La battaglia di Montalcino è una Divina Commedia
Grande spettacolo sulle strade bianche, Bernal schianta Remco (che va in ebollizione), a Ciccone e Nibali si spegne la luce nel finale, resiste Caruso (ora terzo in classifica). Tappa allo svizzero Mauro Schmid su Alessandro Covi
Che giornata, che spettacolo, che Giro. Le strade bianche non tradiscono mai, né tradisce l'attitudine dei protagonisti in gara nella corsa rosa 2021, figurarsi poi se può tradire un supersonico Egan Bernal, che esce nettamente rafforzato dalla frazione di Montalcino. Una tappa che potremmo ricordare con toni danteschi (del resto l'abbiamo appena fatto nel titolo...), d'altronde nell'anno del Sommo che pretendete... toni da tragedia interna in alcuni casi (bussare Deceuninck), toni da paradiso in terra per una Ineos che continua a mietere vittime agendo come un meccanismo di assoluta perfezione.
Il tema dei temi è: chi lo ferma questo Bernal? Il colombiano che oggi ha messo un altro mattoncino sulla conquista del Giro d'Italia 2021 non ha vinto la tappa dello sterrato, ma è stato di netto il più forte tra i big, ha sparpagliato gli avversari con le loro speranze, ha dato una mazzata a Remco Evenepoel, ha ribadito - col supporto del solito squadrone - che non sarà facile per nessuno (e per nessun motivo) metterlo in difficoltà. Tanto Bernal sugli sterrati e sulle rampe del Chianti, del resto già due mesi e mezzo fa, alla Strade Bianche, Egan aveva dimostrato di non aver alcun timore reverenziale per questo tipo di percorsi, tutt'altro.
Chi invece ha visto le streghe è Remco. Che non fosse un drago alla guida era noto, che potesse patire gli sterrati era anche prevedibile, ma che venisse a un certo punto abbandonato dalla squadra, quello no, non l'avremmo immaginato. E invece è successo proprio ciò, sul penultimo settore bianco, con João Almeida che non si è fermato (o non è stato fermato dall'ammiraglia) nel momento in cui Evenepoel ha iniziato a perdere contatto dal gruppetto dei migliori. Di lì a poco abbiamo visto anche una mezza crisi nervosa del ragazzo (do you remember Wilco after Stelvio?), che si è visibilmente arrabbiato coi suoi direttori sportivi, e solo a quel punto Almeida si è fermato (o è stato fermato) per attendere e aiutare il suo giovane capitano.
Dispersione anche in casa Italia, saltato Nibali, saltato più o meno anche Ciccone, mai visto Formolo, l'unico bastione a cui il nostro pubblico si potrà aggrappare nei prossimi giorni resta Damiano Caruso, bravissimo a resistere fino alla fine nel club degli eletti. Si confida nel suo motore diesel per vedere nella terza settimana il meglio che la ditta può offrire.
In tutto ciò, la vittoria di giornata è andata a un altro bimbo poco più che adolescente, il suo nome è Mauro Schmid e se non l'avevate mai sentito nominare prima d'oggi è anche facile comprendervi. 21 anni, portacolori della Qhubeka Assos, svizzero proveniente (un altro!) dal cross e con un presente anche nella pista, al primo successo su strada in carriera, ottenuto ai danni di un generoso Alessandro Covi, battuto nello sprint a due che ha deciso la tappa. Schmid e Covi venivano da una giornata passata in fuga insieme ad altri 9 coraggiosi, ai quali il gruppo ha avuto il torto di lasciare sin troppo spazio nella prima parte della frazione. Non che, alla luce di questa considerazione, la splendida prestazione di Mauro e Alessandro (ma pure degli altri) valga un grammo meno, s'intende.
E allora, la cronaca. Una delle tappe più attese dell'intero Giro 2021, probabilmente la più desiderata (nel senso di bramata già nei sogni degli appassionati, ma da aaanni), la Perugia-Montalcino, 162 km e quattro settori di sterrato nel finale (per un totale di 35 km su strade bianche), salite belle toste (e alcune non asfaltate) a punteggiare quegli ultimi chilometri, insomma tutti gli ingredienti giusti per una lotta epica tra i grandi del Giro.
