Pista

Viviani, vita, opere e colpi di scena

16.08.2016 17:49

Viaggio nel mondo (e nella biografia) del campione olimpico dell'Omnium


Di rospi ne ha dovuti ingoiare tanti; di delusioni ne ha dovute assorbire a ripetizione; di critiche ne ha dovute leggere e sentire da chiunque. Lui non è sbottato contro i tanti che lo contestavano, ha abbassato la testa e ha lavorato a fondo, con il desiderio di arrivare, finalmente, a far suo un podio a livello mondiale. Missione compiuta, nel palcoscenico più ambito che possa esserci.

Nel veronese si fa le ossa, fra strada e pista è subito vincente
Elia Viviani nasce il 7 febbraio 1989 a Isola della Scala, comune veronese famoso in quanto produttore di un eccellente riso. L'adiacente Vallese (frazione di Oppeano) è la sua casa, dove vive e cresce con i genitori Elena e Renato e i fratelli più giovani Luca (calciatore tra i dilettanti) e Attilio (under 23 con il Team Colpack). Le sue prime pedalate, dopo aver passato in rassegna diverse discipline, arrivano a otto anni nel GS Luc Bovolone, società per la quale milita fino agli allievi raccogliendo soddisfazioni su strada e su pista.

Nel biennio tra gli juniores si mette in luce con la maglia della Fdb Ecodem vincendo campionati europei su pista (Scratch 2006 ad Atene, Madison 2006 a Pordenone con Fabrizio Braggion, Corsa a Punti 2007 a Cottbus) e conquistando bronzi mondiali fra Madison e Inseguimento a squadre.

Anche tra gli under 23 con la Marchiol continua ad alternarsi con profitto tra strada (fra le vittorie la prestigiosa Popolarissima nel 2009 e nel 2010) e pista: qui inizia a farsi notare come uno degli elementi di maggior valore del panorama internazionale, visti i successi dello Scratch 2008 a Pruszkow, nella Madison 2008 a Alkmaar con Tomas Alberio e nello Scratch 2009 a Minsk.

Professionista con la Liquigas, successi in mezzo mondo
Il primo aprile 2010 passa professionista con la Liquigas-Doimo, e non è un pesce d'aprile: nella formazione di Roberto Amadio in debutto è al Giro di Turchia che bagna subito con una vittoria ad Antalya, in un podio tutto italiano con Giovanni Visconti e Andrea Grendene. Nel medesimo anno altre vittorie arrivano al Memorial Marco Pantani (in volata) e al Mémorial Frank Vandenbroucke, con un attacco all'ultimo km andando a riprendere e a superare i fuggitivi, resistendo al contempo al rientro del gruppo.

Il 2011 è proficuo, visto che arrivano otto successi: si va dal Gp Costa degli Etruschi al Tour de Mumbai I, da una tappa del Giro di Slovenia al Gp Nobili, da due tappe allo USA Pro Challenge a una al Giro di Padania per concludere, infine, con la prima affermazione nel World Tour al Giro di Pechino, nella frazione che, coincidenza, si conclude davanti al bacino utilizzato ai Giochi Olimpici 2008.

L'anno seguente, anno olimpico, è comunque protagonista su strada con sette affermazioni che vanno da gennaio (sesta tappa del Tour de San Luis) a ottobre (ancora al Giro di Pechino, e ancora davanti ad un luogo a cinque cerchi visto che il traguardo è posto di fianco allo Stadio Olimpico). Il 2012 è anche l'occasione per saggiare i grandi giri, nel caso di specie la Vuelta, dove sfiora il successo in due occasioni.

Il 2013 è l'anno del debutto al Giro e sono ancora due le piazze d'onore, in una stagione partita in sordina e poi diventata assai felice con sei vittorie da giugno (seconda tappa del Delfinato) a settembre (prima tappa del Giro di Gran Bretagna). Il 2014 lo vede invece impegnato nell'accoppiata Giro e Tour, e in quest'ultima prova si mette a disposizione del compagno Peter Sagan. Sono sei le vittorie a fine stagione, ultima delle quali la Coppa Bernocchi.

Il passaggio al Team Sky segna anche il primo hurrà al Giro
Il 2015 vede un'importante novità: complice la chiusura del sodalizio azzurro, Viviani deve trovarsi una nuova sistemazione. Le offerte per uno come lui non mancano e ad assicurarsi le sue prestazioni è un top team come il Team Sky. L'esperienza parte bene con un successo al Dubai Tour e si chiude, sempre negli Emirati, con due affermazioni all'Abu Dhabi Tour: in mezzo, risalendo dal fondo il calendario, tre tappe al Giro della Gran Bretagna, una all'Eneco Tour e una, soprattutto, dove più conta.

