Camilo Ardila vince il Giro d'Italia Under 23 del 2019 © Giro d'Italia U23
Mondo Continental

Camilo Ardila, da padrone del Giro Under 23 a re della Guadalupa

A sei anni di distanza dal trionfo nella corsa rosa under 23, il colombiano è tornato a vincere una corsa a tappe UCI. Nel mezzo tante difficoltà tra i professionisti

13.08.2025 23:00

Ventiquattresimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Tour of Szeklerland, Vuelta a Colombia, Tour Cycliste Internacional de la Guadeloupe e Camilo Ardila, tornato a vincere una corsa a tappe sei anni dopo il Giro d’Italia Under 23.

Le corse della settimana

Trans-Himalaya Cycling Race

Raman Tsishkou in maglia gialla alla Trans-Himalaya Cycling Race
Raman Tsishkou in maglia gialla alla Trans-Himalaya Cycling Race © Raman Tsishkou

In Cina si è disputata la Trans-Himalaya Cycling Race, una corsa a tappe di quattro giorni che ha esordito nel calendario internazionale nel 2024 e che quest’anno è salita di categoria, passando 2.1. Al via erano presenti diciassette squadre: tre ProTeam (la Burgos Burpellet BH, l’Euskaltel-Euskadi e la Solution Tech-Vini Fantini), tredici Continental e una selezione nazionale uzbeka. 

La prima tappa era lunga 128 km e si è corsa interamente sopra i 2900 metri di altitudine, con punte oltre i 3000. C’erano alcuni strappi, non particolarmente difficili, che rendevano la frazione la più impegnativa della corsa. Quattro corridori si sono giocati la vittoria in volata e il più forte è stato Raman Tsishkou (Li Ning Star), che ha anche conquistato la maglia di leader. Il bielorusso ha avuto la meglio su Omer Goldstein (Shenzhen Kung) e Anatoliy Budyak (Terengganu).

La seconda frazione era lunga 109 km ed era quasi totalmente piatta, ma i corridori non sono mai scesi sotto i 3500 metri di altitudine. Come facilmente pronosticabile, il gruppo si è presentato compatto sul traguardo ed è stata volata: si è imposto Martin Laas (Quick), che ha preceduto Petr Rikunov (Chengdu DYC) e Alexander Salby (Li Ning Star). Raman Tsishkou è rimasto in testa alla classifica generale.

La terza tappa superava di poco i 90 km ed era completamente priva di asperità. Come al solito la principale difficoltà era rappresentata dall’altitudine, costantemente superiore ai 3600 metri. La prevedibile volata di gruppo ha premiato Dušan Rajović (Solution Tech-Vini Fantini), che si è messo alle spalle il vincitore del giorno precedente Martin Laas e il basco Jon Aberasturi (Euskaltel-Euskadi). In classifica non ci sono stati cambiamenti di rilievo.

La corsa si è conclusa con una giornata quasi interamente pianeggiante, con un paio di strappi di poco conto e una lunghezza di soli 90 km. Ancora una volta i corridori dovevano vedersela con l’altitudine: tutto il percorso si snodava oltre i 3800 metri, con tratti oltre i 4000. Dušan Rajović si è imposto per la seconda volta consecutiva, battendo nuovamente Martin Laas. Cristian Pita (Huansheng-Vonoa) si è piazzato al terzo posto.

Raman Tsishkou ha conquistato il successo finale, con 4” su Omer Goldstein e 6” su Anatoliy Budyak. Dušan Rajović ha vinto la classifica a punti, mentre la graduatoria a squadre è andata alla Burgos Burpellet BH.

Tour of Szeklerland

Il podio finale del Tour of Szeklerland Tour of Szeklerland
Il podio finale del Tour of Szeklerland Tour of Szeklerland © Sportfoto Press

In Romania è andato in scena il Tour of Szeklerland, corsa a tappe di tre giorni, giunta alla diciannovesima edizione. Al via erano presenti diciannove squadre: sette Continental, una selezione nazionale di casa e undici formazioni dilettantistiche.

La gara si è aperta con un cronoprologo completamente pianeggiante, lungo appena 1300 metri. Il successo è andato a Norbert Szabo (Nazionale Romania), uno specialista delle gare veloci della pista. Il trentaduenne, che non disputava una corsa UCI su strada da otto anni, ha battuto di 1” Nikiforos Arvanitou (United Shipping) e di 2” Finn McKenzie (Hemus Troyan).