Dopo circa 5 km è partita la fuga, composta da 11 uomini: Lawrence Naesen (AG2R Citroën), Dries De Bondt (Alpecin-Fenix), Enrico Battaglin (Bardiani-CSF), Francesco Gavazzi (Eolo-Kometa), Simon Guglielmi (Groupama-FDJ), Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty), Roger Kluge e Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), Bert-Jan Lindeman e Mauro Schmid (Qhubeka Assos) e Alessandro Covi (UAE-Emirates). Il gruppo si è subito allargato, "prego accomodatevi", e gli 11 son volati fino a +13'10", margine toccato dopo 65 km, della serie "ci date un dito, ci prendiamo tutto il braccio". La Ineos Grenadiers, che aveva iniziato a tiracchiare già da tempo, non si è minimamente curata di alzare il ritmo, e intorno ai -100 all'arrivo il distacco ha iniziato a calare un po' sol perché davanti hanno rallentato i battiti, tanto si era capito già da tempo che la vittoria di giornata sarebbe andata a uno di loro 11. Bravi i fuggitivi, moscetto il gruppo.
Anzi, avvicinandosi al primo sterrato i battistrada hanno addirittura ripreso a guadagnare, portando il vantaggio a 14'30" ai -75; per andar più piano di così al gruppo non sarebbe restato che fare inversione a U e tornare verso Perugia, e proprio quando ci stavamo convincendo che avremmo presto assistito a una scena del genere, siamo arrivati in zona sterrati. Sul primo, Torrenieri (9 km circa dai -70 ai -60), De Bondt e Van der Hoorn sono stati quelli più a proprio agio, tra gli 11 al comando; i quali sarebbero usciti dal settore appena dopo l'ingresso del plotone nello stesso: in pratica avevano un'intera strada bianca di vantaggio.
L'andatura del gruppo era salita vertiginosamente all'avvicinamento dello sterrato, con Filippo Ganna a indossare il cappello da capotreno Ineos, impegnato a tener davanti Egan Bernal. Se la maglia rosa stava tranquillina alla ruota del verbanese, chi non si trovava propriamente sul terreno ideale era Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step), che incontrava qualche difficoltà a tenere il ritmo dei primissimi. Anche Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) ha fatto capolino davanti a guidare Giulio Ciccone, e insomma tra una strappata e l'altra la selezione è venuta da sé, naturale. Ganna ci ha preso gusto e ha dato una serie di botte impressionanti nel momento in cui gli è giunta la notizia che Remco aveva perso terreno.
A metà settore si è formato un gruppetto di una ventina di unità con un vantaggio non trascurabile, Ganna mazzuolava (prendendosi anche un rischietto in un tratto di discesa), e all'uscita dallo sterrato (distacco dai primi abbattuto a 10'30"), diradatasi la polvere, si è potuta fare la conta di chi c'era e chi non c'era. Davanti, con Ganna e Bernal, Jhonatan Narváez e Gianni Moscon per la Ineos, il funambolico Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), Ciccone con Nibali e Gianluca Brambilla, Romain Bardet (DSM), Marc Soler (Movistar) con un paio di compagni, George Bennett (Jumbo-Visma) e qualcun altro.
A circa mezzo minuto la Deceuninck dava fondo alle risorse per provare a chiudere sul breve tratto d'asfalto prima del secondo sterrato. Con Remco c'erano, tra gli uomini di classifica, il suo compagno João Almeida, Damiano Caruso con Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), Simon Yates (BikeExchange), Aleksandr Vlasov (Astana-Premier Tech), Hugh Carthy (EF-Education First), Jai Hindley (DSM) e Attila Valter (Groupama); più indietro Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) e Davide Formolo (UAE-Emirates), che era caduto mentre era davanti. Anche grazie all'aiuto degli uomini di Vlasov, gli inseguitori sono riusciti a riportarsi sul drappello Bernal sulla rampetta di Bibbiano ai -54. Il primo grosso pericolo Evenepoel l'ha così scampato, ma dietro l'angolo c'era il secondo settore, quello di Castiglion del Bosco, decisamente il più duro dal punto di vista altimetrico, ingresso ai -52, 13.5 km di lunghezza.
