Geoffrey Soupe, a destra, vince la settima tappa della Vuelta a España 2023 © Vuelta a España
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E per un giorno Geoffrey si scoprì inSouperabile

L'esperto transalpino s'impone al termine di una confusa volata davanti a Orluis Aular. Alla Vuelta a España, oggi scossa dalla caduta di Thymen Arensman, le salite tornano domani

01.09.2023 19:17

Geoffrey Soupe, con gli occhi neri e il suo sapor mediorientale, era convinto che vincere in un grande giro fosse bello ma per lui impossibile. In questo grande giro in particolare, poi, lui che nemmeno pensava di andare a disputarlo, subentrato all'ultimo ad Alexis Vuillermoz. Ma la Vuelta è la Vuelta e a vuelte è lo scenario ideale per grandi sorprese, se parliamo poi di volate riservate a un gruppo in cui gli sprinter veri e affermati sono più o meno un paio, ecco che un giorno ti può capitare che ci si butti Pippo Ganna, tra i velocisti (secondo l'altro giorno a Burriana, ma in realtà anche oggi è entrato nei 10), e un altro giorno può succedere che i treni saltino e nell'anarchia di gruppo la spunti una vecchia pellaccia, uno che per anni si era rassegnato a fare l'ultimo uomo, o il penultimo, o il piazzato nelle corse del calendario francese.

Vittorie per lui, sempre poche, a parte l'incredibile score alla Tropicale Amissa Bongo, fino a oggi suo unico terreno d'elezione: lì (in Gabon) ottenne la sua prima affermazione nel 2011; sempre lì ha fatto bingo quest'anno, con un'altra tappa e - giacché era lì - pure la generale. Un totale di tre vittorie, diventate quattro con il primo successo in un GT, primo nel World Tour, primo in Europa, primo primo primo. A 35 anni, e dietro un barbone che pare nato (cresciuto) per nascondere i sentimenti, si può ancora sognare, e oggi Soupe l'ha fatto a occhi aperti. “Non mi sembra possibile”. E invece lo era.

Vuelta a España 2023, la cronaca della settima tappa

La settima tappa della Vuelta a España 2023, Utiel-Oliva di 200.8 km, oltre a essere la seconda più lunga della corsa, era anche una delle più facili. Nessuno si potrà quindi stupire del suo svolgimento, piatto come l'altimetria (neanche un Gpm in programma): fuga a due partita dopo un chilometro, e via. I due coraggiosi erano José Herrada (Cofidis) e Ander Okamika (Burgos-BH), il vantaggio che ha loro concesso il gruppo non ha mai superato i 2'35", e la Alpecin-Deceuninck da sola è bastata a tenere la situazione sotto controllo per tutto il giorno. L'unica nota di cronaca proveniente dal gruppo, una caduta degli INEOS Grenadiers ai -130, con Geraint Thomas coinvolto insieme al compagno Kim Heiduk: nulla di serio, i due hanno ripreso pur con qualche cerotto in più di quelli che avevano alla partenza.

Quanto ai primi, Herrada si è goduto una delle ultime azioni da professionista, dato che a fine Vuelta si ritirerà, mentre Okamika è incappato in una foratura ai -110, atteso comunque dal collega di fatica. Ai -67 il plotone era praticamente sui fuggitivi, il veterano della Cofidis si è rialzato facendosi riprendere, ma Okamika aveva ancora da mettere in cassaforte il titolo di combattivo di giornata, per cui ha proseguito, riportando il proprio margine sopra il minuto. Il gruppo, nel relax della costiera valenciana e con un'andatura comunque tranquillona (oltre mezz'ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia), è andato a chiudere definitivamente ai -41.

Di lì a poco c'era il traguardo volante di Cullera, ai -34, vinto da Kaden Groves (Alpecin) su Marijn van den Berg (EF Education-EasyPost) e - attenzione attenzione! - Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma). Il danese ha guadagnato 2" di abbuono (6"-4"-2" sono i bonus previsti agli sprint intermedi di questa Vuelta, doppi rispetto al solito), non sono nulla, però tradiscono se non altro un'attitudine; e, in una giornata interlocutoria, gli permettono di abbassare a tre i secondi il ritardo da Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step). Insomma, a giudicare da quella volatina, non è per niente chiaro chi farà cosa, in casa Jumbo. Chi farà il capitano, per dirne una?