La prima tappa in linea presentava un profilo piuttosto ondulato e sei corridori sono riusciti a fare la differenza, staccando nettamente il gruppo. La ATT Investments ha sfruttato al meglio la superiorità numerica, lanciando all’attacco Alan Banaszek nei chilometri finali. L’azione del polacco ha costretto i rivali a spremersi nell’inseguimento e, così, una volta ripreso, il compagno di squadra Dominik Neuman, più fresco, ha vinto abbastanza agevolmente la volata e si è preso anche la maglia di leader. Nikiforos Arvanitou si è piazzato secondo, mentre il podio di giornata è stato completato da Paweł Szóstka (Monogo Lubelskie Perła Polski).

Anche l’ultima frazione era abbastanza ricca di saliscendi, ma la selezione è stata nettamente minore rispetto alla giornata precedente. Davanti sono rimasti trenta corridori, che si sono giocati il successo allo sprint. La ATT Investments si è confermata superiore alla concorrenza e ha messo a segno la doppietta, con Dominik Neuman vincitore davanti ad Alan Banaszek. Il terzo posto è andato a Nikiforos Arvanitou.

Dominik Neuman ha conquistato il successo finale (e si è portato a casa la classifica a punti), con 8” su Nikiforos Arvanitou, miglior giovane della corsa, e 18” su Alan Banaszek. Gloria anche per l’Italia, con Riccardo Lucca (Karcag ÉPKAR), quinto in classifica, che si è preso il titolo dei GPM. Erik Fetter (United Shipping) ha vinto la maglia di miglior ungherese, mentre quella di miglior rumeno è andata ad Andrei Carbunarea (Nazionale Romania). La ATT Investments, infine, si è aggiudicata la graduatoria a squadre.

Vuelta a Colombia

I vincitori delle maglie della Vuelta a Colombia
I vincitori delle maglie della Vuelta a Colombia © Team Medellín

In Colombia si è disputata la settantacinquesima edizione della principale corsa a tappe locale, la Vuelta a Colombia. Al via si sono presentate ventiquattro squadre: otto Continental e sedici formazioni dilettantistiche.

Le dieci giornate di gara si sono aperte con una delle tappe più facili della corsa, con le uniche difficoltà situate a metà percorso. La prevedibile volata di gruppo ha premiato Wilmar Paredes (Medellín-EPM), che ha sorpreso i rivali partendo lungo. La rimonta di Cristian Vélez (GW Erco Shimano) è arrivata troppo tardi, mentre Alejandro Osorio (Orgullo Paisa) ha completato il podio di giornata. Logicamente, Paredes ha conquistato anche la prima maglia di leader.

La seconda frazione prevedeva il primo arrivo in salita, in cima all’Alto del Porvenir. Sebastián Castaño (Sistecredito), non il nome più atteso, ha staccato tutti con un attacco nel finale e ha tagliato il traguardo con 6” di margine sui primi inseguitori, regolati da Yeison Reyes (Orgullo Paisa) davanti a Javier Jamaica (Nu Colombia). Il vincitore di tappa, che in passato aveva militato in Italia con la maglia della Beltrami, è passato anche in testa alla classifica.

La terza tappa era una cronoscalata di 33 km, con un dislivello di oltre 1800 metri. Rodrigo Contreras (Nu Colombia) ha rifilato distacchi abissali a tutti gli avversari, passando nettamente in testa alla generale. L’ex corridore dell’Astana ha distanziato di 2’36” Diego Camargo (Medellín-EPM) e di 3’51” Yeison Reyes. Sebastián Castaño ha pagato addirittura 6’36”, ma si è comunque classificato undicesimo.

La quarta frazione si disputava in circuito a Duitama, ma, contrariamente al durissimo mondiale del 1995, le uniche difficoltà erano rappresentate dall’altitudine e dagli ultimi 3700 metri (dopo l’uscita dal circuito), che salivano al 7%. Si sono avvantaggiati in tre e Diego Camargo ha dimostrato maggiore esplosività nel finale, precedendo di 1” il leader Rodrigo Contreras e di 2” Wilson Peña (Sistecredito).

