La Visma Lease a Bike sul podio della classifica a squadre ©Team Visma Lease a Bike
Professionisti

A chi tanto e a chi nulla, ecco il pagellone delle squadre del Tour de France 2025

Dalle inarrivabili UAE e Visma alle delusioni di Movistar e Cofidis: promossi, bocciati e sorprese del Tour de France 2025 squadra per squadra

Dopo il pagellone ai corridori del Tour de France maschile 2025, ecco il bilancio delle squadre. Come già premesso nella valutazione dei corridori, l'esercizio di compilare pagelle è puramente arbitrario, ma ci sembra legittimo provare a esprimere una valutazione sui professionisti che abbiamo ammirato per come si sono espressi in queste tre settimane
 

UAE Emirates - XRG, voto 9

Se 10 è il voto di Tadej Pogačar, 8 è il voto alla squadra che l'ha supportato, 9 la media tra i due. Le scelte iniziali erano state abbastanza scontate, in base alla distribuzione dei corridori lungo la stagione. Uscito in fretta di scena João Almeida per una caduta, senza il quarto classificato dell'anno scorso la UAE ha sofferto il confronto con la Visma-Lease a Bike nelle tappe alpine, lasciando spesso la maglia gialla sola contro gli avversari, anche per il rendimento non proprio secondo le aspettative di Pavel Sivakov e Marc Soler, e un Adam Yates che è tornato se stesso solo nella terza settimana. Tim Wellens si è superato sia come gregario, sia come battitore libero, vincendo la tappa di Carcassonne in uno dei suoi giorni di libertà. Il bilancio finale è di cinque tappe vinte, maglia gialla e maglia a pois. 

Pogačar e Vingegaard alla partenza di una tappa del Tour de France 2025 (© Getty Images)
Pogačar e Vingegaard alla partenza di una tappa del Tour de France 2025 (© Getty Images)

Visma | Lease a Bike, voto 9

Numeri e fatti dicono che Jonas Vingegaard avesse a disposizione la migliore delle formazioni al via: a Parigi sono finiti sul podio Jonas Vingegaard come secondo classificato, Wout van Aert come vincitore dell'ultima frazione e l'intera squadra come miglior team. Per quanto le strategie abbiano fatto storcere il naso a qualcuno, dal primo chilometro alla penultima tappa l'obiettivo è stato quello di mettere in difficoltà Tadej Pogačar e strappargli il primato: solo Simon Yates ha potuto fare corsa propria vincendo a Le Mont-Dore Puy de Sancy, mentre Wout van Aert solo a tratti, prima della frazione finale dove ieri ha strappato un meraviglioso successo.

La vera pecca è stata probabilmente quella di non aver avuto un secondo corridore in grado di restare in classifica per poter attaccare a oltranza Pogačar insieme a Vingegaard una volta isolato lo sloveno, strategia che aveva funzionato nel 2022: probabilmente sarebbe stato questo il compito di Matteo Jorgenson, ma lo statunitense non è riuscito a garantire la continuità necessaria.

Soudal Quick-Step voto 7,5

Diciamolo subito: messo fuori causa Mikel Landa al Giro d'Italia, il Wolfpack non aveva grandi nomi a supporto di Remco Evenpoel se confrontati con le altre corrazzate da classifica: neanche Ilan van Wilder ha avuto quel miglioramento necessario per incidere come gregario, e neppure Maximilian Schachman è stato all'altezza della corsa. Il team belga però ha creato le condizioni per avere alternative al belga, forse pensando che la sua condizione fisica non dessero particolari garanzie: ecco dunque Tim Merlier, accompagnato dal fido Bert Van Lerberghe finalmente riportati a sprintare con i più forti del mondo, pronto a prendersi altre due vittorie alla Grande Boucle dopo quella del 2021. Purtroppo per Merlier non c'erano uomini a sufficienza per permettergli di contendere anche i traguardi volanti e quindi la maglia verde a Jonathan Milan. Con l'impresa di Valentin Paret-Peintre sul Mont Ventoux il bilancio finale è di quattro tappe vinte ed è comunque un successo per il Wolfpack.

Tim Merlier rimonta e batte Jonathan Milan a Châteauroux © Profilo X Le Tour de France
Tim Merlier rimonta e batte Jonathan Milan a Châteauroux © Profilo X Le Tour de France


 

EF Education-EasyPost 7,5

Squadra votata, nelle intenzioni e nei fatti a Ben Healy: l'irlandese ha ripagato la fiducia con una prima parte d'attacco, coronata dalla vittoria nella sesta tappa, e dal nono posto in classifica guadagnato difendendosi nella terza settimana, anche con il supporto dei compagni. Bis sfiorato sul Mont Ventoux. Al di là di Healy quasi il nulla, fatte eccezione due top ten di Vincenzo Albanese e Harry Sweeny. C'era anche Van den Berg per le volate, ma nella prima metà non ha concluso nulla.

