Rohan Dennis felice per il successo di Victor Harbor al Tour Down Under 2023
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Dennis batte i big, Bettiol perde la testa (e la corsa)

Tour Down Under, attacco a cinque in salita e show finale di Rohan che batte Jay Vine, Mauro Schmid, Simon Yates e Jai Hindley ed è il nuovo leader. Alberto in preda ai crampi e a una crisi di nervi si stacca dal gruppo a 11 km dalla fine

19.01.2023 06:41

Ci sono vari modi di vincere una corsa, quello di Rohan Dennis oggi al Tour Down Under è stato un concentrato di forza, intelligenza, tempismo e spietatezza: in un finale in cui il corridore della Jumbo-Visma si era involato insieme ai quattro con cui nei prossimi giorni si giocherà la generale (che ora guida, insidiato da vicinissimo da un Jay Vine più che notevole), proprio a lui i compagni di fuga hanno lasciato il compito di stoppare una fagianata di Jai Hindley potenzialmente vincente. E lui, che quando decide di fare una cosa la fa bene, non si è limitato a chiudere sul connazionale ma ha rilanciato, vincendo e avanzando una seria candidatura al successo finale. Dipenderà da come reagirà domani alle pendenze di Corkscrew, ma di sicuro il Rohan visto oggi ha mostrato di avere le carte in tavola per respingere gli inevitabili assalti che subirà.

Ci sono pure vari modi di perderla, una corsa. Quello che ci ha fatto vedere oggi Alberto Bettiol a 11 km dalla fine della tappa non entra direttamente - diciamo - nella galleria dei più onorevoli; perché i crampi - tantopiù a inizio stagione - ci possono stare; ma perdere le staffe e scagliare borracce pretendendo forse di non essere inquadrato dalle telecamere - essendo il leader della corsa! - è onestamente un po' troppo. Più giù dettagliamo per intero la malinconica ma a suo modo divertente scena, per il momento - dopo il video dell'ultimo chilometro - ripartiamo dall'inizio della cronaca.

In quattro non sono ripartiti da Brighton per la seconda tappa del Tour Down Under 2023, alla volta di Victor Harbor che sarebbe stata raggiunta dopo 154.8 km: Chris Harper (Jayco AlUla), Jordi Meeus (Bora-Hansgrohe), Graeme Frislie e Conor Leahy (UniSA-Australia), che si uniscono ai tre che non avevano finito la frazione di ieri, ovvero Patrick Bevin (DSM) e Robert Gesink (Jumbo-Visma), ritirati con variegate ammaccature (l'olandese col bacino rotto), e James Knox (Soudal-Quick Step), squalificato per scia prolungata.

La passione di Michael Matthews per gli abbuoni ha spinto i suoi compagni della Jayco a tenere la corsa chiusa fino allo sprint intermedio diel km 32.5 ad Aldinga Beach (già sede di tappa del TDU femminile, è la spiaggia a cui si arriva direttamente in auto); qui Bling puntualmente non ha vinto la volatina, ma altrettanto puntualmente il nostro eroe ha raccattato qualcosa, per la precisione un secondino che l'ha avvicinato a 5" dal leader della generale Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost).

Dopo il traguardo volante la situazione si è placata e di lì a poco è partita la fuga del giorno, con Manuele Boaro (Astana Qazaqstan) e Johan Jacobs (Movistar) partiti a 111 km dalla conclusione. Il vantaggio dei due è subito volato a più di 4' (4'16" per la precisione, dopo appena tre chilometri di fuga), la EF guidava il gruppo ma non aveva strettamente l'interesse a tirarsi il collo, non in questa fase della tappa perlomeno. E invece prima di subito gli scenari sono completamente cambiati.

Nel plotone c'era un'aria frizzantina, già sulla salitella di Sellicks Hill (vetta ai -104) George Bennett (UAE Emirates) ha proposto un breve allungo; nulla in confronto ai ventagli che si sarebbero aperti di lì a cinque minuti, subito dopo lo scollinamento. Sono state proprio UAE e Jayco a metterla giù dura ai -102, in un attimo il gruppo si è frazionato e contemporaneamente i quattro minuti abbondanti che avevano i battistrada hanno cominciato a sfumare.

