Attilio Viviani vince la sesta tappa del ToQL © Adrian Hoe
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Per Attilio Viviani una vittoria taoista

Diario dal Tour of Qinghai Lake 2023 - Il veronese assurge allo status di Puro nella tappa che tocca il punto più alto della corsa. E intanto tra tante presenze si notano in giro per le città cinesi delle importanti assenze

dal nostro inviato

Hexie in cinese viene tradotto per semplicità come “armonia”, anche se non esiste una parola in italiano che renda questa idea in modo esaustivo. Tutti hanno presente lo “Yin e Yang”, cerchio bianconero, simbolo taoista dell'equilibrio tra gli opposti, tra i principi fondanti di un universo fondato sulla dualità che si compenetrano in un eterno equilibrio: ecco, la hexie è quella cosa lì, non un'assenza di conflitto ma un'idea di unità tra posizioni differenti. A regolarla è uno dei tre Puri, le divinità che secondo il taoismo reggono l'ordine cosmico. Dopo la fine del maoismo il lento ingresso del libero mercato riportò nella società certo una crescita esponenziale, ma anche quegli squilibri tanto combattuti dal maoismo stesso. Hu Jintao, presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 2003 al 2013, allora rispolverò l'idea di hexie cara alla cultura cinese trasformandola nella hexie shehui, la società armoniosa, dove i ricchi e i poveri dovevano convivere in un equilibrio che non fosse fatale a nessuno.

Oggi la sesta tappa del Tour of Qinghai Lake 2023, oltre ad essere la più lunga della competizione (206 km) affrontava il punto più alto più alto del calendario professionistico UCI, i 4108 m.s.l. del Dadonghsu Hillside (2a cat., 5.4 km al 5.4%). Nel 2017 questa tappa fu un unipuerto che partiva come oggi da Quilian e terminava su questa salita dopo soli 67 km: a vincere fu Damiano Cunego. Oggi però la tappa proseguiva dopo una discesa relativamente breve verso la Haitaer Mountain (1a cat.,12.6 km al 3.5): il falsopiano in discesa attraversava una distesa di pascoli che si perdeva a vista d'occhio, un altopiano popolato da allevatori di cavalli e yak, e dopo quell'ultima salita non restava che pianura fino all'arrivo di Xihaizhen.

La frazione con la salita più alta è stata trasformata in un arrivo per velocisti, mentre domani una delle tappe con meno dislivello deciderà probabilmente la corsa, grazie a una salita di prima categoria posta a meno di 50 km dal traguardo. Le alte quote di oggi hanno premiato i velocisti, mentre domani su due colline dovranno scannarsi gli scalatori: è l'equilibrio degli opposti.

Sulla prima salita è partita prima una fuga di tre e poi di cinque elementi che ha toccato un vantaggio massimo di 4'. La coda del gruppo però non ne è uscita indenne: sei elementi sono arrivati al traguardo con 54' di ritardo, altri quattro non termineranno la tappa: in sei giorni i ritirati sono già 38. Il gruppo che riprende i fuggitivi ai-2 contava meno di settanta corridori: a lanciare lo sprint è stata la Burgos-BH per Miguel Ángel Fernández, ma a partire per primo a centro strada è stato Timothy Dupont (Tarteletto-Isorex), vincitore della prima frazione. Enrico Zanoncello (Green-Project Bardiani CSF-Faizané), vincitore della volata di ieri, è uscito sulla sinistra, troppo indietro per rimontare.