Dopo l’annullamento, per motivi logisitici, della quinta tappa, la corsa è ripresa con la sesta frazione, che portava i corridori ai 3261 metri dell’Alto de La Línea, salita simbolo della Vuelta a Colombia, dopo ben 232 km di gara. Già buon protagonista nelle giornate precedenti, Yeison Reyes ha staccato tutti e ha centrato la prima vittoria internazionale in carriera. A 1’05” sono arrivati Diego Camargo e il sorprendente venezuelano Yonathan Eugenio (Energia de Boyaca), mentre Rodrigo Contreras ha salvato la maglia di leader, nonostante una crisi negli ultimi 2 km, che lo ha portato a perdere 2’26” dal vincitore.

La settima tappa era in assoluto la più semplice, con un percorso quasi interamente pianeggiante. È andata via una maxifuga di trenta atleti, comprendente quasi tutti i migliori velocisti della corsa e il gruppo ha lasciato fare. Contrariamente a quanto accade solitamente, il gruppo di testa è rimasto compatto e la volata dei battistrada ha visto vincitore Wilmar Paredes, che come nella prima giornata, ha avuto la meglio su Cristian Vélez. Il promesso sposo della Movistar Kevin Castillo (Sistecredito) si è piazzato terzo. Il gruppo ha tagliato il traguardo con 6’43” di ritardo e Rodrigo Contreras ha conservato senza problemi la leadership.

Anche l’ottava frazione era abbastanza facile, anche se una salita di 3 km con la cima piazzata ai -11 rendeva più impegnativo il finale. È stata ancora una buona giornata per la fuga, stavolta composta da quattordici uomini. C’è stata un po’ di selezione e il gruppo di testa che è arrivato a giocarsi lo sprint era composto da dieci corridori: Alejandro Osorio ha centrato il successo, battendo il boliviano José Manuel Aramayo (Pío Rico) e Kevin Castillo. Tutti i battistrada avevano oltre 20’ di ritardo in classifica e non hanno impensierito Rodrigo Contreras.

Nella nona tappa si riprendeva a salire con decisione, con l’arrivo situato in cima all’Alto del Vino, dopo una scalata di 30 km. In precedenza, inoltre, c’erano altri due GPM di prima categoria. Diego Camargo si è confermato in grande forma e ha staccato tutti. L’ex corridore della EF Education-EasyPost ha tagliato il traguardo con 12” di margine su Yeison Reyes e Rodrigo Contreras, che ha resistito in testa alla classifica.

L’ultima frazione presentava un percorso abbastanza ondulato, con uno strappo abbastanza impegnativo ai -10. Quattro corridori si sono giocati la vittoria e il più veloce è stato Edgar Pinzón (GW Erco Shimano), alla prima vittoria UCI in carriera. L’ex Caja Rural Yesid Pira (Hino-One) si è dovuto accontentare del secondo posto, con Rodrigo Contreras a completare il podio di giornata.

Rodrigo Contreras ha conquistato il successo finale per la terza volta consecutiva, con 53” su Diego Camargo, vincitore sia della classifica a punti che di quella dei GPM, e 2’38” su Yeison Reyes. Yonathan Eugenio, quarto a 3’48”, si è preso la maglia di primo degli stranieri, mentre Mauricio Zapata (GW Erco Shimano), nono a 15’49”, è stato il miglior giovane. Cristian Vélez si è laureato re degli sprint intermedi e la GW Erco Shimano si è aggiudicata la graduatoria a squadre.

Tour Cycliste International de la Guadeloupe

Il podio finale del Tour de la Guadeloupe
Il podio finale del Tour de la Guadeloupe © Tour Cycliste de la Guadeloupe

In settimana è andato in scena il Tour de la Guadeloupe, corsa a tappe di dieci giorni giunta alla settantaquattresima edizione, che ha luogo nell’arcipelago antillano, territorio d’oltremare francese. Al via si sono schierate venticinque squadre: tre Continental, venti formazioni dilettantistiche e la selezioni di Martinica e Québec.

La gara si è aperta con un cronoprologo di 3600 metri, completamente pianeggiante. A far segnare il miglior tempo è stato il bermudiano Kaden Hopkins (Uni Sport Lamentinois), al quinto successo di tappa nella corsa. Al secondo posto, con 5” di ritardo, si è piazzato il campione paralimpico Kévin Le Cunff (Madras Capesterre), mentre terzo ha chiuso Philgy Marc Palmiste (Convergence SC Abymienne), a 10”.