Ben Healy in fuga verso la vittoria sul traguardo di Vire Normandie © Profilo X Le Tour de France
Ben Healy in fuga verso la vittoria sul traguardo di Vire Normandie © Profilo X Le Tour de France

Intermarché - Wanty 5

Del Biniam Girmay portentoso dell'anno scorso non è rimasta che l'ombra, ma nemmeno la squadra è parsa convinta delle sue possibilità, preferendo mettere uomini nelle fughe che utilizzarli per pilotare il proprio capitano. Un secondo posto, due sesti e un terzo posto nella classifica della maglia verde è tutto ciò che arriva da un Tour che doveva risollevare una stagione avara.
 

Bahrain-Victorious 5

Tante punte, ma nessun risultato per il team bahreinita: dopo un inizio di stagione convincente, Santiago Buitrago si è messo in mostra nella prima tappa del Giro del Delfinato riuscendo a tenere la ruota dei tre extraterrestri, per poi sparire dai radar. Uscito presto di classifica, ha cercato di rimediare inserendosi in qualche fuga, senza portare a casa più di un terzo posto sul Mont Ventoux. Duole constatare un Matej Mohorič involuto, a secco di risultati da una anno: solo nella tappa finale torna competitivo. Lenny Martinez ha lottato finché possibile per la maglia a pois, ma occorreva molto di più, Phil Bauhaus non va al di là di una top ten.

Lenny Martinez, Thomas Gachignard e Jonas Abrahamsen all'attacco nella 4ª tappa del Tour de France © Profilo X Le Tour de France
Lenny Martinez, Thomas Gachignard e Jonas Abrahamsen all'attacco nella 4ª tappa del Tour de France © Profilo X Le Tour de France

INEOS Grenadiers 7

Molte punte, ma al contrario della Bahrain arrivano i risultati: al trentanovenne Geraint Thomas sta bene accettare i compiti di uomo-squadra per i vari capitani, anche se Filippo Ganna, che puntava molto a fare risultati, esce presto di scena. Ha provato a farne le veci Axel Laurence, che si è prodigato raccogliendo solo alcune top ten. Negativo Carlos Rodrìguez, rientrato in extremis in classifica e messo fuori causa da un infortunio; l'iberico prometteva di più. Chi davvero ha portato risultati è stato Thymen Arensman, caparbio nel centrare due vittorie in due tappe durissime. Constatiamo che il ridimensionamento del team britannico prosegue, ma sarebbe opportuno trovare soluzioni più concrete per le classifiche e le volate.

Red Bull-BORA-hansgrohe (WT) 7

È indubbio che le scelte della Red Bull abbiano fatto discutere, tuttavia il risultato è stato comunque quello di un podio strappato da Florian Lipowitz e con in più maglia bianca indossata dal tedesco sul podio. Per quella che dovrebbe essere la terza corazzata al via, scegliere e dichiarare fino alla fine di avere come capitano Primož Roglič non è stata una scelta convincente fino in fondo, specialmente quando sul Col de la Loze si è messo a repentaglio il podio di Lipowitz, forse per un improbabile tentativo volto alla vittoria di tappa. All'errore rimedia la resilienza del tedesco, mentre la scelta di rischiare il tutto per tutto dello sloveno nell'ultima tappa alpina l'indomani è coraggiosa, ma fallimentare: forse sarebbe stato più razionale mettersi in aiuto del compagno? Non è chiaro se la confusione di strategia sia più dovuta a una certa presuntuosità di Roglič o alla testardaggine dei direttori sportivi, fatto sta che è un errore comune pesare i corridori in base al loro stipendio e non al valore effettivo nel momento, e la Red Bull ci è cascata in pieno. Il bilancio resta in positivo, certo se dovesse davvero arrivare Evenepoel bisognerà migliorare nella gestione del doppio capitano.

