Volteggia come una farfalla, punge come un'ape
Tadej Pogacar regala un altro saggio di immensa classe alla Tirreno-Adriatico: stacca tutti sul Carpegna, vince in solitaria, mette in cassaforte la classifica. Vingegaard e Landa sul podio, Evenepoel saltato via
Quest'appuntamento non lo poteva proprio mancare, se l'era cerchiato di rosso da tempo, praticamente da quando aveva visto che la Tirreno-Adriatico avrebbe omaggiato Marco Pantani con un doppio passaggio sul Carpegna. Tadej Pogacar voleva proprio lasciare un segno sulla salita che il Pirata usava per allenarsi, su strade che a ogni metro trasudavano il respiro dell'immenso scalatore di Cesenatico. E un po' di quell'immensità se l'è sentita sicuramente addosso, su quelle gambe meravigliose che gli stanno permettendo qualsiasi cosa.
E quanto è bello a vedersi, il cucciolo sloveno? Guardatelo quando parte, quando lascia tutti sul posto, volteggiando leggero come una farfalla e pronto a pungere come un'ape (come faceva quello lì di quell'altro sport, il più grande di tutti, anzi: Il Più Grande). La bellezza del gesto, la naturalezza con cui mette al tappeto chiunque gli si pari davanti, l'aura da predestinato che ormai non la si percepisce nemmeno più, sostituita dal vento del dominio che effonde da questo fuoriclasse assoluto che a soli 23 anni sta già scrivendo pagine di storia del ciclismo.
Va bene, rientriamo in noi, in fondo Pogacar non sta vincendo che una "semplice" Tirreno, aspettiamo che tra qualche giorno si prenda una Sanremo o un Fiandre per esaltarci sul serio (a questo punto non riusciamo a vedere davvero quali possano essere i suoi limiti, ci arrendiamo). Però il ruolino di questo suo già memorabile 2022 recita 14 giorni di gara di cui 5 terminati a braccia alzate. Una di queste vittorie è la Strade Bianche (come l'ha vinta, poi!). Ci aggiunge la generale dell'UAE Tour e domani (con tutti gli scongiuri del caso) quella della Corsa dei Due Mari. E siamo appena al 12 marzo.
La Apecchio-Carpegna era la sesta e penultima tappa della Tirreno-Adriatico 2022 e misurava la bellezza di 215 km; dopo una quindicina si son mossi Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën), Marco Haller (Bora-Hansgrohe), Davide Bais (Eolo-Kometa) e Alexander Konychev (BikeExchange-Jayco), e dopo 40 sono partiti anche Alex Aranburu e Lluís Mas (Movistar) Julian Alaphilippe e Mikkel Honoré (Quick-Step Alpha Vinyl) e Quinn Simmons (Trek-Segafredo), i quali rapidamente si son portati sui primi. Simmons leader della classifica Gpm, uscito per andar dietro al diretto rivale Bais (che la maglia verde l'aveva vestita nelle prime tappe), è transitato in testa sul Mombaroccio ai -126, poi ai -84 i battistrada hanno toccato con 4'55" il vantaggio massimo e in men che non si dicesse ci siamo trovati ai piedi del primo passaggio dal Monte Carpegna, e ancor prima che la salita ufficialmente iniziasse (si era in falsopiano) son partite le defezioni: out ai -44 Konychev e Honoré (che si era particolarmente sacrificato per Alaphilippe), poco più avanti hanno mollato Haller e Bais, e ai -39 la scalata è iniziata sul serio con un paio di minuti tra i battistrada e il plotone.
Ai -37 si è staccato ancora Cosnefroy, quindi ai -35 è toccato a Mas e un chilometro più su, su un affondo di Simmons, anche il Campione del Mondo ha gettato la spugna. A quel punto non c'era neanche più un minuto tra Simmons-Aranburu e il gruppo tirato da Rafal Majka (UAE Emirates); o meglio possiamo parlare a quel punto già di "resti del gruppo", dato che si manifestavano momenti di difficoltà per tanti tra cui Tao Geoghegan Hart (INEOS Grenadiers) e Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl). Poco prima si era segnalato un allungo di Diego Rosa (Eolo), ai -36, ma il piemontese non aveva trovato spazio utile.
Ai -33 (a 2.5 dallo scollinamento) Simmons ha piegato anche Aranburu e nell'ultimo tratto di salita ha difeso ottimamente i 40-50" di margine sul gruppetto maglia azzurra; proprio in dirittura di Gpm un breve forcing dei Bahrain-Victorious (con Damiano Caruso pro Mikel Landa) ha tagliato il gap dall'americano a 25", mettendo in fila il drappello di circa 20 unità. Remco è passato a un minuto e mezzo, in mezzo tra lui e i primi c'era pure un drappello con Miguel Ángel López (Astana Qazaqstan) e Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty).
