
Simon Yates e la Visma trionfano a Roma: Van Aert lancia lo sprint da Circo (Massimo) di Kooij
L'ultima tappa si apre con un toccante omaggio alla moglie di Robert Gesink, morta sabato. La carovana torna in Vaticano dopo 51 anni per l'incontro con Papa Leone XIV: «Siete un modello per i giovani». L'olandese batte Groves e Moschetti
Una domenica di festa, velata da un pizzico di malinconia per il Giro che se ne va. Tuttavia, l'ultimo giorno di corsa sulle strade di Roma non è stato banale, sia per i fatti della strada (successo allo sprint di Olav Kooij, lanciato da un fantastico Wout van Aert, ancora decisivo dopo il numero di sabato nella discesa del Colle delle Finestre), sia per ciò che è accaduto intorno alla carovana rosa: prima l'omaggio davvero sentito a Daisy Gesink, poi lo sconfinamento in Vaticano per l'incontro con Papa Leone XIV. Due scatti da conservare accanto alla foto del vincitore, Simon Yates, che torna così sul trono di un Grande Giro dopo il trionfo alla Vuelta di Spagna 2018, l'anno della magnifica incompiuta sulle strade di casa nostra.
Brividi su brividi prima del via ufficiale
Il rischio di scivolare nella retorica più sfacciata è dietro l'angolo, ma l'ultimo giorno di scuola del 108° Giro d'Italia è un concentrato di emozioni che non possono non toccare il cuore dei corridori e degli appassionati. Sì, perché tutto ciò che abbiamo visto prima ancora del via ufficiale dell'ultima tappa sulle strade della Capitale sarà probabilmente irripetibile negli anni a venire. Il passaggio della carovana in Vaticano a cinquantun anni dalla prima (e unica) volta e l'incontro con Papa Leone XIV sono già adesso una pagina di storia del ciclismo e dello sport. Eppure, le emozioni salgono prepotenti quando il gruppo - radunato in Viale delle Terme di Caracalla per la partenza ufficiosa della 21ª e ultima tappa - omaggia la memoria della consorte di Robert Gesink, uno degli uomini-simbolo della Visma-Lease a Bike fin dall'epoca in cui si chiamava Rabobank. Una sensazione che risalta ancora di più quando le telecamere indugiano sui volti degli 8 uomini della squadra olandese, schierati in prima fila con una divisa rosanero. La gioia e il lutto insieme, sotto il cielo limpido della Capitale.
La seconda istantanea di questa domenica indimenticabile è l'incontro tra il gruppo - capeggiato dai leader delle quattro classifiche: il britannico Simon Yates (Visma-Lease a Bike), il danese Mads Pedersen (Lidl-Trek), l'italiano Lorenzo Fortunato (XDS-Astana) e il messicano Isaac Del Toro (UAE Emirates-XDS) - e il Santo Padre. Dopo aver ricevuto una maglia rosa celebrativa dal proprietario di RCS, Urbano Cairo, Francis Prevost ha speso parole semplici ma profonde per tutto il gruppo: «Sappiate che siete modelli per i giovani di tutto il mondo. Il Giro d’Italia si ama tanto - e non soltanto in Italia. Vi ringrazio per tutto quello che fate, perché siete un modello per i giovani. E spero che - così come avete imparato a curare il corpo - anche lo spirito sia sempre benedetto e che siate sempre attenti a tutto l’essere umano: corpo, mente, cuore e spirito. Che Dio vi benedica». I pochi minuti spesi nello Stato sovrano più piccolo del mondo sono un inno alla bellezza, che raggiunge il suo apice quando la carovana percorre le strade che costeggiano i giardini vaticani. Magia nella magia.

La cronaca della 21ª tappa del Giro d'Italia
Usciti dalla Città del Vaticano, i 159 atleti ancora in corsa si incamminano verso il km 0. E, come d'abitudine alla fine di una grande corsa a tappe, l'agonismo lascia spazio alle celebrazioni, alle foto, agli omaggi: la Visma si raduna in fondo al gruppo per il classico brindisi a favore di fotografi e operatori tv; i danesi del gruppo - Kasper Asgreen (EF EasyPost), Mikkel Frølich Honoré (EF) e Pedersen - inscenano un attacco per omaggiare il loro connazionale Jakob Fuglsang (Free Palestine), all'ultima gara della sua ottima carriera. C'è tutto il tempo per chiacchierare e prendersela comoda. E non potrebbe essere altrimenti, in fondo a una corsa che è stata quasi sempre appassionante e pressoché sempre combattuta, persino nei pochi giorni avari di spunti.