Sulle rampe di Castiglione il gruppetto di testa si è selezionato, Taco, Lindeman e Kluge hanno perso contatto, Gavazzi si è preso il traguardo volante ai -47, intanto Brambilla tirava il gruppo maglia rosa, che più avanti, sulle rampe più dure della salita, avrebbe perso tante unità, a partire da Sagan (Ganna si era staccato già a inizio sterrato). La parte centrale di sterrato l'ha invece tirata Luis León Sánchez (Astana).
Kluge è rientrato sul gruppetto di testa e ai -43 si è addirittura avvantaggiato con un ottimo Schmid, la situazione restava ovviamente fluida e di lì a poco i nove si son ricompattati. All'uscita dal settore, ai -38, i battistrada conservavano 8' di margine. Vanhoucke è transitato per primo al Gpm di Passo del Lume Spento ai -37.
Tra gli inseguitori, Bennett e Foss hanno orchestrato un attacco a due su un pezzo di discesa ai -42, e inevitabilmente a ogni cambio di ritmo sullo sterrato Evenepoel perdeva le ruote dal corridore davanti a sé, stazionando nelle retrovie e dovendo fare il doppio della fatica per chiudere ogni volta i minibuchi a cui lui stesso dava luogo. Non che Yates se la passasse tanto meglio. Ridendo e scherzando, Bennett e Foss sono usciti dallo sterrato con quasi 40" di vantaggio sul gruppo maglia rosa tirato dai restanti Ineos (oltre a Moscon e Narváez c'era pure Daniel Martínez) e composto da non più di 30 corridori.
La discesa verso Castelnuovo dell'Abate è stata utile a molti per riordinare le idee, oltre che per rilassare un attimo i muscoli. A Guglielmi e Covi è servita per allungare davanti, ma naturalmente gli altri sette non sono stati a guardare e hanno chiuso ai -28; ai -26 Gavazzi ha conquistato anche il secondo traguardo volante, quello con abbuoni (a Castelnuovo dell'Abate), e subito dopo è iniziato il terzo sterrato, 7.6 km questo; Naesen ha allungato a inizio settore, in discesa, e De Bondt ha perso contatto, ma poi la strada si rimetteva presto all'insù, chiamando all'azione ancora Gavazzi.
Il bel tentativo di Bennett e Foss era intanto sfumato nel momento in cui i due avevano capito che il gruppo maglia rosa era in avvicinamento, a quel punto tanto era valso, per la coppia Jumbo, rialzarsi. L'ingresso del terzo settore, con la strada bianca in discesa, è stato un ultimo momento da incubo per Evenepoel: dalle prime posizioni, in cui si trovava poco prima, è rapidamente scivolato all'ultimissimo posto, letteralmente impedito nella guida del mezzo. Per gli Ineos, un altro invito a nozze, e stavolta è stato Gianni Moscon a mettere sul tavolo un altro briscolone. Ma a questo punto - mancavano 25 km - Bernal ha pensato che fosse arrivata l'ora di far da sé, e si è messo in prima persona a tirare il collo a quel che restava del gruppo, trovando peraltro abbondante manforte tra gli Astana e gli altri: troppo succulenta l'occasione di mollare Remco, rimasto solo soletto a una cinquantina di metri di distanza.
Egan ha perso tutti i freni inibitori, e ogni volta che la strada trovava una pendenza, operava un cambio di ritmo doloroso per tutti, con Moscon sempre pronto a dar cambi. Ai -21 Hindley e Bennett hanno perso metri, Evenepoel ben più indietro (a 30-40") provava a salvare il salvabile ma a un certo punto ha bruscamente rallentato interloquendo via radio con l'ammiraglia, poco dopo ha pure gettato via l'auricolare tradendo grande nervosismo. Forse incacchiato nero per non avere Almeida al suo fianco: il portoghese era rimasto davanti, ma poi è stato infine fermato dai direttori sportivi: troppo tardi, il distacco del giovane belga ammontava già a un minuto abbondante.
In apertura di ultimo settore, ai 10 km, lì davanti si sono avvantaggiati Covi, De Bondt e Schmid; a 5'20" il gruppo vedeva un Marc Soler particolarmente brillante, come nel resto della giornata, ma anche la reattività di Vlasov oltre che del solito inscalfibile Bernal. Sulle bordate hanno risposto Ciccone e Carthy (con Alberto Bettiol), mentre Yates, Nibali, Caruso con Bilbao, Emanuel Buchmann (Bora) e gli altri (ma non Bardet) son rientrati in un secondo momento. Ma a questo punto era ormai lotta aperta.