Nel primo troncone del gruppo c'erano meno di 40 uomini, Jayco, Bahrain-Victorious, Israel-Premier Tech con quattro elementi, AG2R Citroën, Jumbo-Visma e UAE con tre, altre formazioni con due, e in particolare la EF con uno solo: Bettiol, clamorosamente abbandonato a se stesso dai compagni di squadra. Altri uomini di classifica davanti: ovviamente Matthews e Jay Vine, i capitani delle due squadre ispiratrici dell'azione (ma per la UAE c'era pure Alessandro Covi); i due INEOS Grenadiers Magnus Sheffield e Luke Plapp (senza rinforzi); Michael Storer (Groupama-FDJ), tutto solo; Jai Hindley (Bora), solo pure lui; e ancora, Ben O'Connor (AG2R), Mattia Cattaneo (unico esponente Soudal, dato clamoroso visti i ventagli), Rohan Dennis (Jumbo), Pello Bilbao (Bahrain), Simon Clarke e Daryl Impey tra gli altri Israel.

La fuga è andata in apnea e si è esaurita tra i -92 (ripreso Jacobs) e i -88 (raggiunto Boaro), intanto il primo troncone riusciva a mettere insieme 40" sul secondo (tirato da Trek-Segafredo e Soudal) e, prima dell'inevitabile riavvicinamento degli inseguitori, riusciva a giocarsi il secondo sprint intermedio, a Yankalilla (-83). Qui, per il sempre valevole teorema suesposto, Matthews di nuovo non ha vinto (l'ha fatto Corbin Strong, forte pistard della Israel più noto presso il pubblico italiano per il secondo posto all'ultima Coppa Bernocchi che per i tanti successi in velodromo), ma di nuovo ha raccolto qualcosa: i 2" del secondo posto, tampinato da vicinissimo da Bettiol che ha fatto terzo (1" per lui), e quindi distanza in classifica ridotta a 4" in favore del toscano.

Dopo il traguardo volante lì davanti si sono praticamente rialzati, mettiamoci pure che c'era la zona rifornimento, sicché, a 78 km dalla fine, il secondo troncone è potuto rientrare (in barba a un nuovo accenno di rilancio degli UAE davanti) e una nuova corsa è potuta iniziare. Ed è cominciata con un'azione di Dmitriy Gruzdev (Astana), partito a propria volta in un'ipotesi di fuga solitaria ai -77.

Dopo aver avuto fino a 1'30" di margine, il kazako è transitato al Gpm di Parawa Hill (-68) con un minutino sul gruppo anticipato da Covi, interessato ai punti Gpm in una sfida aperta col detentore della relativa maglia Plapp, transitato per terzo; poi il buon Gruzdev è stato raggiunto ai -64, e a questo punto la tappa s'è addormentata per una quarantina di chilometri in cui non è successo più niente. Nemmeno la classica, immancabile caduta (ai -30) ha causato danni, a parte un po' di contrarietà nei coinvolti: Nikias Arndt (Bahrain), Mattia Cattaneo e Stan van Tricht (Soudal), Dion Smith (Intermarché) e Lluís Mas (Movistar).

La situazione si è rianimata in prossimità di Nettle Hill, ultimo Gpm di giornata (2 km all'8%) a 21 km dalla conclusione. Qui il colpo di scena è stato rappresentato, a un chilometro e mezzo dalla vetta, da un salto di catena di Matthews, che ha perso sensibilmente terreno; 500 metri più avanti è partito Jay Vine, tutto solo e con un progetto la cui gittata non si esauriva certo ai punti a pois. In risposta al capitano UAE si sono mossi i grossi calibri: prima Simon Yates (Jayco), marcato da Giovanni Aleotti (Bora) che però si è presto piantato; in seconda battuta anche Rohan Dennis e Jai Hindley. Ai quattro si è poi accodato anche Mauro Schmid (Soudal), e nell'ordine in cui li abbiamo citati i cinque sono transitati in vetta con qualche secondo sul gruppo.

Tra i più attesi mancava Ben O'Connor, che infatti ha messo la sua AG2R a tirare il secondo gruppetto, al cui interno c'era pure Bettiol; quanto a Matthews, a un minuto di ritardo e aiutato da qualche compagno si prodigava nell'improba impresa di provare a recuperare terreno, gruppetto dopo gruppetto. Problemi a cui i cinque di testa non pensavano minimamente, forti dell'accordo subito trovato per andare al traguardo. Con treni come Dennis e Vine, del resto, veniva naturale andare d'accordo.

