
Il commissario UE sugli atleti israeliani:"Niente spazio per chi non condivide i nostri valori"
Glenn Micallef, commissario allo sport: “Nello sport non c’è spazio per chi non condivide i nostri valori. È nostro dovere parlare e far conoscere ciò che pensiamo.”
Alla domanda posta da Politico.EU su come il mondo dello sport dovrebbe rispondere alla crisi umanitaria in corso a Gaza, il commissario europeo allo sport Glenn Micallef ha lanciato un chiaro segnale: “Quando si parla di sport, penso che non ci debba essere spazio negli eventi sportivi per coloro che non condividono i nostri valori”, ha dichiarato nell'intervista, senza citare direttamente Israele.
"Lo sport è uno strumento per promuovere diritti umani"
“Lo sport è uno strumento che usiamo per promuovere la pace, attraverso il quale promuoviamo i diritti umani”, ha proseguito Micallef, che ha condannato la gravità della situazione nella Striscia di Gaza.
Ha poi aggiunto che “il movimento sportivo è autonomo e prende le proprie decisioni, ma abbiamo un dovere e una responsabilità nel parlare di questi temi e nel far conoscere ciò che proviamo”.
Sollecitato anche sulla partecipazione di Israele all’Eurovision, oggetto di critiche da parte del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, Micallef ha affermato: “Questi spazi sono grandi palcoscenici per messaggi politici, grandi palcoscenici dove dovremmo promuovere i valori che condividiamo nell’Unione, e dove dovremmo dare spazio a chi ha valori simili ai nostri in generale”.
“In merito a questi temi – ha precisato – ho già discusso con l'European Broadcasting Union”.
Riferendosi infine alla drammatica situazione umanitaria a Gaza, il commissario ha concluso: “È una catastrofe. Si vedono così tanti bambini, civili, giovani, senza cibo né acqua, senza accesso agli aiuti umanitari, aiuti che dovrebbero poter arrivare su larga scala alla popolazione di Gaza e della Palestina”. E il suo messaggio finale è netto: “Attraverso lo sport, dobbiamo promuovere i valori in cui crediamo, con qualsiasi paese”.
Il boicottaggio degli atleti israeliani comincia a essere una possibilità concreta
Dopo venti mesi di massacri, da più parti è emersa la proposta di applicare agli atleti israeliani un bando analogo a quello imposto agli atleti russi e bielorussi, che, dopo l'invasione dell'Ucraina, sono stati prima esclusi dalle competizioni dal CIO e successivamente riammessi solo come Atleti Individuali Neutrali.
Solo ora, però, questa istanza sembra trovare ascolto anche all'interno delle istituzioni.
Cicloweb, nel suo piccolo, ha da tempo scelto di boicottare gli atleti israeliani. Di fatto, i risultati significativi per Israele arrivano soltanto nel ciclismo su pista, mentre su strada la bandiera israeliana compare sulle maglie di una squadra che, pur presentandosi come “organizzazione no-profit”, è nei fatti finanziata per dare visibilità allo Stato di appartenenza e permettere agli atleti israeliani di competere ai massimi livelli. Per questo motivo abbiamo deciso di menzionarla sempre con la dicitura “Free Palestine”.

A scanso di equivoci, ribadiamo ancora una volta che prendere le distanze dalle politiche di un Paese non significa odiare il suo popolo, la sua etnia o il suo credo. E che boicottare la propaganda israeliana non equivale in alcun modo ad antisemitismo.