Gli atleti della nazionale italiana convocati per il Campionato del Mondo di Ciclismo su Strada 2024 © ItaliaTeam via X
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Il Mondiale degli italiani: una rassegna dove regna la rassegnazione

Un bilancio della spedizione dell'Italia e le parole dei corridori e del CT Daniele Bennati nel dopo corsa del Campionato del Mondo di Ciclismo su Strada 2024

30.09.2024 10:30

La squadra italiana al Mondiale di Zurigo 2024 vive di sprazzi ma non brilla: il miglior piazzamento di giornata è quello di Giulio Ciccone, arrivato venticinquesimo a 6' dal vincitore Tadej Pogačar. La selezione azzurra, arrivata senza grandi aspettative né con i favori del pronostico, conclude senza sussulti una gara nella quale i suoi atleti non sono mai riusciti ad essere protagonisti.

Era una nazionale giovane: non potevamo chiedere troppo a ragazzi come Antonio Tiberi, Edoardo Zambanini: era la loro prima esperienza e sicuramente avranno colto quello che era giusto cogliere. Vedremo cosa ci riserverà il futuro”, ha dichiarato nel dopo corsa il CT della nazionale azzurra Daniele Bennati.

La gara degli atleti italiani

I due azzurri che si sono fatti notare di più in gara sono stati Mattia Cattaneo e Andrea Bagioli.

Il trentatreenne bergamasco è entrato in uno dei tentativi più interessanti: il contrattacco concretizzatosi a circa 130 km dalla conclusione che conteneva corridori del calibro di Jay Vine, Magnus Cort, Stephen Williams e Pavel Sivakov. Dopo aver raggiunto la testa della corsa, però, questo gruppo è stato sbrindellato dallo stesso Tadej Pogačar che - dopo aver attaccato a 100 km dalla conclusione - si è riportato sulla testa della corsa e ha attaccato nuovamente ai meno 78 km dal traguardo.

Mattia Cattaneo in fuga ai Campionati Mondiali di Zurigo 2024 © Soudal Quick-Step / GettySport via X
Mattia Cattaneo in fuga ai Campionati Mondiali di Zurigo 2024 © Soudal Quick-Step / GettySport via X

È stata una corsa molto tirata che ha visto alla fine un solo grande protagonista, che è Tadej. Penso che abbia dimostrato oggi che è nettamente superiore: dobbiamo accettarlo e guardare avanti” ha commentato Cattaneo.

Nel momento del primo attacco di Pogačar, però, era stato Andrea Bagioli uno dei pochissimi a riuscire a tenere la ruota dello scatenato sloveno. Il venticinquenne della Lidl-Trek si è però consumato in un paio di chilometri, staccandosi vistosamente in una delle zone di rifornimento. Contrariato, il CT Bennati ha commentato così la cosa: “Sulla carta non era questo il piano, però probabilmente in quel momento si è sentito di farlo e ovviamente quando ti metti a competere con Pogačar, se fai quel fuorigiri…”. Aggiungendo poi: “Forse solo Vingegaard riesce a sopperire a quelle fiammate di Pogačar”.

L'ultima fiammata azzurra è stata quella di Giulio Ciccone, che ha tentato un allungo dal gruppo dei migliori rimasto attardato rispetto a Pogačar, ma senza grande successo: “Il mio ruolo era quello di anticipare: ho provato, anche se ormai ero nella morsa perché si erano già mossi i grandi nomi. Ho tentato comunque in un momento in cui si stavano guardando per cercare di sganciare un gruppettino, però non è facile” ha detto l’abruzzese. “Ero solo e nella fase dei contrattacchi in pianura ho fatto fatica a chiudere”.

Con il suo consueto pragmatismo, Ciccone ha chiosato: “Nel ciclismo moderno sappiamo che la gara parte da molto lontano e con un attacco come quello di Pogačar, a 100 km dall’arrivo, dietro esplode la corsa. Con le nostre gambe e la nostra condizione la nostra unica speranza era provare ad anticipare per poi trovarci davanti con dei gruppetti. Ma ognuno è rimasto dov’era, con le sue gambe”.

