L'inchino di Pogacar sul traguardo di Cauterets-Cambasque © A.S.O.
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Divino Tadej, tutto in gioco in un Tour magnifico!

Pogacar vince la sesta tappa della Grande Boucle rispondendo e controbattendo ad una Jumbo-Visma devastante e staccando Vingegaard. Gli altri a distanza siderale, la corsa francese uno spettacolo unico!

06.07.2023 17:50

Dopo lo spettacolo vissuto ieri si pensava che, complice la superiorità messa in strada da Vingegaard, difficilmente questo Tour avrebbe regalato simili emozioni e invece la tappa odierna non solo ribalta quanto previsto ma addirittura rilancia e si propone come inizio di un altro, grande, alieno duello tra due dominatori come se ne sono visti raramente negli ultimi anni nei grandi giri. 

La stessa Jumbo-Visma probabilmente, alla luce di quanto avvenuto sul Marie Blanque, pensava che sarebbe bastata un'altra sparata di Vingegaard sul Tourmalet per chiudere a doppia mandata il Tour 2023. I gialloneri l'avevano preparata bene, mandando in avanscoperta il più devastante dei passisti sulla scena mondiale, Wout van Aert, e facendo il forcing già sugli ultimi chilometri dell'Aspin. L'esecuzione dei gregari, da Laporte a Kuss, è stata magistrale e anche la botta data da Vingegaard non si è fatta attendere. L'unica cosa che i DS della squadra di Amsterdam non avevano previsto è stata la resistenza grintosa, prolungata e perfetta di Pogacar, completamente rinato dopo la delusione di ieri e pronto a dar vita ad una sfida testa a testa con Jonas che si preannuncia epocale e appassionante tanto quanto quella dello scorso anno.

I fattori che hanno portato al cambiamento dell'equilibrio tra i due potrebbero essere tanti, ma molto determinanti per l'esito odierno sono risultati a parer di chi scrive i quindici chilometri finali di ieri affrontati a tutta e in solitaria da Vingegaard, mentre Pogacar, almeno negli ultimi cinque in pianura, ha potuto avvalersi anche dell'aiuto di Yates, Gaudu e Rodriguez. Quel tanto di freschezza che è mancata al danese per poter staccare Pogacar sul Tourmalet e chiudere il Tour non è detto che mancherà anche in futuro al capitano della Jumbo, il quale resta comunque il favorito per la conquista della gialla, ma non con il margine che tutti potevamo aspettarci dopo la frazione di ieri. 

Dall'altro lato, però, Pogacar ha dimostrato come la tappa di ieri fosse stata probabilmente solamente una brutta giornata e che per staccarlo sulle grandi salite, o addirittura per non staccarsi dalla sua ruota, ci vuole un Vingegaard in versione extralusso. Tanto è già avvenuto a questo Tour, eppure alla sua conclusione mancano ancora quindici tappe, come a dire: i Pirenei sono stati solamente l'antipasto!

La cronaca della sesta tappa del Tour de France 2023

La sesta tappa del Tour de France 2023 da Tarbes a Cauterets-Cambasque, lunga 144.9 chilometri, si presenta come la seconda dei Pirenei e già quella potenzialmente decisiva per l'esito finale della Grande Boucle, almeno per ciò che concerne il gradino più alto del podio, visti i segnali lanciati da Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) alla concorrenza nella giornata di ieri. Le difficoltà non mancano: in avvio c'è il terza categoria della Côte de Capvern-les-Bains (5.6 km al 4.6% medio), dopo una settantina di chilometri il Col d'Aspin (prima categoria, 12 km al 6.5%) e subito dopo il Col du Tourmalet (17.1 km al 7.3%) con scollinamento a 48 chilometri dall'arrivo prima del falsopiano finale verso l'arrivo di Cauterets-Cambasque (16 km al 5.4%) che presenta negli ultimi chilometri pendenze nuovamente impegnative deputate a scavare solchi in base alle energie rimaste nelle gambe dopo le salite precedenti.