Ai -22, a fine discesa, i big sono piombati su Simmons, anticipati da Pello Bilbao che stava continuando a forzare per la Bahrain. Con lui avevamo i compagni Landa e Caruso, ovviamente il leader della corsa Tadej Pogacar (UAE), Jai Hindley (Bora-Hansgrohe), Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), Enric Mas (Movistar) e Giulio Ciccone (Trek). Più indietro, frazionati nella picchiata, tra gli altri Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Richie Porte (INEOS Grenadiers), Marc Soler (UASE), Romain Bardet e Thymen Arensman (DSM), rientrati ai -20, proprio alla fine della discesa.
Bilbao è passato sulla linea d'arrivo ai -18 con qualche metro di vantaggio, poi si è rialzato all'inizio del Carpegna II dato che gli altri, tirati da Soler, erano comunque lì a un passo. Lo spagnolo ha continuato a scandire il ritmo nella prima parte di scalata, quindi ai -17 un accenno di attacco di Ciccone ha fatto male a Bilbao e Arensman, quest'ultimo scortato da Bardet verso un'onorevole resa; anche Soler ha esaurito il proprio impulso e si è sfilato. A questo punto Landa ha fortemente alzato il ritmo e ha fatto strage: solo Pogacar, Vingegaard e Mas hanno resistito all'accelerazione di Mikel; staccati Porte e Hindley, più indietro Ciccone, Caruso e Pinot.
Richie ha mollato Hindley su cui si sono riportati Pinot e poi Caruso (ma non Ciccone), Landa ha insistito e ai -16 ha proposto un altro affondo a cui ha risposto, stavolta in maniera definitiva, Pogacar. Tadej è partito con l'inesorabilità che ormai gli riconosciamo, talmente straripante da fare immediatamente il vuoto. Il colpo al mento è stato stordente per Landa e gli altri, che si sono guardati, quasi rialzati rassegnati per un attimo, e Porte è potuto così rientrare.
Il Gpm ai -11 ha sancito l'enorme superiorità dello sloveno, passato con un minuto e mezzo sui primi inseguitori; una ventina di secondi tra Landa-Vingegaard-Mas-Porte e Hindley-Pinot-Caruso. In discesa Mas è scivolato subito battendo sul fianco sinistro e da lì in avanti ha proceduto a passo d'uomo; Porte ha perso metri dopo aver sbagliato una curva e quindi Vingegaard e Landa gli sono sfuggiti via insieme all'ipotesi di agguantare il podio.
Evitando rischi eccessivi Pogacar ha portato a compimento l'impresa di giornata, chiudendo con 1'03" su Vingegaard e Landa, 1'34" su Porte, 1'49" su Caruso, Hindley e Pinot, 2'23" su Ciccone, Bilbao, Arensman e Bardet, 3'42" su Pozzovivo, 4'01" su Evenepoel, 4'19" su Cristián Rodríguez (TotalEnergies) e Majka, 5' su Victor Lafay (Cofidis) e Lorenzo Fortunato (Eolo), 5'02" su Warren Barguil (Arkéa Samsic) e Rigoberto Urán (EF Education-EasyPost). 5'17" su Soler, 5'21" su un ammaccatissimo Mas. Wilco Kelderman (Bora) ha pagato 6'24", Geoghegan Hart 11'26".
La classifica è quella che, a parte qualche rilevante e poco prevedibile sorpresa nell'ultima frazione, chiuderà la Corsa dei Due Mari: Pogacar ha 1'52" su Vingegaard, 2'33" su Landa, 2'44" su Porte, 3'05" su Hindley, 3'16" su Arensman, 3'20" su Caruso, 3'37" su Pinot, 3'51" su Bilbao e Ciccone; Evenepoel rotola fuori dalla top ten, 11esimo a 4'20" seguito da Bardet a 4'29", Pozzovivo a 5'16", Urán a 6'33", Soler e Mas a 6'42", Lafay a 6'52", Rodríguez a 7'10", Fortunato a 7'28" e Kelderman a chiudere i 20 a 7'48".
Domani si chiude con la settima tappa, la San Benedetto del Tronto-San Benedetto del Tronto, non la classica cronometro conclusiva ma una frazione in linea di 159 km che nella prima parte si sposta verso l'entroterra a incontrare qualche salitella; l'ultima il Gpm di Ripatransone al km 70, poi picchiata verso la costa e il piatto circuito finale da ripetere 5 volte. Volata su cui scommettere a occhi chiusi.