Dopo il traguardo volante il ritmo è nuovamente crollato, c'era anche un po' di vento contrario a tener frenati i cavalli motore. In una situazione sì stagnante solo una cosa, purtroppo, riesce a movimentare i finali di gara: le cadute. Una, ai -10, forse l'ha innescata Primoz Roglic (Jumbo) e ha coinvolto cinque o sei uomini tra cui Sepp Kuss (Jumbo) e Pierre Latour (TotalEnergies), tutti ripartiti; nulla in confronto a quella che ai -5 ne ha visti andar giù in più di dieci, e tra tutti la peggio l'ha avuta decisamente Thymen Arensman. Il 23enne della INEOS è caduto di faccia ed è poi rimasto a lungo riverso prono, per poi essere immobilizzato e caricato su un'ambulanza, non si è ben capito se cosciente o no. Brutte immagini. Le solite, no?

Non restava che la volata. La già confusa situazione, frutto dei rivolgimenti dettati dai capitomboli, ha visto un'ulteriore rimescolamento sull'ultima curva a sinistra, ai 300 metri: lì tutti hanno perso tutti, ultimi uomini e velocisti designati, in un tagadà illuminato da un colpo di genio, quello di Geoffrey Soupe, che quella curva l'ha presa benissimo, all'interno, senza perdere un joule, e allora ritrovandosi insperatamente davanti ha capito - ma nemmeno capito, l'ha percepito inconsciamente diciamo - che per lui era ora o mai più, e s'è lanciato nel più lungo, appassionante, spasmodico anticipo della sua carriera.

Spingi spingi spingi, intanto alle sue spalle i Groves e i Sebastián Molano (UAE) e i Van den Berg trovavano truppi in cui incappare, nessuno riusciva a esprimere il massimo della velocità e della potenza, nessuno tranne Orluis Aular, campione nazionale venezuelano della Caja Rural-Seguros RGA (anche questa, ammettiamolo, sarebbe stata una vittoria del secolo), uno che anni fa (nel 2019 per la precisione) contendeva la palma di plurivincitore stagionale ai velocisti più affermati del pianeta; lui vincendo sempre in corse .2 di casa sua, in pratica.

Comunque la rimonta magica non è riuscita tutta intera ad Aular, e allora Soupe - che s'è dovuto guardare solo da un lato, dato che era tutto a sinistra - ha strabuzzato gli occhi, ha detto a se stesso “no, non può essere che nessuno mi abbia superato!”, e si è potuto abbandonare, ancora incredulo, meditabondo, quasi stordito, all'abbraccio dei compagni della TotalEnergies, stupiti quantomeno come lui. Al terzo posto, dietro a Geoffrey e Orluis, ha chiuso Edward Theuns (Lidl-Trek), e solo dopo ecco Molano e Groves e Van den Berg. Filippo Ganna (INEOS) si è preso il nono posto, fuori dai dieci un altro terzetto italiano, Davide Cimolai (Cofidis), Matteo Sobrero (Jayco AlUla) e Andrea Vendrame (AG2R Citroën).

La classifica cambia giusto per piccoli dettagli, David De la Cruz (Astana Qazaqstan) che scavalca Jefferson Cepeda (Caja Rural) al settimo posto, o Jonas Vingegaard che prende il posto di Enric Mas (Movistar) al decimo; quel che conta è che Lenny Martinez (Groupama-FDJ) resta in rosso con 8" su Kuss e 51" su Marc Soler (UAE). Dopo il break di oggi, domani si torna a far sul serio con l'ottava tappa della Vuelta a España 2023, la Dénia-Xorret de Catí di 165 km; i consueti saliscendi strada facendo, ma soprattutto il garage finale (che scollina a poco più di 3 km dal traguardo), quasi quattro chilometri all'11.4% medio, una rampona su cui buchi e sfilacciamenti saranno inevitabili, e su cui un minimo di differenza potrà essere fatto.

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!