A non essere troppo indietro era Attilio Viviani (Corratec-Selle Italia): il veronese non aveva ancora vinto una corsa quest'anno, mentre nelle due volate precedenti aveva collezionato un terzo e un quarto posto, eppure è sicuramente uno dei tre velocisti più forti della startilst, insieme ai tre sopraccitati, proprio come i tre puri che reggono l'equilibrio del TAO. Se nella prima frazione il veronese era partito troppo lungo, questa volta ha fatto tesoro del proprio errore, e negli ultimi 100 metri ha affiancato Dupont: entrambi hanno lanciato il colpo di reni, ma la prima ruota sulla linea d'arrivo stavolta è stata la sua. La rimonta è conclusa, il ToQL ha dato gloria a ciascuno, nessuno dei tre se ne andrà a mani vuote, anche se resterà l'ultima volata dopodomani a Chaka per lo spareggio tra i velocisti. La tappa di domani deciderà probabilmente la classifica generale, ancora guidata ancora da Wilmar Paredes (Medellìn-EPM) con 36" su Davide Baldaccini (Corratec) e 41" su Eric Antonio Fagundez (Burgos).

Paredes per la seconda volta in tre giorni ha beneficiato della neutralizzazione negli ultimi tre chilometri, arrivando anche oggi attardato per una foratura. Sembra che la fortuna lo assista, ma Viviani, da buon taoista, sa che ogni cosa è in divenire: domani la Corratec correrà tutta per Baldaccini, come la Bardiani (che ha perso in un giorno Luca Colnaghi, DNF, e Alessio Santaromita, non partito) sarà tutta per il campione africano Henok Mulubhran: proveranno a far sì che la ruota del Tao, che finora ha premiato solo Paredes, giri dalla loro parte.

Ben posizionato in classifica per la Corratec c'è anche Marco Murgano, con cui questa mattina avevo chiacchierato. Ero reduce dall'ennesima colazione a noodles, uova e involtini primavera, perché alle zuppe e stufati che trovo in tavola non mi sono ancora spinto, allora gli ho chiesto come si fossero adattati con il cibo: io posso anche lanciarmi verso l'ignoto, ma loro devono anche correre. Mi ha risposto schiettamente che la squadra si era portata tutto da casa, lasciando da parte il gusto della scoperta.

Nel tornare in albergo dopo la corsa gli altri dalla stampa hanno voluto fermarsi in una sorta di ricevitoria dove puoi scommettere e giocare alla lotteria: sono tutte affiliate alla China Sports Lottery, che è l'azienda che sponsorizza la corsa, e di conseguenza noi. Mentre compravano un gratta e vinci ho notato una persona senza una mano che giocava lui stesso grattando una scheda, e non ho potuto non pensare che in sette giorni non ho ancora visto una persona disabile in nessuna città dove sono stato, nonostante il nostro evento, come ho spiegato l'altro ieri, richiami tutta la cittadinanza all'appello: non una persona in carrozzina, non una che avesse bisogno di un accompagnatore.

Quando vedo le scolaresche in uniforme non ne distinguo nessuno, e anni nel mondo della scuola mi hanno fatto saltare all'occhio questa mancanza. Leggendo i media italiani so che in Cina c'è una cultura secolare di esclusione quando non di segregazione, che negli anni più recenti molte associazioni cercano di contrastare e che la politica stessa sta cercando di combattere dal punto di vista normativo. Tuttavia mi piacerebbe sentire la campana dei cinesi stessi, ma è un argomento difficile da affrontare con i colleghi, vista la delicatezza, mi prometto che mi farò coraggio. D'altronde è da almeno un secolo che quando un paese si pubblicizza lo fa mostrando come eccelle nello sport, nella attrattività turistica, nelle eccellenze, nelle aziende orgoglio nazionale, ma nessuno che annoveri tra le liste di ciò di cui andare fieri le proprie politiche di tutela e inclusione.

Se scollinare a quattromila metri o correre in condizioni ostili come l'altro ieri fa intrinsecamente parte di uno sport epico come il ciclismo, dove qualcuno eccelle e qualcuno deve arrendersi, mi chiedo se le città iperpulite, i miracoli economici, le società armoniose, le bande scolaresche che sfilano tutte ordinate, non celino l'aver nascosto sotto il tappeto chi, quella prestanza tanto ostentata, potesse sminuirla.

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Paolo Armentini
Inseguo sogni e utopie dal 1990. Non sapendo né correre, né scrivere, né insegnare, provo a fare le tre cose, sia mai che me ne esca una giusta.