non sono riusciti a entrare in top ten: la Lotto Kern-Haus PSD Bank ha ottenuto il miglior risultato, il ventunesimo posto di Joshua Huppertz.

Quattro compagini di terza divisione hanno disputato il Circuit Franco-Belge: le belghe Tarteletto-Isorex e Philippe Wagner/Bazin, la francese Van Rysel-Roubaix (che ha saltato il Mercan’Tour) e la neerlandese Parkhotel Valkenburg. I risultati non sono stati particolarmente brillanti: la Van Rysel-Roubaix ha fatto meglio delle formazioni di pari livello, ma non è andata oltre il cinquantesimo posto di Maxime Jarnet.

Il ritratto della settimana: Giovanni Carboni

Giovanni Carboni vince la terza tappa dell'Adriatica Ionica Race
Giovanni Carboni vince la terza tappa dell'Adriatica Ionica Race © Giovanni Carboni

In vista del 2024, il JCL Team Ukyo, da anni formazione di vertice in Giappone, ha incrementato la propria componente internazionale, con un occhio particolare verso l’Italia. Sono arrivati Alberto Volpi e Manuele Boaro nella dirigenza e tre corridori hanno rinforzato l’organico: Giovanni Carboni, Matteo Malucelli e Thomas Pesenti. La forte italianizzazione ha portato la squadra a disputare un gran numero di corse nel nostro paese, con risultati molto positivi.

Se Matteo Malucelli si è ben disimpegnato nelle volate, Giovanni Carboni è stato l’uomo di riferimento nelle corse dure ed è riuscito spesso a mettersi in luce anche contro avversari di livello WorldTour. Il marchigiano ha centrato ben tre top ten di tappa sia alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali che al Giro d’Abruzzo e ha concluso entrambe le corse in nona posizione. In seguito ha fatto parte dell’azione decisiva del Giro della Romagna, ma in volata ha fallito l’appuntamento con il podio, fermandosi al quarto posto. Dopo le ottime prestazioni in Italia, ha preso parte al Tour of Japan, bagnando il suo esordio nel paese del Sol Levante con una prestazione fantastica, che gli ha portato in dote due successi di tappa e il trionfo in classifica generale.

Giovanni Carboni iniziò a farsi notare nel biennio da junior: nel 2012 vinse due corse del calendario nazionale italiano e fu decimo nel campionato nazionale in linea di categoria. Nella stagione successiva fu secondo nel campionato nazionale a cronometro, in una gara in cui fu battuto da Seid Lizde, ma si mise dietro Filippo Ganna ed Edoardo Affini. Fu convocato in nazionale sia per il Trofeo Karlsberg, corsa di Coppa delle Nazioni che chiuse in undicesima posizione, che per la prova in linea dei Campionati Europei.

Uscito dalla categoria junior, fece il suo esordio nella categoria Continental, firmando per l’Area Zero. Con la formazione diretta da Massimo Codol, fece una buona esperienza, disputando un gran numero di gare professionistiche, pur senza ottenere risultati di rilievo. Nelle corse dilettantistiche, invece, centrò alcuni buoni risultati, tra cui il settimo posto nel campionato nazionale a cronometro under 23.

Nel 2015 il marchigiano passò alla Unieuro Wilier Trevigiani, con cui centrò la prima top ten a livello UCI, chiudendo in settima posizione l’ultima tappa della Ronde de l’Isard. In seguito concluse al dodicesimo posto il Tour of Sibiu, conquistando la maglia di miglior giovane. Come tra gli juniores, anche fra gli under 23 arrivò secondo nel campionato italiano a cronometro e poi partecipò ai Campionati Europei, raccogliendo un buon decimo posto nella prova contro il tempo.