A Genova arriva, finalmente, la prima, attesissima vittoria al Giro d'Italia. Nel capoluogo ligure il veronese riesce ad imporsi nel non semplice arrivo all'insù di Via 20 settembre e liberandosi di uno dei tanti pesi che sentiva gravare sulle sue spalle. Il 2016 si apre con un nuovo successo al Dubai Tour e prosegue con una poderosa volata su Kittel e Kristoff alla Tre Giorni di La Panne. Al Giro c'è da registrare una delusione non indifferente, visto che finisce abbondantemente fuori tempo massimo nella Foligno-Arezzo: rimasto staccato già nelle primissime battute ma desideroso comunque di voler finire la tappa, pur conscio di non poter ripartire il giorno seguente.

La pista è il primo amore. Ad Apeldoorn 2011 la prima medaglia mondiale
Passato, come detto, tra i pro' nel 2010, ha sempre continuato a disimpegnarsi in pista, lui che in tale settore è sempre apparso un predestinato agli addetti ai lavori. All'Europeo élite 2010 partecipa alla prova dell'Inseguimento (quinto posto) e all'Omnium (sesto posto) mentre salta, complice anche la concomitanza con la stagione su strada, la rassegna under 23. Nella quale si presenta però l'anno successivo e torna a fare la voce grossa: ad Anadia è oro nella Corsa a punti, oro nell'Omnium e argento nella Madison con Davide Cimolai.

Non sono, queste, le uniche medaglie nei velodromi del 2011: in ottobre è terzo nell'Omnium dell'Europeo élite 2011 dietro per due punti a Ed Clancy e a Bryan Coquard. A fine marzo si era tenuto ad Apeldoorn, nei Paesi Bassi, il Mondiale élite, sua terza esperienza dopo quella della stagione precedente (dove fu dodicesimo nell'Omnium, settimo nella Madison con Angelo Ciccone, quindicesimo nello Scratch e undicesimo nell'Inseguimento a squadre) e quella del 2009.

Nella città della Gheldria arriva la prima medaglia della carriera al massimo livello: il 23 marzo 2011 giunge secondo nello Scratch mondiale. A batterlo è il poco conosciuto (in una gara con campioni come Cameron Meyer e Martin Blaha) atleta di Hong Kong Kwok Ho Ting, alla prima e unica medaglia mondiale della vita. È una medaglia fondamentale non solo per il veronese ma per tutto il movimento italiano visto che il podio mancava a livello maschile dal 1999 (Mauro Trentini terzo nell'Inseguimento Individuale).

Un 2012 da incubo parte uno: il Mondiale di Melbourne
Il 2012 è un anno fondamentale per la crescita di Elia Viviani, perché le prove che ha dovuto affrontare in tale anno sono state numerose. Ad aprile c'è il Mondiale, che si disputa a Melbourne: mercoledì 4 è ventunesimo e ultimo nello Scratch, lui che voleva migliorare il piazzamento della stagione precedente. Domenica 8 avrebbe dovuto correre nella Madison con Angelo Ciccone, ma a sostituirlo è Omar Bertazzo.

Questo perché Viviani nella Omnium deve far fronte ad una delle grandi delusioni: dopo un nono posto nel giro lanciato, Elia cade nel finale della corsa a punti, risale e comunque riesce a concludere al primo posto. Si presenta poi nell'eliminazione dove è nono. La prima giornata si chiude con un controllo all'ospedale, visto che il contatto con il parquet ha lasciato un fastidioso dolorino. L'esito è tutt'altro che buono: una microfrattura al bacino gli fa terminare il Mondiale e gli impedisce la presenza al Giro.

Un 2012 da incubo parte due: i Giochi di Londra
Il secondo obiettivo della stagione si chiama Giochi Olimpici di Londra, nell'Omnium che è al debutto a cinque cerchi. Dopo una sgambata nella prova in linea, la concentrazione e la preparazione è indirizzata alla gara su pista. L'esordio con il Giro lanciato è discreto, visto che è sesto; cresce nella Corsa a punti con un quinto posto e nell'Eliminazione è secondo. Il primo giorno lo vede secondo a 13 punti, tre in meno di Bryan Coquard.

La giornata decisiva si apre con il settimo posto nell'Inseguimento e prosegue con il quinto nello Scratch. A una prova dal termine è lui a guidare con 25 punti in coabitazione con Bryan Coquard e Lasse Norman Hansen, mentre a 28 staziona Roger Kluge, a 29 Ed Clancy e a 31 Glenn O'Shea. Il Chilometro da fermo è, alla vigilia, il suo scoglio più duro: e così, purtroppo, si conferma, visto che fa il nono parziale. Gli avversari riescono tutti a stampare un tempo migliore del suo, e così il veronese scende al sesto posto. Amarissima delusione, e vedere il podio composto da Hansen, Coquard e Clancy è un colpo molto duro.