La prima tappa in linea era adatta ai velocisti: le uniche asperità di giornata erano piazzata in cima a strappi lunghi 700 metri e posizionati molto lontano dall’arrivo. Il gruppo ha raggiunto i fuggitivi solo negli ultimi 400 metri e Delano Swenne (GRC Jan van Arckel) si è imposto davanti a Jonathan Guatibonza (Nu Colombia), caduto rovinosamente subito dopo il traguardo, e Lucas Mainguenaud (Vendée U Pays de la Loire). Kaden Hopkins ha conservato la maglia di leader.

La seconda frazione presentava un profilo quasi del tutto pianeggiante, fino agli ultimi 10 km, che prevedevano diversi strappi, con gli ultimi 2500 metri che salivano all’11%. L’ex professionista Jakub Kaczmarek (Mazowsze Serce Polski) ha fatto la differenza, resistendo per soli 2” alla rimonta di Benjamin Le Ny (Cama CCD). Terzo è arrivato Axel Taillandier (Madras Capesterre), staccato di 11". Il polacco ha conquistato anche il primato in classifica.

La terza tappa proponeva qualche strappetto nel finale, ma, nel complesso, era abbastanza semplice e adatta alle ruote veloci. Il gruppo è stato, però, beffato da Philipp Freyer (Embrace the World), ultimo superstite della fuga di giornata. Il tedesco ha anticipato di 8” il plotone, regolato in volata da Ronal Geran (Cama CCD) davanti a Delano Swenne. In classifica generale non ci sono stati cambiamenti.

Anche la quarta frazione aveva un profilo abbastanza semplice, sostanzialmente adatto alle ruote veloci. È stata, invece, una giornata buona per la fuga. Dall’attacco di giornata sono usciti nel finale tre uomini, che si sono giocati la vittoria in volata: Julien Chane-Foc (Madras Capesterre) è riuscito a beffare il più quotato Konrad Czabok (Mazowsze Serce Polski), con Kendric Clavier (Camma CCD) a completare il podio di giornata a 3”. Jakub Kaczmarek ha conservato la maglia di leader.

La quinta tappa era decisamente più impegnativa, con diverse difficoltà disseminate lungo il percorso e l’arrivo in salita. È andata via una fuga di uomini importanti e il gruppo non è riuscito a chiudere il gap. Sull’erta finale i portacolori della Nu Colombia hanno fatto valere le loro abilità di scalatori, mettendo a segno la doppietta: Jhonatan Chaves si è imposto con 10” di margine su Camilo Ardila, nuovo leader della corsa, e 1’31” sul primo dei rivali, Dorian Lagrave (Vendée U Pays de la Loire).

La sesta frazione era nuovamente adatta alle ruote veloci, con l’altitudine che non raggiungeva mai i 100 metri. Ancora una volta il gruppo non è riuscito a ricucire sui battistrada, che si sono giocati il successo. Nel finale ci sono stati diversi attacchi, ma quello decisivo è stato messo a segno da Dawid Lewandowski (Mazowsze Serce Polski), che ha anticipato la volata e ha superato di 1” Kaden Hopkins e Sonny Cadet (Martinica). In classifica non ci sono state novità di rilevo.

Anche la settima tappa era piuttosto semplice, ma ancora una volta i velocisti non sono riusciti a giocarsi la vittoria perché è andata in porto una fuga. Nel finale, Paul Daumont (Guidon Sprinter Canalien) ha attaccato ed è stato raggiunto solo da Konrad Czabok. La volata a due ha premiato il burkinabè, che ha costretto il polacco ad accontentarsi nuovamente del secondo posto. Hubert Grygowski (Mazowsze Serce Polski) ha regolato il gruppetto inseguitore a 9”, mentre Camilo Ardila ha conservato la testa della classifica.

Nell’ottava frazione tornavano a esserci difficoltà altimetriche: c’erano diverse asperità e l’arrivo era situato in cima a una salita di 6 km. Camilo Ardila ha legittimato il primato in classifica, staccando tutti e presentandosi da solo sul traguardo. A 24” dal colombiano sono arrivati i primi inseguitori, Stefan Bennett (Martinica) e Axel Taillandier (Madras Capesterre).

L’ultima tappa tornava a essere favorevole alle ruote veloci, visto che il circuito finale (12,5 km da ripetere otto volte) non presentava grosse asperità. Il gruppo è riuscito a chiudere su tutti i tentativi ed è stata volata: lo spunto migliore è stato quello di Paul Daumont, che ha centrato la seconda affermazione personale. Il venticinquenne ha battuto Lucas Mainguenaud e Alexis Caresmel (Madras Capesterre).