Tadej Pogačar sul podio finale con Vingegaard e Lipowitz ©UAE Team Emirates
Tadej Pogačar sul podio finale con Vingegaard e Lipowitz ©UAE Team Emirates

Lidl-Trek (WT) 8

L'obiettivo era la maglia verde di Jonathan Milan (dopo che già Mads Pedersen aveva dominato la classifica della ciclamino al Giro d'Italia, e ci riproverà alla Vuelta a España), ed è stato centrato in pieno, con il friulano che l'ha indossata già alla terza tappa, pur perdendola un giorno da Tadej Pogačar. Più che alla conduzione di gara, dove i gregari si sono spremuti, le perplessità stanno nelle scelte a monte. Si è deciso di portare su un Mattias Skjelmose non al 100% per provare la classifica, un Thibau Nys che per sua stessa ammissione non era ancora pronto per essere un fattore al Tour de France, un Quinn Simmons che solo nella seconda parte si è messo al servizio della squadra (seppur con un lavoro utilissimo, c'è da aggiungere). Un Edward Theuns non al meglio e un Simone Consonni che ha fatto fatica a portare la bici a Parigi dopo la caduta della 15esima tappa (arrivo a Carcassonne) hanno fatto il resto: la squadra si è snaturata per chiudere la corsa da lontano spendendosi molto prima del finale e non abbiamo quasi mai visto al completo il treno di Jonathan Milan, perché spesso gli uomini erano spesi per chiudere la corsa da lontano (con i ringraziamenti di Tim Merlier a Châteauroux).  Forse con scelte diverse (e un po' più di fortuna nel trovare collaborazione) poteva arrivare una vittoria in più (l'occasione di indossare la gialla alla prima tappa era ghiottissima, e forse questa è l'unica delusione).

Jonathan Milan ha vinto a Valence la 17ª tappa del Tour de France © Profilo X Le Tour de France
Jonathan Milan ha vinto a Valence la 17ª tappa del Tour de France © Profilo X Le Tour de France

Groupama-FDJ 4

Nessuno pretendeva da Romain Grégoire risultati a 22 anni, ed è già buono che più volte abbia sfiorato il podio di tappa. Il resto della squadra è mancato completamente, con un Guillaume Martin (il migliore in generale, 16° a 1 ora e 18') addirittura peggiorato rispetto ai tempi della Cofidis, dei cui mezzi tanto si lamentava. L'unica volta in cui la squadra è sembrata lavorare in sinergia è stato a Valence, quando è arrivato il quinto posto di Paul Penhoët. Che Valentin Madouas passi in un anno dall'argento olimpico a non trovare una top ten al Tour de France è segno di segno di un'involuzione marcata.

Alpecin-Deceuninck 8

Si prende il rischio di portare tre corridori di prima fascia (due di primissima) e va a segno con tutti e tre. Quando esce di scena Philipsen dopo aver preso tappa e maglia gialla, subito entra in scena Van der Poel, e il risultato è lo stesso, anche se la filosofia è quella dell'attacco. Groves fa prima il gregario, poi lo sprinter, poi il fuggitivo, il risultato è che la vittoria arriva anche per lui.

Jonas Rickaert e Mathieu van der Poel all'attacco nella tappa di Châteauroux © Profilo X Le Tour de France
Jonas Rickaert e Mathieu van der Poel all'attacco nella tappa di Châteauroux © Profilo X Le Tour de France


Tudor 6

Una sufficienza piena per le intenzioni: il team di Cancellara ha portato una formazione all'altezza del Tour de France, anche se i risultati hanno latitato: sono arrivate alcune top ten per Julian Alaphilippe (compreso il terzo posto di Carcassonne) e Alberto Dainese, un terzo posto e un quinto per Michael Storer spesso tra i più inossidabili nel promuovere attacchi alla distanza: in quasi in ogni tappa la formazione svizzera ha cercato il risultato, anche se purtroppo non è arrivato.
 

Jayco AlUla 6+

Il capolavoro di Ben O'Connor sul Col de la Loze salva il team australiano da un Tour altrimenti trasparente, a partire da un Dylan Groenewegen ormai impalpabile: una fuga di Eddie Dunbar chiusa al quarto posto e una di Mauro Schmid chiusa al secondo aggiungono poco a una formazione che sembrava molto meno combattiva che al Giro d'Italia: non riuscire a difendere la top ten nella penultima tappa da un attacco di Jegat è una sconfitta abbastanza bruciante.

Ben O'Connor ©Greenedge Cycling
Ben O'Connor ©Greenedge Cycling

Arkéa - B&B Hotels 6

A salvare la formazione francese, ormai in disarmo, è la crescita di Kévin Vauquelin, che pur soffrendo nella terza settimana, conservare il settimo posto in classifica generale. Raúl García Pierna e Ewen Costiou sono attivi in più fughe, ma non arrivano grandi risultati. Arnaud Démare ha i giorni migliori alle spalle, ma non sembra aver mai cercato di onorare la convocazione al Tour.