Ma c'era ancora un colpo di scena dietro l'angolo, e stavolta riguardante proprio Bettiol: preso da crampi su una salitella a 11.5 km dalla fine, il capitano EF si è fermato a bordo strada, si è picchiettato sulla coscia sinistra, è ripartito a fatica, si è rifermato, si è incazzato come una iena con una moto della tv contro cui ha scagliato una borraccia intimandole di andare via; quindi, senza essersi lasciato alle spalle l'inutile crisi di nervi, ha ripreso a pedalare a 1 km orario, innaffiandosi le gambe con un'altra borraccia. Fine della scenetta e pure del suo liderato.

Intanto la carovanella Vine-Dennis-Schmid-Yates-Hindley si portava a 40" abbondanti di vantaggio sul gruppo più numeroso, poi il margine si stabilizzava sul mezzo minuto e restava solo da vedere come i cinque si sarebbero giocati la vittoria. Il più furbetto (che non vuol dire furbo) di tutti è stato Schmid, che all'ultimo chilometro ha lasciato strada a Hindley, il quale, forse senza nemmeno rendersene conto, ha guadagnato cinque metri che poi agli 800 metri sono diventati dieci. Con la più classica delle fagianate, Jai ha cominciato allora a crederci, e alle sue spalle lo stesso Schmid si è spostato, lui come Yates che gli stava alla ruota.

“Vacci tu a chiudere”, hanno suggerito nei fatti a Dennis. E Rohan ci ha pensato un attimo e poi è partito, quando il gap da Hindley era di 50 metri più o meno. E partendo, il 32enne due volte iridato a crono li ha piantati tutti, e poi si è portato sul connazionale e l'ha superato senza problemi (intanto Jai scoppiava, e forse rivedeva le streghe del Sestrière, quel giorno che Dennis - sempre lui! - si mise Tao Geoghegan Hart sul manubrio e lo portò a vincere il Giro 2020), e ha poi respinto l'estremo tentativo di rimonta di Vine, arrivando con margine con giusta e gagliarda esultanza al traguardo.

Per i cronometri Dennis ha vinto con 2" su Vine, Schmid e Yates; Hindley ha chiuso a 5"; il primo gruppo inseguitore, composto da una cinquantina di unità, ha approfittato delle ultime fasi di studio tra i battistrada per abbassare alla fine il gap a soli 11" dal vincitore, ed è stato regolato da Caleb Ewan (UniSA-Australia) su Emils Liepins (Trek), Corbin Strong, Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck) e Paul Penhoët (Groupama). Il gruppo con Matthews, Bettiol e la controfigura di Geraint Thomas (il gallese della INEOS è reduce da un'infezione) ha chiuso a 2'13".

La classifica cambia sostanzialmente. Come detto, ora guida Dennis che ha soli 3" su Vine; seguono Sheffield a 12", Schmid a 13", Strong e Hugo Page (Intermarché-Circus-Wanty) a 14", Groves a 15", Marius Mayrhofer (DSM) a 17", Nikias Arndt (Bahrain) a 19" e Miles Scotson (Groupama) a 20". Fuori dai 10 troviamo Ethan Hayter (INEOS) e Yates a 21", Derek Gee (Israel-Premier Tech) a 22", stesso ritardo del primo italiano della generale, il ventenne Lorenzo Germani, neoprofessionista laziale in forza alla Groupama (squadra per la quale ha fatto pure la trafila nel development team), e questa è l'ottima notizia che per il nostro movimento fa da contraltare alla giornataccia di Bettiol. Poco dietro, a 29", troviamo peraltro in 21esima posizione un altro giovane da cui gli appassionati italiani si aspettano molto, Antonio Tiberi (Trek), mentre Gianni Moscon (Astana) è 23esimo a 30" e Mattia Cattaneo (Soudal) 29esimo a 33".

Domani la terza tappa sarà la Norwood-Campbelltown, 116.8 km con la salita di Corkscrew a scollinare a poco meno di 6 km dal traguardo. 2.5 km al 9%, abbiamo già visto nella prova femminile che può essere un ottimo trampolino: terreno ideale per chi volesse dare una svolta alla classifica, di sicuro garantirà un finale palpitante come piace a noi.

Tour of the Alps 2023 - Analisi del percorso
Le squadre 2023: Astana Qazaqstan
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!