Camilo Ardila ha conquistato il successo finale, con 1’20” su Stefan Bennett e 1’31” su Axel Taillandier. Baptiste Gaillard (Excelsior), ottavo a 3’46”, è stato il miglior giovane. Paul Daumont ha vinto la classifica a punti, Jhonatan Chaves quella dei GPM e Johan Chardon (Vendée U Pays de la Loire) è stato il re degli sprint intermedi. La Mazowsze Serce Polski, infine, si è aggiudicata la graduatoria a squadre.

Le Continental tra i big

Storm Ingebrigtsen festeggia la maglia di miglior scalatore all'Arctic Race of Norway
Storm Ingebrigtsen festeggia la maglia di miglior scalatore all'Arctic Race of Norway © Arctic Race of Norway

La Illes Balears Arabay è stata l’unica Continental a partecipare alla Vuelta a Burgos, ma non è riuscita a lasciare il segno: Asier Gonzalez ha chiuso la generale all’ottantunesimo posto, mentre il miglior piazzamento di tappa è stato di Joan Riera, che ha ottenuto un ventitreesimo posto. Il miglior rappresentante del ciclismo di terza divisione è stato, quindi, il giovane Héctor Álvarez, corridore della Lidl-Trek Future in gara con il ramo WorldTour del team: sessantasettesimo in classifica, è stato buon settimo nella terza frazione.

Le quattro storiche Continental francesi, la tedesca BIKE AID e la svizzera Tudor U23 hanno preso parte al Tour de l’Ain. La CIC-U-Nantes ha centrato la top ten finale con Axel Mariault, decimo, mentre la St.Michel-Preference Home ha centrato il miglior risultato di tappa, grazie a Nicolas Breuillard, settimo nella prima frazione. In realtà il miglior risultato parziale di un rappresentante del ciclismo di terza divisione è stato il terzo posto di Jamie Meehan nella seconda giornata di gara: l’irlandese, tesserato per l’AVC Aix Provence, ma in gara come stagista della Cofidis, ha centrato un eccellente terzo posto.

All’Arctic Race of Norway hanno trovato spazio le due Continental locali. La Coop-Repsol ha fatto grandi cose: Eivind Fougner ha chiuso dodicesimo in classifica, Karsten Feldmann ha centrato un terzo e un sesto posto nelle due tappe più facili e Storm Ingebrigtsen ha vinto la maglia di miglior scalatore, indossandola sin dalla prima tappa.

Il ritratto della settimana: Andrés Camilo Ardila

Camilo Ardila in maglia gialla al Tour de la Guadeloupe
Camilo Ardila in maglia gialla al Tour de la Guadeloupe © Tour de la Guadeloupe

È abbastanza raro vedere una Continental impegnata contemporaneamente su più fronti, ma vederne una che disputa negli stessi giorni due corse a tappe vincendole entrambe, è un caso praticamente unico: è quello che è successo alla Nu Colombia, che ha centrato il massimo risultato sia alla Vuelta a Colombia che al Tour de la Guadeloupe. Se nella corsa di casa l’obiettivo era guidare Rodrigo Contreras alla terza vittoria consecutiva, nella prova caraibica le gerarchie erano inizialmente un po’ meno definite e la strada ha assegnato il ruolo di leader a Camilo Ardila.

Il ventiseienne era una grande promessa del ciclismo mondiale: nel 2019 stravinse il Giro d’Italia Under 23, rifilando oltre quattro minuti a tutti gli avversari, ma, in quattro anni tra i professionisti, non era mai riuscito a ripetersi. Nel 2024 è tornato in patria per vestire la maglia della Nu Colombia e quest’anno, in occasione del Tour de la Guadeloupe, è tornato a vincere una corsa a tappe del calendario internazionale, imponendosi anche in una delle frazioni con arrivo in salita. Curiosamente, prima della gara caraibica, a livello UCI aveva gareggiato solo nei campionati nazionali, concentrandosi poi sul calendario dilettantistico colombiano: non aveva mai vinto, ma aveva sfiorato il podio nella classifica finale della Vuelta al Valle del Cauca, in cui si era portato a casa la maglia di miglior scalatore.

Sotto l’ala protettrice di Carlos Pérez "Ramillete", uno dei più importanti allenatori del ciclismo colombiano, Camilo Ardila esplose al secondo anno tra gli juniores, quando fu secondo sia nella cronometro che nella prova in linea dei campionati nazionali di categoria. Tale risultato lo portò a credere maggiormente in sé stesso e lo spinse a pensare davvero di poter arrivare tra i professionisti. Gli si aprirono anche le porte della nazionale, che lo convocò per i Campionati Panamericani (in cui chiuse al quarto posto la prova contro il tempo).