Pronti via e la fuga prende il largo quasi subito. Interessanti i nomi davanti: Wout van Aert (Jumbo), instancabile in questo Tour che secondo le dichiarazioni  della vigilia avrebbe dovuto essere mirato al raggiungimento della miglior condizione in vista dei Mondiali di Glasgow, Matteo Trentin (UAE Emirates), Michal Kwiatkowski (INEOS Grenadiers), James Shaw (EF Education-EasyPost), Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), il più vicino nella generale alla maglia gialla di Hindley con un ritardo di 7'10", Nikias Arndt (Bahrain-Victorious), Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën Team), Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), Bryan Coquard (Cofidis), Gorka Izagirre (Movistar Team), Krists Neilands (Israel-Premier Tech), Christopher Juul-Jensen (Team Jayco-Alula), Matis Louvel (Arkéa-Samsic), Tobias Halland Johannessen e Jonas Gregaard (UNO-X Pro Cycling Team). Lo schema è chiaro: molte squadre con un uomo di classifica preferiscono anticipare con un valido passista (Van Aert per la Jumbo, Trentin per la UAE e Kwiato per la INEOS) Aspin e soprattutto Tourmalet, in modo da poter contare su un aiuto per i capitani dopo la salita hors catégorie se qualcuno (Vingegaard è il nome più quotato) dovesse muoversi sin da così lontano.

Successivamente, dopo un bello sforzo, rientrano sulla testa anche Neilson Powless (EF, interessato alla maglia a pois), Kasper Asgreen (Soudal), Oliver Naesen (AG2R), Anthony Perez (Cofidis) e Ruben Guerreiro (Movistar). Nel gruppo controlla la BORA-hansgrohe; il distacco del plotone in cima alla Côte de Capvern-les-Bains è di 3'15", quindi ancora ampiamente sotto controllo. Il traguardo volante di Sarrancolin (-96 al traguardo) se lo aggiudica Coquard senza lottare; al secondo posto si piazza Van Aert, che quindi potrebbe star iniziando a pensare seriamente alla maglia verde.

Lungo le rampe del Col d'Aspin il ritmo è regolare sia davanti, scandito da Asgreen, che dietro, dov'è sempre il gruppo di passisti della BORA a tirare per tenere a vista d'occhio la fuga. L'unico a staccarsi del drappello di testa sotto il ritmo del danese è Cosnefroy, in condizioni tutt'altro che ottimali a un mese esatto dal Mondiale. Tutto cambia a poco meno di quattro dalla vetta: la Jumbo si porta in testa al gruppo con Christophe Laporte, davanti è Van Aert ad accelerare. Perché la stessa squadra tira sia davanti che dietro? La risposta alla domanda è molto semplice: Vingegaard vuole mettere fatica nelle gambe degli avversari prima del Tourmalet, ma allo stesso tempo lo schema della Jumbo prevede che WVA sia davanti al danese in cima alla salita per poterlo aiutare nel finale.

Powless si prende i dieci punti dell'Aspin, il gruppo transita con un ritardo di 3'15" dalla testa della corsa, ma la BORA è già smembrata dal ritmo dei gialloneri. Nella discesa Van der Poel dà spettacolo dipingendo un paio di tornanti e staccando tutti per qualche metro, prima di rialzarsi e aspettare gli altri fuggitivi, che iniziano subito a darsi cambi con molta decisione, mentre il plotone perde un minuto abbondante scendendo dall'Aspin e inizia dunque il Tourmalet 4'30" dai primi. In testa alla corsa, a 65 chilometri dal traguardo sono rimasti in 14: Van Aert, Kwiatkowski, Powless, Shaw, Alaphilippe, Naesen, Van der Poel, Guerreiro, Izagirre, Neilands, Juul-Jensen, Louvel, Johannessen e Gregaard. Julian prova l'attacco ai -59, ma viene presto invitato alla calma da Shaw, che deve tutelare gli interessi del compagno Powless. Van Aert intanto imposta un ritmo regolare che consente ai fuggitivi didifendere il vantaggio nei confronti del gruppo, dove a dieci chilometri dallo scollinamento si portano davanti gli uomini della Jumbo, con il trenino formato da Laporte, Nathan Van Hooydonck, Tiesj Benoot, Dylan van Baarle, Wilco Kelderman e Sepp Kuss.

Andatura regolare fino ai -51, poi si porta davanti Kelderman che distrugge subito il gruppo. In crisi Giulio Ciccone e Mattias Skjelmose Jensen (Lidl-Trek), Tom Pidcock (INEOS), Mikel Landa (Bahrain) e soprattutto Ben O'Connor (Ag2R). Alla ruota del neerlandese resistono in pochissimi: Kuss, Vingegaard, Tadej Pogacar (UAE) e la maglia gialla Jai Hindley (BORA), che ben presto si arrende al ritmo forsennato dei tre Jumbo e viene ripreso dal gruppo principale, comprendente, fra gli altri, Egan Bernal (INEOS), David Gaudu (Groupama-FDJ), Simon Yates (Jayco ) e Adam Yates (UAE). Rimane solo Kuss a disposizione di Vingegaard e la situazione è identica a quella di ieri sul Marie Blanque, con il solo danese e lo sloveno a ruota dello scalatore statunitense della Jumbo.

