
Giro 2026, si addensano nubi sulla Grande Partenza in Bulgaria
Costi di trasferta contestati dalle squadre e instabilità politica mettono in discussione la partenza da Nessebar
La Grande Partenza del Giro d’Italia 2026, prevista in Bulgaria con le prime tre tappe, è finita al centro di un acceso confronto tra organizzatori e squadre, aggravato da una situazione politica interna tutt’altro che stabile. A riportarlo è Escape, che parla di un clima di incertezza attorno allo start previsto l’8 maggio a Nessebar, sul Mar Nero.

Il nodo dei costi di viaggio
Il primo fronte critico riguarda i costi di trasferta per le squadre. La distanza dalla Bulgaria all’Italia comporta spese logistiche molto elevate, anche perché i team devono predisporre una doppia struttura di personale e mezzi: una per le tappe bulgare e una già operativa in Italia per la prosecuzione della corsa. Per alcune formazioni, come Visma | Lease a Bike, la distanza tra Nessebar e la sede logistica supera i 2.500 chilometri.
In genere, una partenza all’estero prevede compensazioni economiche per i team. In questo caso, però, la cifra proposta dalla RCS Sport è stata giudicata insufficiente. L’AIGCP, l’associazione che rappresenta le squadre professionistiche, ha richiesto un contributo di 160.000 euro. RCS ha risposto prima con un’offerta da 115.000 euro, accompagnata da un voucher WizzAir da 5.000 euro per i voli su Burgas, e successivamente con una proposta da 125.000 euro. Entrambe sono state respinte.
In assenza di un accordo, la questione potrebbe essere demandata al Professional Cycling Council, l’organismo che funge da “parlamento” del ciclismo professionistico.
Instabilità politica in Bulgaria
A rendere il quadro ancora più complesso c’è la situazione politica bulgara. All’inizio di dicembre il governo è caduto dopo settimane di manifestazioni contro la corruzione e una controversa legge di bilancio. Le elezioni non dovrebbero tenersi prima di marzo e non è chiaro se il prossimo esecutivo, interim o definitivo, garantirà lo stesso sostegno economico e istituzionale alla partenza del Giro.
Il giornalista bulgaro Simon Kichukov, sempre secondo quanto riporta Escape, ha spiegato che è probabile un supporto anche da parte di un nuovo governo, ma non necessariamente con l’entusiasmo e l’impegno della precedente amministrazione.
Lo scenario è complesso, ma la partenza attualmente non è in pericolo
RCS non ha rilasciato commenti ufficiali sulla vicenda. Allo stesso tempo, viene ritenuto poco probabile che le squadre arrivino a un boicottaggio della partenza, e al momento la Grande Partenza non appare in pericolo concreto.
Resta però evidente come la combinazione tra tensioni economiche, logistica impegnativa e instabilità geopolitica abbia trasformato la partenza bulgara del Giro d’Italia 2026 in un tema delicato, destinato a rimanere sotto osservazione nelle prossime settimane.