Nella stagione successiva fu confermato dalla Unieuro Wilier, dimostrando buone doti nelle corse a tappe. Fece bella figura sia nelle gare professionistiche, con il tredicesimo posto al Presidential Tour of Turkey e il sesto al Tour d'Azerbaïdjan, che in quelle riservate agli under 23 (sesto alla Ronde de l’Isard e settimo alla Course de la Paix). Ancora una volta fu secondo nel campionato italiano a cronometro (a soli 5” da Filippo Ganna) e andò bene anche in una classica dura come il GP Capodarco, che concluse in quinta posizione.

Nel 2017, per l’ultima stagione tra gli under 23, Carboni scelse, un po’ a sorpresa, di scendere fra i dilettanti e si unì al Team Colpack. Vinse diverse corse dilettantistiche e, soprattutto, conquistò il primo successo UCI, battendo tutti nella prima tappa del Giro della Valle d’Aosta Mont Blanc, gara che concluse al quinto posto in classifica generale. In prove del calendario internazionale ottenne anche altri buoni risultati come il nono posto al Trofeo Piva, il settimo al Giro del Medio Brenta e il diciottesimo nella prova in linea dei Campionati del Mondo under 23.

L’anno seguente passò professionista con la maglia della Bardiani CSF e confermò le buone attitudini nelle corse a tappe, concludendo in settima posizione l’Adriatica Ionica Race e in ottava il Tour of Austria. In seguito centrò il suo primo podio da professionista, tagliando il traguardo in terza posizione nella settima tappa del Tour of Britain (anche se staccato di più di 3 minuti dal vincitore).

La sua seconda stagione in maglia Bardiani CSF fu incentrata sul primo Giro d’Italia della carriera e i risultati furono molto incoraggianti. Più volte protagonista in fuga, infatti, il marchigiano centrò un quarto e un quinto posto di tappa. Sfruttando la gamba della Corsa Rosa, fu protagonista di belle prove nel mese di giugno: chiuse in sesta posizione sia una gara di un giorno, il GP Città di Lugano, che una corsa a tappe, la Route d’Occitanie.

Nel 2020, nonostante un ampio calendario di gare, soffrì non poco la particolarità di una stagione tagliata per via della pandemia. Nelle annate precedenti, infatti, ottenne i suoi migliori risultati tra fine primavera e inizio estate, periodo in cui nell’anno del covid non si corse. L’unica top ten di stagione arrivò nella contestata diciannovesima tappa del Giro d’Italia, quando Carboni fu protagonista della fuga decisiva, ma dovette accontentarsi del nono posto.

Nell’anno seguente il calendario tornò a essere quello classico e il corridore nativo di Fano tornò a ottenere i suoi migliori risultati tra maggio e luglio. Dopo un buon quinto posto di tappa al Giro d’Italia, fu protagonista nelle gare immediatamente successive alla Corsa Rosa: fu ottavo al Tour of Slovenia (con tre top ten parziali), quarto in una frazione e nella classifica finale dell’Adriatica Ionica Race e sesto al campionato nazionale in linea.

Nel 2022 passò alla Gazprom-Rusvelo, ma già all’inizio di marzo si ritrovò appiedato a causa della sospensione della squadra russa. Ebbe la possibilità di disputare diverse corse con la maglia della nazionale, trovando la via del successo (nel mese di giugno) in una tappa dell’Adriatica Ionica Race. Nel finale di stagione riuscì a ritrovare un posto fra i professionisti, firmando con gli spagnoli dell’Equipo Kern Pharma.

L’anno scorso è rimasto nella formazione iberica, ma non è riuscito a ottenere buoni risultati nelle corse più importanti. Ha fatto le cose migliori nelle corse portoghesi di categoria 2: alla Volta ao Alentejo ha centrato un quarto posto di tappa ed è stato quinto nella classifica finale, mentre al Trofeu Joaquim Agostinho ha chiuso in decima posizione. A fine stagione non è stato confermato.

Ancora non si conosce il calendario di Giovanni Carboni per il resto della stagione, ma sicuramente disputerà altre gare in Italia, magari partendo dai campionati nazionali, che tante soddisfazioni gli hanno regalato nelle varie categorie negli anni passato.

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