Per il primo anno tra gli under 23, il corridore colombiano firmò con la EPM-Scott, che scelse, però, di inserirlo nella formazione élite e non in quella Continental. Indirizzato dal team verso il calendario nazionale, rispose presente, vincendo una tappa della Vuelta al Tolima e due frazioni della Clásica Rubén Darío Gómez. Ottenne, inoltre, un buon quinto posto alla Vuelta de la Juventud de Colombia.

Confermato nel ramo élite della EPM, nel 2019 fece un notevole passo avanti: vinse due tappe e chiuse al terzo posto la Vuelta de la Juventud de Colombia, ottenendo, così, la convocazione per il Giro d’Italia Under 23. Nella baby corsa rosa raggiunse quello che, al momento, è il punto più alto della sua carriera: conquistò gli arrivi in salita di Monte Amiata e Passo Maniva, dominando la classifica generale e quella dei giovani. Poco dopo, però, iniziò a soffrire per alcuni problemi al ginocchio, che misero, di fatto, fine alla sua stagione, costringendolo a saltare Tour de l’Avenir e Campionati del Mondo.

Le ottime prestazioni non passarono inosservate e la UAE Team Emirates decise di ingaggiarlo. Ardila non partì male, piazzandosi diciassettesimo al Tour Colombia 2.1, la sua prima vera gara contro i professionisti, ma fu pesantemente condizionato dallo stop per la pandemia. Alla ripresa delle competizioni, infatti, partecipò a otto gare (fra cui la Liegi-Bastogne-Liegi, la sua prima Monumento), portando a termine solo il Circuito de Getxo (in trentacinquesima posizione). 

Intenzionato a riscattarsi nel 2021, riuscì a trovare un minimo di continuità, portando a termine quasi tutte le gare disputate (un solo ritiro in cinquanta giorni di corse). I risultati furono, però, un po’ deludenti, ad eccezione del terzo posto nel campionato nazionale a cronometro e dell’undicesimo nella classifica finale della Vuelta a Burgos. A fine stagione prese parte al Tour de l’Avenir con grandi ambizioni, ma, a causa di una grande crisi nell’ultima tappa, non andò oltre il diciottesimo posto.

Speranzoso di una crescita dei risultati nella stagione seguente, il colombiano non riuscì nel suo intento: nei primi mesi ottenne risultati incoraggianti come il diciassettesimo posto alla Vuelta a la Region de Murcia e il diciottesimo nella classifica finale della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, ma nella seconda parte di stagione sparì completamente dalle parti alte degli ordini d’arrivo. 

Per il 2023 la formazione emiratina decise di “prestarlo” alla Burgos BH, per valutare i suoi progressi in un ambiente più tranquillo. Chiuse al sesto posto una frazione del Tour of Qinghai Lake e gli furono affidati i gradi di capitano in una corsa impegnativa come la Volta a Portugal. L’incoraggiante ottavo posto nella tappa regina della Grandissima fu un fuoco di paglia: Ardila andò in crisi il giorno successivo e si ritirò dalla corsa. Fu la sua ultima apparizione con la maglia della formazione spagnola, che rescisse il contratto appena dopo la fine della corsa.

Lo scorso anno è tornato in patria, accasandosi alla Nu Colombia (che, di fatto, è la stessa EPM con cui iniziò la carriera). Disputò una sola corsa internazionale, la Vuelta a Guatemala, ma riuscì, comunque, a lasciare il segno, imponendosi nella sesta tappa. Per il resto fu utilizzato nel calendario dilettantistico nazionale, in cui si tolse la soddisfazione di vincere una tappa e la classifica finale della Clásica Ciudad de Girardot.

Anche quest’anno Camilo Ardila è stato attivo principalmente nelle corse del calendario colombiano, ma l’aver colto nel migliore dei modi l’occasione che gli è stata data in Guadalupa potrebbe farlo salire nelle gerarchie di squadra. Sicuramente questa vittoria non sarà sufficiente per tornare fra i professionisti, ma gli darà sicuramente molta fiducia per il futuro: sarebbe bello rivedere quel talento cristallino che aveva illuminato il Giro d’Italia Under 23 nel 2019. 

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