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Colpo di stato Vingegaard, Pogacar rovesciato

13.07.2022 19:40

Indimenticabile battaglia nella prima tappa alpina del Tour 2022: la Jumbo-Visma mette in mezzo Tadej fin dal Télégraphe, sul Galibier lo scontro è epico, sul Granon Jonas vola a vincere e a strappare la maglia gialla al rivale


Non eravamo ancora nati quando andavano in scena i big match dei primi anni '70, Merckx contro Ocaña per intenderci, ma non ce li immaginiamo molto diversi da quanto abbiamo visto oggi sulle Alpi. Una giornata campale, epocale, ma nel vero senso della parola. Una battaglia furente tra Galibier e Granon, i contendenti a non risparmiarsi colpi, una squadra che decide che il Tour de France lo si può ribaltare e di fatto lo ribalta, i corridori che arrivano uno per uno al traguardo, sfatti dalla fatica, Romain Bardet seduto sul ciglio della montagna, la bici buttata lì vicino, a riflettere sul dolore che può provocare l'andare in bici. Dolore fisico. Dolore morale, quello che ha scoperto un brutto pomeriggio del luglio 2022 Tadej Pogacar, che finora non conosceva il significato del concetto di disfatta, e oggi l'ha sperimentato in maniera bruciante sulla propria pelle.

L'hanno smontato pezzo per pezzo, lo sloveno, l'hanno picconato watt per watt, l'hanno messo al centro di un ring e loro tutti intorno a picchiare. Loro sono gli Jumbo-Visma, ovvero quelli del ribaltone. Hanno capito che se volevano tentare il colpo della vita non potevano aspettare domani, con distanze in classifica più marcate, minor timore - da parte della maglia gialla - di rivali già troppo lontani. In parole povere, il jolly Primoz Roglic andava giocato oggi. E l'hanno giocato: divinamente.

La squadra olandese ha fatto capire a tutti l'antifona sin dal Télégraphe, poi al Gpm proprio Roglic ha innescato la magia di 70 km di ciclismo da favola. Sulle prime rampe del Galibier, il fuoco incrociato di Primoz e Jonas Vingegaard sulla maglia gialla, che rispondeva sempre, rispondeva a ogni scatto e magari faceva la faccia cattiva e trenava lui per provare a staccare gli altri due ma in realtà era cascata mani e piedi nella trappola. E comunque, potevi scattare quanto volevi, ma Vingegaard non lo staccavi. Non l'avresti mai staccato. Non oggi.

Il lungo tira&molla del Galibier ha proposto più di una volta la coppia Tadej-Jonas isolata rispetto a tutti gli altri uomini di classifica. Poi magari rallentavano dopo lo scatto, e qualcuno rientrava. Una tappa di appassionante vigore fisico e di sottile intrigo tattico, che però si sarebbe dovuta risolvere all'uno contro uno, al testa a testa Pogacar-Vingegaard, e così è stato in effetti. Il discorso, ridotto all'osso, era: cosa succederà quando sul Granon uno o l'altro piazzerà l'attacco-fine-di-mondo? La risposta è che oggi l'attaccante era Jonas, che è riuscito a completare in maniera superba il capolavoro disegnato dalla sua Jumbo. Quel capolavoro che però non sarebbe riuscito se le gambe di Jonas non avessero fatto più di quanto dovevano. Perché il massimo non sarebbe bastato, serviva qualcosa in più, e il danese quel qualcosa l'ha messo in campo.

Non sappiamo se Pogacar si scoprirà colpito dal covid, o se sarà stata solo una crisi passeggera la sua, figlia anche dell'aver speso troppo nel rispondere agli scatti degli Jumbo: teoricamente e praticamente sarebbe stato più facile per lui lasciar andare Roglic, più lontano in classifica, e restare a curare solo Vingegaard. Ma sospettiamo che un simile compromesso con la sua coscienza gli venga difficile, a Tadej: "mi sfidano, rispondo a viso aperto", questo sembra essere l'approccio di Pogacar. Chissà se lo cambierà, perché poi esperienze come quella di oggi ti segnano. "Il Granon di Pogacar" resterà negli annali del ciclismo come una data storica, quella della prima crisi conclamata in una carriera che sin lì pareva avviata a non avere intoppi per chissà quanto tempo.

Un brusco ritorno a terra per Tadej, ma se si riprende, se sta bene, signori, che seguito di Tour ci aspetta? Cosa metterà mai in campo il fuoriclasse sloveno per riprendersi quella maglia gialla? Brividi al sol pensiero di un simile scenario. E con questo possiamo passare alla cronaca.

