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L'Olanda ha amato la rosa, e gli italiani?

09.05.2016 14:00

Un invito a scendere in strada per riconciliare la nostra nazione con la bicicletta


Da una parte c'è un paese che il ciclismo lo ha sempre apprezzato e praticato, complice il territorio in larga parte piatto come un biliardo. Le bici sono uniche al mondo, non hanno freni e servono per andare al lavoro, al pub, alcune volte anche da un paese all'altro. 1800 km di piste ciclabili su un territorio di appena 5.488 km², i suoi abitanti percorrono in media (in media!) qualcosa come 1000 km all'anno in sella.
Dall'altra, abbiamo un altro paese nel quale la bicicletta viene vista da una fetta della popolazione come un nemico della circolazione stradale, una passione per pochi maniaci più che una necessità di trasporto. Ogni anno il numero di ciclisti, professionisti, amatori o gente che semplicemente andava a fare la spesa che vengono investiti cresce. A fatica alcune amministrazioni locali ed associazioni di territorio riescono a ottenere delle ciclabili, ma non è infrequente che altri tendano ad annullare tali provvedimenti: ci sono candidati alle prossime amministrative che reputano le piste ciclabili "uno strumento di propaganda politica". Vabbè.

Secondo voi, quale dei due paesi ospita la seconda più grande corsa a tappe al mondo?

 

L'Olanda per strada per un evento che non è il suo
Potreste dirci che siamo mistificatori, che la popolarità di una corsa a tappe non ha niente a che vedere col rapporto che il suo popolo ha con la bicicletta. Non è del tutto falso, ma non spiega allora perchè l'Olanda abbia accolto con un calore stratosferico la corsa rosa, calore paragonabile solo a quello dello Yorkshire per il Tour de France. Le belle giornate di questo weekend hanno poi aiutato: si sa che da quelle parti al minimo raggio di sole i locali escono volentieri dalle loro tane, anche ci fossero solo 10°C. Ma se ci pensiamo, al passaggio di una corsa di questo genere, cosa vedi davvero? Vedi la carovana, vedi un infinita serie di mezzi, e poi è un attimo, il gruppo ti sfreccia davanti e la velocità è talmente alta che fai fatica a distinguere i corridori, se li conosci. E quindi all'italiano medio verrebbe da chiedere: "Ma chi te lo fa fare di star lì ad aspettare ore al sole, a bordostrada, per veder passare quattro dopati (ovviamente qua non è l'autore che parla, è sempre l'italiano medio)?".

 

Il rapporto con la nostra storia
Ciò che l'Olanda c'insegna in questo weekend è che noi italiani abbiamo perso, o stiamo perdendo, il rapporto con la nostra storia: il Giro d'Italia era il grande evento che andava a casa nostra, quando noi, o meglio i nostri nonni, non potevano andare da nessun'altra parte, e quindi non godere di ciò che di bello accadeva nel mondo; era molto più di un evento sportivo, era coesione, era unità d'Italia. Oggi non vediamo più questo, è tutto sommato non è strano, visto che con la modernità e la fine del ciclismo epico vediamo appunto solo la competizione, e la vediamo facilmente in TV tutti i giorni. Ma per gli olandesi questo vale? Per loro il Giro d'Italia non ha niente a che vedere con la loro storia, ma è la bicicletta in sé che è stata idolatrata in questa tre giorni, persino dalla corona d'Olanda. E ciò comporta: festa, chiusura delle strade, gente in piazza, e ancora festa. Una festa patronale, e il Santo da portare in processione è San Pedale. Perché è un'importante fetta della loro storia, di quello che sono stati e saranno nel mondo.

 

Italiani, tocca a voi: stavolta niente cavolate
Dobbiamo ricordarci che siamo il paese del Giro d'Italia, e soprattutto perché lo siamo. Non dobbiamo dimenticare il nostro passato, come sta avvenendo ad esempio con la Festa della Liberazione, con tanti giovani che non conoscono le lotte fatte dai partigiani per liberare il nostro paese dal Nazifascismo. L'augurio è che dal 10 maggio, la grande festa vista in Olanda si replichi (come per carità, spesso e volentieri è avvenuto anche negli anni precedenti) anche sulle strade italiane, possibilmente evitando le cavolate viste nell'ultimo Giro, con 2 brutti incidenti tra pubblico e corridori, e sperando che le amministrazioni locali abbiano fatto il loro dovere riguardo alla manutenzione delle strade.
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