
Tour de Luxembourg: Mattias Skjelmose è il nuovo signore di Vianden
Il danese gestisce perfettamente il circuito finale della frazione regina: tappa e maglia per lui, ma solo 8" lo separano da McNulty alla vigilia della crono
Lo scenico arrivo del Castello di Vianden ha incoronato Mattias Skjelmose (Lidl-Trek): il danese succede a Ben Healy (EF Education-EasyPost), vincitore sul medesimo traguardo al Tour de Luxembourg 2023. Sfuma ancora l'ottantaseiesima vittoria per la UAE Team Emirates, che controlla molto bene la corsa nel difficile circuito conclusivo, ma punta forse sull'uomo sbagliato per un arrivo esplosivo: Brandon McNulty (UAE Emirates) prova infatti a fare la differenza in progressione, ma finisce terzo, superato prima da Skjelmose e poi da un ottimo Jordan Jegat (TotalEnergies). Cede il leader della corsa Romain Grégoire (Groupama-FDJ): la maglia passa a Skjelmose, che ha solo 8" da difendere da McNulty nella lunga cronometro di domani.
Tour de Luxembourg 2025, la cronaca della terza tappa
Frazione di 170.5km con partenza da Mertert e arrivo a Vianden. Piuttosto movimentati i primi 50km di gara, con diversi strappi brevi e la Montée de Beaufort (2.5km al 3.2%); poi 20km di leggera ma costante ascesa porteranno i corridori allo sprint intermedio di Hosingen, posto su un breve tratto di altopiano. A metà percorso è posta la Montée de Munshausen (3.4km al 4.5%). Dopo la discesa e una fase di percorso pianeggiante, a 59km dall'arrivo i corridori entreranno nell'impegnativo circuito finale di Vianden: un anello di 17.1km da ripetere per tre volte, caratterizzato dall’arcigna ascesa della Montée de Niklosbierg (2.9km al 9.2%), che presenta un tratto iniziale in pavé di circa 600m. Una dura rampa finale di circa 250m in pavé porta al traguardo, posto al di fuori del circuito presso il Castello di Vianden.
Sette uomini all'attacco nella fuga di giornata: Silvan Dillier (ALpecin-Deceuninck), Simon Guglielmi (Arkéa-B&B Hotels), Thomas Gachignard (TotalEnergies), Ådne Holter (Uno-X), Joshua Gudnitz (Coloquick), Victor Papon e Henri-François Renard-Haquin (Wagner Bazin). Il gruppo lascia fare e questa fuga raggiunge i 6' di margine sul peloton attorno ai 140km dalla conclusione. Gudnitz monopolizza i GPM della Montée de Beaufort e della Montée de Munshausen, mentre Papon vince lo sprint intermedio di Hosingen. All'ingresso del circuito finale il vantaggio della fuga è sceso a 2'45": in testa al gruppo lavora la EF Education. Caduta senza conseguenze in gruppo all'imbocco della prima ascesa della Montée de Niklosbierg: dalla testa della corsa, intanto, si staccano Papon e Gudnitz, poi anche Dillier e Renard-Haquin, che riesce comunque a tornare in testa dopo le prime, durissime rampe.

Anche il gruppo inizia a perdere pezzi, mentre la Decathlon AG2R scandisce un passo allegro alla testa del peloton e anche la UAE Emirates inizia a farsi vedere nelle prime posizioni. La strada spiana negli ultimi 1.5km di salita e da metà gruppo accelera bruscamente Soren Kragh-Andersen (Lidl-Trek): il campione nazionale danese porta via un gruppetto con inizialmente Igor Arrieta (UAE Emirates), Diego Uriarte (Kern Pharma), Jasper Schoofs (Soudal Quick-Step) e Oscar Chamberlain (Decathlon). Rientrano poi anche Tom Donnenwirth (Groupama), Urko Berrade (Kern Pharma), Marco Brenner (Tudor), Rafal Majka e Pablo Torres (UAE Emirates), Keegan Swirbul (Efapel), Davide Piganzoli (Polti-VisitMalta) e Pepijn Reinderink (Soudal Quick-Step). Kragh-Andersen cerca di tenere vivo questo tentativo, andando a punzecchiare gli uomini UAE che non lavorano pur essendo in superiorità numerica: il gruppetto viaggia a circa 50" dal peloton, dove tira in maniera poco efficace la Groupama-FDJ del leader Romain Grégoire.
Inizia la seconda tornata di circuito e appena le ruote del gruppo toccano il pavé, Ben Healy apre il gas: sulla ruota dell'irlandese quasi tutti i favoriti, ma non Grégoire, che inizia una fase di elastico che lo porterà a perdere contatto dal gruppetto dei migliori senza più riuscire a rientrare. Intanto, nel tratto più duro di salita, è Holter a fare la differenza tra gli uomini in testa, mentre il gruppetto dei contrattaccanti è bloccato dai tatticismi della UAE. I migliori non sono distanti e i due gruppi si ricongiungono nel tratto di falsopiano prima del GPM: si stacca Healy, che evidentemente stava lavorando per Richard Carapaz (EF Education). La UAE, forte di quattro uomini al servizio di Brandon McNulty, prende in mano la situazione e inizia la rimonta rispetto alla testa della corsa: rimangono davanti solo Gugliemi, Gachignard e Renard-Haquin, perché Holter si stacca a 22km dal traguardo e si accorda al gruppetto dei favoriti. I battistrada entrano con 20" di vantaggio nell'ultimo giro di circuito: rimane presto davanti il solo Gachignard, ripreso poco dopo dal gruppetto dei favoriti, selezionato prima da una sparata di Kragh-Andersen, poi dal forte ritmo della UAE. In uno dei tratti più duri sembra poter perdere qualcosa Mattias Skjelmose, ma il danese riesce a rientrare sugli altri. Davanti rimangono quindi in nove: Skjelmose, Carapaz, Majka, McNulty, Jordan Jegat, Brenner e Mathys Rondel (Tudor), Nicolas Prodhomme (Decathlon), Toms Skujiņš (Lidl-Trek). Tudor e Trek provano a sfruttare la propria superiorità numerica mandando all'attacco prima Brenner e poi Skjelmose, ma entrambi i tentativi vengono chiusi e sul conseguente rallentamento riescono a rientrare anche Berrade, Marc Hirschi (Tudor) e Jhonatan Narvaez (UAE Emirates), che si erano staccati in salita.
È proprio Hirschi a provare l'anticipo a 6.6km dal traguardo: lo svizzero parte secco e tiene per diversi km il gruppetto 6"-7", con la UAE che vorrebbe collaborazione ma non la ottiene. L'uomo della Tudor è ancora davanti ai -2km e le molte curve lo nascondono agli inseguitori, ora guidati da Skujiņš: non sembra voler scattare nessuno e Hirschi prova a difendere i suoi 10" di vantaggio sull'ultimo, terribile tratto di pavé verso il Castello di Vianden. Inizia allora la progressione di Brandon McNulty, che non fa la differenza sui diretti avversari, ma accelera il ritorno su di un Hirschi un po' piantato ai 150m dal traguardo: appostato sulla ruota dello statunitense c'è Mattias Skjelmose, che alza la cadenza di pedalata sfruttando la propria superiore agilità, superando McNulty in curva. Da dietro risale molto forte sui pedali anche Jordan Jegat, che si riporta sul danese ma non riesce a operare il sorpasso perché ormai Skjelmose sta già tagliando il traguardo.