Oier Lazkano, durante la Vuelta a España del 2024 ©GettyImages)
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Lazkano, i dubbi di Norsgaard: "Una sospensione che fa riflettere"

L’ex compagno alla Movistar ricorda anche uno stile di vita apparentemente normale, tra allenamenti e bicchieri di vino, che rende il caso ancora più difficile da interpretare

La sospensione di Oier Lazkano, poi licenziato dalla sua squadra, la Red Bull-Bora Hansgrohe, dopo che sono state riscontrate irregolarità nel suo passaporto biologico, continua a far discutere. A intervenire sul caso è ora Mathias Sunekær Norsgaard, che con il corridore spagnolo ha condiviso tre stagioni alla Movistar, dove il basco aveva militato dal 2022 al 2024, conoscendolo da vicino sia in corsa sia nella quotidianità del team.

Mathias Norsgaard ©Justin Setterfield/Getty Images Sport
Mathias Norsgaard ©Justin Setterfield/Getty Images Sport

Intervistato da Feltet, il danese ha riflettuto sulla sospensione del suo ex compagno, arrivata a seguito di anomalie nel passaporto biologico riscontrate nel periodo 2022-2024, proprio gli anni dei migliori risultati di Lazkano, tra cui il titolo di campione nazionale spagnolo.

“Che senso ha il sistema?”

“È giusto che chi bara venga preso”, spiega Norsgaard, “ma quello che mi sorprende è come una situazione del genere possa non essere stata intercettata prima. Alla Movistar ci sono medici stipendiati: che non abbiano notato nulla è qualcosa che mi lascia molto perplesso. A questo punto viene da chiedersi che senso abbia il sistema”.

Un dubbio condiviso anche da Michael Rasmussen, che ha espresso perplessità sulla gestione del caso, soprattutto alla luce del netto salto di rendimento mostrato da Lazkano nel 2024: una primavera brillante nelle classiche seguita, pochi mesi dopo, da un nono posto al Giro del Delfinato e da prestazioni in salita mai viste prima.

I controlli e i segnali tardivi

Norsgaard ammette che, osservando il percorso sportivo dello spagnolo, alcuni segnali oggi appaiono più difficili da ignorare. "Non voglio spingermi fino a dire che non sono sorpreso, perché spero sempre il meglio nelle persone. Era anche molto forte, perché eravamo della stessa categoria di peso, e lui andava semplicemente forte. Ma, accidenti, a volte quando qualcosa puzza di marcio, è marcio, purtroppo. Andava bene nelle Classiche, ma al Delfinato era forse un po' troppo maleodorante,"

Eppure, ha aggiunto il danese, nella vita di squadra Lazkano non dava l’idea di un corridore fuori dagli schemi o incline a comportamenti estremi, anche se lo ha definito ”un tipo strano”.

Norsgaard ha ricordato anche un incontro avvenuto in estate ad Andorra, quando Lazkano, assente dalle corse dopo la Parigi-Roubaix, gli aveva assicurato che andava tutto bene. "L'ho visto ad Andorra in estate, e nessuno lo vedeva da Roubaix, e lui diceva che andava tutto bene, e poi è venuto fuori questo. All'inizio pensavo che fosse solo il gruppo che sparava str****e di nuovo, perché ce ne sono molte in una stagione, ma purtroppo era vero", ha aggiunto il danese, che poi ha ricordato alcune curiosità su di lui: “Era un tipo incredibilmente misterioso. Abbastanza intelligente, si interessava di politica ed era sempre aggiornato su diverse cose. Ma era un tipo strano e stava seduto in cucina con il cuoco a bere vino rosso ore dopo che avevamo finito di mangiare. Era speciale, ma non lo definirei propriamente mio amico”.

A quanto sappiamo, proprio in quel periodo Lazkano avrebbe ricevuto una visita delle autorità antidoping nella sua abitazione di Andorra. Un dettaglio che, col senno di poi, contribuisce a rendere il quadro più chiaro, ma non meno amaro per chi ha condiviso con lui anni di squadra.

Per Norsgaard, più che un giudizio personale, resta una riflessione più ampia sul funzionamento dei controlli antidoping e sulla credibilità del sistema: un interrogativo che il caso Lazkano, al di là delle responsabilità individuali, riporta con forza al centro del dibattito.

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