Due parole sul percorso della Roma-Roma (143 km): dopo un primo andirivieni dalle strade dell'Urbe al litorale, la corsa torna in città per affrontare un circuito di 9,7 km da ripetere per 8 volte. Epilogo scenografico - ma impegnativo: la strada s'impenna fino al 5% a metà dell'ultimo chilometro - davanti al Circo Massimo. La tappa fila liscia fino all'ingresso in città, con un'unica eccezione: la sortita del belga Dries De Bondt (Decathlon AG2R La Mondiale) - seguito dall'italiano Martin Marcellusi (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè) - per raggiungere l'altro azzurro Alessandro Tonelli (Polti VisitMalta) e aggiudicarsi lo sprint intermedio di Fontana dello Zodiaco. Poi, dopo lunghi chilometri a passo regolare, si scatena la classica lotta per anticipare la scontatissima volata di gruppo: il primo a muoversi è l'australiano Michael Hepburn (Jayco-AlUla) ai -73 dal traguardo. Alle sue spalle, avanza un quintetto formato dal ceco Josef Černý (Soudal-Quick Step), dal francese Enzo Paleni (Groupama-FDJ) e dagli italiani Marcellusi, Andrea Pietrobon (Polti VisitMalta) e Alessandro Verre (Arkéa-B&B Hotels). Il gruppo - trainato dai PicNic PostNL e dagli stessi Visma-Lease a Bike, al servizio dell'olandese Olav Kooij (Visma), cui si aggiungeranno gli Alpecin-Deceuninck e i Decathlon AG2R La Mondiale - concede ai 6 attaccanti un vantaggio massimo di poco superiore al mezzo minuto quando mancano tre giri e mezzo al termine. La situazione resta cristallizzata fino ai -25, quando Pietrobon perde contatto dalla testa dopo un'accelerazione di Černý, che rilancia l'azione poco dopo lo sprint sponsorizzato.
Persi per strada anche Hepburn e Marcellusi, i tre superstiti della fuga procedono assieme fino ai -12 da traguardo, quando Paleni porta un'accelerazione che costringe Verre alla resa. La coppia franco-ceca - a cui non restano che 8" al suono della campana - si sfalfda ai -8 dalla fine: Cerny approfitta di un breve tratto di salita per staccare l'ormai ex compagno di ventura. Tuttavia, l'uomo di casa Soudal è ormai braccato dal gruppo, che opera il riaggancio ai -6. A questo punto, non resta che assistere alla sfida per l'ultimo sprint del Giro: gli Alpecin - schierati per l'australiano Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck) - e i Tudor, arroccati intorno all'olandese Maikel Zijlaard (Tudor) - pilotano il gruppo nel toboga cittadino fino all'ultimo chilometro, quando tornano davanti i pretoriani di Kooij, sulla cui ruota si porta Pedersen. Lanciato dal belga Wout van Aert (Visma-Lease a Bike), lo sprinter dei Paesi Bassi parte ai 250 metri. Alla sua sinistra, prova a uscire l'italiano Matteo Moschetti (Q36.5), che dà l'impressione di poter affiancare Kooij sulla rampa finale. A centro strada, invece, spunta Groves: nessuno dei due, però, avrà la forza di scavalcare Kooij, che replica così il successo di Viadana e sale a 41 vittorie in massima serie (5 del 2025). 2° l'australiano di casa Alpecin, 3° lo sprinter milanese, che precede la maglia ciclamino e lo statunitense Luke Lamperti (Soudal). In fondo alla top 10 altri due italiani: 9° Enrico Zanoncello (VF Group), 10° Giovanni Lonardi (Polti VisitMalta), oltretutto attardato da una foratura nel corso della penultima tornata.
Il 108° Giro d'Italia si conclude con la vittoria di Simon Yates, il secondo britannico nella storia dopo Christopher Froome a conquistare la maglia rosa. Il gemello d'arte vince con un distacco di 3'56" su Del Toro e 4'43" sull'ecuadoriano Richard Carapaz (EF). Ai piedi del podio il canadese Derek Gee (Free Palestine, a 6'23") davanti al primo degli italiani, Damiano Caruso (Bahrain-Victorious, 7'23"), che precede l'altro azzurro Giulio Pellizzari (Red Bull-BORA-Hansgrohe, a 9'28"). Le altre classifiche: Pedersen è il secondo corridore della storia a vestire il ciclamino della classifica a punti dal primo all'ultimo giorno di corsa. Prima di lui, c'era riuscito soltanto Mario Cipollini. Lorenzo Fortunato riporta un italiano in cima agli scalatori a 6 anni di distanza dall'ultimo trionfo di Giulio Ciccone, uno dei protagonisti sfortunati di questo Giro. Isaac Del Toro veste la maglia di miglior giovane, ma manca l'accoppiata bianca-rosa che - negli ultimi anni - era riuscita al britannico Tao Geoghegan Hart (2020) e al colombiano Egan Bernal (2021).
Capitolo italiani: una sola vittoria di tappa con Christian Scaroni (XDS), così come nel 2017, quando il bilancio azzurro fu salvato da Vincenzo Nibali. Tuttavia, l'impressione è che il movimento tricolore - nonostante le sue perduranti difficoltà - sia comunque meno malconcio di quanto non appaia a prima vista: 10 podi complessivi di tappa (con 8 corridori diversi), due azzurri nei primi 10 della generale, il primato tra gli scalatori e la maglia rosa indossata da Diego Ulissi (XDS), seppure per un solo giorno, dopo 4 anni di digiuno. Naturalmente, nessuno negherà l'evidenza: un vincitore italiano manca ormai da un decennio. Tuttavia, la sensazione è che ci sia vita dietro ai due capisaldi del ciclismo italiano di questi anni, Filippo Ganna e Jonathan Milan. Per un quadro più esaustivo, ripassare a fine luglio dopo il Tour de France.
Una nota di leggerezza, infine: il tedesco Alexander Krieger (Tudor) ha completato il Giro d'Italia con un ritardo di 6 ore e 20' circa da Yates. Tradotto in termini più semplici: è l'ultimo della generale. Pero, se ci pensate bene, basta rovesciare la classifica per trovarlo davanti a tutti. Pensaci, Alex: una mossa del genere fa curriculum.