La tattica degli azzurri di Daniele Bennati

Ma qual era, quindi, la tattica pensata per una nazionale certamente non favorita, ma che mirava a fare almeno un buon piazzamento nella top10?

Ciccone ha spiegato: “Oggi non eravamo i favoriti. Avevamo una strategia, che era anticipare ma la gara è esplosa da lontano e il nostro anticipare è diventato un provare ad inseguire”.  L’attacco di Tadej Pogačar ha rimescolato le carte anche in casa azzurri, ridefinendone gli obiettivi in corsa. 

Sapevamo che Van der Poel ed Evenepoel erano un gradino sopra a tutti, però speravamo di poter essere della partita anche noi, ovviamente non tutti, perché la corsa poi è diventata molto selettiva. Cattaneo è stato sveglio e molto bravo a inserirsi in quell’azione: lui collaborava, giustamente, perché sperava che qualcuno di noi dietro poi lo raggiungesse, per potersi giocare le fasi finali” ha detto il CT Bennati. “Sarei stato poco realista se avessi consigliato a uno dei miei di seguire Pogačar. Ci eravamo detti con Bagioli che lui doveva stare lì il più possibile con la speranza di poter rimanere in un gruppettino”. 

La situazione che si era creata, quindi, era quella di due corse parallele: “Dietro Pogačar si è creata un’altra gara: l’obiettivo era rimanere in quella gara lì a giocarsi un bel piazzamento e a sperare in una medaglia” ha concluso Bennati.

Cosa non ha funzionato nell'Italia di Zurigo?

Probabilmente la mancanza di un capitano designato non ha giovato alle strategie in casa azzurra: la sensazione è che la corsa si dovesse decidere in divenire e che quindi, entrata nel vivo, sia stata subita più che interpretata dagli atleti italiani.

D'altra parte non tutti i convocati hanno avuto quest'anno una stagione brillante: per Andrea Bagioli sono stati pochi i risultati di rilievo e anche Lorenzo Rota non si è confermato ai livelli degli scorsi anni, nonostante un secondo posto al Campionato Nazionale. Anche Filippo Zana, pur essendo stato protagonista di qualche fuga alla Vuelta a España, oggi è mancato.

Quello che alla vigilia aveva mostrato la forma migliore è stato Antonio Tiberi, recente vincitore del Tour de Luxembourg. Il frusinate - arrivato sessantanovesimo a 17' da Pogačar - ha messo in luce come sia difficile correre gare come il Mondiale quando in stagione si affrontano poche corse ad alto chilometraggio: “Sono abituato più che altro alle gare a tappe, mi mancano un po’ la gambe per queste distanze così lunghe e questo genere di gare così tirate”. Ha quindi aggiunto: “L’anno prossimo vorrei correre qualche gara di un giorno in più e magari togliere qualche gara a tappe, per non esagerare […] Fare più gare di un giorno durante l’anno può aiutare sotto il punto di vista dell’esplosività”.

Pur non partendo da favorita, la nazionale italiana avrebbe comunque potuto ritagliarsi un ruolo quanto meno da comprimaria e non da comparsa. Sta ora al CT Bennati e alla Federazione capire quali strategie mettere in atto, alla luce degli scarsi risultati maturati non solo nella rassegna iridata, quanto nei Campionati continentali - nei quali la rappresentativa azzurra vantava uno dei favoritissimi - e alle Olimpiadi.

Il Mondiale ruandese del 2025 è ancora lontano e rappresenta una grande incognita, anche se il suo percorso con oltre 5000 m di dislivello e la più che probabile voglia di riconfermarsi di Tadej Pogačar non alimentano certo l'ottimismo del nostro Mattia Cattaneo: “Credo che l’anno prossimo non sarà un mondiale tanto diverso da quello di quest’anno, purtroppo. Con un Tadej Pogačar così diventa quasi impossibile poter competere”. Ma la speranza è sempre l'ultima a morire.

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