Covi e Schmid hanno staccato De Bondt sulla salita dopo lo sterrato, una signora salita fino al Passo del Lume Spento (bis), terreno ideale perché tra i big venissero sguainate le sciabole. Bernal ha fatto una trenata ai -9, poi c'è stata una transizione degli Jumbo e subito dopo degli EF (oltre a Bettiol c'era pure Ruben Guerreiro a lavorare). Buchmann ha prodotto un allungo, e lì si sono staccati prima Nibali e poi Soler. Momento buio per l'Italia, che in breve ha visto perdere contatto dai migliori anche Giulio Ciccone, restava Damiano.
Il distacco di Remco saliva fino a 1'40", ma nel frattempo il belga, coadiuvato da Almeida, recuperava un po' di corridori dispersi dal gruppo buono: Valter e non solo. Ma quando le pendenze della salita si sono incattivite ai -6, la luce si è spenta un'altra volta per il ragazzo: piantato drasticamente. Dopo il drammatico frangente, Evenepoel ha ripreso comunque la ruota di Almeida, la baracca andava in qualche modo salvata.
Ai 5 km Carthy ha proposto un pungolo, ma non ha fatto la differenza; in contropiede è partito allora Vlasov, con Bernal al mozzo: e stavolta il buco s'è fatto. Foss ha provato a rientrare, ma ha fatto solo in tempo a vedere lo scatto di Bernal ai 4.5, e lì Egan ha mollato in un attimo il russo dell'Astana per riportarsi su Buchmann ai -4.
Nel frattempo i primi di tappa erano già in Montalcino. Sulla rampetta finale Schmid si è messo in testa, poi all'ingresso sul rettilineo finale Covi ha provato a lanciare la volata ai 150 metri: è stato un bel testa a testa ma purtroppo per il piemontese il 21enne svizzero ne aveva di più. Ed è andato così a prendersi il primo successo in carriera, a coronamento di una giornata che non potrà mai più scordare. 1" tra Schmid e Covi, poi a 26" ha chiuso Vanhoucke, a 41" De Bondt e Guglielmi, a 44" Battaglin, a 1'23" Kluge, a 1'37" Gavazzi, a 1'43" Van der Hoorn, a 1'59" Naesen
Quindi, i big: a 3'09", in undicesima posizione, ha chiuso Bernal, che ha staccato Buchmann negli ultimi metri: 3'12" il distacco per il tedesco; a 3'32" Vlasov, a 3'35" Caruso, Yates e Foss, a 3'39" Guerreiro, a 3'41" Carhy, che ha avuto un attimo di affanno proprio nel finale. 4'56" il dazio pagato da Ciccone (al traguardo con Bettiol), poi a 5'05" Moscon ha preceduto il terzetto a 5'07" formato da Soler, Koen Bouwman (gran lavoro da gregario per l'olandese della Jumbo) e Nibali. Ancora, a 5'11" è arrivato Martínez, e infine a 5'17" Evenepoel con Bardet e Almeida. 6'16" il ritardo di Valter, 6'36" quello di Hindley.
Tutto questo per una classifica in cui l'unica conferma è la maglia rosa di Egan Bernal. A 45" dal colombiano c'è ora Vlasov, e a 1'12" sale in terza posizione Caruso, che da qui in avanti accentrerà su di sé il tifo degli appassionati italiani. Seguono Carthy a 1'17", Yates a 1'22", Buchmann a 1'50", Evenepoel a 2'22", Ciccone a 2'24", Foss a 2'49", Martínez a 3'15", Soler a 3'19". Classifica rivoluzionata, e state pur certi che non sarà l'ultima volta che ciò accade in questo bellissimo Giro.
Domani, per esempio, ci sarebbe già il terreno, per qualche deluso (abbiamo in mente giusto un paio di nomi...), per tentare un immediato riscatto: nella Siena-Bagno di Romagna si valica l'Appennino e sono in menù 212 km punteggiati da interessantissime salite (Monte Morello, Consuma, Calla, Carnaio nel finale con Gpm a meno di 10 km dal traguardo). Qualcosa, ancora, succederà: poco ma sicuro.