Un biennio di relativa calma ma i titoli arrivano comunque
Nonostante, come detto, un uno-due da mandare ko un toro, il veneto torna negli anelli in ottobre a Panevezys per l'Europeo: in Lituania domina la Corsa a Punti, prende il bronzo nella Madison con Angelo Ciccone e nell'Inseguimento a squadre (con Liam Bertazzo, Ignazio Moser e Michele Scartezzini). L'Omnium lo lascia da parte, per ora.

Il 2013 lo vede concentrato sulla strada e al Mondiale di Minsk non partecipa; c'è, eccome, all'Europeo di fine stagione ad Apeldoorn. Lì dove prese la prima medaglia mondiale élite si porta a casa due ori: uno nella Madison con Liam Bertazzo e uno nella Corsa a punti. Si concede poi anche un'uscita nell'Europeo Derny di Montichiari dove, tanto per non perdere l'appetito, vince, condotto da Christian Dagnoni.

Nel Mondiale 2014 di Cali continua a passare a piè pari l'Omnium concentrandosi nel Madison (sesto con Liam Bertazzo), nell'Inseguimento a squadre (undicesimo), nella Corsa a punti (solo tredicesimo) e nello Scratch (solo quattordicesimo). L'Europeo a fine anno è fuori continente, visto che si disputa in Guadalupa: è l'occasione per riaffacciarsi nell'Omnium ed è subito oro con 21 punti su Jonathan Dibben.

Due podi a Parigi 2015, manca ancora l'oro. All'Europeo sfida vinta con LNH
Anche perché la prova multipla è il grande obiettivo del Mondiale 2015, a Saint-Quentin-en-Yvelines, nell'anno in cui si apre la corsa per un posto olimpico. L'Omnium parte alla grandissima con la vittoria nello Scratch, prosegue così così nell'Inseguimento (decimo) e torna ad essere perfetto nell'Eliminazione, vinta davanti all'idolo di casa Thomas Boudat.

Non è buono l'avvio del secondo giorno con un altro decimo nel Chilometro, seguito poi dalla terza vittoria nel Giro Lanciato. Arriva poi la volta della Corsa a Punti; non riesce a cogliere l'oro (che va a Fernando Gaviria) né l'argento (conquistato da Glenn O'Shea). Ma c'è un bronzo da portare a casa, a 14 punti dal giovanissimo colombiano. E la spedizione parigina si conclude con una gara memorabile: nella Madison, in coppia con Liam Bertazzo, ingaggia una lotta spalla a spalla con i francesi Bryan Coquard e Morgan Kniesky, rivali di sempre fra pista e strada. La gioia va ai padroni di casa grazie allo sprint migliore dello stradista transalpino. Altra delusione, ma la consapevolezza di essere al massimo livello mondiale.

Il fine stagione è riservato come d'abitudine all'Europeo, previsto a Grenchen. In Svizzera il veronese, oltre a disimpegnarsi nell'Inseguimento a squadre, vince l'oro nell'Omnium al termine di una bellissima lotta con Lasse Norman Hansen: entrambi a quota 191 punti (numero da tenere a mente) ma, grazie allo sprint finale, splendida vittoria azzurra.

Il Mondiale di Londra, gioie (Inseguimento) e dolori (Omnium). Ma la rivincita...
Sul calendario di marzo 2016 la settimana iniziale è segnata con un circoletto rosso: è quella del Mondiale di Londra, proprio sulla pista della delusione olimpica. Dopo l'assaggio nello Scratch (dodicesimo) e nello splendido Inseguimento a squadre che abbatte per la prima volta il muro dei 4 minuti cogliendo un ottimo quarto posto (con Liam Bertazzo, Simone Consonni e Filippo Ganna), la voglia di prendersi una rivincita nell'Omnium è molta: parte con un bel terzo posto nello Scratch, risultato ripetuto nel miglior Inseguimento della carriera. L'Eliminazione è buona ma non buonissima (quinto posto), sufficiente comunque per farlo terminare davanti al primo giorno.

Anche il dì conclusivo parte benissimo con il terzo posto nel Chilometro a cui si somma una splendida vittoria nel Giro lanciato. Alla Corsa a punti si presenta ancora una volta davanti a tutti; decide di marcare soprattutto, se non esclusivamente, Gaviria. Questo però permette a nomi come Kluge, O'Shea e Hansen di prendere ben due giri.

Tutto si decide al sedicesimo ed ultimo sprint: passa per primo Mark Cavendish, completamente avulso dalla lotta per le medaglie, mentre Viviani è secondo. Quello che serviva era però il primo posto e i 5 punti che porta in dote. Ma non arriva, e la beffa è enorme: vince Gaviria a quota 191, secondo Kluge a quota 191, terzo O'Shea a quota 191. Quarto Viviani a 189. Il morale non deve essere dei migliori, per usare un eufemismo, e anche la Madison con Liam Bertazzo li vede presto fuori dai giochi.

Giochi, come si è detto. Ma questa non è più memoria, è attualità. Una bellissima, magnifica, indimenticabile storia.
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