L'undicesima tappa del Tour de France 2022, la Albertville-Col du Granon di 151.7 km, si è aperta come meglio non avrebbe potuto: attacco di Wout Van Aert (Jumbo-Visma) al colpo di pistola, e risposta di Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck) a formare la coppia da sogno che sarebbe andata a disputarsi il traguardo volante di Aiguebelle, posto dopo appena 16.5 km. I due hanno guadagnato oltre 40", Van Aert ha vinto lo sprint, e poi da dietro sono iniziate sempre più credibili manovre di rientro: per primo si è rifatto sotto Mattia Cattaneo (Quick-Step Alpha Vinyl) km 29, poi al 31 sono rientrati pure Christophe Laporte (Jumbo), Mikaël Chérel (AG2R Citroën), Nils Politt e Max Schachman (Bora-Hansgrohe), Andrea Bagioli (Quick Step), Simon Geschke e Ion Izagirre (Cofidis), Kamil Gradek e Dylan Teuns (Bahrain Victorious), Guillaume Van Keirsbulck (Alpecin), Jonas Rutsch (EF Education-EasyPost), Warren Barguil (Arkéa Samsic), Mads Pedersen e Tony Gallopin (Trek-Segafredo), Maciej Bodnar e Pierre Latour (TotalEnergies) e Krists Neilands (Israel-Premier Tech).

I 20 battistrada hanno guadagnato progressivamente e si sono presentati ai piedi dei Lacets de Montvernier, km 46, con un margine di 3'50" sul gruppo. Sulla breve e scenografica salita si è staccato solo Van der Poel, in evidenti difficoltà fisiche. Poco più avanti, sul Télégraphe, il Fenomeno si sarebbe ritirato; tra gli altri abbandoni di giornata, Oliver Naesen (AG2R). Il Gpm dei Laccetti ai -102 è stato vinto da Latour su Geschke e Barguil, quindi il Télégraphe è stato imboccato ai -79 con 7'30" di vantaggio sul plotone (e il margine sarebbe salito ancora), e in salita il gruppetto di 19 - sulla spinta di Barguil - ha perso diversi componenti: Bodnar per primo, poi Pedersen, Van Keirsbulck, Politt, Cattaneo e Gradek, poi ancora Laporte e Bagioli, e gli altri 10 sono andati a toccare il vantaggio massimo con 9' ai -90.

Poi Cattaneo e Gradek sono rientrati ma in cambio si è staccato Rutsch, e al Gpm dei -68 Latour in allungo su Barguil e Geschke è passato per primo. Non è che in gruppo - intanto - non stesse accadendo niente. Per cominciare, era già un po' selezionato, con gente come Daniel Martínez (INEOS Grenadiers), in difficoltà da diversi giorni, staccata, e Aurélien Paret-Peintre (AG2R) in sofferenza. Ma non era ancora nulla: a meno di 3 km dalla vetta la Jumbo ha promosso un attacco con Tiesj Benoot che ha provato a portar via Primoz Roglic. Adam Yates (INEOS) è stato il primo a rispondere, poi sono arrivati pure Tadej Pogacar (UAE Emirates) e Jonas Vingegaard (Jumbo), e l'azione è di fatto sfumata così, con l'accodarsi di tutti gli altri.

Ma Roglic ci ha riprovato proprio al Gpm, con uno scatto fulmineo che gli ha permesso di raggiungere Laporte subito dopo lo scollinamento. Alle calcagna dello sloveno, un altro sloveno (indovinate chi) con Vingegaard, poi Enric Mas (Movistar) e Geraint Thomas (INEOS), ma lo spagnolo s'è staccato subito e gli altri son rimasti tutti dietro a Christophe nella breve discesa verso Valloire, a formare un quintetto che avrebbe indirizzato a piacimento la corsa.

Il Galibier è stato approcciato dai battistrada con 7'10" sul gruppo maglia gialla, poi ai -63 (e 17 dalla vetta) è partito da solo Chérel, ma quel che più intrigava il pubblico di tutto il mondo era la vicenda del quintetto, che sul Galibier è diventato immediatamente quartetto con Laporte che si è fatto da parte dopo aver permesso ai suoi capitani (con annessi e connessi) di guadagnare non meno di mezzo minuto sul gruppo di Mas, Yates e tutti gli altri uomini di classifica.