A due chilometri dalla vetta lo scatto di Vingegaard; stavolta però la risposta di Pogacar è ottima, non concede metri al rivale e nei duemila metri successivi gli rimane attaccato, dimostrando di non essersi ancora arreso all'idea del secondo posto e di voler combattere il Tour metro su metro. In cima al Tourmalet sono rimasti davanti Johannessen, Guerreiro, Shaw, Kwiatkowski e Van Aert, che ha dettato il passo sin dai -12 alla cima e ha uno alla volta staccato tutti gli altri componenti della fuga, in modo da poter aiutare Vingegaard dalla discesa del Tourmalet agli ultimi chilometri, prima di lasciare nuovamente spazio al compagno danese. La coppia di extraterrestri transita sul GPM a circa 35" dalla testa della corsa, gli altri big si prendono ben 2'00" in pochissimi chilometri, confermando le sensazioni della vigilia che davano Jonas e Tadej nettamente favoriti rispetto a chiunque altro, Hindley compreso.

In discesa, ai -42 Vinge ritrova Van Aert e gli si mette a ruota, potendo dunque rifiatare e recuperare le forze prima del gran finale. A 27 km dal traguardo Jonas e Tadej rientrano sulla testa guidati da Wout. La situazione è la seguente: davanti Van Aert, Vingegaard, Pogacar, Kwiatkowski, Shaw, Powless, Guerreiro e Johannessen; a 2'00" il gruppo comprendente tutti gli altri uomini di classifica, maglia gialla compresa. Nei dieci chilometri di fondovalle che portano all'imbocco della salita conclusiva WVA mangia altri 45" al gruppetto maglia gialla, tirato dal solo Buchmann, che si presenta così a sedici chilometri dalla fine con un gap pesantissimo di oltre 2'45" dalla testa della corsa.

L'eccellente lavoro di Van Aert prosegue fino ai -4.5, quando riparte Vingegaard, senza però grande incisività, tanto che oltre a Pogacar anche Kwiato riesce a gestire lo sforzo e rientrare sotto. Il polacco perde metri dopo qualche secondo con i due fuoriclasse. Il danese prosegue davanti a dettare il passo ma senza decisione e allora Pogacar decide di provare a staccarlo e non limitarsi solamente alla difesa, bensì di iniziare già oggi il tentativo di rimonta sul gruzzolo accumulato ieri da Vinge. Jonas perde subito metri e cerca di reagire, ma secondo dopo secondo vede sempre più allontanarsi la schiena di Pogacar, involatosi verso un successo clamoroso e potenzialmente fondamentale per ribaltare i destini di un Tour che ieri sembrava già quasi deciso.

Il campione sloveno vince con 24" di vantaggio su Vingegaard, un margine non sufficiente per prendersi anche la maglia gialla, ma decisamente importante dal punto di vista psicologico e che cambia l'inerzia di questa splendida competizione che è il Tour de France. Terzo in rimonta il talento norvegese Johannessen a 1'22". Dal gruppo maglia gialla escono Carlos Rodriguez (INEOS), Hindley e Simon Yates, che chiudono la tappa in top ten a 2'39" dal vincitore, un'enormità per essere alla sesta tappa e che descrive chiaramente la durezza di questa Grande Boucle. I tre succitati prendono un buon vantaggio nei confronti dei diretti rivali per il terzo gradino del podio: Adam Yates, Romain Bardet (Team DSM-firmenich), Pidcock e Gaudu arrivano a 3'11", tutti gli altri ancor più lontani. La classifica generale prende tutt'altra conformazione rispetto a quella di ieri: Vingegaard maglia gialla con 25" su Pogacar e 1'34" su Hindley, il quale con la mossa di ieri ha messo in saccoccia un gran bel vantaggio da poter difendere rispetto ai diretti avversari per il terzo posto. Simon Yates è a 3'14" dal danese della Jumbo, Rodriguez a 3'30", A.Yates a 3'40" e Gaudu a 4'02". Gli altri, a partire da Bardet e Pidcock (+ 4'42" per entrambi) sembrano avere meno chance di salire sul podio dei Campi Elisi a Parigi.

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Domani si torna in pianura per un classico piattone in salsa Tour anni ‘90: solo la Côte de Béguey (1.2 km al 4.4%) impedisce che dalla partenza di Mont-de-Marsan all’arrivo di Bordeaux la settima frazione sia caratterizzata esclusivamente da strade senza alcuna pendenza. I favoriti sono sempre gli stessi, ma chi avrà superato meglio questa due giorni potrà giocarsi con più freschezza la settima tappa del Tour de France 2023.

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