Movistar 4

Non c'erano grandi aspettative sulla formazione spagnola, ma come al solito, sperare che sia il solo Enric Mas a portare un risultato è un azzardo che non ripaga: non c'è un piano per cercare un risultato se non quello di sperare in una fuga vincente di Mas o Einer Rubio. Per il primo i problemi fisici sentenziano l'addio anticipato, nonostante un'insolito coraggio nell'andare all'attacco, sul secondo pesano le fatiche del Giro d'Italia. L'involuzione di Ivàn Garcìa Cortina a 29 anni è un'altra sentenza del ricambio generazionale.


Decathlon AG2R La Mondiale 6

Un quinto posto in generale conquistato a fatica con Felix Gall non può che portare una sufficienza per una squadra che negli ultimi due anni fa delle prime parti di stagione scoppiettanti per poi calare col tempo. L'anno prossimo arriverà Olav Kooj a dire la sua nelle volate, per ora il peso della squadra a Tour è solo dell'austriaco.
 

Cofidis 4

Non c'erano nomi che potessero portare risultati, al di là di un Bryan Coquard che prima del ritiro ha trovato una top ten. Per il resto la formazione francese è stata uno dei grandi fantasmi di questo Tour, dove non c'è una tappa in cui Emanuel Buchmann o Alex Aranburu siano riusciti ad essere competitivi per un risultato: se il team francese  riuscirà a restare nel World Tour non sarà certo per meriti sportivi, quanto per defezioni altrui.

XDS Astana 5

Per quanto brillino Davide Ballerini (bello il suo secondo posto sui Campi Elisi, quando fino all'ultimo scollinamento è nel gruppo di Tadej Pogačar e Wout van Aert) e Simone Velasco (anche per lui due top ten meritate), alla fine resta solo il quattordicesimo posto di Sergio Higuita in generale, con i corridori che sembrano più impegnati a racimolare punti nei piazzamenti oltre il decimo posto che a cercare un risultato. Mike Teunissen non vince da due anni, forse ormai è troppo alto il livello richiesto dal Tour de France.

Il lombardo Davide Ballerini © Sprint Cycling Agency
Il lombardo Davide Ballerini © Sprint Cycling Agency

Total Energies 6

L'inattesa comparsa di Jordan Jegat nelle fughe della terza settimana vale una top ten in cui nessuno avrebbe creduto, mentre per il resto della squadra non c'è molto di concreto, a parte un Anthony Turgis che dopo il quarto posto di Lille cerca di entrare in lotta per la maglia verde, finendo quinto in classifica.

Picnic PostNL (WT) 7

Il quarto posto del sorprendente Oscar Onley può valere il passo decisivo in ottica salvezza nel World Tour. Il britannico, competitivo già da Rouen, è costante fino alla fine, anche se non trova mai il podio di tappa. Arrivano top 5 anche per Pavel Bittner, mentre Frank van den Broek trova la fuga buona e la piazza d'onore solo a Pontarlier.

Oscar Onley nella seconda tappa del Tour de Pologne 2024© Team dsm-firmenich PostNL via X
Oscar Onley nella seconda tappa del Tour de Pologne 2024© Team dsm-firmenich PostNL via X

Free Palestine-Premier Tech 4

Prestazione totalmente incolore per il team che sponsorizza lo stato innominabile: troppe primavere per Michael Woods, troppe poche per Joseph Blackmore, anche Alexey Lutsenko e Pascal Ackermann paiono ormai avere il meglio alle spalle.

Lotto 5

Non manca di coraggio Arnaud De Lie, che cinque volte trova la top 5, e a Châteauroux il terzo posto. Lennert Van Eetvelt, mai della partita fino al ritiro, pare anche lui aver fermato il proprio processo di crescita. Come molte altre squadre, anche la Lotto pare soffrire una disparità abissale dai top team del World Tour: che la fusione con la Intermarché sia la soluzione migliore?

Uno-X Mobility 8

Il controesempio al discorso di cui sopra: pur con i mezzi di una professional, il team norvegese esce dalla Grand Boucle con il sesto posto di Tobias Halland Johannessen (quarto a Hautacam) e con la vittoria di tappa di Jonas Abrahamsen. Nella seconda parte tocca correre in difesa, ma gli obiettivi sono più che raggiunti.

onas Abrahamsen batte Mauro Schmid ©Tour de France
onas Abrahamsen batte Mauro Schmid ©Tour de France
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