Roglic s'è subito messo a far ritmo, poi ai -61 (15 dalla vetta) Vingegaard è partito una prima volta, e Pogacar è andato a chiudere per primo, poi son rientrati anche Geraint e Primoz. Allora è partito Roglic, e la maglia gialla sempre ad andare a chiudere. Ma il giochino ha subito stufato Tadej, che una volta preso il connazionale è partito a propria volta come un missile, mettendo decisamente alle corde Thomas e lanciando un segnale chiaro ai due Jumbo. Ma il segnale era evidentemente disturbato, perché Vingegaard non l'ha proprio colto, ripartendo a propria volta ai -59.5 (13.5 dalla vetta).

In una sequela di scatti e controscatti, Roglic è partito un'altra volta dopo che Pogacar ha ripreso il danese: una battaglia fiera e cruenta sotto il sole delle Alpi, Tadej preso nella morsa e gli altri a mordergli le caviglie. Esaltante, anche perché il contachilometri diceva che ne mancavano 60 alla fine. Spettacolo super, e la Jumbo non ha limitato le cartucce, ecco ancora Vingegaard muoversi ai -58.5, poi di nuovo Roglic ai -58. A questo punto i ragazzi hanno tirato un po' il fiato, e il gruppo degli altri big, tirato da Movistar e DSM, si è riavvicinato a 30". A questo punto Marc Soler (UAE) ha fatto una progressione clamorosa ai -57 e si è portato sul suo capitano.

Ma proprio mentre lo spagnolo si atava per agganciare, Roglic ha fatto un'altra progressione che gli ha reso più complicato il ricongiungimento, comunque avvenuto poco dopo: e appena rientrato, Soler è andato in testa a fare un ritmo regolare. Gli altri, da Mas a Yates, da Romain Bardet (DSM) a Nairo Quintana (Arkéa), erano comunque sempre più vicini.

Negli stessi frangenti proseguiva anche la lotta tra i primi: ai -56 Chérel è stato raggiunto da Van Aert, Geschke, Barguil, Latour, Teuns, Izagirre e Neilands, poi tra Wout e Warren i colpi non sono mancati e la scalata s'è fatta troppo complessa per Neilands, Izagirre, Chérel e Teuns; di questi, solo Dylan ha salvato per quanto possibile la gamba, restando a gravitare nella zona del quartetto per rientrare poi più avanti.

Ai -56 il gruppetto di Mas, tirato da Carlos Verona (Movistar), ha chiuso il gap sul drappello maglia gialla. Rientrato, oltre ai due Movistar, ben tre Jumbo (Benoot, Steven Kruijswijk e Sepp Kuss), due Groupama-FDJ (David Gaudu e Michael Storer), Bardet, Quintana, Yates col compagno Tom Pidcock, Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), con notevoli problematiche Aleksandr Vlasov (Bora) e per ultimi Brandon McNulty (UAE), Valentin Madouas (Groupama). Non lontanissimi anche Rafal Majka (UAE) e Louis Meintjes (Intermarché-Wanty); disperso più indietro Damiano Caruso (Bahrain).

Scatti e controscatti anche davanti, Van Aert ha fatto una progressione, poi è stata la volta di Barguil evadere ai -7; Geschke è stato il più reattivo, poi Latour, e invece WVA stavolta ha sofferto il colpo (Teuns ancor di più); strada facendo però il fiammingo in maglia verde ha ripreso Latour.

Dopo una fase di studio, diciamo, la Jumbo è ripartita a martellare: Roglic ha piazzato il quarto scatto del suo personale Galibier ai -52, Tadej è andato a chiudere con Vingegaard a ruota e ha tirato dritto, ma Primoz si è riaccodato con Thomas; da dietro sono rientrati pure Bardet, Quintana e altri due Jumbo, Kruijswijk e Kuss, a sottolineare la superiorità del team giallonero. A 5 km dalla vetta (50 dalla fine) però Roglic è andato improvvisamente in riserva, e qui Pogacar ha ben pensato di dare una bottarella per distanziare Primoz; così facendo ha fatto staccare di nuovo pure Quintana.

Pogacar ha continuato a tirare, Kuss e Kruijswijk si sono staccati, intanto Roglic veniva raggiunto da Yates, Lutsenko e McNulty. Un altro pezzetto e a 4.5 km dalla vetta pure Bardet e Thomas sono saltati: Pogacar vs. Vingegaard, null'altro. Tadej ha chiesto il cambio a Jonas, ha ricevuto un rifiuto e allora ha settato l'andatura su "allegro ma non troppo" e da dietro son potuti rientrare Bardet, Thomas e Kruijswijk. A questo punto addirittura Bardet è partito in contropiede, mancavano 2 km alla vetta e il francese forse sperava di prendere margine in vista della lunga discesa verso Le Monêtier-les-Bains; ma la maglia gialla non gli ha lasciato spazio, imprimendo una nuova accelerazione che ha fatto saltare ancora Kruijswijk e Thomas e, a 1 km dalla vetta, pure Bardet.

Barguil è transitato al Gpm del Galibier ai -45 con 55" su Geschke, 1'30" su Latour e 1'40" su Van Aert in frenata, pronto ad attendere Vingegaard per accompagnarlo tra discesa e vallone pre-Granon. Tadej e Jonas sono passati in cima a 4'30" da Barguil. Bardet si è riaccodato immediatamente in discesa, poi è arrivato pure Thomas; alle loro spalle c'erano Quintana e Kruisjwijk, poi Yates, poi Kuss, poi Lutsenko,poi un gruppetto con Gaudu, Madouas, Storer, Rafal Majka (UAE), Vlasov e Roglic, poi Pidcock, e ancor più indietro Mas in crisi nera, scortato da Verona.

In discesa sono rientrati Quintana, Yates e Kruijswijk, poi pure Kuss, e strada facendo il gruppetto ha raggiunto Izagirre e poi ai -35 Van Aert, il quale però si è ulteriormente rialzato per aspettare Roglic (nel cui gruppetto era rientrato Pidcock). Alla fine della discesa, ai -24, Barguil - convintissimo nella picchiata - aveva 1'45" su Geschke e di nuovo 5' sul gruppetto dei big, il quale in maniera evidente non aveva spinto alla follia venendo giù dal Galibier; a 6' il gruppetto Gaudu-Roglic, nel quale WVA aveva cominciato a trenare in maniera mostruosa.

Nell'ultimo pezzo di discesa Yates aveva continuato a punzecchiare e Pogacar a un certo punto l'aveva lasciato andare con Kuss: Vingegaard non voleva saperne di mettere la sua ruota davanti a quella dello sloveno, una guerra di nervi era in atto tra i due; e allora Tadej ha lasciato andare anche Bardet e Quintana, finché non è stato Thomas (ma perché? Aveva Yates davanti) a riportare tutti sotto. Ai -25 era infine rientrato pure Lutsenko. E ai -20 lo spettacolare rientro del gruppetto tirato da Van Aert, un TGV arrivato sul lato destro della strada a superare di slancio l'intero drappello Pogacar, per un'immagine destinata a restare in molte videocopertine sul ciclismo. Wout a quel punto ha continuato a tirare l'intera compagnia: 18 uomini che si accingevano ad approcciare insieme il Col du Granon.

Ai -18 Latour e Teuns si sono riportati su Geschke, Barguil a quel punto aveva 2'20" su di loro. L'ultimo pezzo di vallone è stato tirato da Van Aert in maniera tremenda e il gap del gruppo dei big dal solitario battistrada è stato abbattuto a 3'40" all'imbocco del Granon. Qui Wout si è staccato (con Izagirre) ed è passato a tirare Roglic il quale però non ne aveva più; si è allora incaricato Majka di alzare il ritmo, facendo staccare in un colpo solo Kuss, Vlasov, Pidcock, Lutsenko, Gaudu,  Madouas, Storer e lo stesso Roglic.

Crisi a pioggia: la luce s'è spenta per Gaudu, poco più avanti pure per Pidcock, mentre Roglic smetteva completamente di impegnarsi entrando in maniera definitiva nella modalità del gregario. A 10.5 km dalla vetta Quintana, forse il meno atteso di quel gruppetto, è partito alla chetichella e nel giro di un chilometro ha raggiunto e superato Geschke (che aveva perso le ruote di Teuns e Latour). Gli inseguitori erano comunque vicini, e continuavano a esserci rivolgimenti nel drappello, sempre più ridotto: anche Kruijswijk, dopo un breve turno in testa, si è staccato, e Vingegaard a 9 dalla vetta si è ritrovato in inferiorità numerica al cospetto di due UAE (Pogi e Majka) e due INEOS (Thomas e Yates), con Bardet a fungere da secondo cavallo solitario della situazione. A questo punto Barguil aveva ancora 2'30", mentre in mezzo tra il primo e i big c'erano altri due uomini: per la precisione c'era Teuns che mollava Latour e poi si faceva riprendere e superare... vaniloqui nel momento in cui nulla poteva essere opposto al ritorno dei più forti, puntualmente concretizzatosi ai -8.5.

Sono seguiti un paio di chilometri in cui Quintana ha guadagnato sia sul compagno Barguil (a quel punto di una tappa del genere, primo e secondo con margine i due capitani Arkéa: in ammiraglia saran volati coccoloni) che sul gruppetto. Quando Warren ha accusato una botta di crampi ai 5.5, Nairo gli stava a un minuto e aveva 40" su Pogacar e soci. Sullo stesso punto, poco dopo, lo scatto di Bardet ha riaperto ufficialmente le ostilità. Yates perdeva un colpetto, Majka rullava sempre in copertura tenendo a tiro il capitano DSM.

Rullava rullava, Rafal, ma la botta di Tadej tardava ad arrivare. Vuoi vedere che...? Vuoi vedere che Pogacar non ne ha a sufficienza? Vingegaard non aveva che da andare a vedere il bluff: e puntuale è partito ai 5 km, e guarda la vita, la maglia gialla non ha reagito. Clamoroso sul Granon.

Mentre ai 4.5 Quintana raggiungeva Barguil, la stessa cosa faceva più giù (a mezzo minuto di distanza, per intenderci), Jonas con Romain. Majka era saltato, Yates pure, Pogacar restava con Thomas. Tempo due minuti, e Vingegaard ha staccato pure Bardet. Un altro minuto e ha doppiato pure un Barguil in disarmo, poi ai 4 km si è messo nella scia di Quintana. Negli stessi istanti pure Geraint piantava in asso Tadej. Mezzo minuto per il danese della Jumbo che, sempre più insaziabile, ha staccato il colombiano involandosi verso il successo finale. Le proporzioni del quale hanno assunto dimensioni epocali: 1' ai -3 (e intanto Yates riprendeva Pogi), 1'30" ai -2 (e intanto addirittura un rinato Gaudu rientrava sulla maglia gialla), 2' all'ultimo chilometro, quando Tadej aveva perso pure le ruote dei due che erano con lui.

Al traguardo abbiamo potuto certificare, cronometro alla mano, la portata del dissesto: Vingegaard ha vinto con 59" su Quintana, 1'10" su Bardet, 1'38" su Thomas, 2'04" su Gaudu, 2'10" su Yates, 2'51" su Pogacar, 3'38" su Lutsenko, 3'59" su Kruijswijk, 4'16" su Barguil, 4'37" su Latour, 4'40" su Vlasov, 6'38" su Majka, 7'26" su Madouas, 8'08" su Mas e Geschke (prima coppia arrivata al traguardo: 15esimo e 16esimo!), 9'48" su Teuns, 9'55" su Pidcock, 11'31" su Kuss e Roglic, 12'17" su Meintjes, 13'47" su Benoot, 13'53" su Jungels, 16'57" su Storer e 17'27" su Van Aert e Verona. Caruso è arrivato, in un gruppetto con Cattaneo che era stato in fuga, a 29'50".

Tutto ciò conduce a una classifica rivoluzionata sin dalle basi: Vingegaard è la nuova maglia gialla e ha 2'16" su Bardet e 2'22" su Pogacar. Thomas resta quarto a 2'26" e alle sue spalle troviamo Quintana a 2'37", Yates a 3'06", Gaudu a 3'13", Vlasov a 7'23", Lutsenko a 8'07", Mas a 9'29", Pidcock a 11'12", Kruijswijk a 13'27", Madouas a 13'48", Roglic a 13'54", Barguil a 17'20", Meintjes a 18'27", Jungels a 19'17", Kuss a 24'52", Majka a 27'07" e Neilson Powless (EF) a chiudere la top 20 a 28'10"; Caruso, primo degli italiani, è 27esimo a 33'01".

La domanda a questo punto è: come si riverbererà quanto accaduto oggi nella tappa di domani? Perché domani c'è un'altra gitarella tra le vette alpine, la 12esima tappa, Briançon-Alpe d'Huez di 165.1 km con il Galibier in partenza (dal versante fatto oggi in discesa), Croix de Fer che scollina a 55 km dalla fine e conclusione su una delle più classiche salite del Tour de France. Terreno per conferme e riscatti ce n'è in sovrabbondanza: il resto lo faranno le gambe e la fantasia.
Notizia di esempio
Pogacar è ancora vivo, Vingegaard è avvisato
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!